assurdità italiane Se il bullo non è un deficiente condannata la maestra che per punre un bullo gli fa scrivere che è un deficente



Le orecchie d’asino sono roba ottocentesca, certo. E la punizione scelta dalla professoressa Giuseppa Valido le richiama abbastanza. Fare scrivere a un alunno “sono un deficiente” è un errore, anzi un reato. Oggi i metodi educativi sono un’altra cosa rispetto all’Ottocento. Ma davanti a un atto di bullismo, davanti a tre ragazzini che impediscono a un compagno di andare in bagno “accusandolo” di essere una femminuccia, un gay, qual è il provvedimento più efficace da prendere? C’era un preside al liceo Garibaldi di Palermo che non censurava l’indisciplina degli alunni più violenti. Preferiva enfatizzare la stupidità delle loro azioni. Buon per lui che nessuno gli ha fatto causa.


Fece scrivere a un alunno: "Sono deficiente"

Insegnante condannata a un mese


Alla base della punizione, un atto di bullismo. Il ragazzino aveva impedito a un compagno di andare nel bagno dei maschi dicendogli: "Sei una femminuccia, un gay". Per i giudici è "abuso di mezzi di correzione", per la prof era "una lezione di vita"


Per cento volte fece scrivere a un alunno sul quaderno: "Sono un deficiente". A causa di questa punizione Giuseppa Valido, 59 anni, insegnante ormai in pensione di Palermo, è stata condannata a un mese di carcere per "abuso di mezzi di correzione". L'imputata però non andrà in cella per via della sospensione della pena e per il condono. Con il rito abbreviato il 27 giugno 2007 il gup aveva assolto l'imputata. Ma il pm insieme alla parte civile aveva presentato ricorso. Nel giudizio di secondo grado il pg aveva chiesto una condanna a 14 giorni di reclusione. Ma la terza sezione della Corte di appello, presieduta da Gaetano La Barbera, è andata oltre le richieste dell'accusa, condannando l'insegnante a un mese.
Per il legale della docente, Sergio Visconti "non è stata fatta giustizia. La mia cliente - dice - è profondamente offesa ed amareggiata. Si sente tradita dalle istituzioni. Mi ha detto che le viene da piangere e non potrebbe affrontare in pubblico una discussione sulla vicenda che la vede protagonista". 
La donna, che ora ha 59 anni ed è in pensione, costrinse un alunno che aveva insultato e preso in giro un compagno dandogli del gay e impedendogli di entrare nel bagno dei maschi, a scrivere "sono un deficiente". "La mia cliente - ha aggiunto il legale - non si dà pace. Si sente tradita dalle istituzioni che ha cercato di garantire anche insegnando ai ragazzi che non si devono discriminare gli altri". "Mi ha detto - ha concluso - che forse alla luce della sentenza sarebbe stato meglio non intervenire".
Di parere contrario il padre dell'alunno: "Ha avuto quello che si meritava. Doveva pagare il conto. Dopo quella punizione sono stato costretto a portare mio figlio dalla psicologo".
L'insegnante aveva inflitto la punizione al ragazzino perché, assieme a due coetanei, aveva impedito a un compagno di classe di entrare nel bagno dei maschi dicendogli "non ti facciamo passare perché tu sei una femminuccia, un gay". Il piccolo era scoppiato in lacrime e la professoressa aveva deciso di punire il responsabile. Uno degli autori della bravata aveva chiesto scusa, ma non il presunto bullo. Era così scattata la punizione e l'insegnante aveva imposto all'alunno di darsi del deficiente. "Una lezione di vita" per la professoressa. Un "abuso dei mezzi di correzione" per i giudici.
"Mia moglie è amareggiata, ha lasciato la città dopo la sentenza. Per un po' rimarrà fuori Palermo". A parlare è Salvatore Ienna, il marito di Giuseppa Valido. L'insegnante, ha riferito il marito, "non vuole commentare in alcun modo la sentenza".

 ecco  dallo stesso sito  alcuni commenti 
  1. Leo48 scrive:
    Vorrei ancora aggiungere il mio plauso alla professoressa ed un fraterno: coraggio!
  2. Ivan scrive:
    …assurdo, quando ero ragazzino io altro che frasi su un quaderno, VOLAVANO MAZZATE a tutto spiano!!!! E nessuno tra noi mi risulta sia mai ricorso allo psicologo per questo….
    siamo davvero ai paradossi….poveri noi….
    solidarietà alla maestra….
  3. carmine scrive:
    I deficenti sono tre in ordine crescente : il piccolo bullo, il padre del piccolo bullo ( almeno e’ sicuro di essere tanto legittimo quanto naturale, l’idiozia e’ ereditaria), il magistrato che ha condannato la professoressa (indagherei se non ha legami di parentela con gli idioti precedentemente ascritti o solo affinita elettive)
  4. Renato scrive:
    Ai genitori del bullo andrebbe tolta la potestà genitoriale. Avrebbero dovuto reagire quanto meno con un sonoro ceffone che, quando non è gratuito e immotivato, è sempre pedagogico.L’educazione non data prima o poi si ritorcerà contro gli stessi genitori,che raccoglieranno senz’altro i frutti del loro permissivismo. Fra poco se lo ritroveranno in carcere o morto ammazzato.
  5. Marco scrive:
    il deficiente è deficiente e non si discute, il padre del deficiente sarà deficiente anche lui (tale padre…tale figlio), ma dal giudice ci si sarebbe aspettato un pò più di buon senso…
    Solidarietà e stima alla Prof.
  6. Massimiliano Mazzocchetti scrive:
    Salve,
    ho l’enorme paicere di essere un grande amico del figlio della professoressa in questione, che vive all’estero come me….
    Ma come è possibile? Sono sdegnato, il presidente del consiglio fa orgie con minorenni e non lo si condanna, un professoressa tenta con i mezzi che ha di trasmettere valori “sani” e la si condanna !!!!!
    Ancora una volta mi vergongo di essere italiano e sono ben felice di viviere all’estero da svariati anni.
  7. Marcello scrive:
    Forse dallo psicologo dovrebbe andare il padre in questione per imparare che il compito dei genitori è educare i figli e non giustificarli sempre e comunque.
  8. C. scrive:
    Bene! Incitiamo tutti i beceri DELINQUENTI (bulli é un eufemismo!)!!!
    Bella sentenza davvero! E chi deve andare dallo psicologo perché vittima dei delinquenti da chi si deve far difendere??? Non riesco proprio a credere che sia stata emessa una tale sentenza!!!! Favorevole a due delinquenti: padre e figlio! Quel padre avrebbe dovuto gonfiare di botte il figlio delinquente: ci avrebbe pensato bene prima di insultare qualcuno!E poi basta col politicamente corretto: tanto c’é pieno di ragazzi delinquenti, drogati ed etilisti comunque, nonostante non si possa mai muovere loro il minimo rimprovero!!! Se uno é un delinquente lo si chiami come tale! Altro che deficiente!Nelle scuole succede di tutto, grazie a questa sentenza, che cosa potrà accadere ancora??!!!
  9. Mariuccina Durlindiana scrive:
    Sostengo la professoressa Valido. Avrebbe potuto prendere altri provvedimenti, certo, ma credo che una nota negativa o la sospensione non sarebbero state soluzioni tanto incisive quanto quella piccola umiliazione. Coraggio alla professoressa, dunque, nella speranza che ancora sia possibile educare i nostri ragazzi senza paura di ripercussioni da parte dei parenti.
  10. Daniele scrive:
    il giorno che il bulletto darà al padre dell’idiota, o la manderà a …. che farà lo splendido papà, a chi si rivolgerà?
  11. Armando scrive:
    Per il signor Fabrizio
    Le assicuro che sentenze come queste ci inducono sempre più a non prendere provvedimenti ovvero a far finta di prenderli. Sono un docente.
  12. andrea scrive:
    Se il padre dell’alunno avesse preteso che il figlio chiedesse scusa al ragazzo offesso ed alla professoressa forse oggi avrebbe un figlio migliore che probabilmente da grande non avrebbe, come certamente avrà, un atteggiamento arrogante verso presunte minoranze o persone indifese. Il male dei giovani come questo ragazzo è rappresentato dai genitori che assecondano i figli senza rendersi conto dei problemi che tale atteggiamento produce.
  13. Sergio scrive:
    Certo che fare l’insegnante oggi dà davvero grandi soddisfazioni! E’ vero, l’espressione usata dalla professoressa (una collega a cui va tutta la mia solidarietà) non è delle più felici, ma ancora una volta mi pare di grande attualità Collodi che nel suo Pinocchio ci racconta del Giudice (uno scimmione) che prima si commuove per le disavventure di Pinocchio derubato, poi lo mette in galera. Si vede che già allora la giustizia si amministrava cosi…
  14. claudio scrive:
    la pedagogia anglosassone ha massacrato la scuola e di converso la societa`
    italiana.Il famoso metodo Shangai che tutti in questo momento lodano tradotto in
    parole povere e’ :calci nel sedere e studiare!
    Provate a chiedere a qualche cinese o indiano se a casa loro durante le lezioni gli
    alunni si alzano dai banchi oppure i genitori interferiscono sui programmi oppure ancora, ricorrono ad un qualunque TAR.
    Di tutto questo dobbiamo ringraziare una classe politica di cialtroni,perche’ Loro
    fanno le leggi e una giustizia formalista e ottusa le applica.
  15. dfolar scrive:
    cara professoressa lei ha sbagliato una sola cosa: invece di fare scrivere al ragazzo la frase di deficiente, avrebbe dovuto dargli una bella pedata nel culo possibilmente con delle scarpe a punta. Qualora l’idiota padre le avesse chiesto ragioni del gesto gli avrebbe dovuto mollare un’altra bella pedata però questa volta sui denti. Almeno una eventuale successiva condanna avrebbe avuto un minimo senso logico. Sono certi magistrati che rovinano la giustizia. Sono convinto che quelli che hanno voluto la sua condanna sono iscritti a forza italia o frequentono il bunga bunga in qualche circolo di Palermo. Se le può essere consolatorio si riceva la mia più alta stima. Francesco
  16. simona scrive:
    mi unisco a tutti quelli che hanno espresso solidarietà all’insegnate
  17. Alessandro scrive:
    Anche il padre dovrebbe riempire un intero quaderno con la frase “Sono un deficiente”. Invece di dare un bel manrovescio al figlio, lo difende pure.
  18. Stella scrive:
    Ho già scritto qui sopra che alla Prof darei una medaglia…Ma mi chiedo il papà del presunto “bullo” che ne pensa del comportamento del suo figliolo? Essere presi in giro davanti ai compagni e mettersi a piangere perchè si è stati insultati (credo che gay e femminuccia volessero essere degli insulti) non è una davvero una bella esperienza…Anche a me capitò quando ero una ragazzina…Mi viene una rabbia quando ci penso… e penso che nessuno fece nulla per difendermi. Va bè mi auguro che adesso i ragazzi siano cresciuti e migliorati.
  19. Aldo Vai scrive:
    Il pericolo è quello sollevato dal signor Armando, che i docenti poi abbiano paura a prendere anche i provvedimenti necessari. Fatto salvo il giudizio sullo specifico caso – del resto qui è un plebiscito – e volendo tener buono il principio che dell’autorità non si può neppure abusare, potrebbe essere magari valutata l’idea di stipulare tra gli insegnanti e lo Stato e i Comuni una sorta di riassicurazione per cui, entro certi limiti ben stabiliti, lo Stato o il Comune si faccia garante e rimborsi per così dire il docente che non pagherebbe quindi a livello personale se non quando abbia commesso abuso per motivi o problemi suoi o in mala fede o contravvenendo in modo pretestuoso alle norme. Avvocati in giro?
    La faccenda del ricorso allo psicologo poi solleva un’altra questione, quella dell’abuso dei certificati degli psicologi di parte
  20. fRANCESCO scrive:
    la punizione inflitta al ragazzino è sbagliata: ci volevano due sonori ceffoni, sonori perché non solo devono fare “il botto” , ma soprattutto perché dovevano fischiare le orecchie del bullo per almeno dieci minuti. I deficienti devono sentirsi offesi da un
    simile personaggio.
    E principalmente bisogna sentirsi offesi dalla sentenza e dal comportamento dei genitori che hanno portato il bulletto dallo psicologo non per capi


    Vorrei ancora aggiungere il mio plauso alla professoressa ed un fraterno: coraggio! re e risolvere i problemi che ha in testa, ma il malessere derivante dall’avere compilato una pagina con “sono un deficiente”. Vent’anni fa i genitori avrebbero detto: se l’insegnate ha fatto così aveva ragione; ora arriva il resto da me. Oggi no: si denuncia chi cerca di fare quanto i genitori, spesso, NON fanno.
    Incredibile.
  21. Katiuscia scrive:
    Commentare la notizia è addirittura imbarazzante, ma siccome io faccio parte di questa società civile, voglio esprimere il mio supporto alla Prof.ssa Valido, e vorrei che le arrivasse. Ho visto che qualcuno di voi ha dei contatti….facciamole arrivare la nostra stima…e facciamo più notizia della scandalosa sentenza.
  22. Saverio scrive:
    Povero bulletto, ha dovuto ricorrere allo psicologo…vivi complimenti al paparino
    Solidarietà all’insegnante
  23. chaz scrive:
    AL PADRE DEL DEFICIENTE:
    Suo figlio ha il “diritto” di umiliare gli altri (in tre contro uno: che gran paio di testicoli! Da chi li ha ereditati?), ma non può essere umiliato?
    Forse il giudice ha ragione: suo figlio potrebbe effettivamente non essere un deficiente, quanto piuttosto il solito caso di chi aggredisce gli altri perché ha qualcosa da nascondere.
    Forse lei questa cosa l’ha capita da tempo e cerca “rivalsa” in tribunale.
    Forse suo figlio è solo più gay che deficiente.
    Tanti auguri: la sua “intelligenza” mi suggerisce che ne avrà presto bisogno.
    ALL’INSEGNANTE:
    Coraggio: lei sa di aver fatto la cosa giusta; chi ha buon senso sta dalla sua parte.
    I fatti si commentano da soli.
  24. giuseppe scrive:
    queste sentenze sono devastanti ed incoraggiano gli idioti ad esserlo ancor di più.
    si potrebbe vedere anche lo spirito di corpo
  25. mila spicola scrive:
    Solidale con la prof ma entro certi limiti.
    La professoressa Valido, ha impartito come pena al ragazzo il compito di scrivere cento volte “sono deficiente”.
    E qua casca l’asino. Capisco che spesso ci fanno perdere tutte le pazienze possibili, ma non dobbiamo mai dimenticare il rispetto delle procedure e delle regole.
    La legge di tutela dei minori (che è legge sempre, non ad intermittenza) condanna qualunque insulto o ingiuria a un minore chiunque la pratichi, compresa un genitore, se il minore la ritiene tale e ne viene turbato.
    E dunque questo taglia la testa al toro.
    Essere obbligati a scrivere “sono deficiente” è un insulto. E non ci piove. E la legge tutela sempre e tutti, fino a prova contraria, per garantirci.
    Secondo: esiste in ogni scuola un documento ufficiale che si chiama patto formativo. Lo firmano genitori e singolo alunno: in esso sono elencati i diritti e i doveri dei ragazzi, dei docenti e dei genitori, e relative sanzioni nel caso di comportamenti non corretti. Ogni scuola è tenuta a farlo firmare per cui , se le punizioni sono ben esplcitate , per gravità di comportamento, il genitore è già avvisato: sa cosa accade al ragazzo se non rispetta le regole. Sono tutelate entrambe le parti: nel solo interesse del ragazzo. Dunque si va a vedere che pena corrisponde alla violazione e la si da, con permesso del dirigente e avvisando il ragazzo. E comunque non sarà mai un ingiuria.
    Il ragazzo è un ostinato e non capirà? Verrà allontanato dalla scuola per motivi educativi. E persino bocciato. Amen, però, se la decisione è chiara, scritta e preannunciata il docente è tutelato. E comunque , sembra che non capisca, in realtà capisce. Più dei genitori.
    Inoltre: la legge recita che, a fronte di gravi comportamenti, il docente è “obbligato” a segnalare al consiglio di classe e al preside l’avvenuto; si convoca l’organo collegiale e, insieme, si adotta il provvedimento. Questo a doppia tutela: del docente e del ragazzo. In quel caso la responsabilità ricade sul dirigente che diventa tutore del minore.
    Inoltre: un insulto è un insulto. Non ci piove. Se io devo educare e prendere un provvedimento contro un ragazzo che ha insultato un coetaneo che faccio? Lo insulto a mia volta? E allora che facciamo? Che insegnamento è?
    Lo so che a volte la rabbia ci farebbe fare chissà cosa, ma calma e sangue freddo e rispetto delle procedure.
    Se proprio voleva farlo scrivere sarebbe stato più comprensibile per il ragazzo che gli facesse scrivere 10 volte per intero la dichiarazione dei diritti umani per poi andarla a illustrare al preside, se proprio non voleva ricorrere all’organo collegiale.
    Oppre fargli scrivere “devo portare rispetto sempre a chiunque, senza rispondere alle provocazioni e senza provocare io per primo, se voglio avere rispetto dagli altri e se voglio stare nel mondo in modo adeguato”.
    Cosa che andrebbe fatta scrivere anche a tanti adulti direi..
    Ma per atti gravi (e l’atto di bullismo è un atto grave) la procedura prevede che si ricorra a quello: al consiglio di classe allargato al dirigente. Ripeto: a tutela del docente e del ragazzo. Specie se il ragazzo è difficile. (E ne ho io di ragazzi difficili, alcuni difficilissimi)
    Ma se io a un ragazzo difficile gli butto benzina, addirittura gli faccio trascrivere per cento volte un insulto, alimento il peggio. Secondo voi quante volte ripeterà a sua volta quell’insulto ad altri? Moltiplicato per mille in una settimana.
    E in genere dietro a un ragazzo difficile ci sono genitori difficilissimi.
    Devo tentare di ripartire comportamenti corretti a entrambi.
    Ma soprattutto a lui, al mio allievo.
    Se poi vogliamo coltivare e innaffiare campi di “bulli” allora andiamo avanti così…a insulto insulto e a ceffone ceffone e mai all’interno di procedure riconosciute.
    Ma non stupiamoci se la legge fa semplicemente quello che deve fare. Cioè applicarsi. Perchè è la tutela di tutti: il rispetto delle norme.
    Forse se si conoscessero le procedure e le leggi (e l’insulto a un minore è cosa gravissima, a prescindere dalla colpa del minore) e si seguissero con maggiore frequenza e se tutti usassero lo stesso metro di comportamento le cose sarebbero diverse.Detto ciò: ci troviamo di fronte a un emergenza educativa per la quale la scuola non è adeguatamente attrezzata per mancanza di risorse, di professionalità specifiche e di tempo trascorso coi ragazzi.Ulteriormente tagliate in questi ultimi anni.Abbiao bisogno di risorse e di tempo, tanto tempo, da passare con i nostri ragazzi. Specie gli ultimi. Perchè sono quelli maggiormente bisognosi di attenzioni ed educazione. Severa, determinata e costante ma mai irrispettosa.Un bullo è l’insieme di ignoranza,maleducazione, trascuratezza e disagio. Lo raddrizzi dandogli un poco di quelle cose.Giusto per tentare di costruire un mondo comune migliore.A fronte dei tagli terribili che hanno investito la scuola quanti di quelli che adesso dicono “sono amareggiato” hanno levato con gli insegnanti un grido di allarme?
    una docente



    1. Rodolfo scrive:
      Ricordo che, quando la professoressa fu assolta in primo grado, il PM scrisse un appello di decine di pagine…
      Tutta la mia solidarietà alla profesoressa!
      Confido nella saggezza della Corte di Cassazione e spero che i commenti qui pubblicati possano confortare un po’ la professoressa.
    2. giorgio scrive:
      Certo che dopo avere insegnato a centinaia di giovani le regole di civile convivenza
    3. Stefano scrive:
      La cosa che mi fa piu’ incazzare è il commento del padre. Afferma di aver portato il ragazzino dallo psicologo. Psicologo di che?
      Sei tu che hai educato tuo figlio, forse il Giudice avrebbe dovuto commutare la sentenza. Far tornare il padre del bullo in aula a scrivere di essere lui il vero ‘deficiente’…ma forse suona meglio “IMBECILLE”!
    4. Aldo scrive:
      Per mila spicola
      Essere obbligati a scrivere “sono deficiente” è un insulto?
      ed essere chiamato gay da un branco di deficienti no?
    5. provhawk scrive:
      Che brutta figura, per gli italiani, vedere tanti “forcaioli” che commentano un fatto del genere.
      É ovvio -non c’è bisogno di inneggiare ai ceffoni per poterlo affermare- che il gesto del “bullo” sia indifendibile, così come lo sono i suoi genitori che tanto si sono scandalizzati.
      Ma non è nemmeno possibile pensare a metodi educativi che si fondano sull’umiliazione del “colpevole”, soprattutto se si considera che , con tutta probabilità, una punizione di questo genere ottiene il solo effetto di esasperare la rabbia del “bullo” e spingerlo poi a rifare le stesse, medesime, identiche cose; solo, più grosse. Quindi, se tra qualche mese il ragazzo, invece di dileggiare un compagno, manda all’ospedale un ragazzo, la responsabilità è anche di questa insegnante.
      Ceffoni, insulti, umiliazioni non hanno mai portato da nessuna parte. Il fatto che ci sia una generazione che, a ceffoni, ci è cresciuta non significa niente e, di certo, non significa che siano un sistema funzionale o accettabile: siamo vissuti nelle caverne per secoli, sarebbe stata questa una buona ragione per continuare a viverci?
    6. C. scrive:
      Per il Sig. Fabrizio
      Ma ai danni della vittima non pensa nessuno??? E il bullo deve capire su di sé ciò che provoca sulla pelle degli altri!!! Ma quale umiliazione! Quello che provochi agli altri lo provi anche su di te! E vediamo se ti piace!!!
      Non voglio pensare che la Sua Signora sia una delle tante insegnanti conniventi con i delinquenti, che mettono così in croce quei ragazzi che si comportano bene, che sanno convivere con il prossimo! I delinquenti che ci troviamo sulle strade sono stati a scuola, non sono spuntati come i funghi e non hanno trovato qualcuno che li fermasse prima.Quando occorrono le maniere forti, queste vanno usate!Per tutelare il resto della società!Gli insegnanti non devono proteggere i delinquenti(rischiando di diventarne complici!), ma devono proteggere DAI delinquenti!
    7. C. scrive:
      Il buonismo non risolve nulla! Una bella punizione immediata A CALDO! Devi provare subito la stessa sofferenza che hai inflitto agli altri! Basta burocrazia buonista!
      Gli immigrati del Terzo Mondo sono schifati dalla nostra scuola!!! Non credono ai loro occhi!!! I genitori albanesi dicono che con un quarto di quello che commettono i nostri “bravi ragazzi” (che magari prendono 8 in condotta e sai che paura! o pure 9 e sai che schifo!) sono buttati fuori da tutte le scuole!!! E abbiamo pure la spocchia verso l’Albania!!!!
    8. m scrive:
      “Nel linguaggio psicologico, invece, viene definito deficiente un individuo che, per via di una menomenazione o di una carenza a livello intellettivo, risulta inferiore alla media comune, soprattutto nei processi logico-connettivi.”
      ora ditemi se un bullo non è un deficiente? A mio parere si.
      I ragazzi così andrebbero puniti in maniera esemplare dai genitori che (ovviamente) se ne fregano altamente il 99% delle volte.
      L’insegnante ha fatto BENISSIMO a fare quello che ha fatto. Fossero tutti come lei i ragazzini crescerebbero un po’ più furbi.
    9. mila spicola scrive:
      Essere chiamato gay è un insulto.
      Ma io non difendo il diritto del ragazzino offeso , duplicando un insulto a un coetaneo, perchè metto in moto una catena altamente pericolosa.
      io difendo il ragazzo offeso col rispetto delle procedure e delle regole.
      e ne rimando la responsabilità alle stesse.
      Non alla docente in se, o al ragazzo in se, ma a tutta la comunità di cui docenti e allunni fanno parte: cioè la scuola.
      perchè sono le procedure, le regole e le evenutali pene stabilite insieme a quelle regole che garantiscono il consesso comune e civile della comunità, non l’insulto duplicato a un insulto.
      Specie se poi è scritto è ancora più grave.
      Se nel patto formativo (che è firmato da docenti, genitori, alunni) c’era scritto: per grave ingiuria o atto di bullismo a compagno due giorni di sospensione.
      Si riuniva il consiglio alla presenza del ragazzo e del genitore e si spegava cosa era successo e l’eventuale decisione del provvedimento (magari prendeva la lezione anche senza il provvedimento) la collega non sarebbe in questa situazione.
      E comunque: la legge sui minori dice che io docente non posso ingiuriare un minore.
      Può non piacermi la legge e se siamo la maggioranza indire un referendum o una raccolta di firme per un eventuale cambiamento.
      Ma finchè c’è la legge io la devo rispettare.
      Si chiama legalità e per me è oro colato. Non siamo nel far west e un ingiuria è un ingiuria. E un minore è materiale delicatissimo, persino e di più quando è un “vastasunazzu”.
      Può anche non piacermi quella sentenza, ma è fatta a norma di legge e dunque va accettata.
      Perchè ogni genitore deve avere la certezza che quando lascia il figlio a scuola, dall’angioletto al vastasunazzu, quello verrà garantito da una norma.
      E basta.
      La norma dice quello: un ingiuria a un minore è punibile.
      E credetemi se vi dico che è il “vastasunazzu” che ha spesso bisogno di essere garantito, visti i contesti da cui vien fuori.
      Detto ciò: immagino che la collega abbia agito con ottime intenzioni, ma forse in modo un pò avventato.
      Ripeto: la stessa identica punizione poteva prevedere il copiare 15, 30, 50 volte la dichiarazione dei diritti dell’uomo e poi andarla a ripetere classe per classe della scuola.
      Ma un insulto , scritto, poi, con tanto di prova provata di infrazione delle regole, come si fa a ignorarlo?
      E io insegno la regola e ne infrango subito una basilare?
      E se capitasse a me, magari non per un insulto, ma per altro, perchè non siamo Dio, perchè magari due si pigliano a sediate prima che io dall’altro lato della classe riesca a dividerli, mi piglierò la sentenza, se si fanno male. In silenzio. E pure con le lacrime agli occhi, se proprio devo dirla tutta.
      Perchè il mio dovere è essere garante sempre dei miei alunni. Sempre. Non difenderli, ma garantirli.
      perchè sul fatto che in certe classi di periferia possiamo avere 30 ragazzi difficili ammassati in un sol posto nessuno di voi ha parlato? Quali disagi possono esplodere in quelle situazioni? O facciamo ancora tutti finta di non sapere?
      E anche lì c’è una norma violata: quella antincendio che prevede non più di 24 alunni in un aula.
    chiamatemi pure conservatore   , ma stavolta  sono Mila Spicola . Non si può punire  con l'umiliazione  chi ha commesso un umiliazione esistono  pene alternative  ed altrettanto formative  come fargli studiare la storia  del movimento omosessuale ,  fargli vedere e commentare  un film  come philadelfia  o fragola e cioccolato 



Commenti

fabio ha detto…
il mio professore mi chiama drogato quando io non sono drogato sono un ragazzo molto semplice non do fastidio a nessuno come mi devo comportare con questo professore? ditemi voi
Giuseppe Scano ha detto…
magari scherza .chiamandoti cosi . cmq prova a parlarci prima o dopo la lezione , oppure se hai fegato avanti a tutta la classe e chiederli perchè ti chiama cosi . se non risolvi niente , porta al preside ( senza ingannare però ) altri prof e compagni di classe che testimonino come il tuo comportamento sia irreprensibile o quanto meno tranquillo , alle sue lezioni .

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