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22.6.25

A settembre scatta il divieto nelle scuole medie e superiori: cinque ore disconnessi. Ecco come ci si sta preparando. La lunga estate detox per i ragazzi è la fine del cellulare no-limits

 fonte  repubblica  del 22\6\2025 

La lunga estate detox per i ragazzi è la fine del cellulare no-limits
                            d
i  Maria Novella  de  Luca  

 


Quanto saranno lunghe cinque ore al giorno senza cellulare in classe, senza quella vibrazione clandestina in tasca perché la prof non senta, senza lo scroll compulsivo durante la ricreazione, senza, insomma, ben custodito nello zaino scolastico, lo smartphone, simbolo massimo dell’iperconnessione, totem e tabù della generazione post digitale? Ci saranno crisi di ansia o invece, poi, la vita vera tornerà ad essere attrattiva? Perché nella grande incertezza di cosa sarà la scuola italiana nei prossimi anni, una cosa sembra abbastanza certa: alla prima campanella di settembre, ragazzine e ragazzini di medie e superiori il cellulare lo dovranno consegnare all’entrata e riprenderlo all’uscita. Poi ogni scuola deciderà tempi e modi, ma la strada è segnata. Non soltanto per la circolare del ministro Valditara che raccomanda fortemente il divieto di telefonini in classe, ma anche per le tante petizioni e raccolte di firme che da fronti diversi chiedono da anni la stessa cosa. E cioè che  la scuola sia zona franca da smartphone e telefonini, dunque da social e navigazioni multiple che mandano l’attenzione in mille pezzi. Così, in questa estate di vigilia, ultima, forse, dei cellulari no-limits, èinteressante vedere la moltiplicazione di iniziative di “disintossicazione” da smartphone dedicate agli adolescenti. Dai campeggi detox come in Valsesia al campus torinese di disconnessione organizzato dalla Fondazione Carolina e dall’Associazione Rubens: si sta insieme, ci si diverte, ma i cellulari restano fuori. E ci sono anche gli «Offlines days” di Scuolazoo, quattro giorni di trekking per teenager sulle colline toscane 

lontani da Instagram e Tik Tok. E in Emilia Romagna si guarda invece alla « disconnessione consapevole», con una domenica di liberazione dagli smartphone ogni mese a partire da ottobre. Non puntando alla proibizione, come vorrebbe la circolare Valditara (che è appunto una circolare, non una legge) ma sull’educazione, sulla moral suasion. «Imporre divieti senza consapevolezza rischia di produrre un effetto boomerang», ha detto l’assessora regionale alla scuola Isabella Conti, sottolineando la necessità di coinvolgere attivamente famiglie, docenti e studenti in un percorso collettivo.Come reagirà The anxious generation, tanto per citare il libro-bibbia di Jonathan Haidt sui danni da social sul cervello degli adolescenti, alla disconnessione forzata durante le ore scolastiche, è davvero presto per capirlo. Nelle diverse scuole dove questo è già avvenuto, spiega però il pedagogista Daniele Novara, «i risultati sono stati ottimi e i ragazzi sereni». Insieme allo psicoterapeuta Alberto Pellai, Novara ha
raccolto oltre centomila firme perché vengano vietati gli smartphone fino ai 14 anni e l’uso dei social sotto i 16 anni. «La circolare sui cellulari in classe è l’unico provvedimento del ministro Valditara che condivido, mentre su tutto il resto siamo su fronti opposti. Sono convinto che questa regola sarà salutare per i ragazzi. Pensate alle campagne antifumo. Quando scattò il divieto nei cinema, nei ristoranti, sui mezzi pubblici, sembrava che dovesse scoppiare la rivoluzione e invece milioni di italiani buttarono via
le sigarette, guadagnando salute e benessere. Cinque ore al giorno di disconnessione porteranno soltato vantaggi psicologici per i giovanissimi, concentrazione e relazioni umane». Certo, aggiunge Novara, la condizione è che oltre al divieto la scuola punti a conquistare l’interesse degli studenti. «Sono un pedagogista montessoriano e non credo alla lezione frontale, prof in cattedra e allievi che passivamente ricevono nozioni, se vogliamo che alzino gli occhi dai loro telefonini siamo anche noi adulti a dover cambiare». Infatti. Era il 1998 quando il ministro dell’Istruzione Berlinguer emanava la prima circolare che vietava — agli insegnanti — l’uso del telefonino in classe. Ne sono seguite almeno altre dieci e sono passati 27 anni di deregulation digitale. Adesso sembra che la scuola faccia sul serio. Ve￾dremo. Apputamento a settembre, con la prima campanella. 

Lo  so che on è facile  come dimostra ,la  storia (    una delle  tante )    di  : «Agata e il cellulare: una discussione continua. I divieti la stanno allontanando da noi”  da D  di repubblica   di qualche tempo fa , ma  o  le regole   o  attività  alternative  insieme  ad un uso  consapevole  sono la  soluzione    contro l'uso smodato  (  cosa che   anch'io a  50   quasi   e  soffro  e ho difficoltà  a  disintossicarmi  )    del  cellulare  e pc   .
Infatti    sempre secondo repubblica  


“Nel campus solo orto, cavalli e niente chat”
                            di ADELE PALUMBO

TORINO
È l’ultimo giorno di campo  estivo per Lilli, 16 anni. La serata è tiepida e la ragsieme agli amici. Nell’ultima settimana ha imparato a prendersi cura di un cavallo, ha coltivato le verdure dell’orto e ha passato le  serate tra costruzioni e giochi di società. Il tutto, senza mai prendere in mano il cellulare. Nessuna foto postata sui social. Niente notifiche da leggere su Whatsapp. Il “Camp Digital Detox” organizzato a Torino da Fondazione Carolina, insieme all’Associazione Rubens, prevede cinque giorni di totale disconnessione. «In un tempo in cui lo schermo  è un rifugio e, a volte, anche una dipendenza, abbiamo proposto un’alternativa fatta di relazioni  vere», spiegano. L’unica deroga è una chiamata a casa, 15 minuti, due volte a settimana.«All’inizio è stato difficile staccarmi dal telefonino», ammette Lilli. «Ma le attività che ci sono state proposte mi hanno fatto sentire meno la mancanza». Il momento più difficile era la sera.«Mi veniva voglia di chattare con gli amici, ma tutto sommato è stato sopportabile», aggiunge la ragazza, che durante l’anno studia in un istituto professionale di Milano. Con lei c’è Francesca, di tre anni più piccola, altrettanto legata al prezioso dispositivo. «Di solito quando mi sveglio prendo in mano il telefono e rispondo a qualche chat», racconta. «Qui non potevo farlo, ma mi sono divertita lo stesso».I ragazzi sono stati seguiti durante tutto il percorso da una psicologa e da una pedagogista. «Abbiamo cercato di far passare il messaggio che anche internet è un luogo», racconta Greta Perrone, la terapeuta che ha accompagnato le attività.


Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...