31.5.11

i miei film ,di questa settimana la versione di barney e vento di primavera

Matina  Latina di Sandro Fresi  da Elmusura”  in sottofondo

In tempi di noia   televisiva pubblica o privata , che non sia  totalmente  a pagamento , ho visto  stavolta a noleggio due film .Ed stavolta  sono riuscito , di solito me li guardo in streaming o nel  lettore del pc ,  a mettere d’accordo la  mia “ vecchia “ che  vede nella maggior  parte dei casi   film sdolcinati e melensi , o polpettoni .
Essi sono :

                             LA  VERSIONE  DI BARNEY

SPOILER


SPOILER


Un film divertente, caustico  e  sagace ,  maledetto insomma , non buonista  cioè  ente ( politicamente , moralmente , sessualmente,ecc ) . ottimi gli extra  i dietro le quinte , la recensione critica   del lacchè colto  e sagace  che è Giuliano Ferrara ( su  cui  nel 99.99 % sono in disaccordo , ma  stavolta  mi è piaciuto e con concordo  )   le scene tagliate e alternative  . infatti la maggior  parte  di quest’ultime aiuta  a capire , per chi  non ha letto il libro ( foto alo centro  )   da cui il film  è tratto  a capirlo meglio . Credo che  la persona  di  Mordecai Richler scrittore canadese. , in quanto  è tratto  dalla  sua  storia  ,  starà ridendo   dei vermi  e  del processo  chimico-biologico della  decomposizione  della sua  salma , nel sapere  del successo del  libro prima  e  dopo il film  da esso tratto . Negli url  fra parentesi  maggiori informazioni  e citazioni  dal film  ( 1 2 )  e qui una  delle sue ultime interviste


                 VENTO DI  PRIMAVERA

Ultimo film, stavolta sulla storia  della Francia  del regime  fascista e  collaborazionista  con il  nazismo  di Petain noto meglio come repubblica  di Vicohy , sulla  shoa .
Un film toccante , drammatico , istruttivo . Infatti , per me  che  sono appassionato di storia  , specie  quella  contemporanea ,  non si finisce mai  d’imparare  e d’informarsi sull’obbrobrio dell’olocausto , ad esempio non sapevo  niente o quasi niente  della deportazione  francese avvenuta  fra il 15\16 luglio del 1944 e che  sia  da  ricerche  fatte  in rete  , fra una lacrima  e l’altra  del film  ,  sia   da quanto riportato  nelle battute  finali  del  film  anziché deportarne  25mila  come richiesto  dalla Germania  Hitleriana  ne  portarono  13  mila  e  che i rimanenti  furono salvati  dai cittadini e  religiosi  Francesi  , cosa   che in Italia , salvo piccoli casi individuali non è  venuto)  .
Il regista , ha  avuto buon gioco  , anche se non lo  dichiara  apertamente   dal rendere  sullo  schermo  il  drammatico  libro  (  e forse  anche il film d’esso tratto  )  Un  sacchetto  di biglie (  foto  a  sinistra  )   di  Joseph Joffo ( 1931 )
Non so che altro dire, che non sia    banale  e scontato , o  addirittura  senza  versare  una qualche lacrima  e riempirmi  la mia anima di    tristezza e sconforto perché tali olocausti o pulizia etniche come si chiamano oggi , succedono ancora , spesso anche  poco lontano  da casa  come  nella ex Jugoslavia, lascio  che  a parlare  si il promo del film


 sia i miei post  \  articoli  che pubblico o io  o  miei  compagnidiviaggio a partire dala nascita  del blog   nel mese  di gennaio per r la giornata del  27  gennaio . 
Con questo  è tutto augurandovi  buona visione alla prossima 

30.5.11

Nord

Amministrative: il centrosinistra vince quasi dappertutto


E' anche centro, anche Sud. Napoli, per esempio. Però lasciatemelo godere, adesso, il Nord. Lasciatemi amare Milano. Il "mio" Milano (al maschile, come usava tra gli antichi abitanti).

Lasciatemelo amare da oriunda. Da una che ci è piovuta a caso, e non sa come. Mica facile, da amare, questo Milano. Lasciatemelo amare con le sue guglie d'oro antico, carolingio, squillante e rasserenato. Oro di guazza e di cieli meno ingombri.

Adesso lasciatemelo solo amare. Forse per la prima volta, da quando ero bambina, accompagnata da mio padre in piazza Duomo a comprare il settimanale "Il Milanese" e a sostare al Camparino. Io ero scura e mediterranea, poi ne sono seguiti altri, più scuri e mediterranei di me.

Sarebbe sbagliato affermare che "ha vinto Pisapia". E, forse, nemmeno (solo) la sinistra, com'è accaduto a Napoli e altrove. Un pochino, abbiamo vinto noi. Un pochino. L'inizio. Laura, Roberto P., Miriam, Rita, Giovanna e tanti altri, quel programma l'hanno stilato insieme, per la prima volta hanno assaggiato quella democrazia partecipativa propugnata per anni dagli umanisti.
Nell'elaborazione grafica, la Madonnina "arancione", colore dei sostenitori di Pisapia in questa tornata elettorale.

Nell'elaborazione grafica, la Madonnina "arancione", colore dei sostenitori di Pisapia in questa tornata elettorale.

Hanno già vinto, perché un barlume d'arcobaleno è per noi fierezza e vento. Ci ha commosso, Giovanna, la scorsa settimana, quando l'abbiamo udita affermare: "Per me Pisapia è anche una persona buona. La bontà non dovrebbe essere una categoria politica. Ma non mi vergogno a menzionarla. Perché in tutti questi anni, siamo stati governati dalla cattiveria". Cattiveria verso le minoranze, i diritti civili, i deboli, gli sconfitti, ma anche e soprattutto, semplicemente, i cittadini onesti. Nella legalità, nel rapporto con gli altri, nella diuturna resistenza nei confronti del "libero mercato" spersonalizzante e inumano.

Hanno vinto, con noi, Gina, Roberto, Luz: amici vissuti solo nella speranza, amici scomparsi nella fede, aspettando un domani che non hanno fatto in tempo a vedere. Amici che hanno lasciato i loro corpi in un(a) Milano all'apparenza distratta, affaccendata e indifferente; amici annoverati tra i mille morti giovani, catalogati da una fredda burocrazia. Corpi sepolti, ma anime salve, che hanno creduto senza aver veduto.

Mi piace vedere Pisapia a Niguarda (cfr. la sottostante foto). Abito nelle immediate vicinanze di questa periferia. Proprio alle spalle del neosindaco si staglia la lapide di un'altra Gina: la Galeotti Bianchi, partigiana, femminista, nome di battaglia Lia. Poco più in là ha sede un teatro popolare, ricordo dei tempi in cui la cultura andava alla ricerca dei poveri, li prendeva a braccetto, li accomodava sulle panche di legno e... forniva loro gli strumenti per raccontar/si.

Anche questo è Nord. Qui noi viviamo. Qui, ci apprestiamo non al potere, ma alla voce.

29.5.11

i NEUROSCIENZE Amico o no? Colpa del gossip così il pettegolezzo ci cambia

 Ricollegando mi al post precedente



Uno studio americano della Northeastern University di Boston pubblicato su Science dimostra che la maldicenza modifica, letteralmente, il modo in cui "vediamo" le persone di SARA FICOCELLI


DON BASILIO cantava che la calunnia è un venticello, riferendosi all'abitudine, tanto cara all'essere umano, di diffondere con nonchalance maldicenze sul conto di una persona. Il meschino calunniato non poteva immaginare che la scienza avrebbe un giorno riabilitato questa usanza poco elegante elevandola addirittura al rango di "funzione protettiva per il cervello", ma tant'è. Uno studio americano della Northeastern University di Boston 1 pubblicato su Science dimostra che il gossip cambia, letteralmente, il modo in cui "vediamo" le persone: spettegolare rende infatti il nostro sistema neuronale più vigile e pronto a tenere sott'occhio i soggetti di cui di sparla, permettendoci di ricordare la fisionomia di un volto fra centinaia. Nel corso di una giornata, spiegano gli scienziati, incontriamo infatti decine e decine di individui, ma ci focalizziamo solo su un pugno di essi, e non sempre in base a una scelta consapevole. I criteri in base ai quali il cervello filtra e dà la priorità ad alcuni dettagli prescindono da un ragionamento vero e proprio e si basano su informazioni inconsciamente assimilate da fonti incontrollabili. Come il gossip. Uno step è ad esempio quello della suddivisione del mondo tra amici e nemici. Stabilire se una persona rientra nella prima o nella seconda categoria è possibile sia con la conoscenza diretta che attraverso il pettegolezzo. Tale è il potere di calunnie, maldicenze e diffamazioni che, secondo la psicologa Lisa Barrett ce ha condotto lo studio, basta che qualcuno ci parli male di un'altra persona per ricordare quel volto fra mille e plasmare negativamente la nostra opinione in proposito.
Per giungere a queste conclusioni il team della Barrett ha usato la tecnica della concorrenza binoculare, basata sul fatto che se fai indossare a una persona occhiali che separino i due occhi e mostri un'immagine ad uno e una diversa all'altro, l'attenzione e lo sguardo tendono a passare dall'una all'altra figura, domandandosi quale sia più interessante. Il primo esperimento ha coinvolto 66 partecipanti e il secondo 51, mostrando ad ogni persona contemporaneamente immagini sia all'occhio sinistro che al destro. Tra le facce ritratte nelle foto ve ne erano alcune di cui i volontari avevano sentito parlar male, altre viste per la prima volta e altre ancora su cui erano stati fatti commenti positivi o neutri. Tutti hanno indugiato particolarmente sulle facce delle persone definite poco raccomandabili, e molto meno sulle le altre. Una suggestionabilità che, secondo gli scienziati, è anche un'arma di difesa per il cervello: "Questa selezione preferenziale per i cattivi potrebbe proteggerci da bugiardi e imbroglioni, permettendoci di vederli più a lungo e raccogliere in modo esplicito ulteriori informazioni sul loro comportamento", concludono su Science.
Non è la prima volta che la scienza giustifica il pettegolezzo. Uno studio condotto un anno fa dalla ricercatrice dell'Istc-Cnr Rosaria Conte e da Flaminio Squazzoni del dipartimento di scienze sociali dell'Università di Brescia, lo ha ad esempio definito "una forma di comunicazione utile a garantire un certo ordine e a ridurre conflitti sociali". Non sul lavoro, però. Un'altra ricerca dell'Indiana University pubblicata sul Journal of Contemporary Ethnography dimostra infatti che il gossip in ufficio fa solo male, perché intacca la reputazione di capi e colleghi e al tempo stesso ne aumenta potere e influenza. Tutti gli studi sottolineano però il potere psicologico e sociale di questo strumento, per quantificare il quale è stato anche creato un algoritmo, il "Rumours spreading and graph conductance" ("Teorema della diffusione del gossip e conduttanza del grafo"), formula matematica grazie alla quale tre studiosi dell'università La Sapienza di Roma sono riusciti a calcolare con esattezza la velocità di propagazione del pettegolezzo in ogni rete sociale.
"La ricerca della Northeastern University di Boston è molto interessante - spiega Gabriele Miceli, professore ordinario di Neurologia all'università di Trento e associato del Cognitive Neuropsychology Laboratory di Harvard University (Cambridge, MA) - e intrigante  è la metodica utilizzata, perché mette in competizione tra loro proiezioni corticali diverse, trasformando il tempo di riconoscimento dei soggetti in un indice di accesso alle informazioni dei processi neuronali. Detto ciò, è difficile stabilire le ragioni che hanno prodotto il risultato: dovremmo conoscere uno per uno i commenti positivi e negativi che sono stati associati a ogni volto. E' probabile che il cervello sia più suscettibile alle maldicenze perché le sensazioni negative, al contrario di quelle positive, corrispondono tutte a un'area precisa: la paura all'amigdala, l'aggressività al cingolo, il disgusto all'insula, e così via. Una rappresentazione che riguardi in maniera intensa un'area viene quindi codificata e trattenuta più facilmente. Cosa che non accade con le sensazioni positive, che non trovano un correlato anatomico preciso in nessuna zona cerebrale".

MUSICA E' morto Gil Scott-Heron L'altra faccia di Bob Dylan



Scompare il poeta, musicista e intellettuale che, come Dylan al rock, diede la parola alla musica di protesta dei neri, piantando la prima radice del rap. Militante per i diritti dei neri e contro l'Apartheid, attaccò la manipolazione dell'informazione e mise in ridicolo Reagan

di PAOLO GALLORI
NEW YORK - Bianco e nero, storie di vita e storie di morte, si incrociano in una settimana destinata a entrare negli almanacchi della cultura americana. Il 24 maggio 2011 Bob Dylan compie 70 anni. Venerdi 27 maggio, all'età di 62 anni, muore Gil Scott-Heron, poeta, musicista e intellettuale afroamericano, che in un mondo bisognoso di facili etichette era sbrigativamente indicato proprio come il "Bob Dylan nero". Fiero della propria negritudine, Scott-Heron deve aver vissuto con un misto di orgoglio e fastidio simile parallelo che, per quanto illustre e prestigioso, esprimeva esattamente il nemico che nella società americana egli ha combattuto per una vita: giudicare tutto in rapporto a un riferimento unico, vincente e, soprattutto, bianco. In realtà, il nero Scott-Heron e il bianco Dylan negli anni Sessanta e Settanta furono davvero come le due facce della luna. Attraverso il folk, Dylan diede al rock il dono della parola, Gil plasmò un nuovo linguaggio per i neri, liberando e sincopando i suoi versi in spoken-word musicali a metrica libera. Per molti, la prima radice del rap.
Gil Scott-Heron è morto in ospedale a New York. La notizia del decesso è stata diffusa dal suo editore, Canongate Books, che si apprestava a pubblicare l'ennesimo lavoro letterario di Gil, il cui titolo suona come una premonizione: The Last Holiday. L'ultima vacanza, quel viaggio in Europa di ritorno dal quale Scott-Heron si era di recente ammalato.
Gil era nato a Chicago, il primo aprile del 1949, ma cresciuto nel Bronx di New York, quartiere difficile e perfetto crogiuolo per le sue riflessioni sulla guerra tra poveri dell'Altra America, così lontana dal volto rispettabile, pulito e inevitabilmente bianco, dominante nei media. Dopo aver pubblicato nel 1969 il primo romanzo, The Vulture (L'avvoltoio), Gil dedica proprio ai grandi network e alla manipolazione dell'informazione ad opera delle rispettive, bianche proprietà, con la conseguente ignoranza della classe media sui problemi delle città, le sue due più potenti invettive in musica: The Revolution Will Not Be Televised e Whitey on the Moon, incluse nel suo primo album, A New Black Poet -Small Talk at 125th & Lennox, inciso nel 1970 in collaborazione con uno stuolo di musicisti jazz. Nelle note di copertina, il tributo di Gil ai più grandi esponenti dell'orgoglio nero e della musica nera: John Coltrane, Otis Redding, Billie Holiday, il drammaturgo Langston Hughes, Malcolm X, il cofondatore delle Black Panthers Huey Newton, Nina Simone fino a Richie Havens, a cui nel 1969 era toccato aprire il festival di Woodstock.

L'anno successivo Gil pubblica Pieces of a Man, brani dalla struttura più convenzionale rispetto al disco di debutto. Il successo è crescente, anche se le classifiche devono attendere il 1975 per accogliere Johannesburg: militante in prima linea per i diritti degli afroamericani, Gil Scott-Heron considera sua anche la lotta contro l'Apartheid in Sudafrica, che un anno dopo sarebbe entrata prepotentemente nelle cronache mondiali con gli scontri tra studenti neri e polizia nel ghetto di Soweto. Il più grande successo commerciale nel 1978, quando il brano The Bottle arriva fino alla posizione 15 delle classifiche R&B. Un anno dopo, riconoscimento del suo spessore intellettuale e artistico, Gil Scott-Heron partecipa a No Nukes, il leggendario concerto contro il nucleare organizzato al Madison Square Garden di New York da Jackson Browne. Ci sono anche Bruce Springsteen, James Taylor e  Crosby Stills & Nash, tra gli altri. La sua We Almost Lose Detroit finisce tanto nel disco quanto nel film-documentario tratti dalla serata.

Nel decennio successivo, uno degli obiettivi di Scott-Heron non può che essere il presidente Usa Ronald Reagan, repubblicano, conservatore, ultraliberista ed ex attore. Per ridicolizzarlo, Gil si inventa la feroce parodia B Movie, titolo che allude alla modestia dei film interpretati dal paladino dell'anti-comunismo planetario. "Questo paese vuole nostalgia. Vogliono tornare indietro quanto possibile - anche se è solo fino alla settimana scorsa. Non per affrontare l'oggi o il domani, ma per affrontare il passato. E ieri era il giorno dei nostri eroi del cinema a cavallo che arrivavano a salvare tutti all'ultimo momento. Il giorno dell'uomo col cappello bianco o dell'uomo sul cavallo bianco - o dell'uomo che arrivava sempre per salvare l'America all'ultimo momento - arrivava sempre qualcuno per salvare l'America all'ultimo momento - specialmente nei film di serie B. E quando l'America si ritrovò in difficoltà ad affrontare il futuro, cercarono persone come John Wayne. Ma dato che John Wayne non era più disponibile, ripiegarono su Ronald Reagan..."
Nel 1985 le strade di Scott-Heron e dell'etichetta Arista si dividono. Il poeta smette di incidere musica, anche se va in tour, e si dedica ad opere cinematografiche. Nell'ultimo periodo della sua vita iniziano le difficoltà e le amarezze: arrestato una prima volta nel 2001 per reati legati alle droghe, da allora entra ed esce continuamente dal carcere fino al 2007. Da perfetto "Padrino del Rap", altro soprannome attribuitogli in seguito dai critici, non smette di esibirsi in pubblico, accompagnandosi al piano elettrico e alla chitarra.
Gil non è per nulla contento di quell'appellativo, "Godfather", anche se è onorato nell'ascoltare tanti brani di giovani rapper farciti con campionamenti della sua voce. E allora spedisce loro un monito nel 1993, pubblicando l'album Spirits dopo aver firmato con l'etichetta TVT Records. Il pezzo, memorabile, si intitola Message To The Messengers. Ecco alcuni passaggi del testo: "Le parole di quattro lettere o quelle di quattro sillabe non ti faranno diventare un poeta, mostreranno solo quanto sei superficiale e tutti lo capiranno", "Dì a tutti loro, i giovani fratelli che giocano con le armi, che l''uomo' è contento di vederci impegnati a ucciderci l'un l'altro! Abbiamo fatto troppo casino, quando ci stavano sparando", "Giovani rappers, un altro consiglio, prima di togliermi dalla vostra strada. Apprezzo il rispetto che mi tributate e quello che voi avete da dire". L'anno scorso Gil era tornato in sala d'incisione, dove aveva registrato I'm New Here. L'ultimo capolavoro prima dell'ultima vacanza.
(28 maggio 2011)

QUANDO IL PROGRESSO UCCIDE IL PASSATO Cabine telefoniche, addio ma una mail può salvarle


Al via la rimozione, la decisione dopo il crollo dell'uso del 90 per cento. Su alcune sono stati attaccati dei cartelli con un avviso, i cittadini hanno 30 giorni di tempo  per "chiedere che il telefono pubblico resti attivo" tramite posta elettronica

Addio alle vecchie cabine telefoniche. Nell'era dei cellulari, degli smartphone, di internet, il loro destino sembra essere segnato. Infatti, una delibera dell'Agcom (pubblicata nella gazzetta ufficiale numero 77 del 2 gennaio 2010) ha autorizzato Telecom italia a rimuovere i telefoni pubblici 'in eccesso': saranno 'risparmiati' solo quelli presenti negli ospedali, nelle scuole e nelle caserme. E allora in questi giorni capita, girando per la capitale, di vedere affisso su di esse un grande cartello rosso con scritto: "Questa cabina sarà rimossa dal giorno" e una data.
Gli irriducibili sostenitori della necessità delle cabine, però, hanno ancora una arma nelle loro mani: inviare una e-mail all'indirizzo cabinatelefonica@agcom.it entro 30 giorni dall'affissione del cartello di rimozione, "per chiedere che questo telefono pubblico resti attivo", specificando i propri "dati, un recapito, l'indirizzo della cabina e le motivazioni della richiesta". Quante siano state le mail ed eventualmente quali cabine siano 'salve' si saprà forse tra una decina di giorni, quando l'Agcom farà arrivare alla Telecom i dati ufficiali. Poi inizieranno le rimozioni, che in molti casi sono state già fissate per il 20 di giugno.
La rete di postazioni telefoniche pubbliche (ptp), comunque, si è già notevolmente sfoltita negli ultimi dieci anni: se oggi le cabine sono circa 130 mila, nel 2000 infatti erano 300 mila. Nessuno le usa più. Secondo quanto riferisce la stessa Telecom Italia, dal 2001 l'uso delle cabine si è ridotto del 90 per cento, sia come numero di conversazioni sia come media di minuti passati alla cornetta. L'italia, con un telefono pubblico ogni 450 abitanti circa, resta però ancora al primo posto in Europa: adesso quindi l'obiettivo dichiarato è intanto quello di passare da 130 a 100 mila unità. L'autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha precisato infatti che, per ogni anno successivo all'entrata in vigore della delibera, possono essere rimosse al massimo 30 mila cabine. Telecom, entro il 31 dicembre di ogni anno, dovrà comunicare all'Agcom l'aggiornamento della 'banca dati della telefonia pubblica' e presentare un piano di adeguamento delle postazioni pubbliche per l'anno successivo.
Le reazioni.
Secondo Claudia, studentessa 23enne, oggi "la diffusione dei telefonini è tale che credo che il luogo adatto per le cabine telefoniche sia, più che la strada, un museo di arte contemporanea. Appartengono al passato, non le uso da quando andavo al liceo". La pensa in maniera simile Mario, commercialista di 48 anni, secondo il quale "i telefonini, soprattutto quelli di ultima generazione, ci permettono di fare tutto. Oggi è possibile anche inviare una mail o collegarsi ai social-network. Forse però mia mamma, che ha 75 anni, non la pensa allo stesso modo...". Lucia, pensionata 72enne, manifesta effettivamente un attaccamento maggiore alle "vecchie cabine", anche se poi confessa di avere, anche lei, un telefonino "che mi ha regalato mio nipote perché non lo usava più. Ho ancora qualche problema con il cellulare, ma ora non uso più i telefoni pubblici, anche perché è molto difficile trovare le schede".

Gli anziani sembrano quindi più dispiaciuti per questa scelta, anche se pure la loro reazione è maggioramente 'freda' di quanto si possa pensare. Lo confermano anche i gestori di una tabaccheria, in zona piazza Bologna, i quali affermano che nessuno dei loro clienti "si è lamentato per la possibile rimozione della cabina" situata lì vicino, "nemmeno le persone più anziane". Le cabine telefoniche, quindi, saranno solo un ricordo.

 E' VERO CHE  LA TELECOM, PRIMA LA SIP, CON LE CABINE TELEFONICHE NE HA FATTO SEMPRE UN GRANDE AFFARE, FATTO DI MAZZETTE E COSTI SUPER GONFIATI. BENE TOGLIERE IL SUPERFLUO, MA CON CRITERIO. NELLE SCUOLE,OSPEDALI.CASERME, CE SEMPRE QUALCUNO, E' OVVIO QUINDI CHE UN ' EMERGENZA SI SUPERA ANCHE CON IL CELLULARE DI CHI E' NEI LOCALI:MA IN ZONE DELLA CITTA' O LUOGHI POCO FREQUENTATI, IN PERIFERIE POCO O NULLA ATTREZZATE, UN TELEFONO PUBBLICO MI SEMBRA SIA ASSOLUTAMENTE D'OBBLIGO, POTREBBE ESSERE A LIMITE UNA DISPOSIZIONE DEL PREFETTO O DELLA PROTEZIONE CIVILE. CHE SENSO HA L'e-mail DI UN CITTADINO CHE PROTESTA?...NULLA, POTREBBE ESSERE RITENUTA, COME SICURAMENTE FARANNO, POCO CREDIBILE O POCO VALIDA DI CONTENUTO.
INFATTI SE NON DANNO FASTIDIO PERCHÈ TOGLIERLE, ANCHE AVENDO IL CELLULARE POSSONO SEMPRE SERVIRE. QUANTE VOLTE IL CELLULARE SI DIMENTICA A CASA, OPPURE SI SCARICA O SI PERDE, O VIENE RUBATO , OPPURE CADE E SI ROMPE. IL CELLULARE NON CE L'ABBIAMO SEMPRE ATTACATO ADDOSSO. TUTT'AL PIÙ LE CABINE SI POSSONO RIDURRE UN PO' DI NUMERO MA NON ELIMINARLE COMPLETAMENTE!!!!! SAREBBE UN SERVIZIO IN MENO!


28.5.11

Dialogo con un vecchio


                         

 

Musica  di sottofondo  Note di  Luce   dei Tamurita  /Claudia Aru “ Bentesoi


Lo  so che     quando    smetterò  d’inventarmi storie  per evadere  da   questo schifo di mondo  e da questa  c@ΏΏo di realtà che  non puoi cambiare  smetterò di  di farmi  le seghe mentali  . Ma  è  con la  fantasia ed  immaginazione   che  riesco a  raccontare  mie  vicende  , che  ovviamente  in parte modifico e rendo  più letterarie  perché come diceva  il mio prof   d’italiano  di letteratura  italiana   <<  la  letteratura ha  una ricchezza  di situazioni e  di linguaggio  >> . Quratti  esta  storia  per ironia  della  sorte  corrisponde  all’ultimo  n  di  dylan  dog  (  foto al centro )

….  Basta  veniamo a noi 
 Credevo che  gli  ambulatori medici fossero cosi  noiosi  e si parlasse solo di malattie,malasanità, pettegolezzi invece  a volte  trovi  dei vecchi  dispensatori di saggezza. Ma  andiamo con ordine 
Sono seduto che aspetto il mio turno , e  ne  approfitto  per pensare  e meditare  . Scelta azzeccata   visto che mi sono dimenticato)  di portarmi un libro o di comprare  i giornali  e  quelli  che si trovano nelle sale  d’aspetto  dei medici  o  dell’ospedale  sono  nella maggior  parte  dei  casi  un insulto  all’intelligenza o strumenti  per  non far pensare  la  gente   armi di  distrazione di massa  in quanto  contegno   (  contengono  solo  gossip  dello peggior  specie sullo spocchioso mondo dei vip  cioè quello  delle  riviste   che si trovano in edicola  o nello scandalo  o pseudo tale   di  valletopoli  , descritto  da  due  ottimi film :  1) scatti e ricatti di  e chi se  ne frega  se  è un film porno di  Silvio Bandinelli ., 2  )   videocraty  basta apparire  di  Erik Gandini  ) .
Avevo iniziato a leggere ed  ad  addentrarmi  nelle ultime pagine ,le  più oscure del il  giorno de  giudizio di Salvatore  Satta  ,  visto  che  il romanzo e postumo e  quindi  non rifinito  e lineare . Quando  ad  un certo punto  sbuffo senza  pronunciare  nessuna  parola   per  i soliti discorsi  d’interventi mal riusciti  di medici  pressappochisti  , di malattie ,ecc   di alcune  vecchie  carampane  , un vecchietto  affianco  a me  mi guarda  e  come se  mi leggesse  nel pensiero  esclama  : <<  non sono pensieri assurdi … sono  normali per la  sala  d’aspetto  di qualsiasi medico  …. Almeno che  voi  come mi sembra  di capire dl libro che state leggendo  non  consideriate assurda la normalità >> . Io  sottovoce , credendo  di non essere  udito , <<  credevo che  i filosofi di strada ,  dispensatori di saggezza  fossero estinti  >> . Il  signore  << --br-- non giudicatemi male , giovanotto , non sono un filosofo da strada . Semmai  consideratomi un filosofo di coda . Ce ne sono tanti  come me  in giro ,  soltanto   che pochissimi  allenati a viaggiare   o a volare  come  voi  riescono ad individuare  in genere  ci  chiamano  vecchi rimbambiti o vecchi rompicoglioni , nei luoghi più comuni ( poste , uffici pubblici  , ospedali  e  ambulatori medici , ecc ) dove   si formano  file d’attesa . Nessuno sa meglio di noi sa  come  va la  vita  ,  dato che  in coda il tempo trascorre più lentamente  e rimane  molto più tempo  per  pensare  . Mentre  per voi giovani  , ovviamene  senza  generalizzare , non accettate   che  il tempo passi normalmente   e  cercate oltre  che  a sprecarlo di    farlo passare  facendo o qualcosa d futile >> . Annuisco , e guardo l’orologio , ed ecco  che  il vecchio  vegliardo riprende  il  “ sermone “ << (... )  solo da vecchi   ci si rende  conto che il nostro tempo  non è infinito  e quel poco che   rimane  scorrere  sempre  più in fretta  e  cercare  di rallentarlo diventa  la  nostra  missione la nostra unica  ragione di vita .  e per  riuscirci che  c’è di meglio che metterci in coda  ? >>.
<<  Capisco >>, annuendo ed in parte   ricredendomi  perché credevo , esperienza personale con i miei  nonni  di  cui  quella  paterna  malata   d’Alzaimer,  fossero solo vecchi nostalgici  e prigionieri  di un passato ed estranei all’evolversi  dei costumi e delle  mentalità , <<  è un modo  per  esorcizzare la paura  della morte  , presente  con maggiore  frequenza  fra  voi  vecc… ehm … anziani  >> .Lui  ridendo  << non . non equivocare  e ben altro . E’ la paura  di non aver  vissuto abbastanza   d’aver sprecato la vita inseguendo  false aspirazioni e bisogni indotti  sacrificando cosi i nostri veri sogni o se preferisci le  illusioni giovanili  >> Poi mi fa  il  solo  discorso  tipico di tutti gli anziani  <<  la  vita è come una ruota  che gira    e giura >> e io  <<…  gira  su  se stessa  e poi ritorna  allo stesso punto >> .Lui  <<  no  carissimo  , cosi t’illudi . perché la ruota  della vita  gira  si , ma avanza in linea retta  sempre più velocemente  senza  tornare indietro \ al punto di partenza  , e  t’insegue  ovunque  e alla fine ti schiaccia . Poi  il medico  la porta dell’ambulatorio s’apre  chiamando  il numero prima  di me , ovvero  il signore  filosofo . Ricordo ancora le sue ultime parole  << perdonami se  ti ho tediato e ti ho distratto dalla lettura   del tuo romanzo , ma il  fatto  è che  sono vedovo  e i miei figli  non trovano mai il tempo per  venirmi a trovare  e cosi   non ho nessuno o quasi con cui parlare  >> . Non lo rividi mai più . Speravo  di rivederlo , avrei voluto continuare la discussione , ma l’ho ritrovato  qualche  giorno dopo in  un loculo del cimitero .

27.5.11

un omofobo mi scrive

Proprio mentre  leggo , fra l’email  scaricate  oggi,   questa che  riporto  sotto ,il lettore  cd  suona  Claire de lune di Debussy  tratto da  Best 100 piano  raccolta  in 6 cd  di  tv sorrisi e canzoni

Salve
Ho letto sulla bacheca  di  ******** nostra  comune ¨ amica ¨ su  face book  , il  tuo scritto sui vergognosi  fatti   avvenuti alla Bocconi .
Premetto  che   sono fra i  “ presunti “ omofobi  perché  pur essendo  stato educato  in famiglia     al rispetto  della diversità  e a non giudicare  le scelte altrui considero, per scelta personale  e per la mia formazione esterna  ad essa   l’omosessualità come vizio e come malattia ,odiando l’esibizionismo  e l’esaltazione a tutti i costi della  diversità .
Ma sono d’accordo  con te  per lo sdegno che provi per le  vili scritte  sul cartellone dell’iniziativa  di Milano , perché si  posso criticare  le  idee e le convenzioni  , ma  non offendere   (   salvo che  l’adesione   a tali scelte   può essere dettata  da ignoranza , mancanza  d’informazione  ed  incapacità o non  volontà  a mettere in discussione  ciò che erroneamente  s’apprende )  le persone   che la praticano  mettono in atto  . 
Con questo ti saluto  invitandoti a  continuare  cosi   e facendoti i complimenti per  i tuoi  ottimi post  .

p.s

Visto che tra  gli anti omofobi c’è  molto spesso  una  sorta  di caccia  alle  streghe verso di noi  , ti  pregherei se  dovessi pubblicare  tale lettera  di  non mettere  il mio  nome    e di mettere  o lettera  firmata  o  un nome di fantasia  .  Grazie  e  di  nuovo  saluti

Lettera  firmata


Questa lettera a volerla leggere  con attenzione  e a  360°  dice  molte  cose  . In particolare  che  fra   anche gli omofobi  e  tutti \ e quelli che considerano l’omosessualità  una  malattia  cos  che  l’Oms ha  smentito  c’è vivo il sentimento del rispetto anche se quasi ipocrita ( vedere il video  del discorso di de  Andre’  riportato nel post precedente  oppure  qui  ) o  questo pezzo tratto dal film il vento fa il suo giro




26.5.11

un coraggioso 13 enne che fa della legalità e della lotta alla mafia un suo valore ma i coetanei lo considerano infame

"Falcone e Borsellino, sono i miei emblemi. Sono emblemi di giustizia ormai spenta che dobbiamo iniziare a far riaccendere, perché così non si può andare avanti". Giuseppe, 13 anni, nato e vissuto nel rione Paolo VI, profonda periferia di Taranto, è diventato un simbolo di legalità. Tra le palazzine dove vive in cui la mala spadroneggia, coltiva il sogno di diventare magistrato e per questo a scuola è tra i migliori. Quel suo sogno, però, è diventata una colpa.
I coetanei lo chiamano "infame" o "testa storta", perché Giuseppe ha subito quattro operazioni. E porta addosso le cicatrici degli interventi, anche quelle sono motivo di sberleffo. L' ultima volta i compagni lo hanno scaraventato a terra per filmarlo e piazzare le immagini su Youtube. Lui si è ribellato. Il professore lo ha difeso. Ma Giuseppe ha fatto di più. Ha scritto una poesia per raccontare le angherie subite e descrivere la vita del suo quartiere. Ha spedito quei versi, intitolati "lo Stato a parte", alla redazione tarantina del nuovo quotidiano di Puglia. Così il suo calvario è diventato pubblico, e lui si è trasformato in un esempio di coraggio e resistenza.
Dopo essere stato ospite delle fiamme gialle e aver trascorso una giornata da finanziere, ha incontrato il procuratore di Lecce e anche quello di Bari, Antonio Laudati, nel suo tour a difesa della legalità

25.5.11

Bocconi, nuove scritte omofobe "Il gas di Auschwitz contro i gay BASTA

Inizialmente  dopo aver letto l’ennesimo atto imbelle  e razzistico oltre  che omofobo , sotto l'artiolo di repubblica online d'oggi 25  c.m

Dieci giorni dopo l'aggressione a uno studente omosessuale, sul manifesto di un convegno  organizzato nella storica università milanese si invoca lo Zyklon B. C'è un'inchiesta interna

di MARCO PASQUA
Sembrava un episodio, peraltro subito condannato dal rettore con una lettera inviata a studenti e docenti. L’aggressione verbale subita, circa dieci giorni fa, da uno studente che aveva cercato di evitare che si strappassero alcuni manifesti sulla giornata contro l’omofobia, a firma dell’associazione Bocconi Equal Students (Best), doveva essere una brutta parentesi da archiviare in fretta. Ma non è stato così: mani omofobe hanno imbrattato alcuni poster con insulti e un volgare riferimento alla Shoah. A finire nel mirino sono stati i manifesti che pubblicizzavano un convegno, organizzato dalla stessa Best, che si è tenuto lunedì scorso. Il blitz ha avuto luogo al quarto piano dello storico edificio di via Sarfatti, lo stesso dove era stato aggredito verbalmente lo studente. A incastrare l’autore (o gli autori) del gesto, ci potrebbero però essere alcune telecamere.
“Uomini che amano le donne” era il titolo del convegno sul talento femminile in ambito lavorativo, e al quale ha preso parte, fra gli altri, Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd e militante Glbt. Gli insulti sono stati scritti con penna e pennarello blu: “I froci si curano a Zyklon b” (usato nei campi di sterminio nazisti) e “L’hiv la vostra punizione”, sopra ad una freccia che punta diritto al nome dell’associazione bocconiana che si batte per i diritti delle persone Glbt. Tra gli studenti c’è il timore che i rigurgiti omofobi possano presto trovare altri fanatici sostenitori.
I tecnici dell’università stanno già visionando le immagini catturate dalle telecamere a circuito chiuso. Dal rettorato viene fatto sapere che, qualora si dovesse risalire ai responsabili delle scritte, questi saranno immediatamente deferiti alla commissione disciplinare. «Ora bisogna tutelare e incoraggiare i ragazzi dell’associazione — dice Scalfarotto — anche perché bisogna evitare che si verifichi un’escalation di casi del genere. Purtroppo, la legge Mancino non è stata mai estesa alle tesi omofobiche. Mi chiedo però se scritte del genere, in un Paese civile, non creino sufficiente allarme sociale da poter essere deferite alla magistratura».

ho scritto di gettto questo post

D’odio e imbecillità che  và al di là  d’ogni spiegazione  logica  ( mancanza  d’educazione  famiglia  e scuola  alla diversità , educazione  troppo  bigotta  \ ipocrita  , o sessuofobica  , ecc )  che porta  ad odiare  , nei casi  più gravi  , ad  odiare  o  all’indifferenza  verso   gli atti   e gli insulti non solo  più  verbali  , verso  gli omosessuali  quelli   che noi  e noi chiamiamo per  buonismo  ipocrita  , quando va bene  ,   diverso

finendo  per  diventare   incomprensibile  e che  porta ad atti di discriminazione  vedere ( o rivedere  visto che il film in questione  è  del 1993 , ma  viste le tematiche  trattare  non conta  un  … di  che  anno sia  ) soprattutto  a gli omofobi o chi  ha  avuto  una  tale educazione ad essa o vicina  ad  essa  vedere righe  precedenti  ) il film  philadelfia  ne  trovate  sotto un promo  
 
Invito  , quindi  o voi omofobi o presunti tali ( dico presunti perché se non si trova  il coraggio di mandare  a fncl i politici  omofobici \ filo vaticano , mettersi in discussione  e smettere d’accettare passivamente  \  acriticamente  una tale educazione  , senza indignarvi   si finisce per  diventarlo )  apritevi a  360  gradi  e  guardatevi dentro perché molto spesso   ciò è sintomo di una latente  omosessualità  e  liberatevi del pregiudizio  .

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...