Mentre Sarkozy tiene a secco la marina francese per l’elevato costo del petrolio e delle riviste pornografiche, la geografia mondiale del potere dettato dall’oro nero si va ridisegnando, forse completamente. Sì, proprio mentre Sarkozy si distrae con le pere di Carla Bruni. Aaahh…Carla Bruni…ops, scusate. Mi ero distratto con le pere di Carla Bruni.
Riprendiamo il discorso da dove l’avevamo lasciato. Aaahh…Carla Bruni…
Un tantino più indietro…eccoci qui, alla geografia bla bla bla. Perché dico questo? Sostanzialmente per due motivi: il primo è che Mackinder mi sta sui coglioni, quindi il primo che smonta la sua teoria dell’Heartland ha il mio pieno appoggio e plauso, il secondo è che dall’agosto dell’anno scorso, con una mossa a sorpresa della Russia, è partita la corsa fra le nazioni artiche (Usa, Danimarca, Canada, Russia e Norvegia) per l’appropriazione e lo sfruttamento dei terreni sottostanti la calotta glaciale artica. Se si pensa che, secondo la Us Geological Survey e mio cugino, sotto il Polo Nord ci sono probabilmente il 25% delle riserve di petrolio e di gas naturale mondiali la cosa non appare poi tanto stupida. Se lo stessero facendo per utilizzare i ghiaccioli come moneta di scambio internazionale allora sì che sarebbe stupido, ma non è questo il caso. Ma andiamo per gradi (pochi, sotto lo zero).
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