questo post è un'aggiunta al post o una continuazione del post precedente sulla vivisezione per vuole può leggerlo qua http://edit.splinder.com/myblog/post/3220011/yes
Cenni storici L’origine del dibattito sui metodi alternativi alla sperimentazione animale risale al 1959, momento in cui lo zoologo William Russell ed il microbiologo Rex Burch teorizzarono un impiego più “umano” degli animali utilizzati nei laboratori. Le conclusioni del loro studio, presentato in occasione del meeting della American Association of Laboratory Animal Science a Washington D.C., sono riassunti nel principio delle 3 R (replacement, reducement, refinement). In virtù di questo principio, le normative internazionali e nazionali in materia di sperimentazione animale ed in genere il mondo scientifico, intendono per metodo alternativo non solo il metodo che di fatto sostituisce l’impiego di animali tout court (replacement), ma anche tutte quelle procedure, che pur utilizzando animali, ricorrono a tecniche meno invasive (refinement) o semplicemente riducono il numero di animali normalmente impiegati (reducement). Qui di seguito, si prenderà in considerazione il termine alternativo solo nel senso di replacement, quindi sostituzione degli animali e verrà considerato sinonimo di “sostitutivo” , termine in effetti più appropriato. E’ possibile suddividere i metodi alternativi in due grandi categorie: metodi non biologici e metodi biologici. Del primo gruppo fanno parte la ricerca in silico, i metodi chimici, tutte le indagini di tipo statistico, come l’epidemiologia e la metanalisi; sono invece metodi biologici, quelli che impiegano microrganismi, cellule, tessuti o organi.Perché i metodi alternativi, a differenza degli esperimenti su animali, sono metodi scientifici. Si considerino due fondamentali presupposti: la definizione di modello sperimentale e l’interpretazione dei dati sperimentali. Per modello sperimentale si intende la riproduzione del fenomeno oggetto dello studio eliminando delle variabili, in modo da renderlo più semplicemente analizzabile; nessun animale, di qualsiasi specie esso sia, può considerarsi un “uomo semplificato”, quindi anche una coltura cellulare di topo o ratto non può che dare indicazioni sulla specie e solo su quella da cui proviene. Ne consegue anche che una coltura cellulare di cellule umane, volendo indagare una patologia o un qualsiasi meccanismo umano, è viceversa un metodo scientifico di fare ricerca, rispondendo alla definizione data di modello sperimentale. In secondo luogo, essendo quella tra animale ed uomo una analogia, nessuna ipotesi di lavoro può essere dimostrata o confutata semplicemente sulla base di essa, da qui l’impossibilità oggettiva di trasferire i dati ottenuti dall’animale non umano a quello umano senza aleatorietà.Metodi non biologici. Le indagini epidemiologiche sono studi finalizzati ad individuare la relazione tra una patologia e la sua causa individuando così il possibile fattore scatenante (un classico esempio è l’elevata incidenza di cancro al polmone in popolazioni di fumatori rispetto a non fumatori). Purtroppo questo potente strumento di ricerca non viene adeguatamente considerato, infatti esiste la pessima abitudine da parte di molti ricercatori di voler trasferire in laboratorio, ovvero sugli animali, ciò che è già stato osservato sull’uomo. Si pretende non solo di riprodurre la patologia oggetto dello studio in un animale, metodo già di per sé artificioso e non scientifico, ma anche di estrapolare i risultati ottenuti sull’animale all’uomo. Altre indagini di tipo statistico mirano invece a prendere in esame le pubblicazioni già esistenti su un dato argomento di interesse medico – biologico, al fine di evitare la ripetizione di esperimenti o comunque per ottimizzare il numero di animali utilizzati; in questi casi , pur trattandosi di metodi che non fanno uso di animali , non si tratta di sostituzione vera e propria; un esempio è la metanalisi. Le ragioni di questo modo di agire da parte dei ricercatori sono soprattutto di ordine pratico, dal momento che gli animali non umani sono facilmente maneggevoli e controllabili rispetto agli umani, nella maggior parte dei casi hanno un ciclo vitale notevolmente più breve, quindi questo rapido “turnover” di soggetti sperimentali consente anche di produrre più velocemente pubblicazioni scientifiche, ovvero di fare carriera, cosa che lo studio su esseri umani non permette. Metodologia QSAR (Relazione Quantitativa fra Struttura e Attività): si tratta di programmi impiegati per studiare la relazione tra sostanze chimiche (farmaci, pesticidi, additivi alimentari…etc) e cellule dell’organismo per verificare il loro possibile effetto sull’organismo umano. Il loro funzionamento si basa sulla conoscenza dei recettori presenti sulla superficie cellulare e sulla struttura chimica della sostanza da testare, inserendo questo tipo di nozioni nel programma è possibile prevedere l’effetto del chemical anziché iniettarlo in conigli, topi, ratti, cani e scimmie, provocando sofferenze tanto invalidanti (se non letali) quanto inutili. Altri metodi non biologici sono per esempio l’uso di software e simulatori per la didattica: programmi di anatomia, fisiologia, biochimica, farmacologia e simulatori per l’esercitazione dei chirurghi. Il vantaggio di questi supporti è che l’operatore può ripetere l’operazione tutte le volte che questo si renda necessario, inoltre ne è stata dimostrata la maggiore efficacia didattica rispetto alle prove su animali, oltre che un vantaggio economico e minore impatto ambientale (per approfondire l’argomento si rimanda alla seconda edizione di “From Guinea Pig to Computer Mouse” edito da interniche, www.interniche.org). Tra i metodi chimici vi sono quelli che ad esempio, testano sostanze chimiche su modelli artificiali di pelle umana, come Episkin, Epiderm, Corrositex, impiegati per valutare fenomeni come la corrosività di sostanze chimiche sulla pelle (per ulteriori informazioni : www.ecvam-sis.jrc.it e www.iss.it). Metodi biologici. Sono i cosiddetti metodi in vitro, ovvero tecniche che prevedono la coltivazione di cellule, tessuti e organi provenienti da materiale biologico di scarto da interventi chirurgici, biopsie, cadavere. Per ragioni sia etiche che scientifiche è opportuno che il materiale di provenienza sia specie – specifico rispetto al soggetto interesse dello studio, quindi tessuti e cellule umane se l’oggetto destinatario dello studio è l’uomo, tessuti o cellule animali se il soggetto non è un animale umano, da reperire però con gli stessi criteri di eticità garantiti per l’uomo, quindi, nel caso specifico, ambulatori, cliniche veterinarie o laboratori di analisi previo il consenso dell’affidatario dell’animale. Questi metodi trovano diverse applicazioni sia nella ricerca di base che applicata, quindi rispettivamente, sia per lo studio di meccanismi biologici e patologie, sia per testare gli effetti di una sostanza sull’organismi, visto che prima di poter immettere una sostanza sul mercato deve essere presentato un dossier tossicologico alle Autorità sanitarie. Il Decreto Legislativo 116/92, che recepisce la Direttiva Europea 86/609 in materia di sperimentazione animale, prevede che l’impiego di animali debba essere evitato quando vi siano a disposizione metodi alternativi e che lo sviluppo e la diffusione di questi venga incentivata. Sulla base di questo principio è nato l’ECVAM, il Centro Europeo per la Validazione dei Metodi Alternativi, che si occupa di valutare la scientificità di un metodo al fine di poterlo inserire nella normativa comunitaria come metodo utilizzabile ufficialmente ( www.ecvam-sis.jrc.it).