"Rachele piange i suoi figli e non vuol essere consolata, perché non sono più" (Ger 31,15). La madre di Raul, Fernando, Sebastian e Patrizia, i quattro bimbi rom arsi vivi nel rogo del 6 febbraio scorso a Roma, ricorda la biblica Rachele in modo impressionante. Il sindaco Alemanno ha proclamato il lutto cittadino. Eppure, adesso, sia la donna sia la famiglia rischiano di essere imputati di “abbandono di minore”, reato previsto e punito dall’art. 591 del Codice Penale.
L'abbraccio del presidente Napolitano alla madre rom.
L’organizzazione umanitaria Gruppo EveryOne si appella al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché, dopo la strazio dei bambini, le istituzioni non colpiscano ancora i genitori.
Sono periti quattro bambini. Questo dovrebbe bastare. Altro non dovremmo aggiungere. Prima delle azioni, contano i segni. I silenzi. Ma non tutti i silenzi sono uguali. Esistono silenzi che impetrano, e silenzi che racchiudono scaturigini di dolore. Silenzi muti e silenzi murati. Silenzi densi e silenzi indifferenti.
Persino la giunta milanese ha osservato un minuto di silenzio, e si è levata in piedi, per commemorare le giovani vittime. Non tutti, però: Cesare Bossetti, consigliere leghista, è rimasto seduto.
Immaginiamo abbia taciuto anche lui. Del resto, stava leggendo, come egli stesso ha dichiarato: ed era talmente immerso nella lettura, da non essersi accorto della richiesta di osservare il minuto di silenzio. Ha taciuto. In quel modo distratto e scialbo che trasmette l'assenza. Bossetti non c'era. Al suo posto, l'involucro senz'anima del passante anonimo. Del vicino di casa perbene. Che odora di chiuso e di muffa. E che, magari, si proclama cristiano.L'abbraccio del presidente Napolitano alla madre rom.
L’organizzazione umanitaria Gruppo EveryOne si appella al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché, dopo la strazio dei bambini, le istituzioni non colpiscano ancora i genitori.
Sono periti quattro bambini. Questo dovrebbe bastare. Altro non dovremmo aggiungere. Prima delle azioni, contano i segni. I silenzi. Ma non tutti i silenzi sono uguali. Esistono silenzi che impetrano, e silenzi che racchiudono scaturigini di dolore. Silenzi muti e silenzi murati. Silenzi densi e silenzi indifferenti.
Persino la giunta milanese ha osservato un minuto di silenzio, e si è levata in piedi, per commemorare le giovani vittime. Non tutti, però: Cesare Bossetti, consigliere leghista, è rimasto seduto.
Bossetti cercava il momento di celebrità e l'ha ottenuto, sappiamo che gli rendiamo un servizio mostrando il suo volto impenetrabile, appena sfiorato da un segmento ghignante. Non ha neppure dovuto sforzarsi di trovare scuse credibili. Non gliene importa nulla. Oggi, manifestare il proprio razzismo, nemmeno ideologico, ma di quella sordidezza vaga, gretta, allineata e conformista come un appunto di computisteria, non scandalizza più nessuno. Anzi, riscuote approvazione. E' la riscossa del vicino perbene. Il rancore del frustrato. Silenzio. Come ombra nel buio.
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