Alla memoria di Jole Tassitani è dedicato SALA D’ATTESA, il dramma musicale scritto da
Patrizio Ranieri Ciu che andrà in scena al Teatro della Pace di Caserta l’11 ed il 12 gennaio.
Quattordici tra i più grandi artisti ed attrici teatrali, provenienti da ogni parte d’Italia,
portano sul Palcoscenico di Caserta il dramma della violenza sulle donne, incredibilmente sempre più in crescita, dai violenti effetti della trascuratezza dello stalking e della violenza domestica al barbaro e selvaggio omicidio di Jole Tassitani.
Volutamente provocatoria la rappresentazione nella città immersa dai rifiuti. Un duro monito alla società ed al mondo della cultura per un risveglio dell’autocoscienza in contrapposizione all’inutile tendenza a reclamare la legalità.
Si ringraziano gli artisti:
Guy De Bock, Letizia E.M. Piva, Alessandra Fallucchi, Marta Proietti Orzella, Tonia Garante, , Ilaria Ilari, Paola Papadia, Antonella migliore, Roberta Astuti, Marta Loffreda, Tina Gesumaria, Consiglia e Giovanni Aprovidolo, l’intera giovane Compagnia della Fabbrica Wojtyla e le voci liriche di Abele Leonardo e Mimmo delli Paoli.
La Trama: Donne in difficoltà di percorso in una piccola Stazione ferroviaria. Una valanga di neve che ostruisce la galleria impedisce il transito dei treni in arrivo ed in partenza. La sosta forzata nella Sala d’Attesa è per le viaggiatrici l’occasione per una valutazione del proprio viaggio esistenziale.
La narrazione di storie drammatiche ed evocazioni di violenze diventa così un confronto che, attraverso la musica e la danza, sfocia in reciproca comprensione. La pausa di riflessione nella Sala d’Attesa determinerà quel recupero d’identità che genera una nuova forza per affrontare la realtà: altri possibili orizzonti appaiono ora nel viaggio delle donne che lasciano dietro di sé dure esperienze come indicazione positiva per le future generazioni.
Il messaggio: Non basta dire basta alla violenza!
Il tramonto della nostra cultura è l’inequivocabile effetto di una società stanca che vive ormai solo il presente diffidando del passato e timorosa del futuro.
Una società che, priva di forza reattiva, subisce passivamente ogni sorta di sopruso come un irrimediabile evento naturale.
In particolare, la violenza sulle donne, retaggio di una atavica sopraffazione e di un umiliante privilegio del maschio, è tra i fenomeni incredibilmente in crescita.
Da più parti si reclama ordine, severità e legalità, ma il diritto, pur se determinante nell’ordinamento sociale, resta un prodotto “tribale”, necessità cioè solo di regole per la convivenza di interessi contrapposti.
La richiesta di legalità è però indice di abbassamento della qualità vitale dell’intera umanità, mentre solo attraverso la cultura, percorso nobile ed evolutivo dell’animo umano, l’uomo prende le distanze dalla sua origine animale, unica e sola causa generatrice di violenza.
Rivoluzione personale è la proposta, rivoluzione nei confronti di noi stessi.
Rivoluzione con la forza di porci dinanzi alle nostre esistenze, ai nostri difetti, alle nostre illusioni, ai nostri rifiuti e dunque alle nostre responsabilità.
Perchè ogni diritto che calpestiamo è un diritto che neghiamo all’intera umanità.
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