PER UNA GIORNATA DELLA GIUSTIZIA
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Aderisco all'appello di Furio Colombo, Giuseppe Giulietti e Pancho Pardi pubblicato su MicroMega per una giornata della giustizia, che vi chiedo di convocare al piu' presto per affermare con rinnovata energia la necessita' che l'informazione e la giustizia siano svincolate dal controllo del potere politico.
Il tuo nome e cognome
da Paolo Flores d'Arcais
Vedo che Walter Veltroni si è deciso a dare una risposta chiara alla proposta di scendere in piazza contro le ennesime leggi-vergogna di Berlusconi (che avevo ripreso sulla prima pagina dell’Unità di oggi). Appuntamento a settembre. Peccato che l’approvazione delle vergogne sia in calendario in Parlamento tra un paio di settimane. Veltroni insomma propone una forma di protesta decisamente innovativa: non più “sit-in”, non più “meet-up” ma “close-after”. Nel senso di scendere tutti in piazza, a chiudere le stalle, dopo che i buoi sono scappati. Avrà tanti difetti, il segretario del Partito democratico, ma certo non gli manca il senso della comicità.
Di seguito la lettera di Paolo Flores d'Arcais a Walter Veltroni, pubblicata il 20/06 in prima pagina su l'Unità:
Caro Walter,
le ultime mosse legislative del governo Berlusconi in tema di giustizia costituiscono o no un vulnus gravissimo alle fondamenta liberaldemocratiche di una convivenza civile? La risposta che si fornisce è decisiva per il tipo di opposizione che di conseguenza si sceglierà.
A me sembra che il disegno di legge sulle intercettazioni, e il decreto sulla sicurezza (con l’emendamento ad personam blocca-processi) costringa ormai a parlare di fascismo strisciante. Non credo proprio si tratti di esagerazioni polemiche. Perfino una personalità di proverbiale saggezza e prudenza, che non ha mai amato la politica girotondina e ha sempre aperto generosissimi crediti alla credibilità dei partiti di centro-sinistra, dai tempi di Berlinguer e passando per tutte le metamorfosi del Pci fino a Veltroni (senza dimenticare l’appoggio a De Mita) - sto parlando di Eugenio Scalfari - è arrivato a dire che se quello di Berlusconi non è già fascismo è qualcosa che sempre più pericolosamente gli si avvicina e gli assomiglia.
Già da molti giorni, consapevoli della gravità della situazione, tre parlamentari dell’opposizione (che prendono il termine nell’accezione del vocabolario della lingua italiana, nel quale si menziona “un’azione di contrasto e di critica” – Devoto-Oli – ma mai di dialogo), l’on. Furio Colombo, l’on. Giuseppe Giulietti e il sen. Francesco Pardi detto Pancho, hanno reso pubblica attraverso il sito www.micromega.net una lettera (vedi sotto) a te e Antonio Di Pietro, nella vostra qualità di capi del Partito democratico e dell’Italia dei valori, nella quale vi invitavano ad indire una manifestazione pubblica (a scendere in piazza, insomma) che vedesse insieme opposizione parlamentare e società civile (quella definita “giustizialista”, sottolineavano i tre parlamentari, a scanso di equivoci). Lettera sostenuta da personalità come Margherita Hack, Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, e da migliaia di cittadini che stanno firmando sul sito www.micromega.net.
Antonio Di Pietro ha risposto positivamente, a nome del suo intero partito. Di una tua risposta, invece, sui due principali quotidiani di giovedì 19 giugno, non c’è ancora traccia alcuna. Forse perché la nota che hai diramato alle agenzia costituisce un perfetto esempio di risposta-non-risposta. In essa infatti si legge che “il leader del Partito democratico condivide le ragioni che hanno spinto a promuovere l'appello. Rispetto all'iniziativa di piazza, tuttavia, almeno per il momento Veltroni non aderisce”. Almeno per il momento. Che vuol dire? Che in futuro potresti? E quando, se non ora?
Oggi che tutti fanno a gare per dichiararsi cristiani, credo che un tratto squisitamente evangelico dovremmo assumerlo tutti, politici in primis: “il tuo dire sia sì sì no no, perché il di più viene dal maligno” (Matteo, 5,37). Oltretutto, in politica la scelta dei tempi è cruciale, e rispetto al disegno di legge sulle intercettazioni, che fa strame del principio secondo cui “la legge è eguale per tutti”, e rende di fatto impossibile ogni indagine per tutti i crimini di establishment, la scadenza per una manifestazione è dettata dal calendario parlamentare.
Questa legge-canaglia va in discussione tra due settimane, o si scende in piazza un minuto prima che la discussione inizi oppure vuol dire che alle manifestazioni si vuole rinunciare. E per manifestare tra due settimane, e in modo unitario, opposizione parlamentare accanto a società civile “giustizialista”, bisogna cominciare a lavorare subito, a organizzare subito, a mobilitarsi subito. Altrimenti è preferibile un chiaro e rotondo no, in cui ciascuno si assume le sue responsabilità (per atti od omissioni) di fronte al baratro morale e costituzionale in cui Berlusconi sta trascinando il paese.
I cittadini democratici, per i quali “la legge uguale per tutti” non costituisce un optional, troveranno comunque i modi per testimoniare pubblicamente, anche da soli, contro questo strame di legalità. Ma le forze politiche che questa protesta lasceranno senza rappresentanza in parlamento perderanno per sempre ogni credibilità di fronte ai tanti, tantissimi elettori (sempre più ex-elettori), che non capiscono l’ossimoro di una “opposizione che non esclude il dialogo”.
Un caro saluto,
tuo Paolo Flores d’Arcais
(20 giugno 2008)
Lettera di Colombo, Giulietti e Pardi
Caro Walter Veltroni, Caro Antonio Di Pietro,
lo spirito con cui scriviamo a Voi questa lettera è di allarme per la promessa fatta solennemente sabato scorso dal Presidente del Consiglio Berlusconi al convegno dei giovani industriali.
Se ci saranno ancora intercettazioni nelle indagini contro la criminalità saranno puniti con cinque anni di carcere i magistrati che hanno richiesto le intercettazioni, con cinque anni di carcere chiunque si presterà a eseguire l’ordine e a renderlo disponibile, nei modi e tempi previsti attualmente dalle leggi in vigore (e non cancellate) e cinque anni di carcere ai giornalisti che, sulla carta stampata, in televisione o in rete rendano possibile la divulgazione di atti altrimenti consentiti dalle leggi.
Ricorderete che come nella sequenza di un film deliberatamente pensato per denigrare gli imprenditori italiani (nel caso i più nuovi e più giovani) i tre impegni del Presidente del Consiglio, contro i giudici, contro i giornalisti, contro chiunque voglia restare nella lettera e nello spirito della Costituzione combattendo il crimine, sono stati accolti da uno scroscio di applausi entusiastici.
Anzi ci sono stati tre scrosci, come per ringraziare il premier per la pietra tombale che si appresta a gettare sulla giustizia e per la protezione offerta alla criminalità, soprattutto la criminalità dei colletti bianchi, degli affari, delle banche, delle aste truccate, dello insider trading, del passaggio indebito e riservato di notizie che arricchiscono immensamente e scardinano la concorrenza se conosciute solo da alcuni prima del tempo. E la criminalità delle cliniche.
Ma le tre aree indicate come sole permesse per le intercettazioni sono solo una parte di tutta la criminalità che tormenta il paese e contro cui si battono magistrati e forze dell’ordine. E non solo: interi rami di attività criminosa di mafia, camorra e ndrangheta si esercitano e si attuano lungo percorsi che adesso diventano area proibita alle intercettazioni, come gli affari di finanza.
Nello scrivervi questa lettera noi siamo certi che condividete il nostro allarme. Però nelle grandi questioni pubbliche che riguardano soprattutto la protezione dei cittadini (che sono coloro che pagano i grandi imbrogli, le grandi truffe, i grandi silenzi) è importante che l’allarme diventi pubblico, proclamato, comune.
Siamo convinti che il Partito Democratico e l’Italia dei Valori debbano – con urgenza – farsi testimoni di un allarme che vuole avvertire il Paese contro questi tre solenni impegni liberticidi. Viene denunciato il normale percorso della giustizia, viene deformato il fondamento della democrazia che esige la separazione dei poteri, si mette in atto un attacco del potere esecutivo contro il potere giudiziario ma anche contro le prerogative del Parlamento. Infatti il nuovo applaudito editto contro i giudici di Silvio Berlusconi corrisponde, nella forma stentorea e definitiva dell’annuncio, a un potere che un primo ministro democratico non ha. E scavalca con la disinvoltura delle nascenti dittature la voce del Parlamento.
L'editto presidenziale è una minaccia intimidatoria contro i giornalisti italiani che osassero disubbidire e rendere pubbliche notizie di crimini.
Noi siamo convinti che il Partito democratico e l’Italia dei Valori siano i naturali difensori della giustizia e della libera informazione nel paese di un vasto conflitto di interessi mediatico in cui gran parte delle fonti di informazione sono già nelle mani di una sola persona, in veste di proprietario e capo del Governo. Perciò contiamo di ritrovarci uniti con i cittadini che ci hanno votato in una “giornata della giustizia” che vi chiediamo di convocare al più presto. Una grande manifestazione in piazza del protagonismo civile, a torto definito giustizialista, per affermare con rinnovata energia la necessità che l’informazione e la giustizia siano svincolate dal controllo del potere politico.
Abbiamo di fronte un governo prepotente e deciso a tutelare gli interessi particolari che incarna e rappresenta, e a gestire il Parlamento come un parco a tema a cui, di volta in volta, si impongono immagini e rituali di Berlusconi e di Bossi, in un alternarsi di protezionismi, interessi speciali e paure ingigantite fino alla caccia all’uomo. In questa situazione preoccupante e grave, noi pensiamo che il silenzio sia il vero pericolo che dobbiamo respingere con la massima energia.
Roma, 12 giugno 2008
On. Furio Colombo
On. Giuseppe Giulietti
Sen. Francesco Pardi