Manca , quindi , una visione d’insieme, che non sia caritatevole o di sostentamento. Latita soprattutto l’ascolto e il comunicarci un senso di normalità. Basti pensare alle organizzazioni scolastiche e non che con le loro carenze riescono a rendere ancora più discriminatoria la nostra situazione. Per non parlare della totale assenza d’empatia da parte di troppi docenti impreparati e limitati al solo “vedere” o a pur non avendone i titoli o la specializzazione a fare l'insegnante di sostengno ai ragazzi disabili pur di aver punteggio er assare di ruolo nell'insegnamento . Fra le domande che avrei voluto fargli c'era anche una su come fa ad affrontare la vita quotidiana . Ma una nota introduttiva inviatami precedentemente e da cui ho estrapolato alcune righe mi ha anticipato
In ambito lavorativo la mia disabilità fa parte d’una sorta di limbo: o troppo o poco disabile. Molte aziende non mi hanno mai preso in considerazione perché, non potendo utilizzare il braccio destro, se gli serviva un istruttore amministrativo, erano “necessarie due mani funzionanti” per poter digitare e spostare i faldoni dei documenti. Allora venivo chiamato da aziende che cercavano magazzinieri appartenenti alla legge ’68 ma quando precisavo di non utilizzare un arto rispondevano meravigliati “di cercare una legge ’68 senza problemi fisici apparenti.” In dodici anni ho vissuto la rovina del centro di collocamento mirato. Sono stato convocato per colloqui fallimentari o addirittura inadatti quando cercavano un magazziniere, scaffalista, autista di muletto. Non sono mai stato indirizzato a un concorso pubblico. Non restava che tentare di mettersi in proprio puntando sui “famosi” aiuti per persone con disabilità. Fantascienza! L’80% di invalidità non era sufficiente per nessun tipo di aiuto e nel frattempo l’asl mi toglieva il sostegno fisioterapico perché “disabile cronico”. Dopo la parentesi in proprio decisi di studiare per i famosi concorsi pubblici, sostenuto dalla mia famiglia e dai miei amici. Dopo vari tentativi finalmente vidi la luce. Istruttore amministrativo in un ente pubblico a digitare sul computer e a spostare faldoni con una mano. Una cosa incredibile agli occhi di certe aziende. In questi anni la vita mi ha fatto incontrare e anche scontrare contro persone che, volontariamente o meno non mi interessa, ti portano a seppellire la tua già fragile autostima e a farti sentire inutile e dipendente dagli altri per qualsiasi esigenza invece di rassicurarti e insegnarti l’autonomia. All’interno di piccole realtà come quella in cui vivo si sente la mancanza di un sostegno, di una collaborazione, di un vero insegnamento alla disabilità. Per chi non la prova direttamente, la disabilità non esiste. Ci sono persone con disabilità che potrebbero dare tanto sia umanamente che fisicamente per tutto ciò che sono riuscite ad apprendere. Io ho la fortuna di essere riuscito ad entrare in un ambito lavorativo che amo e per il quale ho studiato: i servizi sociali. In questo ambito riesco a vedere che un cambiamento sia possibile grazie a politici e colleghi con una visione più moderna, aperti ad esempio alla tecnologia, alle nuove frontiere mediche, alla collaborazione. Soprattutto verso la disabilità, confido in una visione costruttiva fatta non solo di sussidi ma di coinvolgimento reale, di crescita comune. Tanti, troppi disabili si vergognano, si sentono emarginati dalla società in tutte le sue forme. C’è bisogno di una visione nuova del problema, di una costruzione empatica, solidale e coesa in tutte le espressioni sociali. Io ora sono felice anche per quello che la mia disabilità mi ha insegnato. Ho una famiglia meravigliosa e posso continuare a coltivare la mia grande passione che è la scrittura. Per cercare di condividere ciò che ho imparato in questi anni ho aperto anche un blog “Guida a una mano” nel quale cerco di dare qualche consiglio e stimolo alle persone che come me devono vivere senza l’utilizzo di un arto superiore. Ad oggi il riscontro è stato più che positivo con tante persone che mi hanno scritto e risposto.
Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo grazie a Felici Editore, una casa editrice che ha creduto in lui e nelle sue capacità. Egli avrebbe << voluto scriverne un altro che parlasse di disabilità e discriminazione ma la paura di sfociare in tematiche troppo specifiche e annoiare il lettore mi ha fatto desistere. Fino a quando un giorno ho pensato: perché non spiegare il tutto allegoricamente, visto che la storia dell’uomo è piena di allegorie letterarie e artistiche che celano i più diversi significati. In quattro anni ho appuntato e incamerato tutto quello che sentivo e vedevo; ho scritto, strappato, riscritto, analizzato. Fino a quando ho preso il tutto e cercato di costruire una storia che potesse supportare il tema che volevo esprimere. Non è stato facile dare voce a ciò che percepivo, ma con il giusto tempo è nato “Oscurità e Luce – Il Cavaliere e il Druido” edito sempre da Felici. Un romanzo fantasy ambientato in una terra inventata, in una società celtico-medievale con magia, amore, uomini, donne, animali magici, natura, tanta azione, ritmo e, soprattutto, filosofia. Una dicotomia tra bene e male dalle varie sfumature, mai troppo distinte, che parla della discriminazione e dei suoi mostri e nel quale i personaggi potrebbero essere benissimo dei disabili. Un romanzo per tutti dove sono convinto che ognuno possa trovare un personaggio nel quale rispecchiarsi. Una storia che cerca una continua evoluzione, dal finale aperto che punta ad essere il primo basilare capitolo di una saga >>
Dopo avermi scritto un po' di lui ticca a me fargli delle domande
come mai hai scelto per pubbblicizzare il tuo libro la rubrica di un giornale , il fatto quotidiano in questo caso . ed non un tuo sito internet o un blog ?
Non è stata una scelta specifica, ho inviato molte mail a partire dalle redazioni dei giornali, ai blog
di letteratura, fino ad arrivare agli influencer. Ad oggi quelli del “Fatto Quotidiano” sono gli unici
che mi
hanno preso in considerazione. Personalmente gestisco un sito internet www.romanzifantasy.com e un blog per persone diversamente abili www.guidaunamano.org e anche in questi ho pubblicato informazioni sul romanzo
come mai hai scelto un genere poco trattato, almeno da quel che ne so , in italia , il genere fantasy e non invece quello molto più diffuso il noir o l'hard boilet ?
Proporre fantasy italiano in Italia è difficile. Purtroppo c’è un pregiudizio che si protrae da anni, quello che gli italiani non siano in grado di scrivere fantasy di livello, perciò anche le case editrici di calibro maggiore non hanno interesse a investirci sopra. Sarebbe bello invertire questa tendenza, perché autori italiani capaci ce ne sono tanti
come mai lo hai intitolato oscurità e luce Il Cavaliere e il Druido? di soito nel fantasy druido nero è sibolo di malvagità e il cavaliere simbolo di giustizia ? cosa c'è di vero e cosa d'inventato nel romanzo ? fonti d'ispirazione ? riferimenti culturali \ letterari ?
Nel romanzo il Druido Nero è simbolo di oscurità e il Cavaliere un Paladino della luce però da antagonisti diverranno quasi amici contro un nemico più grande e comune. Gli ideali in principio differenti si scopriranno più simili di quanto potessero immaginare. I riferimenti sono celtico/medievali ma la storia è tutta frutto della mia immaginazione
è unico oppure come ho letto da qualche parte è il primo di una triologia ?
Non è un romanzo autoconclusivo e punta ad essere il primo di una saga. Le ispirazioni e i riferimenti sono molti. Uno su tutti il gioco di ruolo; Tolkien sia letterario che cinematografico; Eddings e la Saga di Belgariad; le discriminazioni, contestualizzate in un periodo storico differente; la disabilità; la filosofia e il fantasy in ogni forma
Nessun commento:
Posta un commento