apprendo dall'acount do twitter
Se n'è andato a 75 anni, per conseguenze del Coronavirus, il filosofo della scienza e grande amico dei fumetti #GiulioGiorello. L'avevamo incontrato con piacere due anni fa per un'intervista su #FdC n.262 che qui riportiamo. Addio, Giulio... e grazie della tua passione!
ci mancherà infatti
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
15.6.20
14.6.20
DENTRO LA GUERRA A 80 ANNI DALL’ENTRATA DELL’ ITALIA NEL II CONFLITTO MONDIALE . LUIGI ALANDI ULTIMO REDUCE DELLL'OPERAZIONE HERRING
di cosa stianmo parlando \ per approfondire
Sul scorrere delle note della canzone linea gotica - Csi iniziamo il post d'oggi
Il 10 giugno 1940 Benito Mussolini dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna, convinto che la Germania di Hitler avesse vinto e che fosse duratra poco . Invece Fu la catastrofe: i soldati italiani furono mandati allo sbaraglio o per dirla meglio al macello .
L'operazione Herring (in italiano: Aringa) fu un'operazione di infiltrazione e sabotaggio effettuata dalla notte del 20 aprile al 23 aprile 1945 dalle forze alleate e cobelligeranti nell'Italia settentrionale, a sud del fiume Po, allora nel territorio della Repubblica Sociale Italiana.L'operazione Herring è ricordata come l'unico aviolancio di guerra effettuato in Italia nella storia dei paracadutisti italiani . ..... continua su https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Herring ed per chi volesse approfondire nei suggerimenti sotto cioè fine post
Sul scorrere delle note della canzone linea gotica - Csi iniziamo il post d'oggi
Il 10 giugno 1940 Benito Mussolini dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna, convinto che la Germania di Hitler avesse vinto e che fosse duratra poco . Invece Fu la catastrofe: i soldati italiani furono mandati allo sbaraglio o per dirla meglio al macello .
Fra le tante testimonianze non retoriche ho trovato questa che riporto oggi . Essa dimostra che la Resistenza \ lotta di liberazione o guerra civile che dir si voglia fu fatta , e qui sfatiamo il mito , senza cadere nel negazionismo , anche da militari italiani .
dal con foto sopra annessa settimanale oggi n 24- 18.6.2020
«Sono l’ultimo reduce dell’operazione Aringa»
di Gino Gullace Raugei
AVEVA 19 ANNI E LAVORAVA IN RIZZOLI. PARTÌ PER IL FRONTE E, DOPO L’8 SETTEMBRE,SCELSE DI UNIRSI ALLO «SQUADRONE F» CHE FU PARACADUTATO OLTRE LA LINEA GOTICA E MISE IN FUGA I TEDESCHI. «NON POTEVO RESTARE AL SICURO NELLE RETROVIE»
John Rambo fece un po’ meglio,ma quella è finzione hollywoodiana. Questa invece è realtà.
La notte del 20 aprile 1945, 226 paracadutisti italiani dello Squadrone F (Folgore) e del Reggimento Nembo,inglobati nel XIII Corpo d’armata britannico, compirono la più straordinaria e rocambolesca missione della Seconda guerra mondiale: l’operazione Herring, in italiano,Aringa. Lanciati a
sud del Po, tra le provincie di Bologna,Modena, Ferrara e Mantova (primo eunico aviolancio militare sul territorio italiano), scatenarono l’inferno dietro le linee dell’armata tedesca.
Dal foglio di servizio dell’Esercito italiano: «Al prezzo di 6 parà caduti e 6 dispersi, vi furono 481 soldati nemici uccisi, 1.083 presi prigionieri,26 automezzi distrutti, 18 blindati immobilizzati, 7 strade di grande transito minate, 77 linee telefoniche tagliate, 1 deposito di munizioni fatto saltare, 3
pontisalvati». Proprio su quei tre ponti dilagarono nella pianura Padana le brigate corazzate angloamericane che pochi giorni dopo entrarono a Milano.
da https://www.corriere.it/cronache del 26 aprile 2020 |
La Liberazione cisarebbe stata lo stesso, ma senza l’operazione Aringa con settimane diritardo e molte più vittime tra gli alleati liberatori e tra i civili.
«Qualcuno ha definito lo Squadrone “F”, leggendario; non so se sia appropriato, ma quello che abbiamo fatto non è stato comune: la riprova è che furono assegnate 193 decorazioni al Valor militare a un’unità che non superò mai i 200 uomini», spiega il cavalier Luigi Andi, classe 1923, ultimo reduce di quel manipolo di coraggiosi.
«ADDIO VITA COMODA»
A 75 anni da quei fatti, il parà Andi è ancora in prima linea, in unaRsa della Lombardia, nella guerra al coronavirus, che a un combattente di quella tempra fa un baffo. «Il 15 settembre 1942 partii per la guerra. Avevo 19 anni e già ero impiegato presso la Casa editriceRizzoli di Milano.Il fondatore,
cavalier Angelo, mi salutò con 2 mila lire e la promessa, mantenuta, che avrei trovato il posto di lavoro al mio ritorno», dice. Arruolato nel 3° Reggimento autieri, Andi viene sorpreso dall’8 settembre a SpezzanoAlbanese,in Calabria. «Stavo tornando alreparto con una colonna di Fiat B.L. 18, autocarri della Grande guerra, e trovo la strada sbarrata da giganteschi carri armati Tigre delle SS. Il comandante tedesco aspettava ordini: lasciarci andare o fucilarcisul posto? Nel dubbio,salto su un camion e tento di avviare il motore. I nazisti crivellano di colpi la cabina, ma io ero già sgusciato fuori,in un boschetto». Ma, vista la gravità dell’ora, al nostro Luigi non parve giusto rimanere al Sud, al sicuro, mentre la linea del fronte si stava spostando a Nord. «Seppi che si era formato, a
fianco dell’Esercito inglese, un reparto combattente di paracadutisti e volli in tutti i modi arruolarmi. “Ma chi te lo fa fare, non stai bene con noi?”, disse il comandante del mio Reggimento, ma
restai fermo nella mia decisione». E così comincia l’avventura. Le mappe dell’Operazione Aringa furono consegnate a chi vi prese parte solo poco prima del lancio
UN ERRORE DI SUCCESSO
I parà italiani risalgono la penisola con i liberatori, con un ruolo pericolosissimo: si infiltrano dietro le linee nemiche e tornano con informazioni preziose sul posizionamento delle difese tedesche. E si arriva all’aprile del 1945. L’Armata del maresciallo Kesserling è una belva ferita: sa
che la guerra è perduta, ma difende il terreno che separa gli alleati dalla Germania con le unghie e le zanne.
Gli angloamericani hanno sfon dato la linea Gotica e devono attraversare il Po, impresa che può costare più dellosbarco in Normandia. Servono i parà italiani. Alle 21 e 50 del 20 aprile,
dal campo di volo di Rosignano, in Toscana, decollano alla spicciolata i bimotori americani Dakota
con a bordo i parà. Le fasi dell’Operazione Aringa sono state ricostruite da Stefano SalvadoriAndi, nipote di Luigi, nella sua tesi di laurea in Scienze Politiche all’Università di Milano.
Quando i Dakota arrivano sugli obbiettivi, incontrano la micidiale contraerea tedesca. Per evitare le
raffiche delle mitraglie da 20 e 37 mm, i piloti sono costretti a deviare la rotta lanciando i parà lontano dai punti prestabiliti. Gli uomini dello Squadrone F e del Nembo atterrano nel buio a centinaia di metri gli uni dagli altri. Qualcuno rimane impigliato col paracadute su un albero; qualcuno si infortuna. Tutti i piani d’azione sono saltati. Sembra il preludio del disastro e invece è la chiave della vittoria. I parà si raggruppano in pattuglie di due, tre, quattro uomini e cominciano ad attaccare le unità nemiche, sabotando le linee telefoniche. Su un fronte di alcune decine di chilometri si accendono sparatorie e colpi di mano.
I tedeschi perdono la loro freddezza : pensano di essere sotto attacco di un’intera divisione aviotrasportata,composta da migliaia di paracadutisti.Interi plotoni si arrendono e per poco non gli viene un colpo quandoscoprono che a tenerlisotto tiro sono solo due o tre ragazzi italiani.
Luigi Andi vuole ricordare i più eroici di tutti, alcuni suoi compagni che non ce l’hanno fatta. «Amelio De Juliis», racconta, «era un partigiano sedicenne che aveva combattuto con le bande della Maiella, in Abruzzo. Quando lo Squadrone F passò dalle sue parti, volle farne parte.
Ma era minorenne e non si poteva arruolare, perciò fu impiegato in lavoretti da poco. A 18anni prese il brevetto di paracadutista e fu il più orgoglioso di tutti quando salì sul Dakota dell’operazione Aringa. Fu lanciato a San Pietro in Casale, Bologna,dove si trovava un forte contingente tedesco. Amelio si era appena raggruppato col sottotenente Angelo Rosas e il caporalmaggiore Aristide Arnaboldi, ma furono circondati dal nemico.
Il ragazzo riuscì a sfuggire all’accerchiamento e anche se ferito si sarebbe salvato,ma tornò indietro a soccorrere i compagni che stavano per essere sopraffatti.Sparò tutte le sue cartucce e fu infine colpito a morte». Il paracadutista Amelio De Juliis, caduto a 18 anni e 24 giorni, è il più giovane soldato italiano onorato con la medaglia d’oro al valor militare.
Libri
Libri
Prima pubblicazione: 21 novembre 2019
La Resistenza in montagna e quella in pianura. La guerriglia nelle città. Il sostegno della popolazione e il rapporto con la 'zona grigia'. La collaborazione con gli Alleati e la guerra civile con gli italiani in camicia nera. A 75 anni dalla Liberazione, finalmente una ricostruzione con l'ambizione di proporre uno sguardo complessivo su fatti, momenti e protagonisti che hanno cambiato per sempre il nostro Paese.I due anni che vanno dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 rappresentano un momento cruciale della storia d'Italia. Sono gli anni della guerra mondiale, con le truppe straniere che occupano la penisola. Sono gli anni della guerra civile, con lo scontro tra italiani di diverso orientamento. Sono gli anni della guerra di liberazione, in cui si combatte contro il nazifascismo per far nascere un paese democratico e libero. È il 'tempo delle scelte' per una società italiana schiacciata sotto il tallone nazista e fascista. Una nazione divisa politicamente, militarmente e moralmente all'interno di un'Europa in fiamme. Per fare i conti con la storia della Resistenza italiana, il libro ripercorre le varie fasi delle diverse Resistenze: dalle specificità della guerriglia urbana all'attestamento nelle regioni di montagna. Affianca alla lotta armata le varie forme di supporto fornito ai 'banditi' dalle popolazioni e la conflittualità interpartigiana, si addentra nella cosiddetta 'zona grigia', evidenzia la peculiarità delle deportazioni politiche e razziali. Una ricostruzione nuova, originale, vivida, in cui lo sguardo d'insieme si alterna costantemente con l'attenzione a vicende personali e collettive poco conosciute o inedite. Un libro necessario oggi, quando il venir meno degli ultimi testimoni diretti di queste vicende lascia sempre più spazio a un uso politico della Resistenza che deforma e rimuove i fatti, le fonti e la storia.
Giulio Einaudi Editore, 21 apr 2015 - 880 pagine
In un primo momento Beppe Fenoglio aveva ideato un unico grande ciclo di Johnny, che partiva dagli anni del liceo di Alba, proseguiva con il corso ufficiali, l'8 settembre, il complicato e pericoloso ritorno in Piemonte, l'adesione alla guerra partigiana, il passaggio dai garibaldini ai badogliani. Successivamente però, su indicazione editoriale, Fenoglio riscrisse la prima parte di questo suo ambizioso progetto narrativo trasformando Primavera di bellezza in un libro autonomo: tagliò le prime ottanta pagine e aggiunse tre capitoli finali facendo morire velocemente Johnny al primo scontro a fuoco. La seconda parte, riscritta più volte, fu abbandonata e recuperata postuma con il titolo Il partigiano Johnny. In questa edizione Gabriele Pedullà ricostruisce per la prima volta il continuum narrativo del grande romanzo così come Fenoglio l'aveva pensato e concepito. E la saga di Johnny riemerge in tutta la sua forza epica.Presa nella sua integralità la storia del Libro di Johnny si rivela ispirata a un preciso modello epico. Con la prima parte del volume dedicata alle peregrinazioni di Johnny lontano da casa e la seconda parte incentrata sulla guerra nelle Langhe, Fenoglio dimostra di avere consapevolmente ripreso l'architettura dell'Eneide, dove ai primi sei libri ispirati alle peregrinazioni di Ulisse e all'Odissea seguono altri sei libri costruiti sulla falsariga dell'Iliade. Di questa struttura bipartita il disfacimento dell'esercito rappresenta il punto di svolta: la fine dei viaggi e l'inizio del vero e proprio ritorno a casa. Con la fuga del re e di Badoglio e il rientro di Johnny ad Alba comincia a tutti gli effetti un'altra storia, e si comprende facilmente per quali motivi Fenoglio avesse ipotizzato di interrompere il romanzo proprio qui nella vagheggiata edizione in due volumi. Dopo averci fatto attraversare mezza Italia, da questo momento tutta l'azione si svolgerà in uno spazio di poche decine di chilometri quadrati, attorno a un'Alba cui si chiede sempre più di prendere il posto della Troia o della Lavinio del mito, con il loro fiume sacro e i due eserciti che occupano a turno la parte dell'assediato e dell'assediante.
13.6.20
All'origine del razzismo come lo intendiamo oggi e come annientarlo
Sfogliando gli account fb di voi utenti ho trovato su quello di Daniela Tuscano che riprende da Amici della Filosofia e dei Filosofi il post
All'origine del razzismo come lo intendiamo oggi e nelle forme che ha assunto negli ultimi 250 anni c'è la conquista del continente Americano.
Il padre di tutti i razzisti fu J.G. de Sepúlveda che sostenne la prima tesi apertamente razzista della storia europea.
Eppure proprio per dimostrare l'inferiorità degli indios Sepúlveda utilizza le categorie che erano ritenute inferiori da sempre: donne, bambini ed animali.
Il che dà l'idea che il razzismo non sarebbe esistito senza una misoginia profonda che era supportata da filosofia e teologia ( Aristotele e Tommaso d'Aquino).
Il ragionamento che viene fatto in questo periodo, chiedendo alle donne ed al femminismo di sobbarcarsi il peso di altre battaglie come battaglie equivalenti è fuorviante e del tutto superficiale.
È proprio disintegrando misoginia e sessismo che possiamo distruggere il razzismo, non il contrario. E la battaglia del sesso femminile è il presupposto delle battaglie per l'infanzia, per l'uguaglianza di ogni sorta, la tutela dell'ambiente e degli altri animali.
Il male ha origini profonde e non basta curarne i sintomi, bisogna curare la malattia. Anche parlare di uomo bianco etero è quanto di più superficiale possa esistere. È stata la prevaricazione del maschio sulla femmina a dare il LA ad ogni successiva prevaricazione mai esistita.
Immagini e testi tratti da
"La conquista dell'America. Il problema dell'«altro»" di C. Todorov.
una ottima risposta a a gente come questa https://stalkersaraitu.com/ il femminismo ...... non gli va bene e lo vede solo come un male
concludo con questa poesia da http://www.marialetiziadelzompo.com/2019/06/21
Joumana Haddad* – Sono una donna
Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mie mani.
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mie mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame, quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e che quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e avvengo.
quando ho fame, quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e che quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia
affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza di loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza di loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita
del mio desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
La chiave della prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita
del mio desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.
Joumana Haddad
*Joumana Haddad (nata nel 1970 a Beirut) è una poetessa libanese, giornalista, instancabile attivista per i diritti delle donne. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue.
11.6.20
La seconda vita del "vino del contadino": ora anche quello sfuso è di qualità
mi sa che il coronavirus ed la crisi economica portano alla rinascita ed ad un ulteriore sviluppo delle nostre eccellenze e prodotti di qualità
Bag in box, così viene definito, è una tendenza sempre più vivace, l'evoluzione delle damigiane comprate direttamente dal produttore. Per sfatare il mito che sia necessariamente un prodotto di basso livello. Ecco le 10 cantine da provare
DI FRANCESCO B. FADDA
Pratico, igienico, vantaggioso e sempre pronto all’uso. Di cosa stiamo parlando? Del vino confezionato in Bag in Box - BiB per i consumatori più convinti -, l'evoluzione di quell’atto tanto romantico quanto tradizionale di acquistare il vino sfuso direttamente dal produttore.
Quante volte sarà capitato di assaggiare vini pessimi, immolati allo spunto, ma decantati dai nostri papà e dai nostri nonni come prodotti sinceri e genuini perché acquistati dal “mio produttore di fiducia”, l'amico contadino che non tradisce mai. Bottiglie di plastica da due litri che prima contenevano acqua - quando si dice trasformare l'acqua in vino -, gita dal piccolo produttore o nelle rivendite che sino agli anni Ottanta costellavano le province italiane - e non solo - e la riserva per il mese era pronta, il bicchiere di vino per il pasto assicurato.
Certo, tempi diversi, i “calici rotanti” erano decisamente meno, l’attenzione all’argomento praticamente assente, il vino era solo uno dei tanti comprimari di una convivialità più familiare, più intima. Poco importava la qualità del vino, l'importante è che fosse di “proprietà”, termine che sino a 20-25 anni fa era sinonimo di qualità, di genuinità e di sicurezza. Praticamente brand e etichetta, tutto in una sola parola. Il nostro papà era felice e soddisfatto e la cantina, anche la più blasonata, si garantiva la sussistenza con la vendita del vino sfuso. E ancora oggi, la maggior parte dei produttori, dal Trentino alla Sicilia, vendono il vino sfuso. Non solo perché questo tipo di vendita non ha mai risentito delle varie stagioni di crisi del settore, finanche durante lo scandalo del metanolo - anzi proprio in quel periodo le vendite aumentarono significativamente - ma anche per non deludere i tantissimi clienti affezionati.
Le bottiglie di plastica portate da casa, hanno però lasciato il passo alle taniche da 2 o da 5 litri in pet oppure, appunto, alla più sosfiticata e innovativa “Bag in Box”, ovvero, una scatola di cartone - Box - che contiene e protegge una sacca - BAG - realizzata in materiale plastico - poliestere metallizzato per l'esterno e polietilene per prodotti alimentari per l'interno - con un rubinetto per l'erogazione che permette la mescita del vino, ma non l’ingresso dell’aria. Dagli Stati Uniti, dove la BiB è stata inventata e brevettata negli anni Cinquanta, l'utilizzo di questo contenitore si è diffuso, seppure lentamente, prima nei mercati nord europei, poi anche in Italia proprio per la notevole richiesta oltre confine. Ma la strada italiana del contenitore è ancora dura. Diffidenza e tradizione sono da sempre ostacoli difficili da superare, soprattutto nel nostro Paese. Se per gli appassionati dello sfuso è una simpatica e utile rivoluzione, per i puristi del vino in bottiglia, il fascino del tappo, dell'etichetta e del vetro è ancora troppo coinvolgente. E soprattutto a causa di una “falsa partenza” - nei primi tempi infatti in BiB venivano confezionati i vini di basso livello - i consumatori più scettici, nonostante siano cambiate le modalità, ancora diffidano della qualità del prodotto, disconoscendo di fatto gli apprezzabili vantaggi.
Naturalmente si tratta di benefici riferiti al vino quotidiano. Per esempio, grazie allo speciale sistema con il quale è costruito il rubinetto e alla flessibilità del materiale della sacca, la mescita del vino avviene senza che l’ossigeno penetri all'interno della stessa, escludendo ogni possibilità di ossidazione e di acetificazione, tipiche problematiche che derivano, spesso, dalla conservazione delle bottiglie aperte. La scatola - il Box - invece protegge il sacco dallo schiacciamento, dagli urti e dai tagli, è impilabile e, aspetto da non sottovalutare, preserva il vino dagli sbalzi di temperatura e dalla luce. Altri aspetti che decretano il BiB come miglior contenitore sul mercato per i vini "da tutti i giorni", sono l'opportunità di mantenere sempre il vino “pronto all’uso” - anche per un consumo saltuario e sporadico - e, particolare non indifferente, la facilità di trasporto anche a mezzo corriere, con vantaggi economici e di sicurezza.
E visto che di vino sfuso è piena l'Italia, e anche le Bag in Box cominciano a proliferare, orientarsi nella scelta è arduo. Per questo abbiamo fatto per voi una selezione tra le migliori cantine che uniscono alla comodità di questo metodo di conservazione del vino, la qualità dello stesso.
Dieci cantine per andare sul sicuro
Carussin Azienda Agricola
Reg. Mariano, 27 San Marzano Oliveto (At)
Vivere il territorio, non usarlo! Questa la filosofia dell’azienda agricola astigiana, particolarmente attenta alla naturalità del vino, che offre tutto il suo credo con Completo, un vino fresco e beverino, adatto ai pasti quotidiani ottenuto da 80% Barbera, contenuto in una BiB da 3L garanzia di qualità e gusto 100% biologico.
Cantina Orsogna 1964
Via Ortonese, 29 Orsogna (CH)
Con oltre l’85% dei vigneti - 1200 ettari vitati - certificati biologici, Cantina Orsogna 1964 è attualmente il principale produttore di uva biologica in Italia. Il BIB una vera scelta di campo per la cooperativa abruzzese. Infatti non solo ben otto diverse tipologie di uve, per lo più autoctone, ma grande attenzione alle confezioni particolarmente accattivanti. La qualità dei vini in BIB garantiscono alla Cantina, ormai da anni, numerosi premi proprio riservati alle Bag in Box.
Terre di Rai
Oderzo (Tv)
Dal piccolo paese di Rai di San Polo di Piave, nella verde e generosa campagna che si estende da Conegliano a Oderzo, in provincia di Treviso, la proposta in BiB è ampia e generosa: dal Cabernet Doc Friuli sino alla Ribolla Gialla, passando per il Raboso, il Refosco e il Tai. Tutti i vitigni più rappresentativi, autoctoni o internazionali in confezioni dai 3 ai 20 litri ad uso professionale.
Vinchio - Vaglio Serra Viticoltori Associati
San Pancrazio (At)
Una delle cooperative più importanti del Piemonte, racchiude tutti i vini della tradizione astigiana in Bag In Box, dalle piacevoli Barbera, regina del territorio, sino al Grignolino e alla Freisa. Tra i primi a credere in questo formato, oggi grazie anche al BiB i vini di Vinchio Vaglio sono apprezzati in tutto il mondo.
Cantina Valpantena
Verona
Anche la grande cantina veronese che riunisce oltre 250 produttori, si è lasciata coinvolgere dal moderno sistema di confezionamento. Nel formato da 5l racchiude un’ottima Garganega, una buona IGT Corvina Verona e un rosato senza troppi fronzoli.
Cantina Santa Maria La Palma
Alghero
Dalla Sardegna di Santa Maria La Palma, borgo felice per la viticoltura, un bland di Cannonau e Carignano pieno e corposo, di agile beva che racchiude in sé tutta l’essenza dei due vitigni autoctoni.
Polvanera
Gioia del Colle (Ba)
Metodo di lavoro biologico per valorizzare il Primitivo e gli altri vitigni autoctoni, Polvanera propone un rosato Puglia IGT 100% Bio fresco e leggero prodotto da uve Aglianico, Aleatico e Primitivo.
Cantina di Toblino
Madruzzo (Tn)
Dal cuore del Trentino, nella suggestiva Valle dei Laghi, Cantina di Toblino seleziona un Teroldego e un Muller Thurgau per rappresentare il suo territorio all’interno delle confezioni da 5l acquistabili direttamente dal sito aziendale.
Cantine Mothia
Marsala (Tp)
Nei pressi di Marsala, al limitare della Riserva Naturale dello Stagnone, insiste questa cantina fin dai primi del ‘900. Negli ultimi anni una rivoluzione tecnologica ha portato anche al BIB di ultima generazione; tra le proposte 5 litri di Rosso IGP Terre Siciliane da uve Frappato e Sangiovese.
Coop. Soc. Koinonia ONLUS
Località Teglia Montefortino (Fm)
Più conosciuta come Agricola San Michele, la piccola azienda della provincia di Fermo convinta del valore più intrinseco del biologico affida al BiB un grandioso vino a tutto pasto, fresco e fruttato, prodotto da un blend di Maceratino, Pecorino ed Incrocio Bruni.
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il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle pseudo femministe che gridano alla censura dove non c'è insomma chi come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...
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https://www.cuginidicampagna.com/portfolio-item/preghiera/ Una storia drammatica ma piena di Amore.Proprio come dice la canzone Una stor...
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