Io me la ricordo bene, l'estate del 1973 -- di Daniela Tuscano

 Fu, forse, l'ultima estate pienamente estate. Le estati dei bambini, interminabili, sprofondate, azzurre, che duravano mesi e non bastavano mai. Le estati delle nonne, delle letture e delle scoperte. Anch'io ero scoperta, il mio petto minuscolo e fiorito, ma acerbo e senza sesso. Per gli adulti. Talvolta anche per me. Ma non sempre. Nell'estate del '73 ero "fidanzata" con Giorgio, da #Vercelli. Durò due lunghi anni, sapeva di ghiaccioli multicolori, di spiagge libere, di short e di labbra. Sì, le labbra avevano un sapore. D'acqua tiepida e molle, rotonda e innocente. Lo vissi, quel momento di pace totale, di libertà spontanea, per cui anche i vecchi sorridevano, e per quel momento ancora vivo, viviamo tutti. E scrivevo, sempre e ovunque. Poi l'autunno, l'#austerity. Anche quella la ricordo bene. E
gli 
#anni70 dovrei raffigurarli così, strade nere, abiti ridicoli e strizzati con qualche retrogusto di povertà. Ma sono realtà parziali, da adulti. Durante l'austerity io sfrecciavo con la bici su carreggiate neglette come in una novella di #Buzzati. Ma senza inquietudine. In quello che ora è il #parconord e che un tempo tutti chiamavano #campovolo arrivavano le #pecore a pascolare. C'era solo prato anzi erba e nessuno si chiedeva perché, esisteva e basta. Ricordo il razionamento del #sale. Al suo posto in tavola comparivano contenitori a cilindro con esaltatori di sapidità, robaccia chimica. Che però sopportai e persino mi piacque, mi percepivo al centro d'una grande epopea di resistenza. Tanto poi l'estate sarebbe tornata, e con essa le letture, i componimenti. E Giorgio.

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