22.7.23

caldo ? rimedi creativi : ombrellini in mare e strade cittadine come l'acqua park , ecc

 


"Basta con l'antimafia ereditaria usata per screditare" speriamo che il discorso di Roberto Lagalla sia coerente






da IL GIORNALE
Storia di Francesco Curridori • 10 h fa







"Basta con l'antimafia ereditaria usata per screditare"© Fornito da Il Giornale

«L'antimafia che sposo è sicuramente quella basata, in primo luogo, sui fatti». Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, spazza via così ogni eventuale polemica sulle sue parole pronunciate ieri in occasioni di convegno sul contrasto alle mafie.

Sindaco, a quali fatti si riferisce?

«Mi riferisco a quell'antimafia praticata, ad esempio, in silenzio da quei magistrati, coadiuvati dall'impegno e dall'azione delle Forze dell'ordine, che ha permesso e permette ancora oggi di contrastare la forza criminale di Cosa nostra che oggi continua a fare affari con le estorsioni e il traffico di stupefacenti, come dimostrano anche le operazioni di polizia degli ultimi giorni. L'antimafia dei fatti, però, deve essere praticata anche dalle istituzioni e dai suoi rappresentanti. Seppellire circa 1.400 bare rimaste nei depositi per oltre tre anni nel cimitero di Palermo e abbattere 72 tombe abusive costruite dai mafiosi, come è riuscita a fare l'amministrazione che guido, credo siano azioni che vanno proprio nella direzione dell'antimafia dei fatti e siano significative affermazioni di legalità».

Cosa rappresenta per lei la figura di Paolo Borsellino?



«Uno degli eroi dell'antimafia che oggi rimpiangiamo e senza i quali lo Stato non avrebbe compiuto passi decisivi in avanti nella lotta alla criminalità organizzata. Paolo Borsellino e altri martiri non ci sono più, ma il loro insegnamento e la loro testimonianza non vanno dispersi ed è nostro compito quello di tradurli in comportamenti trasparenti in linea con quell'antimafia del fare di cui parlavo».

la cosiddetta «antimafia ereditaria»?

«Tengo subito a precisare che in questa espressione non c'era alcun riferimento ai parenti delle vittime di mafia, per i quali nutro profondo rispetto. Semmai, mi riferisco a quelle sigle o associazioni rassicuranti che avrebbero dovuto suggerire a educare al valore del giudizio e, invece, fanno a gara per distribuire patenti di incorruttibilità e sicura legalità e per raggiungere il primato dell'intransigenza e della purezza. Quelle realtà che, appunto, ereditano preconcetti che assumono sembianze di verità, andando contro, a volte, anche a sentenze passate in giudicato».

L'antimafia non dovrebbe avere colore politico eppure, spesso, la sinistra ha mostrato una certa superiorità morale anche in questo campo. Perché, secondo lei, manca uno spirito di unità nazionale persino nella lotta alle mafie?


«Prima di tutto, non esiste un'antimafia di destra o di sinistra. Per questa ragione, ho molto apprezzato il responsabile e recente intervento del Presidente del Tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini, e l'azione di quanti hanno voluto richiamare alla dimensione di un'antimafia basata sui fatti, sul contributo concreto al bene comune, indipendentemente da posizioni politiche, pregiudizi personali o di gruppo, ostracismi di ogni tipo. L'antimafia dovrebbe unire e, invece, si sono create delle divaricazioni che hanno un effetto pericoloso, ovvero il rischio di disorientare l'opinione pubblica che, di certo, ama i suoi Eroi per la legalità, ma assiste attonita a certe prese di posizione».

Pietro Grasso, Franco Roberti e Cafiero De Raho. Cosa pensa del fatto che spesso il ruolo di procuratore antimafia è stato usato come trampolino di lancio per fare politica?

«Non è mia abitudine giudicare scelte personali altrui, convinto nella buonafede di chi abbia voluto trasferire il grande impegno in magistratura anche in politica, come hanno fatto, ad esempio, queste figure».

Riccardo Serra, 17 anni e un sogno «La vita affascinante del fachiro» Dai primi spettacoli casalinghi da bambino ai numeri nelle piazze di fronte alle famiglie

  da  la  nuova  sardegna del 22\7\2023
Olbia
 Forse in cuor suo lo sa, quando mette davanti quel largo sorriso candido, che ha fatto una scelta anacronistica ma anche tremendamente romantica. Riccardo Serra ha 17 anni, è originario di Arzachena, viene dalla minuscola frazione di Monticanaglia, e alla voce “sogni per il futuro” è deciso: «voglio fare il circo». In realtà è già un artista circense a tutto tondo.

 Da qualche anno, infatti, ha conosciuto la famiglia di Priamo Casu, ultimi eredi della dinastia del circo sardo, e ha chiesto di diventarne allievo. Oggi, Riccardo è il fachiro della piccola carovana che gira le piazze dell’isola La fascinazione per i numeri in scena nasce da piccolo, quando Riccardo era uno dei
tanti bambini che sedevano di fronte al tappeto rosso e alla scenografia di strada degli spettacoli di 
Priamo, della moglie Paola e della figlia Shamira. Rimaneva incantato ogni volta, poi tornava a casa, si vestiva con colori accesi e provava a imitare i suoi idoli davanti ai genitori. Da qui la decisione di passare dall’altra parte, dalla platea al buio al centro della scena illuminato dai fari. «Ho conosciuto Priamo e la sua famiglia quattro anni fa – racconta Riccardo divertito –. Volevo mi insegnassero qualcosa». Affare fatto: diventaa tutti gli effetti un allievo del circo sardo, comincia come assistente del clown, che poi era il capofamiglia col nome di “Pompelmo”. Chiedete ai bambini di oggi e di ieri, riconosceranno subito il  divertente personaggio. Aspirante fachiro «Purtroppo o per fortuna, imparare l’arte circense richiede disciplina e volontà – dice Casu – ma Riccardo in questo è un caso eccezionale». Sì, il giovane ora è praticamente il jolly del gruppo, che si è arricchito anche della presenza di Eric, fidanzato di Shamira. «Da piccolo osservavo i numeri da mangiafuoco di Paola ed è una delle prime cose che ho voluto imparare. Ora ci riesco: passo il fuoco sulla pelle, in bocca, è una tecnica che va allenata». Niente trucchi con aghi, carboni ardenti o altre prove di resistenza: è pur sempre un circo che allieta i più piccoli. «Che bella vita» Nelle espressioni e nella voce di Riccardo, mentre si racconta, c’è incredibile garbo, entusiasmo, purezza d’animo.Di sicuro, è una personalità che colpisce subito, a primo impatto. Prima faceva avanti indietro da casa per andare a lezione dalla famiglia circense, che vive a Olbia nella frazione di Putzolu. Ora passa molto più tempo da loro, il suo alloggio è una roulotte e Priamo e Paola li chiama «zii». 

 

Alla domanda su che vita stia vivendo, risponde pronto: «affascinante. Ci vuole tempo e fatica per imparare a fare tutto, però poi quando vai in scena e la gente ti applaude, è la sensazione più bella di tutte». La storia e il futuro La storia del circo sardo, più che una storia, è un’epopea. Nato negli anni ’50 del secolo scorso dalla famiglia di Priamo Casu, il padre Piero varcò i confini isolani e finì persino in tv sulla Rai. In tempi recenti, la compagnia famigliare ha vissuto tra alti e bassi, questi ultimi acuiti nel periodo del covid e dello stop agli spettacoli dal vivo. Questa estate è fitta di appuntamenti, ma anche qui spicca l’episodio di lunedì scorso, quando i circensi sono stati mandati via dalla piazza di San Pantaleo dai vigili e con i bambini già seduti che si sono messi a piangere. Parentesi meno bella, ma anche questa è vita da circo. 
Riccardo e la mamma Patrizia Poma posano con un pitone dopo uno spettacolo

Si vive di precarietà, o meglio: di avventura. È un salto nel vuoto ed è meglio tenersi pronti, «vorrei imparare gli esercizi al trapezio».
Va bene, i genitori sonosempre di parte, ma loro giurano: «non è questo il caso. Quando diciamo che Riccardo è un ragazzo speciale è perché praticamente da sempre ce lo sentiamo dire da chi lo conosce.
Chi guarda gli spettacoli, chi lo frequenta a San Pantaleo, chi lo vede per la prima volta». Mamma e papà sono fieri: di più, sono fiduciosi che la scelta giusta sia far seguire a Riccardo il proprio istinto e la propria indole artistica. Willer Serra la prende larga, non si limita al lato circense: «è proprio un creativo in tutto. Ha tantissime passioni e tanta curiosità, pensa – ricorda, e lo racconta come fosse una delle cose più normali del mondo – che durante il covid gli è venuta voglia di imparare a fare il formaggio e gli ho comprato una capra. In generale, ha sempre ammaestrato e giocato con tutti gli animali in casa, dagli uccellini ai conigli». La mamma, Patriza Poma, ricorda quando anni fa portava i figli, Riccardo, il fratello più grande e la sorellina, agli spettacoli del circo. «Poi a casa Riccardo li
imitava. In particolare Shamira con gli hul hoop – così lei – e nella tavernetta ci chiamava per assistere ai suoi spettacoli». Ora i genitori sono quasi sempre in prima fila. «Ieri sera hanno fatto tappa a Cugnana, attorno a me la gente non sapeva chi fossimo eppure i commenti erano bellissimi. Che emozione». I genitori ci tengono al futuro: «vediamo grandi cose per lui, ma prima di tutto non deve mollare la scuola. Lo sosteniamo e siamo pronti a sostenerlo anche se volesse andare a studiare fuori, in una grande scuola di circo». Per ora il pubblico di locali e turisti in giro per il nord dell’isola sta imparando a conoscerlo, tra una fiammata che esce dalle labbra e un numero di musica

21.7.23

la morte ed i suoi usi il caso dello scontro fra salvini e il marito di Feliciana Chimenti e il mio fra i pro e contro il titolo d'eroe a Fabrizio Quattrocchi

 Accade che una donna di 44 anni, un’artigiana e imprenditrice di nome Feliciana, sia morta per una grave malattia e, secondo alcuni giornali, mi pare  l'edizione  di bari della repubblica,  si sarebbe sacrificata rifiutando le cure per salvare la sua secondogenita.
Al che Matteo Salvini non ha trovato di meglio da fare che cavalcare, al solito, la notizia poi  risultata  non vera   - o meglio, la fake news - sui social.
Gli ha risposto il marito di Feliciana, Gabriele, con una splendida lettera aperta che merita di essere letta tutta, fino in fondo, e che smonta il più becero salvinismo dalla A alla Z.

Ciao Matteo Salvini,

innanzitutto mi presento, sono Gabriele, il marito di Feliciana.
Da un po', causa "vicissitudini familiari", ho deciso di sospendere il mio unico account social (facebook), motivo per cui mi sono fatto "prestare questo spazio" dagli amici della libreria Zaum (che ringrazio di cuore).
Sto già attraversando il periodo più buio della mia vita, in più, leggere articoli "giornalettistici" su mia moglie, come quelli pubblicati sul web dal :  Messaggero, Leggo, L'edicola del sud, Gazzetta del Mezzogiorno, Telebari, Il nuovo quotidiano di Puglia, Il giornale di Puglia (probabilmente ce ne saranno anche altri simili che non ho letto) è come girare il coltello nella piaga. Roba da sadici e/o cacciatori di like.
Metà del tuo post è un virgolettato che riprende le "grandi" testate succitate, le quali (come te o il tuo "web staff") hanno avuto poca cura nello scegliere le "fonti", o peggio ancora, le "grandi" testate hanno voluto "romanzare" appositamente la cosa per qualche click in più.
Allora :
1) Mia moglie ha scoperto "la cosa" solo dopo aver partorito la nostra secondogenita;
2) Si è sempre sottoposta a tutte le cure previste.
L'amore di mia moglie era, ed è immenso, verso i nostri figli, verso di me e verso gli "ultimi", i più sfortunati, tipo quelli che si imbarcano perché hanno 2 alternative:
a) morire a casa propria di fame/stenti/guerra
b) imbarcarsi (essendo anche al corrente dei rischi del viaggio) nel tentativo di "svoltare" e cambiare vita.
Noi (io e la mia famiglia), siamo il tuo OPPOSTO: bianco/nero, nord/sud, destra/sinistra, salato/dolce.
Per cui, se mai dovessimo stilare un elenco di persone da cui non vogliamo abbracci/pietà/compassione, non te la prendere, ma il tuo nome sarebbe sicuramente sul podio.
Un'ultima cosa, sai la bambina da voi citata come si chiama?CAROLA.Nome ispirato da 3 guerriere, le due nonne (Carmelina/Laura) e Carola Rackete!
Te la ricordi, vero ? Vado, devo ricomporre i pezzi


il secondo    caso  è questo mio  paragone   fra  la morte dell'autista di  Autobus   che mentre   colpito  da  un infarto sul  lavoro è   riuscito   a fermare  il mezzo    senza  uscire  di strada  salvando  tutti i passeggeri     e  quella   Fabrizio Quattrocchi (Catania, 9 maggio 1968 – Iraq, 14 aprile 2004) è stato una guardia di sicurezza privata italiana.Fu rapito e ucciso in Iraq, dove lavorava per una compagnia di sicurezza, e venne insignito di una medaglia d'oro al valor civile alla memoria. ... segue Fabrizio Quattrocchi - Wikipedia



repubblica   20 LUGLIO 2023 ALLE 17:34


Autista di autobus ha un infarto ma prima di morire salva i passeggeri

Autista di autobus ha un infarto ma prima di morire salva i passeggeri
Si chiamava Michele Mazza e aveva 50 anni il conducente di Tiriolo (Catanzaro) che è riuscito ad accostare il veicolo che stava guidando, prima di spirare





È stato colpito da un infarto mentre era alla guida di un pullman ma ha avuto la forza e la prontezza di accostare il mezzo e mettere in salvo i passeggeri prima di spirare. Sta suscitando profonda commozione in Calabria la storia di Michele Mazza, 50enne di Tiriolo (Catanzaro), che oggi è morto in località Sarrottino dopo aver accusato un malore mentre stava guidando un autobus di linea. Accortosi di stare male, Mazza ha avuto la lucidità di accostarsi con l'autobus e di fermarsi prima di causare un incidente con conseguenze probabilmente molto gravi, quindi si è accasciato a terra ed è morto. Immediati i tentativi di soccorso di alcuni passeggeri ma per il 50enne non c'è stato nulla da fare.

20 luglio alle ore 19:00 
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questo è un eroe non chi si toglie un capuccio quando è sequestrato da un gruppo terroristico in armi sapendo poi che lo avrebbero ucciso come è appunto avvenuto

 ecco la  risposta   
 
  • Gavino Deidda
    Avrei voluto vedere te che sputi sentenze affrontare la morta con l'orgoglio e la dignità di chi quel giorno si ha tolto quel famoso cappuccio
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    • 16 h
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      Giuseppe Scano
      Gavino Deidda gnità ed orgoglio è quando sai che devi essere ucciso o sai che stai morendo come il caso dell'autista ed l'affronti o reagendo o non reagendo dipende dal caso e se te lo permettono o danno il tempo di poter reagire non che fai lo stupido e ti fai uccidere apposta come ha fatto lui facendosi uccidere sfidandoli << vi faccio vedere come muore un italiano >>. Infatti stranamente gli altri che erano con lui , anch'essi minacciati e co i mitra puntati e legati come lui sono rimasti vivi
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      • 12 h
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  • Giovanna Brazzale
    Mi sembra un paragone alquanto assurdo.
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    • 8 m
Autore
Giuseppe Scano
Giovanna Brazzale  non sto paragonando le due morti , ma il fatto che uno solo perchè s'è fatto uccidere togliendosi la benda viene definto eroe e gli viene data la medaglia d'oro

                      [...] Le critiche al conferimento dell'onorificenza

Il conferimento della medaglia al valor civile, avvenuto durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2006, suscitò vive proteste da parte dei congiunti dei militari italiani morti negli attentati di Nāṣiriya, non insigniti di una decorazione di pari prestigio.Tra questi, Maria Cimino, madre del caporalmaggiore scelto Emanuele Ferraro, dell'esercito italiano, la quale ha protestato verso il presidente della Repubblica Ciampi per la disparità di trattamento riservato a Fabrizio Quattrocchi e ai caduti di Nassiriya[28]. Analoga protesta è giunta dal figlio del brigadiere dei Carabinieri Domenico Intravaia, caduto nell'attentato di Nassiriya[29], e da Paola Cohen Gialli, vedova del maresciallo dei Carabinieri Enzo Fregosi, ucciso nell'attentato del 12 novembre 2003, la quale ha dichiarato:«Non ho nulla contro Quattrocchi, anzi. A noi non interessa il lato finanziario della vicenda perché non vogliamo la medaglia d'oro per ottenere il vitalizio, ma per avere un riconoscimento perenne a chi è morto mentre serviva il proprio Paese e contribuiva a far rinascere la democrazia in Iraq. Ai nostri carabinieri non è stato dato niente e a Quattrocchi la medaglia d'oro. È un'assurdità»La concessione della Medaglia d'oro al valor militare è tuttavia prevista limitatamente a "coloro i quali, per compiere un atto di ardimento che avrebbe potuto omettersi senza mancare al dovere ed all'onore, abbiano affrontato scientemente, con insigne coraggio e con felice iniziativa, un grave e manifesto rischio personale in imprese belliche", e come tale non è stata considerata applicabile alle vittime dell'attentato di Nāṣiriya. La concessione della Medaglia d'oro al valore civile è invece prevista per "premiare atti di eccezionale coraggio che manifestano preclara virtù civica e per segnalarne gli autori come degni di pubblico onore", un contesto che è stato considerato pertinente alle circostanze della morte di Quattrocchi.I congiunti dei militari caduti a Nassirya hanno percepito come insufficiente e artificiosa la "Croce d'Onore alle vittime di terrorismo" loro attribuita, una decorazione istituita nel 2005. La Croce d'Onore è presente tra le decorazioni elencate presso il sito del Quirinale dedicato alle onorificenze italiane[35], con l'elenco dei nomi degli insigniti.Solidarietà alla posizione dei familiari dei caduti di Nassiriya fu espressa anche da esponenti politici e da giornalisti, come Giuliana Sgrena (che affermò che Quattrocchi non meritava alcuna onorificenza) e da Rosa Villecco, vedova di Nicola Calipari e deputata dei Democratici di Sinistra, che in un'intervista televisiva con Mario Adinolfi dichiarò che Quattrocchi "si è trovato" in Iraq per problemi di disoccupazione qui in Italia e non è la stessa cosa di chi era lì a servire lo Stato, ecco perché il rammarico dei parenti delle vittime di Nassiriya è comprensibile" e, riguardo alla famosa frase pronunciata in punto di morte, "viene caricata di significati, ma non è lì la dignità di un Paese". Per quanto riguarda il conferimento dell'onorificenza, infine, la signora Villecco affermò che "La destra attualmente ha bisogno di creare eroi, ma è sbagliato servirsi di un ragazzo che era semplicemente andato a cercarsi un lavoro".




mentre il secondo ( l'autista ) è morto per salvare vite non è considerato eroe e subito dimenticato e neppure proposto per una🎖o onorificenza

la discussione  è  ancora in    corso  visto    che  attendo la  replica  sia   di  Gavino  sia    Giovanna    ,  se  ineressati    a dire  la  vostra    contro di me   e  a  suo  favore  o  viceversa   eccovi  il  link   
Giuseppe Scano - questo è un eroe non chi si toglie un... | Facebook









con questo è tutto alla prossima