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Il mio amico Aldo Paliaga mi ha inviato questo piccolo racconto molto, molto interessante e soprattutto attuale.Gli ho chiesto se mi permetteva di pubblicarlo sul tuo blog, e lui ha accettato .Perciò te lo mando per la pubblicazione,. (....)
Era notte fonda nei lucidi, aristocratici e silenziosi corridoi del Vaticano.
Un’ombra umana scura, impalpabile, scivola lenta e decisa verso gli appartamenti del Cardinal Bagnasco. Il Cardinale sta meditando e programmando, pensa alla curia, a Benedetto…..ai prossimi impegni della gloriosa liturgia Vaticana, alle grandi manifestazioni di fede.“Angelo, figlio mio”. Il Cardinale aprì un poco gli occhi, sorpreso e un poco allarmato dalla voce e dalla vaga presenza, inattesa e misteriosa, ma nello spessore della sua fede e proprio per certi dubbi che lo angustiavano da tempo, al di la della sua posizione ufficiale nella chiesa, comprese che qualcosa stava accadendo. L’ombra ebbe un nome.
“Figlio mio, Bagnasco”. “Tu che collabori ai più alti livelli, tu che con la Curia e Benedetto mi rappresenti e parli a mio nome, ascolta”. La voce ebbe una pausa. “Ti parlo per la mia giovane figlia Eluana e, come per lei, per altri tanti miei carissimi figli ormai perduti alla vita, che hanno solo una vita biologica che non è più vita da molto. Non ostacolare più, con la tua posizione ufficiale e con l’autorità che ti ha dato la Chiesa, che essi tornino naturalmente a me, al tutto, non pretendere che siano forzati a vivere una vita biologica misera e disgraziata solo per motivi ideologici astratti che poco hanno a che fare con Dio. Rinuncia a forzare questo stupido simbolismo di salvezza ad ogni costo di una vita ormai finita che non è più vita. Spendi invece ogni tua energia presente, evocane sempre di più, spendi ogni risorsa economica della tua, della nostra Chiesa per salvare quanti puoi dei tuoi, dei miei poveri fratelli che sono gli immigranti clandestini.
E’ per fame, per sopravvivere materialmente, per dare un pezzo di pane alle loro misere famiglie, che si allontanano dai loro paesi tra mille sofferenze e pericoli, si mettono nelle mani di trafficanti impietosi e crudeli, si affidano ad acque infide e in esse annegano a centinaia. Queste sono vite vere, piene di speranza straziata verso un futuro che è legato a un filo. Sono queste vite che, indipendentemente dalla religione professata, vanno protette e salvate, aiutate, amate. Parlane in Curia, parlane a Benedetto che, mi auguro, ti ascolterà. Questo tu lo sai: quello che farete alla grande per loro e per i più miseri, come impegno fondamentale, pronti a distrarre danaro e risorse ai fasti e alla gloria di Dio e della Chiesa, gloria di cui, e lo sai bene, non mi frega assolutamente nulla, quello che farete umilmente per loro, lo avrete fatto a me”.
Il Cardinale si girò lentamente verso l’ombra e scrutò nella notte, ma non vide che le tenui luci dell’alba che trasparivano dalle persiane chiuse. Il Cardinale era divenuto pensoso e un po’ triste. Era assurdo, anche se lo avesse voluto, era assurdo solo pensare di parlarne tanto in Curia che a Benedetto, il che poi era la stessa cosa.
(Aldo Paliaga)
Il mio amico Aldo Paliaga mi ha inviato questo piccolo racconto molto, molto interessante e soprattutto attuale.Gli ho chiesto se mi permetteva di pubblicarlo sul tuo blog, e lui ha accettato .Perciò te lo mando per la pubblicazione,. (....)
Era notte fonda nei lucidi, aristocratici e silenziosi corridoi del Vaticano.
Un’ombra umana scura, impalpabile, scivola lenta e decisa verso gli appartamenti del Cardinal Bagnasco. Il Cardinale sta meditando e programmando, pensa alla curia, a Benedetto…..ai prossimi impegni della gloriosa liturgia Vaticana, alle grandi manifestazioni di fede.“Angelo, figlio mio”. Il Cardinale aprì un poco gli occhi, sorpreso e un poco allarmato dalla voce e dalla vaga presenza, inattesa e misteriosa, ma nello spessore della sua fede e proprio per certi dubbi che lo angustiavano da tempo, al di la della sua posizione ufficiale nella chiesa, comprese che qualcosa stava accadendo. L’ombra ebbe un nome.
“Figlio mio, Bagnasco”. “Tu che collabori ai più alti livelli, tu che con la Curia e Benedetto mi rappresenti e parli a mio nome, ascolta”. La voce ebbe una pausa. “Ti parlo per la mia giovane figlia Eluana e, come per lei, per altri tanti miei carissimi figli ormai perduti alla vita, che hanno solo una vita biologica che non è più vita da molto. Non ostacolare più, con la tua posizione ufficiale e con l’autorità che ti ha dato la Chiesa, che essi tornino naturalmente a me, al tutto, non pretendere che siano forzati a vivere una vita biologica misera e disgraziata solo per motivi ideologici astratti che poco hanno a che fare con Dio. Rinuncia a forzare questo stupido simbolismo di salvezza ad ogni costo di una vita ormai finita che non è più vita. Spendi invece ogni tua energia presente, evocane sempre di più, spendi ogni risorsa economica della tua, della nostra Chiesa per salvare quanti puoi dei tuoi, dei miei poveri fratelli che sono gli immigranti clandestini.
E’ per fame, per sopravvivere materialmente, per dare un pezzo di pane alle loro misere famiglie, che si allontanano dai loro paesi tra mille sofferenze e pericoli, si mettono nelle mani di trafficanti impietosi e crudeli, si affidano ad acque infide e in esse annegano a centinaia. Queste sono vite vere, piene di speranza straziata verso un futuro che è legato a un filo. Sono queste vite che, indipendentemente dalla religione professata, vanno protette e salvate, aiutate, amate. Parlane in Curia, parlane a Benedetto che, mi auguro, ti ascolterà. Questo tu lo sai: quello che farete alla grande per loro e per i più miseri, come impegno fondamentale, pronti a distrarre danaro e risorse ai fasti e alla gloria di Dio e della Chiesa, gloria di cui, e lo sai bene, non mi frega assolutamente nulla, quello che farete umilmente per loro, lo avrete fatto a me”.
Il Cardinale si girò lentamente verso l’ombra e scrutò nella notte, ma non vide che le tenui luci dell’alba che trasparivano dalle persiane chiuse. Il Cardinale era divenuto pensoso e un po’ triste. Era assurdo, anche se lo avesse voluto, era assurdo solo pensare di parlarne tanto in Curia che a Benedetto, il che poi era la stessa cosa.
(Aldo Paliaga)
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