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12.9.25

Vicini di casa da 40 anni, ma si conoscono e si innamorano in chat .Dalla chat di un sito di compravendita è sbocciato un grande amore, chi l’avrebbe mai detto?

Lo  so che    quando trovo  le  news  su fb  e  sui  social  ,  prima di riportarle  si dovrebbe  andare  a verificare  o  nei mottori di ricerca   o sullo stesso sito  della pagina \  account  ,  in quanto    spesso  certi  post   vengono, come  in  questo caso spacciati  sui social come recenti  ,  ma  poi  risultano   di   qualche  anno  fa  , due  in  questo     caso  .  Ma  la storia    vera  o falsa  o  incredibile  che sia  ,  dona  un po'  d'allegria     davanti  alle  brutture  che leggiamo  ogni  giorno   .  



I due si conoscono online. Lui si iscrive su un’app per vendere e comprare oggetti usati, quando vede le foto degli oggetti del profilo di lei le scrive. 



Chattando scoprono di avere molti interessi in comune. Il tempo passa come il rapporto tra i due; quando, un giorno, scoprono di essere sempre stati vicini di casa ( da ben 40 anni), che quando erano bambini andavano nello stesso parco dopo la scuola e da adulti frequentavano gli stessi pub. Come se non bastasse, anche i loro figli hanno condiviso le scuole nel corso degli anni. “Ci siamo incrociati un’infinità di volte da quando eravamo molto giovani. È come se non fosse destinato a succedere fino ad ora", hanno raccontato .Ecco , sempre  secondo  la  stessa  fonte, che  Ci sono storie d'amore che nascono improvvisamente, a colpi di fulmine, e poi ci sono coppie che
impiegano anni prima di capire di essere fatti l'uno per l'altra.
La vicenda di Chris Place e Michelle Tooby rientra in quest'ultima categoria, ma con una curiosa variante: i due sono stati vicini di casa per 40 anni prima di innamorarsi in chat.
Nessuno dei due cercava l’amore, la chat su cui si sono conosciuti non è quella di un sito d’incontri, bensì, un sito di compravendita online.
Chris e Michelle vivono entrambi a Nottinghamshire, uno accanto all'altro, ma non avevano mai pensato di guardarsi come potenziali partner amorosi.
L'uomo, però, si è imbattuto casualmente nella foto di Michelle su un social network dedicato alla compravendita tra vicini di casa, rimanendo colpito da lei.
Così, ha deciso di inviarle un messaggio di saluto, al quale ha fatto seguito la risposta della donna. Da lì, la coppia ha iniziato a chattare assiduamente, fino a quando hanno deciso di incontrarsi di persona, scoprendo di avere molte passioni in comune, tra cui il giardinaggio.
Chris e Michelle stanno pianificando il loro futuro insieme, ma l'uomo non ha ancora fatto la proposta di matrimonio.
Nel frattempo, la coppia si gode ogni momento della loro nuova storia d'amore, alternandosi tra le rispettive case, che distano solo 10 minuti a piedi l'una dall'altra.
La vicenda è veramente straordinaria e dimostra che l'amore può nascere in ogni momento della vita, anche quando meno ce lo aspettiamo. "Ci siamo incrociati continuamente fin da quando eravamo molto giovani. È come se il nostro amore non fosse stato destinato a nascere fino ad ora. Era l'ultima cosa che mi aspettavo” ha detto Chris. "C'è qualcosa nel suo aspetto che mi cattura davvero" ha spiegato,"è una persona molto gentile. Appena abbiamo iniziato a chiacchierare siamo andati d'accordo: c'era qualcosa di straordinariamente speciale tra noi. Ci sentiamo così a nostro agio insieme e le cose migliorano sempre di più." E così, abbiamo la conferma che “l’amore arriva quando meno te lo aspetti”.
Tutto bene quel finisce bene

CHI URLA DI PIÙ NON HA PIÙ VERITÀ DA DIRE. E ALLORA, CHI DAVVERO RICORDA? di Elisa laPenna ( https://nessundatodisponibile.blog/ )


l'11  settembre      cosi  come   tutte le  giornate  \  settimane      particolari  (  27 gennnaio  ,  10  febbraio  ,   25  aprile  ,  2  giugno  ,  ecc    mi  scuso  se   ne  ho  dimenticato  qualcuna  )       sono alla base  della riflessione       che  condivido  in pieno  dell'ottima    Elisa  laPenna  ( https://nessundatodisponibile.blog/

Ogni anno ci ripetono che “ricordare è fondamentale”. Ma ricordare cosa, esattamente?
Le immagini che ci hanno cucinato in loop fino a stordirci? Le verità preconfezionate vendute come dogmi? O la rabbia che, ben nutrita, torna sempre utile a qualcuno?
Io penso che ricordare serva solo se diventa diffidenza. Diffidenza verso chi ti offre una versione unica, comoda, semplificata. Perché la verità non è un trofeo da esibire: è vissuto, carne e ossa, paura e silenzio. E quella non si spettacolarizza, si custodisce.E se la memoria servisse più a chi racconta che a chi ricorda?
che ragiona su quyanto scritto da
La memoria non necessariamente aiuta a trovare i colpevoli o i responsabili, ma spesso serve a tenere ben saldi stati emotivi come rabbia e frustrazione.
Ricordare, in questo caso, dovrebbe essere un monito alla diffidenza nei confronti di chi ci propone una verità assolutistica.
La verità è un qualcosa che è già successo o che continua a succedere. È solo chi la sperimenta può conoscerla. E questo è un fatto e non può essere messo in discussione.
Ai media non interessa la verità, ma solo la spettacolarizzazione degli eventi. Sfama coloro che hanno bisogno dei particolari per sfogare una rabbia che fino a quel momento non hanno voluto considerare.
Il modo più efficace per essere in pace è agire secondo coscienza e fare del bene. Appena possibile, tutte le volte che è possibile.
Non importa come e quando finiremo. Se faremo del bene, questa sarà l'unica cosa che conta.

Samuele Fiori «Punto da una cubomedusa, emozione più forte del dolore» Studente di scienze naturali ha incontrato la specie rara nelle acque dell'Argentiera

la nuova saregna 12\9\2025

 Sassari 
Un dolore fortissimo, che ancora dura dopo qualche giorno. Ma anche una altrettanto forte emozione, per essere entrato, un po’ bruscamente, in contatto con il “
terrore del Mediterraneo”: una cubomedusa, nota anche come “medusa scatola”.Una specie capace di causare gravi ustioni con le sue nematocisti che in alcune specie, come la “vespa di mare”, possono avere esiti letali.A raccontare la sua dolorosa scoperta Samuele Fiori, studente di Scienze Naturali all’università di Sassari e divulgatore scientifico in erba con le sue pagine social “scienzapelata”, che ha incrociato la cubomedusa durante un’escursione nelle meravigliose acque dell’Argentiera e ha avuto il sangue freddo, nonostante il forte dolore, di riprendere ma medusa, riuscendo così a individuare la specie esatta con l’auto del suo professore.«È Carybdea marsupialisL’unica cubomedusa presente nel Mediterraneo – racconta – è quasi impossibile vederla in acqua visto che è praticamente trasparente. Ha dei lunghi tentacoli, che che possono raggiungere i 30 centimetri, e nonostante sia meno pericolosa delle sue sorelle che prediligono le regioni tropicali, può causare ustioni significative».

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Nel Mediterraneo la presenza di questa specie è ormai abbastanza comune, anche se i principali avvistamenti si registrano a largo di Siracusa, nel Golfo di Trieste, a Lignano Sabbiadoro e la laguna di Grado, «Ma sta colonizzando aree sempre più vaste – spiega Samuele –. Con l’aumento delle temperature (predilige acque calde), la pesca a strascico e la pesca intensiva che eliminano i suoi predatori naturali stanno aumentando esponenzialmente di numero.

 E può capitare che i venti, come il forte maestrale dei giorni scorsi, le spingano sulle coste della Sardegna, come quella dell’Argentiera dove l’ho incontrata».Un incontro comunque raro: «Devo dire che, nonostante il dolore sia stato atroce – spiega lo studente di scienze naturali – ho subito pensato: che figata. Anche perché poco prima, sempre nella stessa spiaggia, ho visto un Ctenophoro “cintura di Venere", un organismo trasparente e gelatinoso che vive principalmente in mare aperto. Il suo corpo, così come quello di molte meduse, è costituito principalmente da acqua; presenta delle ciglia vibranti disposte a pettine, in grado di produrre particolari iridescenze. Io li chiamo discoteche ambulanti».«Sono specie incredibili – continua il giovane –. E, nonostante la Carybdea marsupialis mi abbia fatto una brutta ustione, sono fermamente convinto che vadano rispettate e ammirate e non demonizzate. Il tratto di mare in cui le ho trovate è difficilmente raggiungibile ed è un angolo inviolato, e protetto, di paradiso, come tanti tratti della nostra bellissima Sardegna. Certo, le specie marine vanno riconosciute e trattate con rispetto, altrimenti si rischia di fargli, e di farsi, davvero del male. Ma alla fine assolvono solo il loro compito nel ciclo naturale e siamo noi che dobbiamo imparare a conviverci».

11.9.25

Alex Schwazer, la rinascita con il record a 40 anni sui 10 km, l'ex allenatore: «Questo risultato è la sua rivincita morale»

corriere    dela  sera  9\IX\2025 

 di Silvia M. C. Senette

Il marciatore ha compiuto un’impresa che supera persino la sua forma olimpica di Pechino 2008. Sandro Donati: «Quello che ha fatto Alex riempie di vergogna chi gli ha fatto del male»

Alex Schwazer e Sandro Donati (nel riquadro)

Alex Schwazer e Sandro Donati (nel riquadro)

Non è più il suo preparatore atletico, ma è Sandro Donati il primo ad applaudire la stupefacente performance in pista di Alex Schwazer. L’ex campione di marcia altoatesino, a quasi 41 anni, è tornato a far parlare di sé con un tempo sbalorditivo sulla distanza di 10 chilometri: un 38’24’’07 che non solo è il suo nuovo record personale, ma è anche l’ottavo miglior tempo assoluto a livello internazionale quest’anno e il quarto di sempre in Italia. Un’impresa che supera persino la sua forma olimpica di Pechino 2008.
Le ambiguità del sistema sportivo
Mentre i riflettori si accendono su questa incredibile dimostrazione atletica, chi ha lottato al fianco di Schwazer negli anni più bui della sua carriera, l’uomo che ha creduto nella sua innocenza e ha denunciato con forza le ambiguità del sistema sportivo, lo storico allenatore Sandro Donati, ha la voce commossa e ferma di chi ha avuto ragione, di chi ha sempre saputo. «Quello che ha fatto Alex riempie di vergogna chi gli ha fatto del male — esordisce senza giri di parole riferendosi alle massime autorità dell’antidoping internazionale —. Un uomo di 41 anni, con un allenamento ridotto perché lavora e deve mantenere la famiglia, che fa una performance del genere deve far riflettere chi l’ha accusato e non uno solo: tutti, sanno benissimo come sono andate le cose. Quella che ha piegato Alex è una finzione gigantesca a cui qualcuno ha pure creduto. E con queste sue nuove performance certamente non ci fanno una bella figura».
Un risultato stupefacente
Il risultato è ancora più stupefacente se si pensa che Schwazer si è presentato ai campionati regionali del Trentino - Alto Adige, a Bolzano, da non professionista, con un approccio quasi amatoriale. La sua nuova vita lo vede lontano dalla marcia a tempo pieno: oggi lavora come preparatore atletico al Palace Merano Medical Spa, dove aiuta atleti e non a ritrovare la forma fisica, e come consulente per il Südtirol calcio, in Serie B. Il suo allenamento, racconta il marciatore, è «limitato a cinque giorni a settimana, spesso in pausa pranzo, per non più di 50 minuti». Un ritmo che non ha nulla a che vedere con quello di un atleta di punta. Per preparare questa prova è stato affiancato da un nuovo volto, l’ex ciclista professionista Domenico Pozzovivo, che lo stesso Schwazer ammette essere «il principale artefice» di questo risultato.
Il nuovo preparatore
«Con Alex abbiamo un rapporto di amicizia e di affetto, ma parliamo di altro: delle nostre famiglie, del lavoro, delle vicende giudiziarie — racconta Donati —. Per quanto riguarda l’allenamento, Alex è così esperto che si organizza da solo. Qualche volta mi accenna a qualcosa e gli offro il mio parere. Ultimamente lo ha aiutato Domenico Pozzovivo, un ragazzo molto in gamba».
Un «sistema corrotto»
L’analisi di Donati non si ferma alla performance sportiva. La sua mente torna inevitabilmente all’ingiustizia subita, a quel «sistema corrotto» e «al mondo dello sport che ha fallito». «Il problema, che ho posto non solo per Alex ma per tutti, è che all’atleta va data una garanzia: l’urina prelevata gli viene totalmente sottratta, non gli rimane niente in mano, nessuna prova per scagionarsi da errori, accuse infondate o manomissioni come quelle che abbiamo visto accadere. Invece l’atleta si deve fidare di queste istituzioni, di una catena complessa e numerosa di figure: dall’ispettore che fa il controllo a chi trasporta l’urina, da chi la riceve a chi la analizza. Tanti livelli in cui potrebbe accadere qualcosa, non solo per malafede ma anche per imperizia — ricorda Donati —. L’atleta, che in molti casi è un professionista, ha il diritto di veder rispettata la sua professionalità e le sue possibilità di guadagno. Non è giusto metterlo in questa condizione».Per Sandro Donati, l’ultima grande performance di Schwazer non è solo un risultato sportivo ma «una rivincita morale» che rende palese l’imbroglio di chi lo ha incastrato. «Tutti questi ragionamenti che facciamo sul caso Schwazer vanno moltiplicati per cento dopo quello che gli è stato fatto» conclude Donati.

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

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