anche i matti danno senso alla vita Il senso di Romano Pilloni per il tennis e la vita

da l'unione sarda del 15\12\2013


Romano Pilloni non ha vinto il torneo di tennis di Wimbledon e probabilmente non ci riuscirà mai. Ma ha conquistato una discreta fama in Sardegna tra i giocatori della domenica. Non tanto per le sue doti tecniche e agonistiche. Ma per il suo modo naïf di stare in campo. Impugna due racchette, una per la destra, l'altra per la sinistra. Colpisce la palla dietro la schiena. Magari dopo qualche finta, virtuosismo per ingannare l'avversario e strappare un applauso. E durante il riposo gli capita di bere mai bibite ricche di zuccheri e sali minerali, piuttosto birra e whisky. Per esultare dopo un bel punto spesso si esibisce in salti mortali, esaltando una claque che lo segue dappertutto. Per qualcuno fenomeno, per altri clown.Due anni fa Romano è scomparso dai campi di Stella di Mare, circolo sul litorale quartese. Causa di forza maggiore, si dice in questi casi. O più banalmente: tumore. Intervento chirurgico, due settimane in coma, vita appesa a un filo. Quell'omone grande e grosso che dall'altra parte della rete incuteva soggezione, era dimagrito, le sue gambe sottili come braccia. Agli amici confida che la voglia matta di tennis gli ha salvato la vita. Nei mesi scorsi, a 76 anni, ha ripreso a giocare, è tornato in campo. Dosi massicce: due ore al mattino, due la sera. Se per il suo tennis forse non è mai stato un modello, oggi ha dato una lezione che vale per tutti: non arrendersi. Mai.

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