1.4.09

Testamento di un bambino sconosciuto in un luogo troppo vicino e troppo lontano dalla nostra opulenta ignoranza

Testamento di un bambino sconosciuto in un luogo troppo vicino e troppo lontano dalla nostra opulenta ignoranza


 


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Oggi, che il grande Sole, sopra di me


stampa le nuvole, poche, e la sabbia e le creature di terra


vedo il cielo correre sul mio silenzio.


Mi sono amici i piccoli rognosi


e le mosche fan festa…su di me!


Mentre resta


una foglia appassita


sulla mia pelle duna, rinsecchita,


dove nemmeno la vita


vuol restare….a cantare il suo disgusto.


 


Madre.


Madre perché tu dormi ancora?


Sono ormai vuote per me le tue carezze.


È ormai spento il tuo seno, dormi?


L’anima mia è in partenza,


quanta pazienza.


Sul mio involucro, vuoto e senza forza,


gioca la morte e i suoi pagliacci nani.


Ora vedo bambini, come me 


correre su una spiaggia dorata e farsi di spruzzi e risate.


Ora vedo la luce scomparire e poi farsi sfacciata.


Ora, la mia testa è pesante.


Madre tu dormi,


con la tua mano appesa


sulla mia gracile spalla ad imbuto.


Apparteniamo a un grande popolo muto.


Solo la terra capisce e copre con un manto di sabbia,


la Storia che ci ha messo in gabbia.


Io vivo un sogno all’incontrario.


Io non ho anagrafe o respiro.


Non ho rabbia  ne odio… non ho che il mio scarno silenzio


e la mia invisibile speranza: il mio sonno.


Madre, vengo a dormire


insieme a te.


Insieme ai miei fratelli abbandonati


ai miei silenzi


Senza fiato


Dormiamo …


l’alba è andata


e resta muto il mio piccolo cuore.


(Ugo Arioti)

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