ma preferisco , anche solo in rete perchè da solo è impossibile vista la rassegnazione quasi totale in un paese di 15 mila abitanti lottare per non fare ciò
da Bobo novecento di Sergio Staino in " Classici del fumetto serie oro n 22 " edito da repubblica 2005
e seguire questo consiglio
"Ai giovani medici dico che restare in Italia per fare ricerca è una grande sfida. Loro sono un patrimonio straordinario e saranno la salvezza del nostro Paese".(Rita Levi Montalcini)
su Zanzibar ho letto questo interessante articolo pur venendo da una fonte lontana dal mio modo di pensare l'articolo che trovate sotto
Il Giornale 18 aprile 2012
Il caso
La giuria del Pulitzer rinuncia a premiare la fiction
Per capire la nostra epoca meglio evitare i romanzi
Ridotti a intrattenimento o a pura «trama», hanno perso autorevolezza Oggi la narrativa è meno vitale di saggistica e arte contemporanea
Luca Doninelli
Hanno ragione quelli del Pulitzer, che hanno deciso di non assegnare il premio alla narrativa, ritenendo non ci fossero titoli capaci di rappresentare l’età in cui viviamo. Tra i bocciati, c’è anche The Pale King, il romanzo postumo di David Foster Wallace, accanto a Train Dreams di Denis ]ohnson e Swamplandia! di Karen Russell. L’America, e - aggiungo - il mondo anglofono in generale, non hanno prodotto ultimamente una narrazione capace di afferrare la complessità del tempo presente. Lo stesso vale per molte altre letterature, compresa secondo me quella che si esprime nella lingua di Dante, e di cui faccio parte anch’io.
Da qualche anno, pur continuando ad amare la letteratura narrativa, le mie abitudini di lettore si sono spostate sempre più decisamente verso le opere saggistiche. Leggere romanzi si è trasformato per me, insensibilmente, in un’attività specialistica, professionale, non più in una passione incondizionata dell’anima. Non parlo, va da sé, di tutti i romanzi, ma solo dei romanzi che si producono oggi, perché quanto a Guerra e Pace lo potrei rileggere fino alla fine dei miei giorni (credo anche che lo farò). Certo, continuo a scrivere narrativa (anche se in modo meno esclusivo di un tempo), e soprattutto continuo a crederci. C’è però qualcosa che non va, una rotellina dev’essere uscita dalle guide. E non riguarda soltanto le mie sensazioni personali.
Dico subito che di romanzi belli ce n’è anche oggi. Recentemente ho letto La trama del matrimonio di Jeffrey Eugenides, e l’ho trovato molto bello. Ma il mio modo di leggerlo è cambiato rispetto a quando lessi- per rimanere sullo stesso autore - Le vergini suicide. Benché sia un romanzo, lo leggo come se fosse un saggio. Lo stesso mi è accaduto, un anno fa, con Libertà di Jonathan Franzen. Franzen, com’è noto, scrisse negli anni Novanta un capolavoro, Le correzioni, cui seguì un periodo di relativo silenzio. Da questo silenzio lo scrittore è uscito, appunto, con Libertà che io ho letto fino in fondo con curiosità non per l’esperienza letteraria che (non) mi dava, ma solo per la conoscenza che ne ricavavo sul mondo di cui il romanzo parla. In sostanza: ho l’impressione che in questi anni la produzione saggistica, in tutti i campi, superi di gran lunga per qualità quella narrativa. Nessun romanziere italiano ha scritto ultimamente un libro che si avvicini, per potenza di idee e follia di scrittura, a II capitalismo (Marsilio) di Geminello Alvi.
Qualcuno mi dirà: il romanzo non si occupa di idee, ma di fatti. Invece no: il romanzo moderno è nato esattamente per non decapitare i fatti in un’epoca in cui le storie si compromettevano con la complessità sociale, con la forza delle idee e con quella del potere. Niente idee, niente romanzo: con buona pace dei paladini dell’intrattenimento. Più precisamente: ho l’impressione che il romanzo, di cui abbiamo mantenuto i contorni, non sia più in grado di fornirci una narrazione del tempo in cui viviamo.
C’è «racconto», ma non«narrazione»: questo è il problema.
Per racconto intendo un'affabulazione centrata su uno o più avvenimenti legati tra loro, in modo da delineare un destino. Un racconto è tanto più bello quanto maggiore è la forza lingui- stico-emotiva con cui viene fatto circolare. Per narrazione intendo, invece, la capacità del racconto di trasmetterci una certa immagine del mondo, del tempo presente, attraverso un apparato simbolico che conferisca al racconto un valore universale. La narrazione si avvale del racconto ma il suo obbiettivo va molto oltre il racconto: dobbiamo poter scoprire nelle vicende narrate un punto di congiunzione tra il tempo, la storia e il senso (o la mancanza di esso) che balena dietro di esse. La narrativa di oggi è ricca di racconti ma povera di narrazione. Dev’essere la condizione post-moderna, come diceva Lyotard. O qualcos’altro. In questo modo, sia quello che sia, il romanzo perde autorevolezza, ed è forse per questo che, non potendo fare esperienza, per suo mezzo, del tempo presente, ripiego sugli aspetti conoscitivi che il racconto mi può fornire (società, caratteri individuali, abitudini di vita, geografìa, geopolitica, paesaggio urbano ecc.), ossia sull’aspetto intellettuale della lettura che io preferisco in ogni caso a qualunque emozionalismo acefalo.
Va detto che, romanzi a parte, la narrazione continua a esistere. La si può trovare, sparsa qua e là, per esempio nel cinema, o nelle arti figurative e performative.
Alcune opere dei controversi Damien Hirst o Maurizio Cattelan-per non parlare dei maggiori, come Kiefer o Richter -possiedono la forza di un emblema universale, di un grido capace di attraversare il mondo. Al cospetto di certe loro opere possiamo dire: sì, è proprio così. È ciò che Aristotele chiamava verosimiglianza. Non so perché tutto questo sia accaduto, so che è accaduto.
Alcuni anni fa il compianto Giovanni Raboni sentenziò in tono burbanzoso che il romanzo era morto. Io non arriverei a tanto. Tuttavia è vero che il romanzo odierno non è più una luce accesa sul mondo: nei casi peggiori è un prodotto industriale per l’intrattenimento, in quelli migliori svolge una finzione lunare, troviamo cioè in esso un «riflesso» del mondo, non «il» mondo. Secondo me dire che, semplicemente, i tempi sono cambiati non è sufficiente. Chi ha a cuore il romanzo - mi riferisco in primis, ovviamente, ai narratori e in particolare a me stesso - deve cercare una via per ricucire lo strappo tra racconto e narrazione, o se vogliamo, tra emozione e conoscenza. Non è un problema di teoria letteraria, ma di antropologia. Il romanziere deve tornare, come Diogene con la lanterna, a cercare l’uomo. O - come il folle di Nietzsche che tiene la lanterna accesa in pieno giorno - a cercare Dio. Che è lo stesso.
In parte lo condivido perchè ( per la maggior parte degli scritti attuali ) i romanzi e la narrativa in genere si va sempre più conformando o trasformando in un nuovo genere artistico letterario ad esigenze cinematografiche per lo più di pessima qualità vedi la maggior parte delle fiction tv . In parte no perchè ovviamente è soggettivo ci posso anche essere , come dicevo prima romanzi attuali ( non solo classici ) che come le canzoni non ti tradiscono mai . Ma soprattutto non condivido quello che dice dei racconti e delle storie perchè esse descrivono benissimo la realtà. Vedere questi due siti soprattutto il primo ( da me provato direttamente in quanto ci ho scritto pure ) dove si trovano racconti di buona fattura e promettenti: 1) scrittori emergenti.it , 2) poesieraconti.it
Ogni.inverno e' un anno che passa..e poi l'estate ..breve,poi l'autunno,e dunque ancora l'inverno ..lungo e freddo e questa è la vita . Una poesia di ( foto sotto a destra ) Francesco Masia
è nato a Tula un piccolo centro del Logudoro dove attualmente risiede, è sposato con Graziella. Appassionato di poesia e letteratura sin da ragazzo, dovette abbandonare presto gli studi per dedicarsi al lavoro negli anni 70 per neccessità contingenti ma, continuando a studiare per suo conto. La passione all'associazionismo lo porta a ricoprire i massimi livelli dirigenziali in un'importante associazione imprenditoriale; Presidente Provinciale, dirigente Regionale e per 10 anni dirigente Nazionale. Nel 2004 è colpito da ischemia acuta e gli viene riscontrata una forte cardiopatia, pertanto costretto all'infermità, ed i medici ne consigliano l'assoluto riposo. Con seri problemi è soggetto a continue ricadute. I ricoveri sono frequenti e spesso operato in reparti specializzati. Oggi con piglio si dedica più assiduamente a quanto da giovanissimo abbandonato, mettendo a frutto le sue esperienze nel campo del lavoro, dell'impresa, del sociale, sindacale e associazionistico: Nel 2007 la Magnum Edizioni pubblica una silloge composta da 80 liriche dal titolo "TRIBULIAS"; Nel 2009 la Cirronis Edizioni pubblica uan silloge composta da 130 liriche dal titolo "ISTINCHIDDIAS E BUTTIOS"; Nel 2010 la Riflessione Edizioni pubblica una silloge in Italiano con 32 liriche dal titolo "CANTI, PIANTI E RIMPIANTI"; Nel 2010 La Magnum edizioni pubblica il racconto-romanzo dal titolo "disFAIDAnte"; Oggi è in itinere da parte della riflessione la pubblicazione di una silloge composta da 52 liriche in Sardo con traduzione a lato dal titolo "BOGHES A BENTU" - "VOCI AL VENTO". I suoi scritti parlano di situazioni e stati d'animo partendo dalla sua infermità passando per le sofferenze altrui, le guerre, la disoccupazione, l'ambiente, i sacrifici, le gioie e gli affetti.
ha ragione Luigi Agus quando in questo post ( gli amici \ contatti di fb possono saltare l'articolo e leggerselo con i rispettivi commenti fra cui quello citato direttamente qui ) indecifrabile.
VEDIAMO QUANTO SONO CREATIVI I MIEI AMICI DI FACEBOOK: LASCIA UN COMMENTO DI 1 SOLA PAROLA CHE MI DESCRIVA USANDO LA TERZA LETTERA DEL TUO NOME PROPRIO. PUÒ ESSERE SOLO UNA PAROLA, DOPO COPIA E INCOLLA QUESTO SUL TUO STATO, COSÌ POSSO LASCIARE ANCH'IO LA MIA OPINIONE..
Giuseppe Scanoa volte il gioco riesce a descrivere bene un individuo . sono rimbambito e lunatico a volte , testardo spesso , comunista ( non nel senso politico \ culturale ma nel senso dispregiativo usato da questa c..... di destra che definisce comunista tutti i tipi che vanno in direzione ostinata e contraria ) , resistente perchè ancora resisto , testardo perchè vado in direzione ostinata e contraria , limpido perchè faccio spesso autocritica e non riesco a nascondere niente di me stesso anche se a gli altri\e non sembra , leale per il 90 % si
ecco che tutti questi pareri in parte veri in parte esagerati e contrastanti mi ricordano questo film ( e l'omonimo romanzo di Sergio Atzeni ) di cui riporto sotto
uno dei video più belli che ho trovato in rete . Lo so come mi ha detto una mia amica di fb : << Molto bello, peccato che l'audio è bassissimo >> e me ne scuso