21.4.21

non sempre è necessario comprendere e farlo si finisce per giustificare anche se non si vuole

 Lo so  che non dovrei  parlare  ancora  del  caso Grillo, (  in quanto  non c'è  nient'altro   , almeno  fino al prossimo   suo vomito   visto  che   il  giudice      sta per decidere  se  rinviare o  archiviare la posizione del  figlio  ,  da  dire  a quanto  già detto     nei  miei  due  precedenti 
post      e nel post  della nostra  nuova  utente  Daniela  Bionda  )       e  delle   becere  dichiarazioni .  Ma  il mio  ultimo  stato di   Facebook   che introduceva  il primo dei miei due  post  sull'argomento  mi costringe  per  un  attimo  a    ritornarci   ed  a  fare  autocritica    \  rimettermi in discussione .

Lo sfogo di un padre va sempre capito non assecondato. Si può capire il suo dolore , la sua rabbia, la sua impotenza difronte a una sventura evitabile in questo caso . Oggi è troppo tardi. Male intendere la libertà a questo porta, Dolori disagio e quanto di peggio si possa immaginare. Essere il figlio di, non da metaforicamente parlando il lasciapassare alle malefatte e a comportamenti emendabili. Le maglie della giustizia poi quando si stringono vi riamane impigliato il pesce piccolo e quello presunto grande. La legge e lenta ma inesorabile. Io lo capisco ma non lo assecondo.
Aldo Volpini, Annamaria Sotgiu e 1 altra persona
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Commenti: 8

  • *****
    Ripeto:
    Ma tutta questa comprensione ce l'avete per il padre della ragazza?
    Ma tutta questa comprensione di un padre che minimizza un video che mostra quanto è depravato il figlio, del resto...degno figlio di un pazzo maschilista ed irrispettoso
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Ma nonostante ci sia qualcuno contrario 

  • ***** per me hai scritto una cosa giustissima
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    • 1 h

io continuo a sostenere quanto ho risposto al primo commento  e   farò di tutto  er  non ricaderci   anche  se  ciò  è  difficile    se  no  che  autocritica  sarebbe  

diversita ed green

cercando storie  da  riprendere  ho  trovato   queste due che  riporto sotto . lo so   che  è  un giornale  da parrucchiere ma   certe storie  che  rimangono ai margini  si trovano   proprio  li  .

  da    Gente  9.4.201


   

La violenza sulle donne non è solo femminicidio


Tutte le fonti storiche affermano che in quasi tutte le società tradizionali le donne furono discriminate; la loro istruzione fu limitata all’apprendimento di abilità domestiche, non ebbero accesso a nessuna posizione di potere. Il matrimonio fu quasi sempre considerato un mezzo necessario per garantire alla donna sostegno e protezione. Una donna sposata solitamente assumeva lo status del marito e andava a vivere con la famiglia di lui: in caso di maltrattamenti o di mancato mantenimento aveva scarse possibilità di rivalersi. Nel diritto romano, che influenzò il successivo diritto occidentale, marito e moglie erano ad esempio considerati un’unità, nel senso che la moglie era un vero e proprio “possesso del marito”; in quanto tale, la donna non godeva del controllo giuridico né della sua persona, né dei suoi figli, né delle sue terre, né dei suoi soldi. Le eccezioni dell’antica Babilonia e dell’antico Egitto, dove le donne godettero dei diritti di proprietà, e a Sparta amministravano di fatto l’economia, furono dunque fenomeni isolati; solo durante il Medioevo in alcuni paesi europei le donne poterono entrare a far parte delle corporazioni delle arti e dei mestieri. Nella seguente era industriale donne e bambini lavoravano anche per dodici ore di seguito nelle fabbriche con paghe nettamente inferiori ai loro colleghi maschi. Infine, nel novecento, la donna sembra aver definitivamente aver raggiunto l’uomo, grazie al diritto di voto e col raggiungimento dei titoli più ambiti e dei lavori di solito riservati all’uomo (come ad esempio la carriera militare). Tuttavia anche nel ventunesimo secolo esiste ancora una forma di violenza sulle donne: quella fisica, economica e psicologica e sessuale. Per analizzare questa nuova violenza molti enti pubblici hanno svolto ricerche, soprattutto per osservare l’espansione di questo fenomeno.
Moltissime donne hanno subito diversi tipi di violenza. In moltissimi casi (oltre l’88%) la violenza viene definita “domestica”, in quanto inflitta da partner o da ex partner (l’82%) oppure da parenti, nel 6,4% dei casi. Amici e conoscenti sono autori della violenza nel 4,5% delle occasioni, mentre il restante 7,1% ha come protagonisti sconosciuti.
Per quanto riguarda la violenza sessuale, non c'è dubbio che la stessa abbia nella vittima ha un profondo impatto sulla salute fisica e mentale, causando molte patologie croniche e quadri psichiatrici anche rilevanti in chi ha subito un’aggressione fisica o sessuale, nell’infanzia o nell’età adulta. L’imposizione di un rapporto sessuale non consenziente, può essere fonte di gratificazione sessuale per il responsabile, sebbene l’obiettivo nascosto sia spesso la manifestazione di potere e di dominio sulla vittima nonchè fonte di umiliazione. La legge stabilisce la scadenza per una denuncia di reato in sei mesi, dopo i quali il reato non è perseguibile. Se la vittima presenta querela nei tempi stabiliti (sei mesi dal reato) il reato può comunque andare in prescrizione, regolata da art. 157 c.p. (15 anni).
Premesso tutto ciò, mi chiedo perché ancor oggi chi ha subito una violenza sessuale non venga presa in giusta considerazione, c'è sempre un sentore nell'aria fatto di se, ma, se avesse.... che non fanno altro che perpetuare nella vittima un ulteriore abuso. Esiste anche chi si chiede il perché un donna non denunci subito di aver subito una violenza sessuale, i motivi sono tanti, vergogna, la paura, la sensazione di non essere ascoltata. Ogni donna che subisce una violenza sessuale deve elaborare la cosa, come se fosse un lutto, perché quella violenza ha decretato la morte dell'anima; ci sono le donne che in breve tempo riescono a trovare la forza di denunciare, altre anno bisogno di mesi, anni, spesso si sentono “merce avariata”, c'è anche chi non sarà mai capace di farlo tendendo dentro di se questo terribile dolore. Quindi quando sento o leggo di uomini che giocano sulla fragilità delle vittime per farsi scudo ed uscire indenni da questo terribile reato dico loro e a tutti i famigliari che difendono i loro congiunti anche di fronte all'evidenza di vergognarsi, che non possono essere considerati uomini.

20.4.21

Joel Dicker "La verità sul caso Harry Quebert"


 Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto e il seguente testo "JOEU DICKER La verità sul caso Harry Quebert ROMANZO BOMPIANI"
Un po di tempo fa ho letto un libro di un giovane scrittore svizzero di nome "Joel Dicker" dal titolo "La verità sul caso Harry Quebert". Il racconto é quello che viene definito un "giallo deduttivo", ambientato in una città fittizia e narrato in prima persona con salti in avanti e in dietro nel tempo. Racconta di come un giovane scrittore di nome Marcus Goldman cerca di far luce sulla scomparsa di una ragazza di 15 anni di nome Nola, della cui morte viene accusato, e per questo imprigionato, il maestro e mentore di Marcus, lo scrittore Harry Quebert, con il quale la ragazza intratteneva una relazione. Si tratta di una storia d' amore, un romanzo ad ampio respiro, pieno di colpi di scena, nulla a che fare con libri del tipo "Lolita" di Nobokov, ma che soddisfa anche il palato dei giallisti più smaliziati
Altamente Consigliato

                     Daniela Bionda
 
 
 

benvenuta alla nuova utente Daniela

Come da titolo do il benvenuto su questo blog a Daniela . Un mio contatto di social che pubblica e condivide sul suo Facebook cose interessanti e di spessore . Ecco che in questa slide riassume il suo profilo di Facebook


Ecco cosa mi ha colpito di lei , per invitarla a scrivere \ condividere , qui da noi : << Lettrice accanita, scrittrice per caso, amo i film, l' arte, l'archeologia, odio il mare, il freddo e la neve, in una precedente vita ero sicuramente un gatto

L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...