18.10.20

a domanda rispondo [ risposte ai vostri quesiti e richieste ]

 

Non si butta  via niente (o quasi   cioè  roba  inutilizzabile come   critiche    gratuite  ed    a pelle , attacchi personali  , ecc  )  come si  faceva ai tempi dei nostri nonni e  bisnonni con il maiale  . Ecco quindi che  ogni tanto  , oltre  a prendere  spunto  per   qualche post  o fare tesoro delle vostre  critiche  ed  osservazioni costruttive   e non  totalmente distruttive  , come   è  il  caso d'oggi  .  rispondo  pubblicamente   .  Ecco  una  scelta    dell'email ricevute   su  gli ultimi  post  

  
La prima 
 QUEI BIMBI MAI NATI

Caro Giuseppe ,
 ho letto l’articolo in merito allo “scandalo” del cimitero  dei feti abortiti e sinceramente  sono un po’ dispiaciuto dal punto  di vista offerto, che è esclusivamente quello delle mancate madri. Non una parola sulla creatura per  più o meno tempo da loro portata  in grembo. Stiamo parlando di bambini a cui è stato negato per  scelta  o  problemi  di salute  il  diritto di vivere, perché accanirsi ulteriormente  negando loro pure il diritto a una tomba che almeno darebbe loro un  minimo di dignità e di pietà?

 Angelo  [ nome  di fantasia   ] 

Caro Angelo 

 il tema è assai delicato in quando   in questo  caso   l'aborto può essere   oltre  che  una  scelta   ( non  sto qui  a  giudicare se buona  o  cattiva   )  ma anche  Aborto spontaneo

da   https://it.wikipedia.org/wiki/Aborto

 [...] Per aborto spontaneo si intende l'espulsione involontaria di un embrione o del feto prima della 24ª settimana di gestazione. Una gravidanza che termina prima della 37ª settimane di gestazione con la nascita di un bambino vivo è conosciuto come un "parto prematuro" o "nascita pretermine". Quando un feto muore nell'utero durante il parto, di solito è definito "nato morto". Le nascite premature e i nati morti non sono generalmente considerati aborti anche se l'utilizzo di questi termini a volte può sovrapporsi. Solo dal 30% al 50% dei concepimenti progredisce oltre al primo trimestre di gravidanza. La stragrande maggioranza di quelli che non progrediscono vengono persi prima che la donna ne sia a conoscenza e molte gravidanze vengono perse prima che i medici siano in grado di rilevare la presenza dell'embrione. Tra il 15% e il 30% delle gravidanze conosciute termina con un aborto spontaneo clinicamente evidente, a seconda della età e della salute della donna. L'80% di questi aborti spontanei accade nel primo trimestre. La causa più comune di aborto spontaneo durante il primo trimestre sono le anomalie cromosomiche dell'embrione o del feto, che rappresentano almeno il 50% dei casi. Altre cause comprendono la presenza di una malattia vascolare (come il lupus eritematoso), il diabete, problemi ormonali, infezioni e anomalie dell'utero. L'avanzare dell'età materna e la storia di precedenti aborti spontanei nelle donne sono i due fattori principali associati ad un maggior rischio di aborto spontaneo. Un aborto spontaneo può anche essere causato da traumi accidentali o intenzionali da stress; causare un aborto spontaneo è considerato un aborto indotto e un feticidio.   [...] 

Ora   sia  che   si  tratti di  Aborto Spontaneo come nei  casi  da lei  citati   sia  che si  tratti d'Aborto  vero  è proprio  il diritto    di cosa   fare   del "  rifiuto  "  d'esso creato    se   seppellirlo  o distruggerlo  è   una scelta     della donna   condivisibile  o meno  ,  noi possiamo   solo  dire   non son d'accordo  ma dev'essere lei  a  decidere   cosa farne  .  Ma in questi casi  non c’è il  «diritto a una tomba», che  può anche essere   comprensibile    e quindi  accettato ed  riconosciuto  , ma  bensì il fatto che le madri sono state tenute all’oscuro  ed  non soi è rispettata  nè  la  loro privacy  nè  la loro scelta    ad non  volere  usufruire  della  sepoltura  . 

la   seconda 
 UOMO DI COLORE

Caro direttore,
rileggevo i vostri begli articoli sul politicamente corretto, che ormai sembra sempre più aver rimbecillito la nostra società, timorosa di tutto e di tutti, dando così prova non di correttezza ma di debolezza e piagnoneria. La punta dell’iceberg è stata certamente l’orrenda gogna che ha subito Fausto Leali. Certamente una cosa è il rispetto, l’altra l’autoflagellazione. Io stesso tempo tempo fa fui sgridato da dei colleghi perché avevo usato l’espressione “nero” (non “negro”) perché, a suo dire, si deve dire ”uomini di colore”. Le propongo una poesia scritta da Léopold Sédar Senghor( 1906-2001 ) Politico e poeta senegalese di lingua francese

A mio fratello bianco

Caro fratello bianco, quando sono nato ero nero,
quando sono cresciuto ero nero,
quando sto al sole, sono nero.
Quando sono malato, sono nero,
quando io morirò sarò nero.
Mentre tu, uomo bianco, quando sei nato eri rosa,
quando sei cresciuto eri bianco,
quando vai al sole sei
rosso, quando hai freddo sei blu,
quando hai paura sei verde,
quando sei malato sei giallo,
quando morirai sarai grigio.
Allora, di noi due, chi è l'uomo di colore?


                                                        lettera  firmata          



Carissima
Anche se sono fondatore del blog e della sua appendice social non sono direttore in quanto è senza fini di lucro e poi segue la legge n° 62 del 7.03.2001
Dopo questa precisazione veniamo alla risposta
Ha ragione spesso il politicamente corretto quando è forzato è più denigratorio ed insultante delle parole che usiamo in modo dispregiativo . come dice quell'altra lettera non indirizzata a me ma presa da un settimanale da parrucchieri ( come si dice una tempo ) trovato in una lavanderia selfe service


MEGLIO “SORDO” CHE “NON UDENTE”

Caro direttore,
le scrivo in merito alla lettera “Politically correct” sul n. 41. Sono un’insegnante sorda,presidente del Movimento LIS Subito, un’associazione che si occupa di tutte le tematiche inerenti la sordità e il riconoscimento della Lingua dei segni italiana (Lis). Per sapere quali siano i termini corretti da utilizzare è importante rivolgersi ai disabili e ai sordi stessi. I sordi preferiscono il termine “sordo”, invece di “non udente”, perché quest’ultima è una negazione di qualcosa che non esiste, come anche il termine diversamente abili”, al posto del corretto termine “persone con disabilità o persone disabili”, già sottolineato dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Colgo anche l’occasione per rimarcare che il diffusissimo termine “sordomuto”, spesso utilizzato dalla stampa, è obsoleto e “politically uncorrect”, in quanto le persone sorde non sono affatto mute: ormai parlano e comunicano. Inoltre, il termine “sordomuto” è stato sostituito con il termine “sordo” dalla legge n. 95 del 20/02/2006.
                                                  Vanessa Migliosi

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