Alla fermata dell'autobus
Io non sono un fedele praticante, e non penso neppure di potermi definire un credente. So inoltre bene quali significati possa arrivare ad assumere il velo. Quando però riesco a scorgere dei segni di sensibilità spirituale all'interno del guscio tappezzato di materialismo e false certezze in cui viviamo, mi sento un poco sollevato. Più spesso ritrovo questi segni sui volti degli stranieri che incrocio per strada, o nelle parole di quelli che ho conosciuto.
Mi vengono in mente alcune frasi di Andrej Sinjavskij (dal libro Pensieri improvvisi che ho recuperato di recente):
Dobbiamo agli agi cittadini e al progresso tecnico se la fede in Dio va scomparendo. Circondati dalle cose fatte da noi, ci siamo sentiti creatori dell'universo. Posso forse vedere Dio in un mondo dove, a ogni passo, m'imbatto nell'uomo? La voce di Dio risuonava nel deserto, nel silenzio. Oggi il deserto e il silenzio non ci bastano più. Abbiamo moltiplicato il rumore e riempito tutto di noi stessi. Dopodichè ci meravigliamo che il Signore non si manifesti.
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