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31.7.25

il caso di Milano aggiornamento forse è stato il turista francese ebreo a provocare e aggredire, anche fisicamente,

 LEGGI  PRIMA 
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/07/famiglia-ebrea-aggredita-in-autogrill.html

L'articolo Antisemiti all’autogrill: tutto fa brodo pur di non parlare di Gaza   di  InsideOver    che    riporto sotto   sembra    smontare   la  versione   ufficiale    dei fatti  di Milano  di  cui avevo  parlato  conil beneficio del  dubbbio   nel post  precedente   (  vedi  url  sopra  )  

Antisemiti all’autogrill: tutto fa brodo pur di non parlare di Gaza








Picchiato a Lainate, portava la kippah”. “Aggressione dei due turisti ebrei a Lainate”. “Aggressione antisemita in autogrill”. E così via, per due giorni, molto oltre questo piccolo campionario di titoli a effetto. Compreso quel genio che è andato in Parlamento con la kippah, per far vedere che lui “non ci sta”. O i fenomeni del ministero degli Esteri di Francia, pronti a gridare “all’insopportabile aggressione antisemita” del loro concittadino. O il ministro italiano che fiuta l’occasione e la spara grossa: “Caccia all’ebreo”. O il cazzaro da redazione che, siccome il turista dice che in quell’autogrill i casi di antisemitismo sono frequenti, lo riscrive pari pari, senza nemmeno chiedersi perché proprio a Lainate (dove, guarda combinazione, chi qui scrive vive da un paio di decenni), e in un autogrill, dovrebbe annidarsi un simile focolaio di antisemitismo. Un caso perfetto in cui querelante e giuria coincidono: perché il turista ebreo grida all’aggressione e il coro dei media emette la condanna, sulla sola base delle sue affermazioni. Mentre il compito dei media sarebbe di verificarle, le notizie, non di prendere per buona la prima versione che passa. Non era che la stampa è il cane da guardia del potere ?


Poi, ops, salta fuori un’altra possibile versione. Ne parla nei particolari Paolo Mossetti nell’articolo che abbiamo appena pubblicato. Si scopre che forse è avvenuto esattamente il contrario: forse è stato il turista francese ebreo a provocare e aggredire, anche fisicamente, salvo poi mettere fuori il classico videetto da telefonino per fare la vittima e creare il caso. A sostegno di questa tesi non solo le affermazioni di un avvocato ma una denuncia penale e un referto del pronto soccorso. Ops. Potrebbe essere una ripetizione del caso della ristoratrice di Napoli, prima accusata di aver “perseguitato” due clienti ebrei poi scagionata perché si è scoperto che i rompicoglioni e provocatori erano quegli altri. Ma intanto i due erano stati ricevuti in Comune, con tanto di scuse pubbliche.
Nel caso di Lainate noi ovviamente non sappiamo chi abbia ragione. Non abbiamo prove a favore degli uni o degli altri e nemmeno ne cerchiamo. C’è una denuncia, qualcuno indagherà, forse lo sapremo. A ogni buon conto il turista francese se n’è andato e dubitiamo che torni per aiutarci a chiarire. Però ci fa impressione la reazione pronta e unanime della stampa italiana: univoca, a senso unico, basata su notizie che nessuno aveva e su certezze che nessuno poteva nutrire. In buona sostanza, fondata solo ed esclusivamente sul pregiudizio e sulla speculazione.
Nel caso di Lainate noi ovviamente non sappiamo chi abbia ragione. Non abbiamo prove a favore degli uni o degli altri e nemmeno ne cerchiamo. C’è una denuncia, qualcuno indagherà, forse lo sapremo. A ogni buon conto il turista francese se n’è andato e dubitiamo che torni per aiutarci a chiarire. Però ci fa impressione la reazione pronta e unanime della stampa italiana: univoca, a senso unico, basata su notizie che nessuno aveva e su certezze che nessuno poteva nutrire. In buona sostanza, fondata solo ed esclusivamente sul pregiudizio e sulla speculazione.
Un pregiudizio razzista, innanzitutto. Perché il turista è ebreo, bianco ed europeo, mentre i suoi “avversari”, pur essendo cittadini italiani, sono di origine araba. Non provate neppure a dire che è un caso. Nessuno sapeva niente di preciso dei fatti (a parte, ovviamente, la versione del francese) ma subito il “buono” era il signore ebreo e i “cattivi” gli italiani di origine araba. Guarda combinazione.
E poi una speculazione politica. Perché agitare alla minima occasione la storia dell’ebreo perseguitato e dell’antisemitismo imperante non è che l’altra medaglia dello slogan “Israele ha il diritto di difendersi” che tanto piace ai governi Italia e Germania e che tanto è piaciuto, in questi anni, anche ai governi che ora, senza peraltro prendere il minimo provvedimento concreto, si lavano la coscienza con il riconoscimento di uno Stato di Palestina al cui smantellamento, attraverso gli insediamenti illegali israeliani, hanno assistito senza batter ciglio.
Su InsideOver non abbiamo mai esitato nel condannare le stragi del 7 ottobre 2023 e nel raccontare Hamas per quello che è: un movimento terrorista islamista e un partito politico totalitario, non certo uno strumento per la liberazione della Palestina. Ma quale “difesa” esercita Israele decimando una popolazione come quella gazawi, sparando su chi cerca di procurarsi un sacco di farina, facendo morire per fame centinaia di bambini? Quale difesa ha esercitato Israele nei confronti della Siria, che da mesi bombarda e occupa senza che il regime di Al Jolani abbia alzato un dito per aggredire lo Stato ebraico?
Storie come quella di Napoli (inventata, come si è visto) o come quella di Lainate (e vedremo se inventata o no) sono perfette armi di distrazione di massa. Servono a farci volgere lo sguardo, a farci credere che per certe azioni in fondo in fondo ci sia una certa giustificazione. Vogliono insinuare il dubbio che il genocidio di Gaza non esista (a dispetto di tutte le inoppugnabili testimonianze, da quella della rivista scientifica Lancet a quella dei medici Usa che scrissero a Joe Biden fino alle chiarissime definizioni Onu del concetto di genocidio, codificate in un trattato a suo tempo firmato anche da Israele) e che, al contrario, esista una specie di congiura mondiale ai danni dello Stato ebraico.
Senza tanti giri di parole: l’Italia non è un Paese antisemita come non è un Paese anti-arabo. Al contrario, Israele è una popolazione che discrimina la corposa (20% della popolazione) minoranza araba. E quasi tutti i Paesi arabi nutrono spiriti antisemiti. Non noi. Qualunque cosa possa dire o scrivere sui social la minoranza di idioti che si esercita in invettive antisemite, mentre peraltro tutti i giornali e le Tv cercano di far credere che criticare un Governo laico come quello attualmente in carica in Israele sia un attentato non solo contro Israele stesso ma contro tutti gli ebrei del mondo.
E già che ci siamo: ci piacerebbe che qualcuno facesse anche un pizzico di mea culpa rispetto a certe narrazioni. Non pensiamo tanto alle organizzazioni ebraiche o del sionismo organizzato, che in fondo perseguono i loro scopi statutari. E nemmeno ai giornali italiani che ripetono senza esitare i dati delle agenzie di sicurezza ebraiche, senza mai chiedersi se queste non abbiano un qualche interesse nel dipingere l’Italia e l’Europa come un solo calderone di antisemitismo. Pensiamo ad altri, per esempio a personalità indubbiamente onorevoli come quelle raccolte nell’associazione Setteottobre, che ancora all’inizio di quest’anno spiegavano che è pro-Pal “normalizzare l’accusa di genocidio demonizzando la democrazia israeliana“, come se a normalizzare la decimazione dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania non fosse il Governo Netanyahu. Decine di morti anche oggi nella Striscia, l’avete saputo? Sempre convinti che la fame indotta a Gaza sia un’invenzione di qualche fanatico con la kefiah al collo? E il fatto che Israele sia una democrazia che cosa c’entra con le bombe sui campi profughi? Non dovrebbe essere un’aggravante?
A questo punto, e lo diciamo ovviamente come paradosso, c’è da augurarsi che sui fatti dell’autogrill di Lainate sia vera la versione del turista ebreo francese. Perché altrimenti lo spettacolo offerto da gran parte del giornalismo e dell’intelligencija italiana sarebbe troppo sconfortante. Anche se contribuirebbe non poco a spiegare perché da questo Paese i giovani se ne vanno e perché l’Europa si presta ogni volta che un Presidente Usa alza il dito.

Donna “affitta” un fidanzato per 1 ora per non essere truffata durante l’acquisto di un’auto nuova


DA  Carro e motos TRAMITE MSN.IT 




(Foto: TikTok)\

Una donna è diventata virale sui social media dopo aver condiviso di aver deciso di “affittare” un uomo per recitare il ruolo del suo fidanzato per 1 ora mentre acquistava un’auto nuova.
Nel video, l’uomo è visto parlare con il venditore e fare un’ispezione completa del pick-up, arrivando persino a inginocchiarsi per controllare la parte inferiore e aprire il cofano per cercare problemi.
Secondo le ricerche, questa pratica è estremamente comune. I meccanici presumono automaticamente che le donne sappiano meno di auto e quindi adeguano i preventivi di conseguenza.
Un post su Reddit del 2022 ha suscitato un dibattito online dopo che qualcuno ha sentito una officina vantarsi di essere “orgogliosa” di truffare le donne. “Anche se capisco di auto, cercano comunque di truffarmi. Se porto mio padre con me, l’atmosfera è completamente diversa,” ha detto una donna.
“Ho fatto lo stesso per la mia migliore amica lesbica quando ha comprato la sua prima moto. Mi sono sentito onorato,” ha rivelato un uomo nella sezione commenti del video. “È un’ottima idea. Ma assicurati che sappia di cosa parla e cosa cercare. Perché anche lui potrebbe essere truffato,” ha aggiunto un altro.
Foto e video: TikTok @roux.tv. Questo contenuto è stato creato con l’aiuto dell’IA ed è stato revisionato dal team editoriale.

“Io e l’uomo che ho assunto per fingere di essere il mio fidanzato per un’ora così non vengo truffata nell’acquisto di questa auto,” ha scritto Roux nel testo sovrapposto al video, che ha già accumulato oltre 800.000 visualizzazioni.

[ analfabetismo politico parte II ] Il volantino del fantomatico “Movimento Islamico D’Italia” candidato a Padova preso per vero

Dopo i creduloni che si bevono acriticamente la propaganda Meloniana \ leghista \ vannacciana  ( in questo caso )  che distorce a suo favore le critiche del Time , ecco che l'analfabetismo politico e culturale che non fa capire più cosa è vero è cosa sia falso e che : «  [...] se avete preso per buone\le "verità" della televisione\anche se allora vi siete assolti\siete lo stesso coinvolti »⁕
leggo    tramite  msn.it     quest  articolo  Il volantino del fantomatico “Movimento Islamico D’Italia” candidato a Padova di  Open.


Circola la foto di un volantino che riporta il logo del Comune di Padova e viene attribuito a un fantomatico “Movimento Islamico d’Italia”, con alcune proposte politiche in vista di una presunta candidatura alle elezioni comunali. Tra gli elementi presenti nel volantino figura anche un logo con i colori della bandiera LGBT. Tuttavia, il contenuto si è rivelato completamente falso.




  di   Gino Gini
Nel presunto volantino leggiamo:

VOTA MOVIMENTO ISLAMICO
CREDITO ISLAMICO
BASTA CON L’USURA DEL CREDITO, BANCHE PIU’ VICINE ALLE PERSONE
MOSCHEA
FINALMENTE UNA GRANDE MOSCHEA PER PADOVA
POLIGAΜΙΑ
PER TORNARE AD AVERE PIU’ FIGLI
MORALE
PER UNA POLITICA CHE SI ISPIRI AI VALORI DI DIO



Il volantino del fantomatico “Movimento Islamico D’Italia” candidato a Padova
Una provocazione del 2017

Per chi ha fretta
Il volantino presenta in alto a sinistra l’anno di stampa, ossia il 2017.
Il volantino circola, infatti, dal 2017 attraverso i social.
Si trattava di un “esperimento sociale” per testare le reazioni dei passanti.

Analisi

Il volantino circola dal 2017. Come riportato dalla stampa locale, si trattava di una provocazione organizzata per filmare le reazioni dei passanti.




Il volantino del fantomatico “Movimento Islamico D’Italia” candidato a Padova

Collegato a una pagina Facebook chiamata “Movimento Islamico D’Italia” (attualmente chiusa), il 21 marzo 2017 viene pubblicato il seguente post:


Come si suol dire il gioco è bello quando dura poco, il nostro esperimento sociale è finito e ci tocca constatare ahinoi che l’italia è piena di creduloni razzisti e ignoranti. La nostra pagina che non ha nulla a che vedere con la distribuzione dei volantini a Padova è nata per vedere la reazione degli italiani di fronte alla creazione di un partito islamico. La maggior parte degli italiani ha commentato in modo abbastanza pesante sotto i nostri post, altro invece senza alcun motivo hanno invaso la nostra bacheca di immagini di maiali e di simboli nazifascisti accusandoci perfino di aver mancato di rispetto alla cultura occidentale. Spero che tutti gli italiani riescano ad aprire gli occhi e mettano per una volta l’odio e il rancore da parte. Siamo persone non bestie, questo forse ce lo siamo dimenticati. E sopratutto spero che la gente si informi meglio riguardo alla veridicità delle notizie per non incorrere in bufale e trollaggi che al giorno d’oggi sono pane quotidiano.





Il volantino del fantomatico “Movimento Islamico D’Italia” candidato a Padova
Conclusioni

Il volantino non rappresenta in alcun modo un reale “Movimento Islamico d’Italia” e non deve essere considerato attendibile, in quanto si trattava di un semplice “esperimento sociale” rivolto ai cittadini padovani.


Ecco  come   commentano   l'articolo  su msn.it

  • Immagine profilo
    user-xw5dqg6r7e1 ora fa
    lo stato è laico, la religione deve rimanere fuori dalle istituzioni... stiamo andando indietro invece che avanti... oltretutto come fa questo soggetto a proporre la poligamia che non è ammessa costituzionalmente....
    • Gino Gini2 ore fa
      Sarà pure un volantino falso ma l'intenzione di creare una cosa del genere da parte loro non è certo un segreto. E non sono persone aperte e tolleranti come noi. Bisognerebbe essere un pò più severi.
      • Immagine profilo
        a c2 ore fa
        Per par condicio dovreste fare la stessa cosa da loro, magari con riferimenti alla parità dei sessi, alla libertà di genere o solo per l'abolizione del fenomeno delle spose bambine. Magari a Theran o Islamabad per esempio, e poi fare i paragoni....
      •  

      forse perchè   la  norizia   è  fresca  (  cioè di due  ore   fa   )   e    quindi  i  commenti non  sono  tanto creduloni   e  carichi  :   d'odio  , exenofobia  ,   islamfobia  ,  razzismo . Ma   soprattutto  il  primo ed  il terzo    un po  creduloni  e pieni  di paura  irrazionale 

      30.7.25

      pacifismo di Pacmogda Clémentine

       

      Mi sorprende davvero la lotta strana contro la guerra che sembra sia brutta da una parte e buona dall’altra. Mi ero decisa di non parlare più delle guerre. Non è che non abbia nulla da dire ma sono completamente delusa di come noi “pacifisti” ci poniamo davanti alle guerre. Ho come l’impressione che la guerra è a seconda dall’aggressore o del luogo della guerra stessa buona o brutta. Se parli della guerra in Sudan reagiscono due gatti. Che vuoi che sia ? Finché i neri si uccidono fra di loro non riguarda nessuno. Basta che non vengono qua da noi. Se parli del Congo con tutte le donne stuprare e uccise vive, non susciti pietà. Sono affari loro. Avevo pensato un tempo che probabilmente si trattava della distanza di questi conflitti. Troppo lontano per essere sentiti. Poi è arrivata la guerra in Ucraina molto vicina ma non si può parlare. Se ne parli vieni aggredito a volte vengono pure sul privato a invitarti ad andare a combattere per gli ucraini se non sei d’accordo. Cosa vuoi? La Russia ha combattuto al fianco degli alleati per liberarci dal nazifascismo. Allora può fare quello che vuole ora di chiunque. Perché non vuoi che uccide gli ucraini ? Ha solo bisogno dei suoi territori, quelli che ormai fa parte dell’Ucraina, sai la parte russofona. Poi gli occidentali questi guerrafondai devono pagare. Ma pagare come? Guardando uccidere gli ucraini. Poi sai la Russia ha ideato il comunismo che ha fatto sognare una società giusta in questo mondo schifoso. Poca importante se il comunismo alla fine, nella sua pratica,ha fatto esattamente, se non peggio, quello che il nazifascismo ha fatto nei anni 30-40. Poco importa se dove il comunismo è stato usato ci sono ancora dolori da ricordare (gli albanesi ne parlano). Tanto l’Ucraina doveva lasciarsi prendere per farci avere il gas per scaldarci d’inverno. Gli ucraini non hanno nemmeno il diritto di difendersi. Cosa vuoi che sia se muore un bambino ucraino. Un non evento. Tanto è stato ucciso da uno che ha il diritto di fare la guerra per fare le pernacchie a questo cattivo Occidente che fa le guerre in giro per il mondo. Le armi non vanno bene eh! Però solo se ne vuole comprare l’Europa. Le armi della Russia vanno benissimo. Quando gli ucraini bombardano un deposito di armi russi, scatta il finimondo: “ come si permettono? Ora Putin userà la guerra nucleare e moriremo tutti! A questo piccolo Dio sulla terra non bisogna provocare ” . Se le armi non va bene, dovremo essere felici quando vengono distrutti i depositi di armi o no? Quando Putin bombarda in Ucraina nessuno condanna o condannano solo i soliti due gatti. Però su Gaza non è lo stesso. Sembra che i bimbi che muoiono in guerra siano diversi. Se muore un bimbo ucraino non crea sdegno ma se muore uno a Gaza vedremo foto, video, commenti, ecc. Mi sono fermata di parlare della guerra per provare a capire perché la guerra può essere giusta da una parte e sbagliata dall’altra? Non sono ancora riuscita a capire, semplicemente perché per me la guerra non va fatta a prescindere da qualunque motivo. Nessuno deve atttaccare un paese, un popolo, togliere vite umane perché a delle ragioni. Nessuno ha ragione a uccidere degli innocenti. Se Putin ha i suoi motivi per massacrare, anche Netanyahu ne ha le sue. Se possiamo giustificare la guerra di Putin perché non quella di Netanyahu? Tutti vogliono territori e si fottono di un popolo. Tutti condannano Israele gisutificando Hamas. Questo non lo capisco. L’uso della violenza da una come dall’altra parte è sbagliata a prescindere. La violenza chiama la violenza di solito. Si dice che Israele sapeva del 7 ottobre e mi chiedo: è Hamas non sapeva delle reazioni di Israele? Tutti si fottono dei rispettivi popoli senza pietà e la popolazione palestinese si ritrova usata da due parti diversi per interessi malsani. Da 80 anni si usa la violenza senza mai risolvere nulla. Perché continuare su questa strada? La question va posta sia a Israele sia a Hamas. Se una strategia non funziona bisogna cambiarla. Se Hamas avesse chiesto il parere della popolazione palestinese, sono sicura che loro non avrebbero dato ok per il 7 ottobre. Perché costruire dei tunnel sotto un posto come l’ospedale sapendo che si tratta di un luogo di fragilità umana? Se Putin uccide nessuno ci crede quasi quasi sono gli ucraini a ucciderci. Le foto e i video dicono sono falsi. Invece se si uccide a Gaza allora è vero è nasce l’indignazione ovunque. Se metti informazioni o foto di persone uccise in Congo rimangono lì come fossero morti dei cani. Non sono nemmeno le posizioni delle due parti l, cioè Israele e Hamas che mi preoccupano ma la nostra come terza parte non coinvolta che fa rabbridire. Addirittura facciamo anche noi la guerra a chi viene da Israele a volte nemmeno ci vive per dire che siamo pacifisti. Offendiamo ormai spesso chi è israeliano senza sapere chi è veramente, cioè se contro o per il governo sionista. Basta attaccarlo e umiliarlo per sentirci utili alla causa palestinese. Questo però non lo vivono i russi in giro per il mondo. Siamo davvero pacifisti? O manifestiamo le nostre simpatie a un aggressore preciso e antipatie all’altro? Sarà perché Israele è pro occidente che siamo contro la guerra a Gaza o semplicemente siamo mossi dalla pietà per un popolo massacrata? Se la risposta è la seconda allora perché gli ucraini non possono beneficiare della stessa pietà? Cosa ci hanno fatto gli ucraini? Perché del Sudan non interessa? Per le altre guerre sono non guerre mentre solo quella di Gaza è orrore? Se la risposta è la prima, allora non siamo pacifisti ma forse un po’ ipocriti. Io sono contro tutte le guerre e partecipo ormai agli eventi che promuovono la pace fra i popoli. Sono la pace ovunque e non me la sentono più di combattere solo per una delle nostre guerre in corso sul nostro pianeta. Sono delusa completamente dal nostro mondo e ho anche paura perché per come siamo capace di applaudire per una guerra a secondo di chi la fa, so che siamo pronti a ripetere gli orrori passati che da adolescente pensavo ormai non poteva più essere possibile.

      manuale di autodifesa consigli di Antonio bianco esperto anti agressione puntata XXXV se siete in pericolo un fischietto vi può salvare

       non ho  voglia  di  stare a  estrapolare  il pdf    dell'articolo  lo  direttamente    riporto sotto  a     sinistra  




      Inizialmene    pensavo  di saltarla perchè  era sottotono risetto alle altre . Ma poi ho cambiatro idea . Infatti oltre ai cellulari , spray al peperoncino (ora pubblicizzato anche in tv ) un fischietto è un metodo : semplice , legale , economico non violento che può essere sempre usato come dice ache l'articolo ( vedere slide a sinistra ) . Infatti l fischietto, con il suo suono penetrante e costante, è capace di attirare l’attenzione in modo chiaro e inequivocabile, indipendentemente da lingua e cultura, in netto contrasto con la voce che può non uscire o tremare a causa della paura, rendendo difficoltoso un grido di aiuto nitido.Unico limite anche se limitato nel caso ti prendono da dietro e ti tappano la bocca e quindi ti restano mani e piedi e poi la fuga

      29.7.25

      Famiglia ebrea aggredita in autogrill in un'area di sosta lungo l'autostrada nel Milanese un altro caso come della TavernaSantaChiara” di Napoli o vera aggressione ?

      dal video che circola in rete  i  protagonisti non sembrano essere, 
      come quelli“Taverna Santa Chiara” di Napoli  di qualche  tempo  fa ,almeno per ora,dei  provocatori.
       Infatti   la  digos  sta indagando  e  la vicenda  è ancora  in corso  . Però
      caldo   posso dire  da  critico   verso lo stato d'israele    per la sua politica , e di  certi israeliani   ed ebrei  sionisti  ( ovviamente senza fare   generalizzazioni inutili   perchè    non tutti  gli ebrei  sono sioisti   ed  israeliani  )  queste  cose  non mi    fano ribrezzo e indignazione  oltre  che  sconforto  come  se   dallìolocausto  \  shoah  e   delle persecuzioni precedenti   l'umanità   non ha  imparato niente   .
      Ora   è
       vero che la vicenda del turista con la kippah aggredito mentre portava in bagno il figlioletto in un autogrill lombardo è microscopica rispetto agli orrori quotidiani di Gaza. Ma è altrettanto vero che quella vicenda con Gaza non c’entra nulla, perché nulla c’entrano padre e figlio con quell’orrore. E l’aggredito ha provato a spiegarlo: sostengono che va spiegato a Netanyahu che non deve bombardare? Ma io sono francese, non israeliano.La sintesi è che in Italia un uomo e il suo bambino sono stati aggrediti per via della loro fede religiosa, unico elemento che degli sconosciuti potessero percepire sul loro conto. Un pogromino da autostrada.Al di là che gli aggressori abbiano capito o no che quell’uomo è francese, e che gliene importi qualcosa, resta che in Italia in troppi pensano che un ebreo in qualche modo sia anche un mezzo israeliano. E questo è particolarmente pericoloso, in un Paese che gli ebrei li ha perseguitati e uccisi e in un periodo storico in cui il governo israeliano perseguita e uccide. Perché chi in qualche modo è un mezzo israeliano sarà necessariamente anche un mezzo italiano. E se non ha qualche diritto in meno, magari avrà qualche responsabilità collettiva in più.           
                        Caffe  scorretto unione  sarda  29\7\2025   di Angelino  Tabasso 

      Concordo  in  attesa  dell'appurarsi  del reale svolgimentio  dei fatti  ,  con lui  specie   nella  chiusa  : <<A qualcuno, sconvolto dalla carneficina della Striscia, possono sembrano sfumature. Ma gli orrori germogliano sulle semplificazioni.>>
      Ma Prendersela così violentemente con una famiglia Israeliana in questo caso che neanche conoscono è da vigliacchi e pregiudizievole ed è anche pericoloso.Giusto per correttezza: non sono israeliani, ma ebrei francesi. sono ebrei punto e basta. Esistono ebrei italiani , francesi, svizzeri. Magari Israele non l'hanno nemmeno mai vista e magai non sono necessariamete sionisti
      infatti concordo anche    con Lorenzo Tosa   


      perchè   descrive   la  differeza    tra  il nuovo antisemitismo ( non con  questo,come  spiegato  nel video  stesso, debba    essere  considerato  meno  vergognoso ed  abberrrate   e quindi  giustificare  chi  ci cade  , come  è  caita   anche al  sottoscritto  ,   per  poii  accorgesene  e  scusarsi pubblicamente   ,  e  trovate  traccia   nel'archivio   dei post  sul  blog   )  e  quello  "classico"  del secolo  scorso   ma  ancora  purtroppo  radicato  ancora  oggi  e che    al  90  %  dei casi  si mescola  e s'unisce  al primo  rendendone  difficile   la  distinzione 

      Con questo è  è  tutto alla prossima se  Dio vuole  e  i  Carabinieri  lo  permettono  

      Per chi suona la campana di © Daniela Tuscano


      Nessun appello, nessuna riprovazione per i 40 e più assassinati (9 i bambini) a colpi di mitra e di machete in una chiesa di Komanda, nella Repubblica Democratica del Congo. Sì, machete. Squartati come vitelli. Va avanti così da decenni, in un crescendo di odio ed efferatezza. Ma non ne troverete cenni o quasi. Pochi trafiletti, rari e brevi filmati, zero volti. Le scarse immagini a disposizione sono d'archivio, le vittime non hanno identità, sono massa indistinta di brandelli umani (?) in un'Africa spettrale, in cui si aggirano torvi personaggi armati fino ai denti degni d'un «mondomovie». Ma questo non è un film. È una carneficina ad opera di gruppi jihadisti ai danni di cristiani di diverse confessioni che, ripetiamo, si protrae da tempo in Nigeria, Niger - dove è iniziato l'esodo di intere comunità -,
      Burkina Faso, Somalia, Eritrea, Sudan, alle quali si aggiunge ora il Congo. Non una campana è risuonata per loro, né unedimeno o gretine o cantanti scosciate hanno sventolato sul palco bandiere che non saprebbero neppure collocare esattamente su una carta geografica. Chi si è data pena per Leah Sharibu e le studentesse di Chibok, tuttora nelle mani dei loro aguzzini? Eppure sono nere, oppresse da un patriarcato feroce; dovrebbero suscitare empatia, solidarietà. Come Maria Joseph e Janada Markus, giovanissime nigeriane riuscite a sfuggire a Boko Haram e ricevute poi a palazzo Chigi in occasione della giornata internazionale della donna. Ma nessuno ha mai udito i loro nomi o, quando li ha sentiti, se ne è strafregato/a.
      Insomma, se cristiani, i non-occidentali non interessano più agli occidentali anti-Occidente. Diventano non-occidentali della concorrenza; il «patriarkato» viene esecrato solamente come l'arma dei «bianchi» sfruttatori colonialisti; altrove, è «tradizione» da rispettare. Nessuna campana per le donne e gli uomini d'Africa, altrimenti bisognerebbe riconoscere che i cristiani/e sono i più perseguitati al mondo (365 milioni secondo World Watch List 2024), che non si tratta solo di «bianchi», che le «altre tradizioni» sono tutt'altro che pacifiche e dialoganti. E non limitiamoci al Continente nero: dal Medio Oriente i cristiani rischiano di sparire, cosa che dovrebbe turbarci un pochino se solo ricordassimo che la culla di quella religione si trova laggiù. Il bombardamento della parrocchia «Sacra Famiglia» di Gaza ha suscitato in Italia miserandi battibecchi da bottega e reazioni anti-israeliane. Il tutto insopportabilmente pretestuoso, la solidarietà alle vittime è stata la grande assente dell'intero «dibattito». Né ci fu per l'uccisione di Shirin Abu Akleh a Jenin nel 2022, o per Nahda Khalil Anton e sua figlia Samar, sempre della comunità «Sacra Famiglia», colpite da un cecchino israeliano. Non s'è avvertita la scorsa settimana e appena ieri, quando i coloni del fascista Netanyahu hanno assaltato il villaggio di Taybeh, l'antica Efraim, ultimo avamposto cristiano in Cisgiordania, al grido di «Cacciamo gli arabi»; men che meno è giunta per i fedeli delle chiese di Sant'Elia a Damasco e di San Michele ad As-Sura, martirizzati dai pro-Isis con la minaccia: «Torneremo». Ma sappiamo che per gli «indignados» di casa nostra il fanatismo islamista non esiste. 
      L'eccidio di Komanda, le sue morti senza nome, hanno almeno smascherato l'ipocrisia e la malafede. Con o senza campane.


      © Daniela Tuscano

      28.7.25

      diario di bordo anno III n 138 analfabetismo politico e quello dei politicanti il caso di meloni sul Time ., uso poilitico del calcio Le finali di calcio in cambio di petrolio e di una stretta sui migranti: così la Libia gioca (in segreto) il campionato tra Milano e Brianza ., Lettera a Salvini di un’immigrata africana.

      Da qualche giorno orde di meloniani e simpatizzanti esultano in un tripudio di lodi sperticate e superlativi assoluti per questa copertina qui e si inchinano alla loro Presidente Meloni, a loro dire “celebrata come una statista” dal prestigioso “Time”.C’è chi fantozzianamente la paragona a De Gasperi.La ministra Santanché addirittura si lancia in un’invettiva conto la sinistra rosicona: “E
      adesso chi lo dice ai disfattisti?”.Solo che poi vai oltre alla copertina - per chi sa leggere - e scopri che non è affatto la celebrazione di una nuova leader europea, ma anzi è un articolo, quello di Massimo Calabresi, lungo, complesso e pieno zeppo di critiche, anche pesanti. Nell’ordine:
      “L’agenda politica interna della premier italiana è al passo con la schiera globale di leader autoritari in ascesa: consolidare il potere esecutivo, reprimere i media, esercitare il controllo sul sistema giudiziario, prendere di mira gli immigrati senza documenti e limitare alcune forme di protesta“.
      Alla faccia della grande statista.
      E ancora:
      “In patria, Meloni (…) sta tentando di ‘riformare’ la magistratura attraverso una complessa serie di misure che amplierebbero il controllo del premier sui procedimenti giudiziari“.
      Che grande “modello”!
      Ma mica finisce qui:
      “Lo scorso ottobre, l’Italia ha codificato la sua storica opposizione alla maternità surrogata, mettendo al bando la procedura all’estero, una mossa condannata dai sostenitori dei diritti degli omosessuali”.
      E avanti così:
      “Meloni ha attaccato i media indipendenti, citando in giudizio giornalisti e organi di stampa per diffamazione più volte”.
      Sempre più duro.
      Sta portando avanti “un nuovo tipo di nazionalismo: populista, nativista e filo-occidentale. Dove questo ci porterà esattamente non è solo questione di Italia. Dal Portogallo alla Romania, estremisti di ultradestra, un tempo ostracizzati, stanno superando i partiti conservatori tradizionali, proprio come il movimento MAGA negli Stati Uniti”.
      Fine? Figuriamoci.
      “Ci sono molti membri del suo partito che covano ancora nostalgia del fascismo. Il secondo in linea di successione alla presidenza dopo Meloni, Ignazio La Russa, un tempo teneva un busto di Mussolini nel suo appartamento”.
      Fino alla chiusura impietosa.
      “Ciò che inquieta in Meloni non è tanto il suo comportamento, quanto il suo adattamento alle forze che il nazionalismo ha scatenato in passato, in un momento in cui le norme del dopoguerra stanno svanendo”.

      In pratica, i meloniani stanno sventolando la copertina di una rivista internazionale   come un trofeo, senza neanche essersi degnati di leggerla. Ma neppure di aprirla. Figuriamoci capirla.
      Infatti Appena ho letto il titolo,vista  l'autorevolezza  della  rivista ,  ho subito pensato che si trattasse , cosa poi confermata da  ricerche in rete (  da  cui  ho  estrapolato   alcune  cose  citate  nelle righe  precedenti )   , di un articolo critico, non certo di un’ode. Basta conoscere un  d'inglese   e un  minimo il linguaggio del giornalismo internazionale e, soprattutto, il tono del Time quando decide di mettere un leader politico in copertina: non è sempre sinonimo di ammirazione, spesso è l’esatto contrario. Ma capisco che per alcuni basti una foto grande e qualche parola altisonante per scambiare una critica   per un elogio.
      Peccato che la lettura — quella vera, quella che va oltre lo sfogliare con l’indice — non sia ancora obbligatoria prima di commentare entusiasticamente e   fa  r  credere   chje   parlino bene    quando   invece     ti ricorprono di  ...  letame. In pratica    sfruttano   la  nostra  fretta (  uso  il plurale  maiestatis   perchè  spesso capita  anche    a me  )   di  leggere       solo il titolo   è  non l'intero articolo o non consultano  fonti diverse  dalle  loro 

      ......
       da  https://www.open.online/2025/07/28/

      Dal 25 luglio al 4 agosto: sei squadre divise su tre campi, tra cui l'Arena di Milano. Sugli spalti una quarantina di persone arrivate dalla Libia: non il migliore dei palcoscenici. Alla base c'è il Piano Mattei

      Se la Serie A punta sull’export del pallone rotondo andando a giocare la Supercoppa nei Paesi arabi, la Libia fa un investimento altrettanto oculato. Per il secondo anno consecutivo, le fasi finali della Libyan Premier League si stanno tenendo proprio in Italia. Nessuno però lo sa, e nessuno – così pare – lo deve sapere. Si gioca in un piccolo triangolo della Pianura Padana tra l’Arena civica di Milano, Sesto San
      Giovanni e Meda, in piena Brianza. Gli spalti sono vuoti, eccetto una minuscola delegazione di 20 tifosi per squadra e qualche rappresentante ufficiale della lega calcio libica. Per entrare, come ha spiegato la Gazzetta, bisogna avere le conoscenze per essere inseriti in liste iper-esclusive altrimenti non c’è verso. Non proprio il palcoscenico migliore per mostrare all’intera Italia di che pasta sia fatto il calcio tripolitano.
      I generali militari in tribuna e gli scontri istituzionali con Roma
      Sei squadre in un girone unico, dal 25 luglio al 4 agosto. Ogni tre o quattro giorni, vanno in scena sui vari campi tre partite, tassativamente in contemporanea alle 19. Il velo di segretezza è durato poco, è bastata una colluttazione in campo che ha reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Sulle poltroncine, nel silenzio degli spalti, chissà chi c’è seduto. È probabile, trattandosi di alti dirigenti calcistici o rappresentanti politici, che si tratti di comandanti di milizie. L’anno scorso, dopotutto, alla finalissima aveva presenziato il generale Saddam Haftar, che controlla la zona orientale del Paese tramite un governo non riconosciuto da Roma. Al leader della Cirenaica era però stato impedito l’ingresso in campo, probabilmente perché le autorità italiane non volevano farsi fotografare al suo fianco. La reazione di Haftar era stata immediata: aveva chiamato la sua squadra disertando la premiazione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva dovuto consegnare medaglie e coppa a un magazziniere, che aveva dato il via ai festeggiamenti della squadra vincitrice nel parcheggio dello stadio.
      Gli accordi (politici ) tra Italia e Libia: il campionato di calcio in cambio di petrolio
      Ma che senso ha sponsorizzare il calcio libico in stadi vuoti? La spiegazione è semplice: l’intento non è affatto quello di mostrare al mondo i grandi talenti del pallone nordafricano. La qualità, anzi, è distante anni luce da quella Premier League di cui il primo campionato libico imita il nome, aggiungendovi davanti l’aggettivo nazionale. Dietro a tutto c’è un semplice accordo politico, siglato dal ministro dello Sport Andrea Abodi nel 2024 in presenza della premier Giorgia Meloni. Fa tutto parte del cosiddetto Piano Mattei e di un accordo bilaterale con Tripoli: le finali del pallone in Italia in cambio di una più rigida regolamentazione sull’immigrazione clandestina. Sponsor ufficiale? Ovviamente Tamoil, l’azienda statale libica che copre il 21,5% dell’import di greggio verso il nostro Paese. La lezione di de Coubertin – l’importante è partecipare – l’abbiamo imparata alla perfezione. 

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      da
      Soumaila Diawara
      12 h ·


      Lettera a Salvini di un’immigrata africana.
      «La sua faccia feroce la rivolga ai potenti che hanno occupato casa mia»
      Ho visto la sua faccia ieri sera, senatore, al telegiornale. Una faccia contratta, irrigidita dalla rabbia, dura come una pietra, dipinta dei colori della paura che non conosce vergogna. E la sua voce… la sua voce colava fiele. Ha detto che per noi, che siamo arrivati qui, in questa terra, è finita la pacchia. Che viviamo nel lusso, rubando il pane ai suoi cittadini. In quel momento, ho sentito di nuovo i morsi antichi, atroci, della paura.
      Chi sono? Non importa il mio nome. Tanto, per lei, i nostri nomi non valgono nulla. Sono solo un numero, un’ombra, un’invasione. Sono una di quelle che lei chiama con disprezzo “clandestina”. Vengo dalla Nigeria, da un angolo dimenticato dal mondo, dove nessuno fa la pacchia. Nemmeno per sbaglio
       Non sono scappata dal terrorismo di Boko Haram. La mia condanna non porta mitra, ma fame, povertà, silenzio, corruzione. Sono una profuga economica, come dite voi. Una che, secondo le sue leggi e le sue paure, non avrebbe alcun diritto di esistere qui.
      Conosce il Delta del Niger? Non credo. Eppure ogni volta che sale in macchina, ogni volta che accende la luce, una parte di quella comodità viene da casa mia, da quella terra che voi avete saccheggiato con eleganza coloniale e mano invisibile. Io vivevo alla periferia di Port Harcourt, capitale di uno degli stati più ricchi di petrolio al mondo. Ma vivevo in una baracca, con mia madre e i miei fratelli. La sera, per avere un po’ di luce, accendevamo una candela. Una candela, senatore. Nel cuore dell’oro nero.
      Vivere da noi è dura. Durissima. Un inferno, se sei donna. E io ero una ragazza. Una delle tante. Tutto costa. Anche l’illusione di sopravvivere. Le scuole pubbliche? Finte. Gli ospedali? Rovine. Se vuoi curarti, paghi. Se vuoi studiare, paghi. E se non hai soldi, semplicemente… muori lentamente.
      La vedo già storcere il naso. Sta per dire che non sono affari suoi, vero? Ma lo sono. Eccome. Il mio paese dovrebbe essere ricchissimo. Ma il nostro petrolio non ci ha mai dato nulla. Ha arricchito solo pochi politici corrotti, i vostri alleati, e le multinazionali occidentali, anche italiane, anche sue. Il nostro futuro è stato barattato per qualche barile in più, in cambio di contratti osceni firmati da burattini al potere che rispondono solo alle compagnie petrolifere. E i soldi, quelli finivano nelle vostre banche, non nei nostri ospedali.
      Si ricorda di Ken Saro-Wiwa? Poeta, attivista, ucciso perché chiedeva giustizia. È stato impiccato per aver alzato la voce. Il suo sangue, come quello di tanti altri, grida ancora sotto i vostri piedi, mentre camminate tranquilli nei vostri palazzi pieni di luce. Eni, Agip, le conosce bene, vero? Le stesse aziende accusate di aver versato montagne di soldi nei conti dei nostri carnefici. Soldi che avrebbero potuto cambiare la vita a milioni di persone. A me. A mia madre. A mio fratello. Forse, con quei soldi, avrei avuto una lampadina al posto di una candela. Forse sarei rimasta a casa mia.
      Avrei fatto volentieri a meno della pacchia di attraversare un deserto, di essere derubata, picchiata, violentata, di essere venduta come carne da uomini che avevano in bocca la legge e nelle mani il fuoco. Avrei fatto a meno delle prigioni libiche, delle notti passate in piedi, del pane secco, dell’acqua putrida. Avrei fatto a meno delle urla di chi veniva torturato accanto a me. Avrei fatto a meno di tutto. Anche della vostra ospitalità.
      Nel suo paese, senatore, troppe ragazze come me finiscono sui marciapiedi, strappate alla vita e offerte alla vostra fame di carne. La schiavitù non è finita. Ha solo cambiato volto. Io sono riuscita a fuggire, ma sono stata schiava nei vostri campi. Ho raccolto pomodori, arance, mele. In cambio di nulla. Di insulti. Di paura. Di umiliazioni. La pacchia l’avete fatta voi, sulle nostre schiene spezzate, sulle nostre vite svuotate, sui nostri sogni poveri, di una vita appena dignitosa.
      Mi accorgo solo ora che non ho mai scritto il suo nome. Mi perdoni. È che mi fa paura. Paura vera. Lei ha la capacità di essere feroce solo con i deboli. Ma con i potenti, sorride sempre. Vuole che torniamo a casa nostra? Parli con chi ci ha rubato casa. Parli con i governi corrotti che sostenete, con le multinazionali che proteggete, con le banche che ingrassate. Se ha un briciolo di onestà, la sua faccia feroce la riservi a loro.
      Noi, da soli, non possiamo più lottare contro tutto questo. E quando ci voltate le spalle, quando ci insultate, quando ci disumanizzate, non fate che schierarvi ancora una volta dalla parte del potere che ci ha condannati.


      Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

       Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...