23.6.13

Valentina racconta le emozioni del cielo "Dopo l'inferno ho imparato a volare" Valentina P racconta le emozioni del cielo "Dopo l'inferno ho imparato a volare"

ne  avevo  già parlato  in alcuni post  ( li  trovate  tramite la tag  valentina  pitzalis  ) è leggo sull'unione sarda  del 23\6\2013   che  si  sta  rincominciando a vivere





                  VALENTINA PITZALIS DURANTE IL LANCIO COL PARACADUTE


Valentina Pitzalis, di Carbonia, è il volto simbolo della violenza sulle donne, ma anche del riscatto e della speranza. Suo marito ha tentato di ucciderla. Ora lei ha imparato a volare.

di STEFANIA PIREDDA

Il 17 aprile 2011 suo marito, a cui aveva comunicato la volontà ferma della separazione, le si è presentato davanti. L'ha cosparsa di liquido infiammabile, dopo essersene a sua volta riempito. E poi ha acceso il fuoco. Lui è morto tra le fiamme. Valentina è sopravvissuta. Sfigurata nel volto e nel corpo. Ferita nell'anima. Ma dopo l'inferno è rinata. E' diventata simbolo nazionale della lotta contro la violenza sulle donne e alcuni giorni fa ha spiccato il suo primo volo. Accompagnata dal suo istruttore si è lanciata col paracadute. "Volevo volare anche se con un'ala spezzata - racconta - volare e allontanare ancora di più quell'inferno che da due anni e due mesi ha sconvolto la mia vita e quella della mia famiglia".Ho chiuso gli occhi per mezzo instante e mi sono buttata. Ho sentito l'aria fredda sulle guance, ho avvertito il vuoto ma non ho avuto paura. Una volta sono caduta in un abisso senza fondo ed ero terrorizzata ma non sapevo, allora, che avrei trovato tante mani pronte a sorreggermi. Ora le sento, sono migliaia, e niente mi fa più paura. Sono rinata, volo e mi riprendo la mia vita.Quando le hanno proposto di lanciarsi con il paracadute Valentina Pitzalis non ha esitato un solo momento. I suoi occhi si sono illuminati, ha incrociato per un istante quelli dei genitori cercandone l'approvazione e, un minuto dopo, era al telefono con i medici, che da due anni sono la sua ombra, per chiedere di essere aiutata a realizzare questo nuovo incredibile traguardo: «Volevo volare anche se ho un'ala spezzata - racconta con gli occhi capaci di regalare voglia di vivere a chiunque l'ascolti - volare e allontanare ancora di più quell'inferno che da due anni e due mesi ha sconvolto la mia vita e quella della mia famiglia».Vorrebbe non parlare più di quella terribile notte in cui un amore malato ha devastato la sua giovinezza. Di quei terribili momenti in cui il marito, incapace di accettare la separazione decisa da lei dopo che la vita a due si era fatta impossibile, l'aveva attirata con una scusa banale nella sua casa e le aveva gettato addosso del cherosene per poi darle fuoco. Lui a sua volta si era cosparso dello stesso liquido deciso a morire accanto alla “sua” donna. Era il 17 aprile del 2011 quando i soccorritori accorsi per quel terribile rogo in una palazzina popolare di Bacu Abis, frazione di Carbonia, trovarono Valentina in fin di vita in una stanza e il marito Manuel Piredda morto nel corridoio. Avevano entrambi ventisette anni e in quel momento finiva in tragedia la loro vita insieme; finiva quel grande amore che la giovinezza, l'inesperienza e l'incapacità di chiedere aiuto, quando i problemi si erano fatti troppo grandi da gestire, avevano trasformato in qualcosa di malato, ingestibile, mortale.Ricordare oggi quei momenti e il calvario che ne é seguito, quelle terribili ustioni che le hanno fatto perdere una mano e compromesso la funzionalità dell'altra, devastato il viso e buona parte del corpo, fa ancora tanto male. Parlare fa ritornare l'angoscia e quel senso di impotenza che toglie il respiro, ma Valentina sa che il suo dolore può aiutare tante donne a ribellarsi alla violenza fisica e psicologica ed è per questo che accetta di raccontarsi, di farsi accompagnare a convegni, incontri, dibattiti «anche se a volte il viaggio in macchina mi distrugge e mi muovo per tutto il percorso da una parte all'altra del sedile: prendere per sbaglio anche un solo raggio di sole sulla pelle ustionata mi fa un male incredibile. Anche se la mia mente vuole andare avanti, il mio corpo ha bisogno di tanto, tantissimo tempo per ripartire come vorrei».Non ha ancora compiuto trent'anni Valentina e mai, in quella che chiama la sua “vita passata”, avrebbe pensato di poter diventare un simbolo e un punto di riferimento per tante donne: «Ho smesso di ascoltare i tg perché ogni volta che sento una storia che mi ricorda la mia, come quella della ragazzina siciliana recentemente uccisa dal fidanzatino, mi ribolle il sangue. Non riesco ad accettare che la nostra società non riesca a mettere un freno a questo tipo di violenza, non posso concepire che tante denunce o segnalazioni restino inascoltate. Ogni volta è la stessa storia, ogni volta c'è una donna che finisce male e soltanto dopo si dice che aveva tentato di chiedere aiuto. Eppure le persone che le stavano accanto dicono di aver percepito chiari segnali di pericolo. Ma allora perché non intervenire prima? Può sembrare una domanda banale ma non lo è affatto. Esiste una violenza psicologica che arriva molto prima di quella fisica. È fatta di piccole cose, di frasi reputate di poco valore, di gelosie incomprensibili, di offese e piccoli maltrattamenti quotidiani. Io lo ripeto sempre quando parlo di mio marito: nonostante quello che mi ha fatto, ed è un gesto mostruoso dal quale non si torna indietro, non era un mostro. Era un ragazzo fragile, che aveva bisogno d'aiuto e probabilmente anche io visto che non sono riuscita a percepire il pericolo. Ma, e ne sono certa, da questa situazione si può uscire. Servono leggi giuste, servono istituzioni capaci di offrire supporto, serve la certezza della pena: troppe donne non denunciano per paura di provocare maggiormente il proprio aguzzino che poi tornerà subito in circolazione. Troppe donne si ritrovano faccia a faccia con un uomo incattivito e vendicativo e allora, tante volte, non c'è più nulla da fare».Queste parole Valentina le ripete ogni volta che ha qualcuno davanti disposto ad ascoltare e fare tesoro della sua testimonianza. L'ultima volta lo ha fatto a Villanova Monteleone davanti ai ragazzi della Consulta giovanile, qualche settimana prima davanti agli studenti dell'istituto superiore Alessandro Volta di Guspini che, per tutto l'anno scolastico, si sono impegnati a raccogliere fondi per aiutarla: «Sono giovanissimi e il loro entusiasmo mi ha contagiato - racconta - credo sia fondamentale trasmettere il mio messaggio alle giovani generazioni, sono convinta che sentire le mie parole e guardare il mio corpo sia un sistema per fare arrivare forte e chiaro il messaggio».Che stia arrivando lo dimostrano i quasi centomila iscritti alla sua pagina di Facebook Un sorriso per Vale aperta due anni fa non appena Valentina ha riaperto gli occhi in una camera del Centro grandi ustionati di Sassari e ha deciso di voler riprendere in mano la sua vita anche a costo di chiedere aiuto all'Italia intera: «Non tutte le cure di cui ho bisogno sono pagate dal Sistema sanitario nazionale e in ogni caso la mia famiglia, che non dispone di mezzi economici, ha difficoltà anche ad anticipare quanto poi potrà essere rimborsato - sottolinea e la sua voce si intenerisce quando nomina i genitori, la sorella e quanti non hanno smesso un solo istante di starle accanto e darle forza - la ricerca per chi come me ha bisogno di un arto nuovo fa passi da gigante e il mio più grande desiderio è di poterne usufruire. Durante quest'ultimo anno anche l'associazione Doppia difesa , guidata da Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno ha preso a cuore la sua causa e sta raccogliendo fondi che serviranno per la protesi al braccio e per la ricostruzione delle orecchie: «Mi commuove tanta generosità che spesso arriva da chi, soprattutto nel Sulcis, vive una crisi terribile». Valentina li ripaga con quel sorriso che ha accompagnato anche la sua ultima avventura resa possibile, a Reggio Emilia, dai paracadutisti della Protezione civile Lombardia: «Mi sono lanciata da 4.500 metri d'altezza - conclude - è stato incredibile, in quel momento ho realizzato che la mia vita sta davvero ripartendo».

1 commento:

Floor Lola ha detto...

Ho fatto una promessa che farò in modo che tutti quelli che hanno difficoltà a rimanere incinta debbano contattare questo grande uomo che mi ha mandato delle erbe per curare il mio TUBO BLOCCATO. Ringrazio Dio per averlo reso possibile e so che ci sono molte donne là fuori che sono state a molti medici e ti dicono che stai bene, ma non puoi ancora rimanere incinta, quindi devi contattarlo tramite whatsapp +38972751056 OR ededetemple@gmail.com o Words non possono esprimere quanto sono felice. Sono per sempre in debito con te, dottor Edede. Grazie ancora. Contattalo per aiuto se hai problemi con:
*Lupus
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* Tubo falllopiano bloccato
* Aborto Spontaneo
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