Ignazia Tumatis, 59 anni, di Cagliari, ieri sera l'ha fatta grossa.È andata a vedere la partita, fuori casa, è rientrata tardi, cose che, lo capite anche voi, non si fanno, e addirittura, una volta rientrata a casa avrebbe riso in faccia al marito Luciano Hellies, che l'avrebbe prontamente fatta fuori con dieci coltellate, avvisando poi le figlie " ho ammazzato la mamma".
Quest'ultimo femminicidio , come gli altri d'altronde,mi sconquassa dentro . L'ennesimo femminicidio a Cagliari racconta il solito, triste mondo, fatto di divieti, di controllo ostinato, di uomini che chiudono le loro compagne in recinti fatti di stereotipi e pregiudizi, e che esercitano violenza con una leggerezza che ti lascia questo vuoto assoluto.
Un abisso in cui << precipitiamo in tante e da cui liberarsi è pressoché impossibile.>> ( Patrizia Caddau )
Infatti come
Non sapevo bene come definire meglio il brutale femminicidio di Cagliari .Per fortuna mi è venuto incontro un commentatore tipo degli articoli sui giornali. Gli ho chiesto il permesso di poter condividere la sua riflessione sull'ennesima donna morta di prepotenza maschile e domestica per argomentare la genesi della violenza, i pregiudizi che la determinano. Mi ha detto che era un commento pubblico e che potevo condividerlo.Grazie, Andrea: meglio di così, il patriarcato, non poteva essere detto.
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