19.2.11

a volte gli animali amano meglio delle persone

Questa  storia   realmente accaduta  (  sotto a centro il monumento che  gli hanno fatto ad  Edimburgo ) 



da cui hanno  tratto il famoso film  Greyfriars Bobby  Anno: 1961 Nazione: USA Durata: 91 minuti Produzione: Walt Disney Distribuzione: Disney DVD Trama:


Scozia. Seconda metà dell'Ottocento. Un vecchio pastore insieme al suo Skye terrier, Bobby, si trasferisce a Edimburgo. Nella grande città l'anziano uomo si ammala e muore senza che nessuno possa avere il tempo di soccorrerlo. Viene seppellito nel cimitero di Greyfriars e il suo cagnolino, fedele al suo padrone, decide di rimanere vicino a lui anche dopo la morte. Nonostante i continui divieti - il cane viene allontanato da un luogo sacro e non adatto agli animali - Bobby non demorde. La storia del cucciolo comincia a passare di bocca in bocca e commuove l'opinione pubblica, tanto che anche l'arcivescovo della città decide di consentire allo Skye terrier di rimanere vicino al suo padrone. E rimarrà per ben quattordici anni affianco alla tomba del pastore, fino alla sua stessa morte. A Edimburgo verrà eretta una statua in onore di Bobby. Pellicola tratta da una storia realmente accaduta. Il regista Don Chaffey, scomparso nel 1990, ha diretto molti tv movie di successo, come Charlie's Angels, Hunter e Fantasy Island. John Brown, con questa interpretazione raggiunge il suo centotrentottesimo ed ultimo ciak. Con lui nel film l'attore inglese, Laurence Naismith, alla sua cinquantesima opera. Degno di attenzione il cagnolino, che poi è il vero protagonista

  


unione  sarda  provinca medio campidano del 19 febbraio 2011
Serramanna.
Storia di una cagnetta che non si rassegna alla scomparsa di chi l'aveva salvata e adottata
Zola, la fedeltà oltre la morte
Scappa per andare sulla tomba del padrone


Walter Cabiddu è scomparso due anni fa, stritolato da un macchinario della cartiera di Macchiareddu. Per una settimana la bastardina che il giovane operaio aveva adottato non è uscita dalla sua stanza. E adesso esce soltanto per andare in cimitero.
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Il padrone è morto tre anni fa, ucciso da una maledetta pressa nella cartiera di Macchiareddu, e lei, Zola, una splendida cagnetta, non lo ha mai dimenticato. Quasi tutti i giorni raggiunge il cimitero. Spesso in compagnia del padre del suo amico scomparso, oppure da sola, quando la disperazione la induce a fuggire di casa per raggiungere il cimitero e stare vicino, il più possibile, alla tomba. 
Questa è la storia di una cagnetta fedele certo, ma anche l'ennesima dimostrazione di quanto affetto sappiamo dare gli animali, i cani soprattutto, di quanto si possano affezionare al loro padrone, del fatto che alla fine la loro vita spesso sia appunto vivere in funzione dell'uomo. 
LA TRAGEDIA Walter Cabiddu, il padrone di Zola, è morto il 24 settembre 2009. aveva 35 anni e faceva il bobinatore nella cartiera di Macchiareddu. Una fatalità, una distrazione e il giovane in pochi istanti finì nella stretta mortale dei rulli che lo uccisero. 
L'ADOZIONE Il padre dell'operaio, Giovanni Cabiddu, non può dimenticare quel giorno e oggi racconta la storia di Zola. «Era una dei cuccioli rimasti orfani dopo che la madre fu schiacciata da un muletto nella fabbrica dove mio figlio lavorava. 
I cagnolini furono adottati (e salvati) a diversi operai: quando Walter tornò a casa aveva in braccio un batuffolo scodinzolante e disse: «La chiamerò Zola».
LA CAGNETTA Non fu un'accoglienza trionfale, ricorda la madre Isa: «Non volevamo cani in casa e Walter lo portò di nascosto». Il perché di quel nome è facile da spiegare: «Zola, come il fantasista di Oliena, che ha chiuso la carriera in Sardegna. Proprio quell'anno era arrivato al Cagliari, la squadra di cui Walter tifosissimo, e chiamare la cagnetta col suo cognome fu un modo per omaggiare il suo idolo sportivo», continua Giovanni Cabiddu. 
L'AMORE Walter e Zola, Zola e Walter: cagnetta e padrone diventarono un tutt'uno. Il povero operaio non c'è più e la cagnetta, logico, non potrà prendere il suo posto ma nel cuore di papà Giovanni e mamma Isa ha aperto un varco immenso. «Con lei Walter tornava bambino e ora ha un posto speciale nella nostra famiglia», dicono i genitori dell'operaio scomparso. 
«Quando lui morì, la cagnetta rimase nascosta in camera per una settimana», continua Giovanni Cabiddu che, oggi, si aggrappa alla piccola Zola e alla figlia più piccola Carla per non sprofondare nell'abisso di una tragedia cominciata con la morte del figlio e proseguita con la depressione della moglie Isa, incapace di reagire a quello che è quasi impossibile accettare per una madre: sopravvivere a un proprio figlio. 
IN CIMITERO «Io provo ad andare avanti, non mi posso arrendere: lo devo a mia moglie, a mia figlia e a Walter», dichiara Giovanni Cabiddu, padre coraggio capace di combattere per non soccombere al dolore e, ogni giorno, accompagna Zola verso il cimitero dove riposa il ragazzo tifosissimo del Cagliari. 
«Appena sente nominare Walter, alla cagnetta si illuminano gli occhi e quando arriviamo in cimitero resta a guardare la tomba», conclude papà Giovanni che, talvolta, deve andare a recuperare Zola dal cancello del cimitero, «quando scappa di casa per stare vicina al suo Walter». 
IGNAZIO PILLOSU

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