31.8.21

I murales sono di pietra: dove l'arte è inclusiva A Lettomanoppello, in Abruzzo, le opere murali sono pensate per essere fruite anche da chi non può vederle.


I murales sono di pietra: dove l'arte è inclusiva  A Lettomanoppello, in Abruzzo, le opere murali sono pensate per essere fruite anche da chi non può vederle. E per 10 giorni arrivano artisti da tutto il mondo
                                                         di Francesco Collina


Bianco e nero, luce ed ombra. Questa il tema del simposio “10 giornate in pietra 2021” che si tiene dal 18 al 29 agosto a Lettomanoppello, celebre “Città della pietra” che aspira ora a diventare il primo paese addobbato con murales in pietra pensati anche per essere fruiti dai non vedenti.

All’evento partecipano 5 artisti internazionali, 2 scalpellini e altrettanti studenti dell’Accademia con il contributo dello scultore non vedente Felice Tagliaferri, ospite speciale della manifestazione. Per questa edizione, per avvicinare le giovani generazioni alla lavorazione tradizionale della pietra calcarea della Maiella, sarà presente un laboratorio in pietra curato dallo scalpellino Enrico Iacuone dove potranno partecipare scultori, bambini, o semplici appassionati. “L’arte è inclusiva da sempre - precisa Felice Tagliaferri - la mia missione è quella di farla realizzare da tutti perché chiunque ha qualcosa da dare agli altri”. di Francesco Collina immagini aeree di Andrea D'Alimonte Il servizio è stato pubblicato su Gedi Watch,ne riporto sopra il video , il magazine digitale del Gruppo Gedi: ogni settimana il racconto di attualità e personaggi dei territori, nei reportage esclusivi firmati dai nostri videomaker. Puoi trovare tutte le puntate qui: www.gediwatch.it

sottto ulteriori news sulla manifestazione prede da quest' articolo di www.terraecuore.net/

E’ tutto pronto per l’evento che si svolgerà per 10 giorni a Lettomanoppello “Città della Pietra” della Maiella con la direzione artistica di Stefano Faccini, Il tema è: “Maiella Bianca e Maiella Nera” le due facce della montagna madre, quella ‘bianca” della lavorazione della pietra alla luce del sole da parte di scalpellini e scultori e quella “nera” dei minatori che lavoravano nelle cavità sotterranee.
A questa edizione parteciperà Felice Tagliaferri, artista non vedente, di fama internazionale, per il quale l’aspetto tattile della lavorazione del marmo rivela dettagli non percepibili con il solo uso della vista. Ad affiancarlo ci saranno 5 artisti internazionali, selezionati da una giuria tecnica e popolare. Scultori di spicco nel panorama artistico italiano e straniero: Claudia Zanaga, Giuseppe Colangelo, Luca Marovino, Michele Montanaro, Yunmi Lee. Ad accompagnarli due maestri scalpellini locali, Francesco Gigante e Gianni Alberico.
E’ tutto pronto per l’evento che si svolgerà per 10 giorni a Lettomanoppello “Città della Pietra” della Maiella con la direzione artistica di Stefano Faccini, Il tema è: “Maiella Bianca e Maiella Nera” le due facce della montagna madre, quella ‘bianca” della lavorazione della pietra alla luce del sole da parte di scalpellini e scultori e quella “nera” dei minatori che lavoravano nelle cavità sotterranee.
A questa edizione parteciperà Felice Tagliaferri, artista non vedente, di fama internazionale, per il quale l’aspetto tattile della lavorazione del marmo rivela dettagli non percepibili con il solo uso della vista. Ad affiancarlo ci saranno 5 artisti internazionali, selezionati da una giuria tecnica e popolare. Scultori di spicco nel panorama artistico italiano e straniero: Claudia Zanaga, Giuseppe Colangelo, Luca Marovino, Michele Montanaro, Yunmi Lee. Ad accompagnarli due maestri scalpellini locali, Francesco Gigante e Gianni Alberico.
Al simposio parteciperanno con le loro opere anche due ragazzi, Giorgia Tiberio dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e Matteo Marovino dell’ Accademia di Belle Arti di Carrara.
Le 9 opere realizzate saranno degli altorilievi che andranno ad addobbare il centro storico del paese e consentiranno che Lettomanoppello diventerà il primo borgo del mondo con Murales in Pietra.
L’artista Giuseppe Colangelo di Castiglione Messer Marino, ha preso parte a numerose mostre e simposi internazionali di scultura. Suoi materiali d’elezione sono marmo, terracotta, legno fino ad arrivare alla pietra della Maiella che da sempre utilizza per le sue opere. Il bozzetto ideato per le 10 Giornate della Pietra e che realizzerà durante il simposio, vuole presentarsi come una suggestione attraverso la quale ogni spettatore potrà trovare una diversa chiave di lettura. La Maiella, culla di piccoli fossili, che ad ogni spacco rivela la storia della montagna facendoci comprendere come la pietra sa trattenere il tempo. E’ un’occasione per partecipare a trovare la propria visione, oltre che prendere parte a narrazione di racconti, a laboratori della pietra, a mercatini di prodotti tipici e artigianali.


Il ct della 4x100 azzurra Filippo Di Mulo racconta il percorso che ha portato al trionfo olimpico., Le carrozzine speciali per la paralimpiadi Dalla scherma al basket all'atletica

 


: vi svelo come è nato l'oro Fogli di calcolo e test di sincronia: Filippo Di Mulo racconta il percorso che ha portato al trionfo olimpico. E rivela cosa si sono detti i campioni prima dell’impresa


Le carrozzine speciali per la paralimpiadi
Dalla scherma al basket all'atletica: c'è una variante per ogni sport. Siamo entrati in una fabbrica dove si forgiano gli strumenti che accompagnano gli atleti a Tokyo

   

Oney Tapia dal baseball al lancio con il disco e Porcellato francesca A 50 anni vince l'ARGENTO nella cronometro H3, sua 14esima medaglia in 11 Paralimpiadi (3 sport: atletica, sci, handbike)

ho letto poco fa su twitter , poi ritwittato suul mio account , questo post della bellissima notizia

Fra le   loro storie     ho  scelto quella   di Oney Tapia . La sua storia  è , come suggerito da lorenzo tosa , una delle storie di disabilità che merita davvero di essere raccontata.Cubano di nascita, una grande passione per lo sport nazionale, il baseball. Poi l’arrivo in Italia, nel 2002, a 26 anni, a un’età in cui la carriera di un atleta dovrebbe essere all’apice. Ma per lui, quella vera, non è ancora neanche all’orizzonte. Gioca professionalmente a baseball, poi a rugby. Solo che non basta per sbarcare il lunario, così Oney trova lavoro come giardiniere. È il 25 maggio del 2011 quando un enorme tronco, piegato dal taglio, gli crolla sul viso, all’altezza degli occhi, provocandogli lo scoppio dei bulbi oculari.La diagnosi dei medici è impietosa: << Mi dissero che non avrei più visto.All'inizio ridevo quando mi spiegavano quante cose possono fare i non vedenti, non mi sembrava possibile” racconterà un giorno, “anche perché quello era stato un mondo a me totalmente estraneo fino a quel momento. E invece ho scoperto che era vero.>>
Abbandona baseball e rugby e si dà all’atletica paralimpica, specialità lancio del disco. Ed è un successo dietro l’altro. Primatista italiano nel 2013, argento a Rio 2016, campione europeo nel 2018 con tanto di record del mondo. Infine - è notizia di queste ore - lo storico bronzo a Tokyo nel getto del peso a 45 anni compiuti. Nel frattempo si è tolto pure la soddisfazione di vincere l’edizione 2017 di “Ballando con le stelle”, esibendosi in una salsa da brividi insieme alla maestra Veera Kinnunen bendata.<< Sinceramente non farei a cambio con uno che ci vede>> dice lui. <<Questa esperienza mi sta arricchendo. >> .va precisato che il bronzo l'ha vinto in una disciplina non sua, il getto del peso; per il lancio del disco, che si svolgerà nei prossimi giorni ed è la sua specialità, possiamo sperare anche in una medaglia di materiale più pregiato! IL che dimostra che non tutti gli Invalidi e che ha delle disabilità si piange addosso . Ma lo accetta e nene fa la sua corazza .Infatti insieme a Bebe Vio, Assunta Legnante , Oney Tapia è il simbolo di questa Paralimpiadi da record. L’Italia , e qui concordo con Tosa , da cui - specie in questi tempi di indecenza morale - avrebbe da imparare a vivere. Infatti Mentre siamo subissati dal disagio patologico e violento dei cosiddetti No pass che scendono in piazza e pestano i giornalisti straparlando di libertà, senza neanche sapere dove stia di casa, leggere (e anche scrivere) storie come quella di Oney Tapia e di tutti i grandi atleti azzurri che stanno facendo la Storia alle olimpiadi prima e adesso alle paraolimpiadi di tokyo, fa bene alla salute. Ogni tanto bisogna ricordarsene che esistono anche esseri umani come lui, altrimenti ce ne dimentichiamo. Infatti

Anna Maria Masina
Lorenzo Tosa ciò che sta accadendo alle paraolimpiadi non è altro che il riflesso della vita di tutti i gg delle persone disabili. L’isolamento, l’indifferenza, la non accettazione del diverso ( diverso poi rispetto a quale parametro??? Booo) l’impossibilità di muoversi in una città come Roma, la mancata inclusione, la lotta giorno per giorno per ottenere un nulla rispetto a ciò di cui si avrebbe bisogno LA TOTALE SOLITUDINE del disabile e della sua famiglia nemmeno la immaginate. E se non sei qualcuno o se non hai soldi… si vive nello sprofondo più assoluto!

 vero ma    impariamo da queste storie !! 🥇🥇  mai arrendersi 

 Avevo appena   finito   di  scrivere di  Lui    che  m'arriva   una  notifica dai miei contatti  twitter   , in cui   si  riporta     l'incredibile   storia  di  



A 50 anni vince l'ARGENTO nella cronometro H3, sua 14esima medaglia in 11 Paralimpiadi (3 sport: atletica, sci, handbike) La Rossa Volante è una leggenda dello sport. Unica al mondoBandiera italiana

 

30.8.21

Io, infiltrato tra i No Vax per bloccare i gruppi che diffondono falsità online"

repubblica 24 agosto . dove no riesce la polizia postale riescono loro iweb attivisti .

 

Io, infiltrato tra i No Vax per bloccare i gruppi che diffondono falsità online"

Una manifestazione anti-Green Pass 
Francesco, 30 anni, torinese, e altri attivisti guidati dall'anonimo "Capitan banana" sono riusciti a far chiudere 21 diramazioni locali della rete No Green Pass su telegram

Francesco ha trent'anni, è torinese e ha un nickname che protegge quasi al pari della sua identità perché è quello con cui si è infiltrato assieme ad altri amici di tutta Italia in una serie di gruppi negazionisti, si è accreditato ai loro occhi fino a diventarne amministratore e poi li ha chiusi a tradimento.Finora ne hanno sabotati una trentina e il coup de théâtre è stato un paio di settimane fa, quando hanno chiuso contemporaneamente ben 21 diramazioni locali della rete No Green Pass Italia: Roma, Torino, Alba, Legnano, Asti, Rivoli, Valli di Lanzo, Val Sangone, tanto per citarne alcuni, e anche Chivasso, uno dei centri più attivi visto l'epicentro della Torteria nelle manifestazioni contro vaccini e mascherine.A coordinare tutta l'operazione è stato un pioniere di queste attività, un giovane romano che sul web si fa chiamare Capitan Banana. Si presenta nei video con il volto mascherato da occhiali da sole e fazzolettone sul viso, si diletta in un'operazione di educazione collettiva facendo screenshot delle più assurde panzane che la gente scrive sui social e corredandole di commenti pungenti.Già questo gli vale insulti, minacce di querele - "ma non mi è mai arrivato alcun atto giudiziario", chiarisce l'attivista romano - ma anche una collezione privata di trofei virtuali accumulati dall'essersi introdotto in una serie di gruppi complottisti di diversa natura, che poi ha messo alla berlina e in alcuni casi ha fatto chiudere.Vedendo il ripetersi nelle iniziative no vax della Torteria, Capitan Banana aveva invitato i chivassesi a una reazione. Che è arrivata con una contromanifestazione in piazza ma anche con una strisciante guerra che Capitan Banana, Francesco e gli altri ragazzi, torinesi ma non solo, hanno messo in atto nei vari gruppi Telegram."Il nostro impegno è contro la disinformazione che circola sui vaccini anti-Covid", racconta Francesco. "C'è un mondo su Telegram di fake news assurde, ma anche pericolose - continua Marta, un'altra infiltrata - Frequentando quei gruppi ci siamo accorti che oltre alle bufale sui microchip o l'Aids inseriti con il vaccino, ci sono anche madri che non fanno più uscire i figli di casa perché hanno paura che vengano contagiati dai vaccinati, mica dal virus e alcune persino non li portano dal medico e cercano consulti online: e se a causa di queste follie ci scappa un morto? Noi vogliamo fare la nostra parte per evitarlo".Le armi per smontare negazionismi e complottismi sono quelle del sarcasmo e dell'ironia, più da "acchiappa bufale" che da giustizieri alla Charles Bronson. "La strategia è di mettersi in evidenza nelle conversazioni ma senza destare sospetti - illustra Francesco - Bisogna avere pazienza e aspettare il momento opportuno per dire la parola giusta che conquista la fiducia. Alla fine sono loro gli stessi organizzatori del gruppo a chiederti la disponibilità a dare una mano e ti nominano amministratore".A quel punto uno degli infiltrati ha le chiavi del gruppo, ma anche gli amici sono pronti a uscire allo scoperto al momento opportuno. E i ragazzi di Capitan Banana hanno scelto di farlo tutti nello stesso momento, postando a raffica immagini di banane per sbeffeggiare i partecipanti del gruppo prima di oscurarli. "Naturalmente non la prendono bene - conclude l'animatore dell'iniziativa - Alcuni giorni fa come ritorsione la nostra pagina è stata inondata di immagini pedopornografiche e abbiamo segnalato l'episodio alla polizia postale. Ma non demordiamo. Noi non diremo mai a nessuno di vaccinarsi e rispettiamo anche chi non lo fa, ma deve essere una scelta individuale e ragionata, non come conseguenza di una campagna distorta che semina terrore sui vaccini sbandierando tesi infondate e clamorose falsità".

29.8.21

Radici, Storie di Libertà / Valentino Notari: "Io, bisex, posso amare senza limiti. E grazie al cosplay posso essere chiunque"


27 agosto 2021

Radici, Storie di Libertà / Valentino Notari: "Io, bisex, posso amare senza limiti. E grazie al cosplay posso essere chiunque"

 "Sì, noi bisessuali esistiamo. Non siamo persone confuse, non siamo gay repressi, non siamo eterosessuali curiosi. Siamo semplicemente degli esseri umani che si innamorano di qualcuno a prescindere dal suo genere". Valentino Notari, cosplayer di fama mondiale, racconta nella nuova puntata
della rubrica "Radici, Storie di Libertà" di Repubblica, la sua passione per il cosplay, l'arte di travestirsi da personaggi di videogiochi, fumetti o letteratura fantasy. "Credo che non ci sia limite a ciò che si può diventare con il cosplay - spiega Notari, che ha rappresentato anche l'Italia al World Cosplay Summit in Giappone - perché è un'arte che permette di trasformarsi davvero in qualunque cosa o in qualunque person

 

a. Per me è stato un modo per avvicinarmi al mio lato femminile e per scardinare quegli stereotipi che io stesso avevo interiorizzato durante la mia vita". Notari è autore del romanzo Cosplay Girl (Mondadori) in cui racconta la storia di Alice, una bimba considerata "strana" che crescendo scoprirà, grazie a un'amica conosciuta al Lucca Comics and Games, che le strade per realizzare i propri sogni sono molte di più di quelle che aveva immaginato.

 

di Pasquale Quaranta

Riprese di Maurizio Stanzione e Sonny Anzellotti

Montaggio di Mariagrazia Morrone

gli avvoltoi complottisti usano un presunto ( ma non tanto ) femminicidio per giustificare il loro no ai vacini . il caso della la farmacista 37enne trovata morta in casa nel pomeriggio del 25 agosto dal compagno a Castelfranco .

 di cosa stianmo parlando 


da   https://www.facebook.com/groups/analfabetismofunzionale
Una giovane donna purtroppo viene trovata morta dal compagno nel suo appartamento ( vedi url sopra ) per cause ancora da chiarire . Ovviamente gli avvoltoi e le carogne gongolano (merdacce con rispetto per la merda ) dando già la colpa al vaccino. Oggi si paventa la possibilità di un omicidio di genere o meglio un femminicidio , infatti la procura ha aperto un inchiesta in merito per omicidio volontario, e ovviamente tali minus habentes non ci stanno: è tutto un complotto per insabbiare la verità . Ma certa gente lo sa cos'è il pudore ? che altro dire se non che è una dura fatica trattenermi da odiare le persone ed incanalare ( vedere i miei post precedenti in particolare questo : non esistono più gli odiastori di una volta ) l'odio non verso le persone ma verso il loro pensiero .
E che mi sono Mi sono proprio rotto le .... di parlare con certi odiatori complottisti è come dare le perle ai porci . Infatti Va bene avere dei dubbi , ed odiare perchè fa parte della natura e dell'animo umano . Ma arrivare a negare tali situazioni ed insistere fa di te una carogna , un asino impastato che non ha rispetto per simili tragedie omicidio o suicidio oppure omicidio inscenato in suicidio .

Il calcio in rosa non è più all’ acqua di rose

 una  bella   notizia  per  le  appassionate   e  le  tifse  di calcio . adeso anche   le  donne     che ratoicano questo  sport  hanno   visibilità 


IL CAMPIONATO FEMMINILE HA FINALMENTE UNA COPERTURA TV DEGNA DI QUELLO MASCHILE .« HO L’ ADRENALINA A MILLE », CI DI CE LA CONDUTTRICE FRANCE SCABRI ENZA





piuttosto che commerazioni ipocrite per le vittime dei femmicidi è meglio il silenzio il caso la targa contro il femminicidio del sindaco leghista di Motta Sant’Anastasia la giunta leghista in memoria di Vanessa Zappalà

 

Spesso , come dice Lorenzo Tosa , la parte più interessante, quella fondamentale quando si parla di questi temi, la scovi non nei grandi e strazianti fatti di cronaca ( quella è la punta dell’iceberg ), bensì nei dettagli, nell’uso sottile del linguaggio, nelle sfumature di significato. E questo è uno di quei casi. Sotto questo post leggerete decine e decine di commenti (quasi sempre di uomini) che - magari anche in buona fede - diranno di non capire perché questa frase sarebbe maschilista. Perché la verità, di base, è che ogni maschio, non solo in Italia, è cresciuto con questo esatto retaggio culturale (me compreso) e toglierselo di dosso richiede una lunga, lunghissima educazione emotiva. Anche per quello insisto: su quello bisogna lavorare, sulle parole, sul linguaggio, sull’educazione emotiva dei nostri figli. Altrimenti tra trent’anni saremo qui a fare gli stessi identici discorsi, a invocare pene severe, forche, gogne, ad ogni nuovo femminicidio. Che è la via della rabbia e della pancia, ma non risolve i problemi. Li sposta solo un po’ più in là.

Infatti ecco cosa è successo recentemente a Motta Sant’Anastasia,per  commerare   l'ultima (  per ora )  vittima   del femminicido  \  violenza  di genere   


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Motta Sant'Anastasia panchina femminicidio

Il sindaco di Motta Sant’Anastasia, primo cittadino di una giunta leghista, comune nel catanese, è finito sul banco degli imputati per una targa applicata su una panchina in memoria delle vittime del femminicidio e che sui social è stata giudicata da più parti “maschilista”. Un

“Il valore di un uomo lo vedi nel sorriso della donna che ha accanto”, recita così la frase scelta per commemorare le donne. In. calce, come se fosse una firma, i nomi di battesimo dei promotori di questa iniziativa. Rimane da capire in che modo questa frase commemori le donne. E soprattutto, varrebbe la pena approfondire come ci sia arrivati a queste parole nelle settimane che ci hanno restituito l’ennesima incolpevole vittima di un femminicidio  questa volta proprio in Sicilia.

La targa “maschilista” sulla panchina rossa contro il femminicidio che ha fatto infuriare i cittadini nel catanese. Polemica contro il sindaco

Nel mirino della comunità c’è finito il sindaco del comune, responsabile dell’iniziativa. Il comune di Motta Sant’Anastasia dista solo 30 minuti di auto da Aci Trezza, la sensibilità verso quello che è accaduto è stata tanta in tutto l’hinterland. Ma questa scelta ha irretito tutta la comunità.  “Non credo si possano scegliere parole peggiori per commemorare le vittime di violenza di genere”, si legge nel post con foto sul gruppo di attivisti Laboratori di genere. “Sempre e solo loro al centro dell’universo, che poveracci”, commenta una utente, seguita da


chi rilancia: “Chissà chi l’ha messa, bisogna fare un blitz e toglierla” e da chi sottolinea: “C’è poco da indagare, l’amministrazione comunale leghista del mio paese. Lo so, è squallido sottolineare che trattasi di amministrazione leghista ma così è”. Anche alcuni consiglieri comunali hanno detto la loro. “Ringrazio l’Amministrazione leghista di non avermi coinvolto nella realizzazione di questa imbarazzante targa, – scrive il consigliere Festa. – Oltre a inserire i nomi di battesimo dei singoli consiglieri di maggioranza, consegnando al paese un messaggio di parte (per non dire propagandistico) e non universale (così come dovrebbe essere), si utilizza una frase che pone al centro l’uomo e il suo “valore” quantificato dal sorriso di una donna, magari intenta a esprimere il proprio valore, sottaciuto e meno importante di quello dell’uomo, pulendo casa o lavando i piatti. Una frase banale e dannosa. Lo dico sempre, le parole sono importanti e lo sono molto più dei gesti. Purtroppo c’è ancora tanta strada e tanto lavoro da fare”.

non occorre essere costituzionalisti o esperti di legge per dire che il decreto sul Green pass \ lasciapassare è fatta male

  In  sottofondo
Green Pass · Vincent Deboers Relax

 Generalmente  uso     facebook  per   ripondere  al  commenti    dei post    che  scrivo  o condivido       , ma quando  la  risposta  è troppo lunga  , meglio un altro canale  comunicativo ,  il  blog  a cui  l'account   e  la pagina  sono appendici  ,   in questo  caso  .  Nel  post   d'oggi  rispondo    a     questo   commento
Se accampi diritti hai anche doveri..
haagione perché la legge sul green pass è fatta a .... Ultimamente siete diventati anche costituzionalisti, grande posto FB, specialisti a gogò..
fattomi  su  questo   post  https://bit.ly/3BrUyw9   Non  c'è bidsogno d'essere  costituzionalisti    per  dire    che    questo provvedimento  è  fatto a  ....    ed   il dereto  è  applicato   come dimostrano questi due     video   caustici  di  del comico  Dado




 Io sono per  il green pass  ,  ma  l'applicazione  dev'essere     fatta bene     e    per tutti  allo stesso modo Infatti    a mio  avviso    tale strumento   andrebbe  usato   per  luoghi   molto  frequentati    come  entri commerciali , estetisti  , ecc  .  Infatti   nel mio paese  (  circa  10\2 mila  abitanti  )   i  focolai     si sono diffusi perchè   gente    contagiata     che  dovrebbe  rimanere  in quarantena domiciliare    è  andata    dall'estetita  o  fare la  spesa .  Quindi  in tutti i luoghi    e non  in alcuni si ed  altri no     come  dice   la  lettera  , anonima   come  al  solito  ,  publicata  dal sito cittadino Gallura news   e  da me   commentata     nel  post  prima  citata  
Allora, io sono ligio anche se critico alle regole soprattutto quando riguardano la salute pubblica , o almeno cerco di esserlo, sono bi-vaccinato, ho il Green pass e non faccio che scrivere "editoriali " ed condividere post per dire che i no vax e i noGreen pass [ termine generici perchè non tutti\e che fanno questa scelta la fanno perchè sono creduloni di bufale ascientifiche , ma lo fanno per paura e per motivi di salute ] sbagliano a  non tentare o  a combattere . E ricevo fior di lettere ed commenti civili la magffior parte  dei medesimi no vax e no Green pass, i quali tentano di spiegarmi che hanno ragione loro, che gli effetti a lungo termine, che la sperimentazione, che le case farmaceutiche, che tanto è come un raffreddore... Eh no, ribadisco io, soprattutot  neoi  confronti     degli ultimi due  casi  ascoltate i medici delle terapie intensive, guardate le cifre, leggete le tremende confessioni di chi dal letto d’ospedale si dice pentito di aver rifiutato la punturina. Mi sembra tutto così limpido, così lineare: se sei vaccinato va tutto bene, se non lo sei corri rischi, e oltretutto non puoi andare a cena fuori, al cinema, allo stadio, al museo eccetera eccetera. Sarebbe proprio il caso di dire: più chiaro di così si muore.
Ecco perché non mi va giù la faccenda dei ristoranti che obbligano i “Greenpassisti” amangiare al chiuso. Sì, perché in giro per l’Italia sta succedendo esattamente questo (vedi anche   una delel tantger  lettere    ricevute      riportata  sotto )  . In questo ultimo anno, anno e mezzo moltissimi locali si sono dotati di tavoli all’aperto, e tanti di loro adesso “riservano” quei posti a chi non è vaccinato. Tu Greenpassista magari hai prenotato proprio in quel ristorantino che conosci, dove sai che mangerai vista mare (o montagne), ti presenti con la famiglia, esibisci orgoglioso la tua patentina verde e - sorpresa - il gestore ti prega di accomodarti all’interno, già bello pieno, ed è rimasto solo posto all’uscita della cucina, o davanti alla porta del cesso, o a un metro dal forno delle pizze. Protesti, certo. Ma lui, il gestore, poveretto, ti spiega che già aveva rischiato di chiudere baracca, e quindi non può permettersi di perdere gli incassi dei no vax. Li fa mangiare all’aperto, che altro deve fare ? E tu, caro cliente ligio alle regole, siediti brontolando dove loro, i resistenti, i refrattari, i complottisti, i paurosi non possono entrare. È la beffa del momento. La grande rivincita dei no vax  . Sì, proprio quelli che ti guardano sogghignandomentre sbafano gli spaghetti alle vongole godendosi il bicchiere di bianco ghiacciato, l’aria pulita, il cielo terso, la dolce risacca della spiaggetta lì sotto, e intanto a te tocca l’antro buio e impregnato degli odori di fritto. A me non è (ancora) capitato, ma se ne parla, eccome. E non si può neppure dare la colpa ai ristoratori che, salvo rare eccezioni, ce la devono mettere tutta per non fallire. Prendersela col governo, allora? Che senso avrebbe? L’introduzione del Green pass è una misura doverosa, pensata per ridurre le occasioni di contagio e in definitiva garantire la salute di tutti. Faccio appello ai miei sbiaditi ricordi universitari di Filosofia: questa vicendami pare l’esemplificazione perfetta di quel fenomeno che si chiama (attenzione: espressione difficile 😒) eterogenesi dei fini. Cioè, tu compi un’azione che ha un determinato scopo (in questo caso, agevolare chi è vaccinato) e per una serie di circostanze esterne ottieni l’effetto opposto (in questo caso, agevolare chi non è vaccinato).Vabbè, passerà anche questa. Come si usa dire, c’è di peggio, nella vita, che cenare al chiuso, e c’èdimolto peggio in questa pandemia. Anche perché questo famigeratoGreen pass, finora, non sembra aver attecchito più di tanto. A parte chemolti vaccinati non riescono ad averlo (vedi la lettera di Silvia nella pagina seguente), non sempre viene chiesto, e non sempre viene verificato con l’apposita app. Quando succede, però, è una grande soddisfazione anche se momentanea visto che i controlli fatti a ... casaccio nel sapere che , anche se non mi piace tanto essere monitorato ed reputo il green pass il green pass per come 'è applicato è una gran cazzata, enorme proprio, un ricatto , ma non essendoci altri sistemi per monitorare l'epidemia e fare il tracciamento lo acetto  , sto andando da qualche parte in sicurezza anzi che stare in casa quasi h24 .




Caro Ulisse
le scrivo nella speranza di dare visibilità ad un problema di cui non si sta parlando molto: la schiera di coloro che, pur avendo diritto al Green pass, si ritrovano ghettizzati perché a causa di intoppi burocratici non sono ancora in possesso del documento. Sono stata vaccinata ormai più di tre mesi fa, dopo la prima dose mi sono accorta che il codice fiscale riportato sul certificato vaccinale era errato. Poco male, mi sono detta, il giorno del richiamo lo farò correggere. Cosa che avviene. Ma passano i giorni e il codice non arriva. Inizio ad attivarmi, illudendomi di risolvere in breve tempo. Purtroppo non è stato così e a oggi, 23 agosto, mi ritrovo senza documento e con una gastrite derivante dalla frustrazione di non riuscire in nessun modo a risolvere il guaio. Il numero 1500 e la mail predisposti dal ministero si limitano ad attivare segnalazioni che regolarmente cadono nel vuoto. Ho contattato Asl, Ats, centri vaccinali e tutti sostengono di non poter fare nulla. Il ministero rimanda all’Asl, l’Asl rimanda al centro vaccinale, il centro vaccinale rimanda al ministero. Morale, io a oggi non posso andare a mangiare una pizza, entrare in unmuseo, prendere un treno e la lista potrebbe continuare. Mi chiedo se il governo non può, in questa fase, allentare la rigidità del controllo rendendo valido, almeno temporaneamente, il certificato vaccinale. Complimenti per la rivista, nella mia casa da almeno 40 anni ogni settimana.
Silvia


Cara Silvia, non saprei dirle quanti vaccinati siano nella sua stessa situazione visto che ogno giorno sui media e sui social comaiono proteste ed lamentele . Personalmente, conosco almeno un’altra persona che, regolarmente vaccinata, non riesce ad avere il Green pass. E la sua proposta mi sembra ragionevole e da prendere in considerazione .

 




28.8.21

Paralimpiadi, Bebe Vio vince l’oro: «Non è scontato essere qui, ad aprile ho rischiato la morte per un'infezione»

  La storia  di bebe  vipo  la  conoscete  tutti  .  Ma la medaglia  vinta  a queste  paraolimpiadi  la ripaga    di quello che ha  dovuto affrontare per  essere  a questa edizione delle  paraolimpiadi di Tokyo . Infatti  
  leggo sul corriere  della sera  d'oggi   che 

Paralimpiadi, Bebe Vio vince l’oro: «Non è scontato essere qui, ad aprile ho rischiato la morte per un'infezione» 

di Redazione Sport 

 La schemitrice oro nel fioretto femminile. Altre quattro medaglie sono venute dal triathlon e dal nuoto desc img Bebe Vio conquista la medaglia d’oro a Tokyo, bissando il trionfo di Rio 2016. La 24enne veneziana ha battuto la cinese Zhou 15-9 nella finale di fioretto individuale categoria B. Conquistato un vantaggio di ben 5 lunghezze di vantaggio sull’avversaria, ha avuto un piccolo sbandamento, subendo tre stoccate consecutive. Poi ha ripreso in mano il match e ha chiuso la sfida. «Ho avuto un infortunio abbastanza grave, parecchio grave e mi han detto che neanche era» scontato «tornare a tirare. Quindi  essere qua è magnifico. Abbiamo preparato tutta l'Olimpiade in due mesi. 
Quindi è stata veramente tosta». Ha dichiarato Vio dopo la cerimonia di premiazione.  Dopo lo storico trionfo, la portabandiera italiana si è lasciata andare a un momento di felicità e commozione con il suo
staff. Abbracci e pianti sulla pedana, poi è corsa verso la tribuna, per continuare i festeggiamenti. «Se sembra impossibile, allora si può fare...2 volte!», ha commentato l’atleta su Instagram. Parlando con i giornalisti a Tokyo, Bebe Vio ha spiegato nello specifico che tipo di difficoltà ha dovuto affrontare nel suo percorso fino alle gare: «I primi quattro anni della preparazione sono andati benissimo, anche nel periodo del Covid, anche grazie ai miei allenatori e alle Fiamme Oro perché ho ripreso persino prima delle altre avversarie.






L'ultimo anno, invece, è stato parecchio «sfigato» per via dell'infortunio che ho avuto», queste le sue parole. «Lo scorso 4 aprile mi sono dovuta operare e sembrava che questa Paralimpiade non doveva esserci, abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiano fatto. Non ci credevo di arrivare fin qui, perché ho avuto un'infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane (dell'arto sinistro; ndr) e morte entro poco. Sono felice, hai capito perché ho pianto così tanto? L'ortopedico ha fatto un miracolo, si chiama anche Accetta tra l'altro... è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro». Paralimpiadi di Tokyo 2020, Bebe Vio non parteciperà alla gara di sciabola: «Spero di potervi dare spiegazioni» Nel corso della giornata l’Italia aveva ulteriormente incrementato il già cospicuo medagliere con due medaglie, un bronzo e un argento conquistate nel triathlon, e altri due podi dello stesso tipo conquistati nel nuoto. Ad oggi l’Italia ha vinto 18 medaglie – 5 ori, 7 argenti e 6 bronzi – ed è il decimo paese nel medagliere.


L’isola più a Nord del mondo? Scoperta (per caso) in Groenlandia grazie ai telefoni satellitari

le  scoperte   per  caso  sono uno dei  fattori   che mi fa  ancora  sperare  nella  vità   e     nel  viverla 

  dal corriere dela sera 

L’isola più a Nord del mondo? Scoperta (per caso) in Groenlandia grazie ai telefoni satellitari

di Agostino Gramigna

Atterrati con l'elicottero, alcuni scienziati pensavano di essere a Oodaaq, che era l’attuale terra emersa più a settentrione. Invece la geolocalizzazione ha fatto emergere la novità. Si chiamerà «Qeqertaq Avannarleq» ed è lunga appena 60 metri

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Per Wikipedia l’isola di Oodaaq, dal nome fascinoso, scoperta dai danesi nel 1978, è la terra più a settentrione del mondo. Si trova in Groenlandia. La storia tuttavia potrebbe cambiare. C’è ancora terra a nord di Oodaaq: è un pezzullo largo trenta metri e lungo sessanta, apparso a chi non la stava cercando.

Il record

Perché così è andata: l’isola che scalza Oodaaq dal record, è stata scoperta per caso da alcuni scienziati atterrati in elicottero e convinti di essere su Oodaaq. Solo quando hanno acceso i satellitari hanno compreso di aver messo piede su un’altra isola, a 780 metri di distanza. «Non era nostra intenzione fare questa scoperta» — ha detto Morten Rasch, esploratore polare e capo della struttura di ricerca della Stazione Artica in Groenlandia —. Siamo andati lì solo per raccogliere dei campioni». L’isola di Oodaaq era stata scoperta da un gruppo di ricognizione danese nel 1978. «È un po’ come gli esploratori del passato, che pensavano di essere sbarcati in un certo luogo per accorgersi dopo di averne scoperto uno completamente diverso», ha dichiarato l’imprenditrice svizzera Christiane Leister che ha finanziato

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Il gruppo di esploratori che hanno scoperto la nuova isola
 
 settentrionale».

Rivendicazione

Ghiacciai in movimento

Nel corso degli ultimi decenni in Groenlandia sono state segnalate più volte terre emerse ancora più a nord.

Ma si è trattato di terre composte di ghiaia, soggette all’azione delle onde e dei ghiacci in movimento che le facevano poi scomparire. La nuova scoperta, che misura circa 30 metri di diametro e un picco di circa tre metri, è composta dal fango del fondale marino, da terra e roccia lasciate dai ghiacciai. Gli scienziati hanno proposto di chiamarla «Qeqertaq Avannarleq», che in groenlandese significa «l’isola più settentrionale».

Rivendicazione

Bisognerà però aspettare. Qualsiasi speranza di rivendicazione territoriale nell’Artico dipende dal fatto che si tratti effettivamente di un’isola e non di un pezzo di terra che potrebbe essere inghiottito dalle acque. Un’isola, per essere considerata tale, deve rimanere sopra il livello del mare con l’alta marea. Rene Forsberg, professore e capo della geodinamica presso l’Istituto spaziale nazionale danese, sostiene che la nuova terra «risponde ai criteri di un’isola». Molto più prudente la posizione del governo danese che attraverso un suo consigliere ha dichiarato: «Rivendicazione territoriale? Calma. Queste piccole isole vanno e vengono».

28 agosto 2021 (modifica il 28 agosto 2021 | 20:14)

27.8.21

Covid: è morto Enzo Galli il 45enne di Firenze contagiato in India dopo una adozione

 come diceva mia nonna bastava starsene a casa e non gli succedeva niente . Più che di coragio come dice l'articolo sotto riportato qui si tratta d'incoscienza . Lo so che sarò cinico e dovrei auto censurare , gettare via questi cattivi pensieri , ma mi danno fastidio quelle persone che fanno cose incoscienti poi pretendono che siano gli altri \e a doverli tirare fuori dai casini . Invece non è cosi .



Ora non capisco Alcune cose : primo era strettamente necessario caricarsi di un rischio cosí grande per il viaggio in India senza valutarne le conseguenze puntualmente avvenute ? Secondo non capisco che visto dovesse rilasciare la Ambasciata . I coniugi non erano Italiani ? Per la bambina adottata ? E allora non era il caso di pensarci prima o rinviare l'adozione o provare ad addottare un bambino\a italiana ( lontano da me ogni forma di becero nazionalismo del tipo prima gli italiani ) che sono rinchiusi in case famiglia \ comunità o orfanotrofi alimentano il business d'assistenza ?

da https://www.lastampa.it/cronaca/2021/08/25/news/muore-di-covid-a-soli-45-anni-ad-aprile-era-andato-in-india-per-adottare-una-bambina-1.40633757

Covid: è morto Enzo Galli il 45enne di Firenze contagiato in India dopo una adozione

E’ deceduto a Firenze  dopo 3 mesi di sofferenze. Ad aprile era rimasto bloccato con la moglie in India dopo il dilagare della variante Delta. La loro storia aveva innescato una gara di solidarietà

Covid: è morto Enzo Galli il 45enne di Firenze contagiato in India dopo una adozione

È una storia di coraggio quella di Enzo Galli senza purtroppo lieto fine. L’uomo si è spento oggi, all’età di 45 anni, all’ospedale di Careggi di Firenze, dopo mesi di agonia causati dall’infezione di Covid-19.  La sua storia, con quella della moglie, era diventata virale la scorsa primavera. La coppia si era recata in India per adottare una bambina, ma era stata sorpresa poi dalla drammatica progressione della variante Delta nello stato asiatico. .....  seguyesul link 

La storia magnifica di Assunta Legnante, che ha vinto il buio e le Paralimpiadi, Il calvario di Mehrzad, il gigante delle Paralimpiadi cresciuto troppo: alto 2.46 per una mala, Zakia Khudadadi prima atleta paralimpica dell'Afghanistan,ttia,

Seguendo   per  la prima  volta    in   "maniera  attiva  e non passiva   " le  paraolimpiadi   credevo   che  esse   fossero solo per coloro  che  avevano perso  uno o più  arti  o  fosse  finito in  sedia  a rotelle  . Non immaginavo che   vi partecipassero    anche  chi  ha altri  gravissimi problemi  come  le  storie che vado a riportare  sotto  .

  fonti 
https://sportdonna.it/ 
https://www.marieclaire.com/it/ 
 https://it.wikipedia.org/wiki/Assunta_Legnante

La storia magnifica di Assunta Legnante, che ha vinto il buio e le Paralimpiadi

A Tokyo 2020 gareggia la pesista e discobola italiana che nella vita ha dovuto affrontare il più tosto dei prima/dopo. Iinfatti Con il termine della stagione 2009 decide di concludere definitivamente la sua carriera a causa dall'aggravarsi dei problemi visivi (principalmente un glaucoma congenito presente fin dalla nascita) che già tempo prima le avevano fatto rischiare l'inidoneità nela  cariuera  pre paraolimpica  .Con il termine della stagione 2009 decide di concludere definitivamente la sua carriera a causa dall'aggravarsi dei problemi visivi (principalmente un glaucoma congenito presente fin dalla nascita) che già tempo prima le avevano fatto rischiare l'inidoneità.Nel 2018 è tornata a gareggiare tra i normodotati tesserandosi con la società ACSI Italia Atletica. Il 26 maggio a Rieti, in occasione della seconda fase regionale dei campionati di società, prima gara dal rientro in FIDAL, Assunta Legnante ha vinto con la misura di 16,05 m. A Modena, il 23 giugno, nella finale nazionale oro dei campionati di società, ha vinto la gara lanciando a 16,15 m.Un prima, un dopo. Un'epifania, un evento, il caso o chi per lui modificano il corso della vita, imponendo un cambiamento cui non si era preparati. Nella vita di Assunta Legnante, da persona e da atleta dai numerosi record, quel prima/dopo è
racchiuso in un anno specifico. Sofferente fin dalla nascita di un glaucoma agli occhi, nel 2012 ha saputo che sarebbe diventata completamente cieca. Ma Assunta Legnante, atleta azzurra specializzata nella disciplina del lancio del peso, ha sempre avuto una luce dentro, quella di chi non si arrende mai, quella che ogni sportivo custodisce per irradiare il podio mentre riecheggia l’inno di Mameli. L’ultimo successo dorato di Assunta, 40 anni, è recentissimo: agli Europei paralimpici di Berlino, la pesista nata a Napoli – ma ascolana d’adozione – ha fatto cadere il peso tre metri più avanti della seconda classificata (15,85 metri):«Se ti fai prendere per mano dal buio puoi scoprire un altro sole» dice la campionessa, che per la sua potenza nelle braccia è soprannominata “cannoncino”. Una donna imponente, la cui altezza raggiunge i 190 centimetri. Si era tolta diverse soddisfazioni anche quando le ombre non avevano ancora preso il controllo dei suoi occhi, quindi da normodotata, vincendo l’argento ai Campionati europei di atletica leggera a Vienna (2002) e il titolo europeo a quelli di Birmingham (2007). Ha partecipano anche alle Olimpiadi di Pechino del 2008.Quando le hanno comunicato che non avrebbe più visto non solo la gente che era solita applaudirla dagli spalti, ma anche il volto dei propri cari, la prima reazione di Assunta è stata: «Mi iscrivo ai Giochi paralimpici di Londra». Da quel momento è iniziata la sua vita nova, più complicata ma ricca di gratificazioni; due titoli mondiali in bacheca, gli ori olimpici a Londra e Rio de Janeiro. «Mi sono abituata a tutto, la grande differenza è la mancanza di autonomia, solo quando sto in pedana torna l’indipendenza» ammette la Legnante, elogiando la preziosa e costante vicinanza di Nicola Selvaggi, suo mentore ed ex commissario tecnico della Nazionale Italiana Lanci: «Mi ha trasmesso un patrimonio tecnico enorme, debbo quasi tutto a lui».Assunta è una perfezionista, al punto che all’ultimo oro di Berlino avrebbe aggiunto volentieri una misura migliore, considerando che recentemente era tornata a lanciare il peso oltre i 17 metri. Dalla sua Porto Potenza, città in cui vive, è già concentrata in vista dei Mondiali del prossimo anno a Dubai e alla Paralimpiadi di Tokyo 2020. Le sue medaglie più belle? Suo marito Paolo e i loro due figli: «Paolo ha trovato lavoro come gommista, ma ogni giorno fa 30 chilometri ad andare e 30 a tornare. Non è una situazione facile, anche per accompagnare i bimbi a scuola (Michael, 7 anni e Nicole di 6), sono un po’ sola, ma la mia società mi ha aiutato spesso portandomi agli allenamenti».


A cura di Marco Beltrami

Il calvario di Mehrzad, il gigante delle Paralimpiadi cresciuto troppo: alto 2.46 per una malattia





Morteza Mehrzad, seconda persona vivente più alta del mondo con i suoi 2.46 metri, è una delle stelle delle Paralimpiadi. Il classe 1987 è il punto di forza della nazionale iraniana di pallavolo, ovvero sitting volley. La sua altezza è legata all’acromegalia, ovvero una malattia che a causa dell’eccesso di ormone lo fa crescere a dismisura.
Un vero e proprio gigante. Morteza Mehrzad, seconda persona vivente più alta del mondo con i suoi 2.46 metri, è una delle stelle delle Paralimpiadi. Il classe 1987 è il punto di forza della nazionale iraniana di pallavolo, ovvero sitting volley. Medaglia d'oro a Rio 2016 spera di centrare il bis anche a Tokyo, E pensare che il suo ex allenatore e scopritore lo ha conosciuto solo grazie ad un servizio televisivo. Morteza Mehrzad già in occasione della cerimonia d'apertura dei Giochi Paralimpici ha conquistato la scena svettando sugli altri atleti iraniani. Anche quando è sul parquet per giocare a pallavolo (che nella sua versione paralimpica si gioca da seduti, stando a contatto con la superficie di gioco) la differenza di altezza rispetto a compagni e avversari è impressionante. 2.46 i metri d'altezza per l'atleta che è secondo al mondo solo al turco Kösen, alto 2.51 metri. La sua è una storia molto particolare. Mehrzad soffre di acromegalia, ovvero una malattia che a causa dell'eccesso di ormone della crescita, lo fa crescere a dismisura (con aspettative di vita purtroppo ridotte). Dal 2003 la sua crescita è diventata esponenziale e a causa di una caduta in bicicletta in giovane età ha rimediato un grave infortunio che ha di fatto bloccato lo sviluppo della gamba destra, di 15 centimetri più corta ora di quella sinistra. Per questo Morteza ha bisogno di una stampella per poter camminare. La sua passione è la pallavolo, sport che può praticare anche grazie alle manone lunghe poco meno di 30 centimetri. Anche da seduti il vantaggio rispetto agli avversari è notevole e a giovarne è l'Iran della pallavolo che a Rio ha conquistato la medaglia d'oro nelle Paralimpiadi. L'obiettivo è quello di centrare il bis in Giappone. L'ex ct della nazionale Alireza Moameri ai microfoni di Focus ha rivelato di averlo scoperto grazie ad un servizio televisivo: "Inizialmente ha detto di no, poi siamo andati nella sua città per convincerlo. Non voleva, ci sono voluti 5 mesi". Il suo attuale coach invece sa di avere a disposizione una risorsa capace di fare la differenza: "Quando l'ho visto per la prima volta, sapevo di aver trovato una risorsa per la mia squadra perché l'altezza è importante nel sitting volley".

La storia della prima atleta paralimpica dell'Afghanistan, che non potrà essere a Tokyo 2020
Zakia Khudadadi doveva partire per i Giochi Paralimpici. Ma la situazione nel paese ha cambiato tutto.
credits Ⓒafghanistan npc
DAL SITO UFFICIALE DI PARALYMPICS CREDITS ⒸAFGHANISTAN NPC
Ha 23 anni, un sorriso rotondo, il velo ben aderente alla testa. L'unica foto che circola la ritrae in allenamento sul tappeto del taekwondo paralimpico, la sua disciplina sportiva. Zakia Khudadadi prima atleta paralimpica dell'Afghanistan, e prima donna a qualificarsi per la competizione internazionale di massimo prestigio nel suo sport, le Paralimpiadi di Tokyo 2020. Ma non ci andrà, la delegazione afghana ha rinunciato ufficialmente a partecipare ai Giochi Paralimpici: la presa della capitale Kabul da parte dei talebani ha impedito la partenza degli atleti fissata per lunedì 16 agosto, il giorno in cui l'aeroporto è stato invaso dalle persone che hanno cercato di imbarcarsi su quanti più aerei civili o militari possibili, pur di scappare dal paese. Le speranze paralimpiche dei due atleti afghani Zakia Khudadadi e Hossein Rasouli sono rimaste a terra, nonostante i tentativi di assicurarsi un volo, anche esoso, per portarli in Giappone. "Questa situazione ha lasciato la nazione senza parole, ha distrutto tutti i sogni di pace e prosperità" ha commentato il capo delegazione Arian Sadiqi sul Telegraph. Le preoccupazioni adesso riguardano l'incolumità dei due atleti, Hossein Rasouli, discobolo paralimpico che ha perso il braccio sinistro per lo scoppio di una mina, ma soprattutto Zakia Khudadadi. Donna, giovane, atleta, simboleggia l'indipendenza femminile (e umana) che il regime talebano punta a estirpare o vietare. "Mi si spezza il cuore a pensare a tutti questi anni di lavoro per dare visibilità alle donne, e ora devo dire alle mie donne in Afghanistan di tacere e scomparire. Le loro vite sono in pericolo" ha commentato al Washington Post Khalida Popal, direttrice della nazionale di calcio femminile in Afghanistan, che vive in esilio a Londra dopo le minacce di morte ricevute.
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La storia di Zakia Khudadadi, 23 anni, dalla provincia di Herat, è quella di una generazione di talenti nuovi che si trova per la prima volta di fronte a temute restrizioni di regime. Disabile dalla nascita, ha scoperto il taekwondo da ragazzina grazie alle Olimpiadi, viatico prezioso di rivelazioni sulle discipline sportive meno conosciute o raccontate. Ad affascinare la ragazzina sono le imprese olimpiche di Rohullah Nikpai, taekwondoka afghano, primo e unico sportivo del paese ad andare a medaglia alle Olimpiadi: nei giochi di Pechino 2008 e Londra 2012 ha vinto due bronzi, un vero e proprio record per l'Afghanistan che nelle sue 14 partecipazioni complessive ai Giochi ha vinto solo con lui. Sulla scia dell'eroe sportivo nazionale, Zakia Khudadadi esprime il desiderio di imparare il taekwondo. "Mi ha ispirata, ho deciso di fare questo sport e per fortuna, la mia famiglia mi ha sostenuta" ha raccontato l'atleta paralimpica afghana al sito ufficiale Paralympics. Non è così scontato, o tantomeno semplice, apprendere una disciplina simile quando sei una ragazza con disabilità, per di più in un paese dalla storia contemporanea complicata. Lo sport femminile è timidamente esploso, le ragazze possono allenarsi liberamente e condividere gli spazi con i ragazzi in palestra. Il talento di Zakia Khudadadi si rivela quando è appena maggiorenne, nel 2016, e vince una medaglia d'argento ai campionati africani di para-taekwondo in Egitto, finora il suo migliore risultato.

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Per attrezzature e strutture dove allenarsi, la situazione in Afghanistan non sembra migliorare col tempo. I fondi sono minimi, risicati, servono a malapena alla manutenzione degli impianti. Atleti e atlete si arrangiano come possono, senza mollare un colpo: si allenano nei parchi, nei giardini, nei garage, ovunque riescano a trovare lo spazio necessario per praticare la propria disciplina d'elezione. La complessa emergenza sanitaria mondiale peggiora ulteriormente il quadro, la chiusura delle palestre e delle rare piscine è un colpo enorme. Zakia Khudadadi non molla, nonostante il Covid-19 le precluda le qualificazioni regolari alle Paralimpiadi di Tokyo ottiene fortunatamente una wild card all'ultimo, categoria K44 (riservata agli atleti con amputazioni o perdite di funzionalità alle braccia, o mancanza delle dita dei piedi che impediscono di sollevare il tallone): "Ero emozionatissima dopo la notizia della wild card per gareggiare ai Giochi. È la prima volta che un'atleta donna rappresenterà l'Afghanistan, sono molto felice". Questo è il suo successo, fortemente simbolico, una sorta di riscatto umano per il paese e per se stessa. Ha a disposizione appena due mesi per allenarsi a dovere, si mette d'impegno col sogno di Tokyo, sa di poter rappresentare la nuova generazione di atlete, le donne, e le persone con disabilità dell'Afghanistan. Ci tiene a sfilare sotto la bandiera del suo paese. "Stavamo facendo la storia, Zakia poteva essere un modello per le donne del suo paese" ha dichiarato al Guardian Arian Sadiqi. Per ora, la storia felice ha sospeso la rotta.





Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...