29.7.08

Se li conosci li eviti by P.Gomez e M. Travaglio

 


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"Mi sono battuto fino all'ultimo perché Enzo Biagi restasse alla Rai." Silvio Berlusconi, febbraio 2008; "Non penso affatto di presentarmi come leader del centrosinistra." Walter Veltroni,gennaio 2006; "Voglio che sia a tutti chiaro che non esiste alcuna possibilità che An si sciolga e confluisca nel nuovo partito di Berlusconi." Gianfranco Fini, novembre 2007; "Italia, Italia, vaffanculo!" Mario Borghezio, luglio 2005; "Veltroni leader del Pd? Non finché io vivo." Massimo D'Alema, giugno 2006; "Un uomo, con il mio curriculum, l'avrebbero già fatto presidente della Repubblica." Anna Finocchiaro, maggio 2005. La carta d'identità dei nostri 'rappresentanti' e la storia di quello che hanno detto e hanno fatto. Per capire quello che potranno fare. Luogo e data di nascita, curriculum, segni particolari, fedina penale, assenze in Parlamento e frasi celebri. Il momento peggiore della nostra vita repubblicana. Basta leggere questo libro. Che è utile avere come guida non solo al Parlamento, ma anche all'Italia sfibrata e stravolta di questi anni. Sono più di 150 politici. Vecchi e nuovi. Con una piccola schiera di virtuosi (o quasi) che hanno diritto alla citazione. Sono pochi e si notano di più. Non perdiamoli di vista"


http://unoenessuno.blogspot.com/2008/03/se-li-conosci-li-eviti-di-travaglio.html


interessante lettura  e  commentario di Alduccio.




                                                                        Introduzione



Questo è un libro di pronto soccorso, per aiutare i cittadini prima a orientarsi tra le liste elettorali e poi a conoscere i nuovi parlamentari. Che, essendo stati decisi a tavolino dalle segreterie dei partiti grazie alla legge Porcellum da tutti ferocemente deplorata e da tutti voluttuosamente utilizzata, si conoscono per nome e cognome prim'ancora di andare a votare. Come già nel 2006, anche ora non possiamo bocciare chi ci ha delusi e premiare chi si è comportato bene. Perché, salvo rarissime eccezioni, ogni lista contiene i buoni (pochissimi) e i cattivi (tanti, troppi). Con tutta l'approssimazione che deriva dalla fretta e dai continui stop and go dei partiti nella compilazione delle liste, abbiamo tentato di raccontare «chi ha fatto che cosa». Con più di centocinquanta schede sui candidati presentabili (operazione che ha richiesto pochissimo sforzo) e su quelli impresentabili (una faticacela).

   Diversamente da altri nostri libri, non ci siamo limitati al criterio dei precedenti e delle pendenze penali. Convinti che non basti essere incensurati per fare politica (aiuta, ma non è sufficiente), abbiamo scovato anche i fannulloni, i voltagabbana, i cambiacasacca, gli ignoranti, i nemici della legalità e della libertà d'informazione, i corresponsabili dello scandalo della monnezza in Campania, gli amici dei ladri e dei mafiosi che non hanno mai valicato i confini del codice penale, quelli che hanno comprato casa a Roma sottocosto grazie al cognome che portano o alla carica che ricoprono, quelli che sono finiti in lista perché parenti o raccomandati, quelli che hanno votato decine di leggi vergogna e magari oggi, confidando nell'amnesia generale, hanno pure la spudoratezza di auspicarne l'abolizione.

   II giudizio su chi è stato buono e chi cattivo, naturalmente, dipende dal nostro personalissimo parere. Qualcuno lo condividerà, qualcun altro no. Ma nessuno potrà mettere in dubbio la veridicità dei fatti che abbiamo raccontato e puntualmente verificato, indicandone regolarmente le fonti. Dunque, nella prima parte, abbiamo compilato le «nostre liste»: con i nomi dei parlamentari che, durante la scorsa legislatura, si sono meritati la rielezione (o l'avrebbero meritata se fossero stati candidati) per aver lavorato bene o aver bocciato leggi canaglia come l'indulto extra-large e il bavaglio mastelliano ai giornalisti; e con quelli che sarebbe stato meglio non rivedere mai più in Parlamento. Nella seconda parte, un'antologia di tutto il peggio delle «loro liste», partito per partito. Si scoprirà che non tutti coloro che promettevano candidature «nuove» e «pulite» hanno mantenuto l'impegno. Anzi, soprattutto a destra, ma in parte anche nel centrosinistra, hanno mentito spudoratamente. Veltroni e Franceschini avevano promesso di non candidare condannati, nemmeno in primo grado, e neppure personaggi sottoposti a giudizio. Invece hanno candidato almeno due pregiudicati, qualche condannato in primo e secondo grado e diversi imputati e indagati. Berlusconi, a suo modo, è stato di parola: si era impegnato a non presentare «supposti autori di reati», infatti ha candidato decine di colpevoli non supposti, ma sicuri.

   Il fatto, comunque, che si sia posto il problema della moralità nelle urne, per la prima volta dal biennio magico 1992-93, è già un fatto rivoluzionario. Così come la scomparsa dalle liste del Pdl di alcuni «impresentabili rinunciabili» (ad altri il Cavaliere non poteva proprio dire di no): da Mastella a Cirino Pomicino ad Alfredo Vito. Il merito è tutto di Beppe Grillo e delle centinaia di migliaia di persone che hanno dato voce alla sua battaglia per un Parlamento Pulito. Senza la loro pressione dal basso, ai piani alti tutto sarebbe continuato come prima. La prova evidente che l'impegno dei cittadini è sempre utile: nel Palazzo si fa né più né meno quello che la gente tollera che sia fatto. Quindi, bisogna insistere e non arrendersi mai.



© 2008, Chiarelettere editore




 


 


 

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