Dopo tanto rumore (anche troppo per certi versi ), da una parte e dall'altra sulla vicenda del povero Willy e sul processo è calato un silenzio tombale, al punto molti si chiedono che fine abbiano fatto i Bianchi.
Insomma, da una esagerazione all’altra, come spesso capita in Italia. Invece è fondamentale,più che mai in questo caso, sapere e documentare come andrà a finire perché da questo processo passa anche un pezzo enorme della credibilità ( se a ncora ha un senso questa parola visto che ogn setenza si conclude con assoluzione o prescrizioni ) della giustizia nel nostro Paese, che troppo spesso manca e che porta in tanti a imboccare la scorciatoia dello sfogo, della pancia, delle viscere e dei referendum populisti . Non ce lo possiamo permettere.più che mai in questo caso, sapere e documentare come andrà a finire perché da questo processo passa anche un pezzo enorme della credibilità ( se a ncora ha un senso questa parola visto che ogn setenza si conclude con assoluzione o prescrizioni ) della giustizia nel nostro Paese, che troppo spesso manca e che porta in tanti a imboccare la scorciatoia dello sfogo, della pancia, delle viscere e dei referendum populisti . Non ce lo possiamo permettere.
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Chi è rimasto in piedi fino a tardi ha potuto assistere a uno di quei (rari) momenti in cui lo sport trascende il mero agonismo e sfocia in bellezza pura.
Sul 2-2 del quarto set, col match ancora in bilico, Oscar Otte, numero 144 del mondo e onorevolissimo avversario di Matteo Berrettini agli ottavi degli Us Open, cade male durante uno smash e si infortuna alla mano.Il dolore è tanto, la partita compromessa. Otte avrebbe potuto ritirarsi e chiuderla lì, e invece decide di restare in campo, resistere al dolore, fino all’ultimo punto, per rispetto dell’avversario e del pubblico. Alla fine Matteo Berrettini, al momento della stretta di mano, lo ha omaggiato invitando il pubblico di New York a dedicargli una standing ovation.Otte eroico, Berrettini un signore (come sempre), momenti di grande tennis. E ora tutti a tifare Matteo ai quarti con Djokovic, nella rivincita di Wimbledon.Abbiamo un grande campione. Non solo con la racchetta.
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A maggio vi avevo raccontato la storia di Alessandra Laterza, la libraia di Tor Bella Monaca che ha rifiutato di vendere il libro di Giorgia Meloni.
Quello che in pochi sanno è quello che è accaduto dopo: minacce, insulti, intimidazioni via via sempre più pesanti. C’è chi ha giurato di bruciarle la libreria, chi le ha mimato il gesto della pistola. Al punto da costringere la Digos a mettere lei, una libraia di Tor Bella Monaca, sotto vigilanza circostanziata.
Quello che in pochi sanno è quello che è accaduto dopo: minacce, insulti, intimidazioni via via sempre più pesanti. C’è chi ha giurato di bruciarle la libreria, chi le ha mimato il gesto della pistola. Al punto da costringere la Digos a mettere lei, una libraia di Tor Bella Monaca, sotto vigilanza circostanziata.
Anche per questo venerdì sera ha senso andare, esserci, per presidiare insieme quel metro quadrato di democrazia, diritti e cultura che Alessandra ha strappato al degrado in una periferia bella e difficile come Tor Bella Monaca.
Vi aspetto in tantissimi, venerdí 10 settembre (alle ore 18.30) al Booklet Le Torri di Tor Bella Monaca (via Aspertini 410, Roma), insieme all’avvocata Andrea Catizone e ovviamente ad Alessandra, per parlare del libro, di attualità, di nuovi e vecchi fascismi, dei tempi buissimi in cui viviamo e delle storie di chi resiste.
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