2.4.14

Olbia .bullismo al Panedda Spara in classe con la pistola giocattolo ala compGNA e il padre della ragazza non lo denuncia ma gli offre la possibilità di riscattarsi lavorando nella sua officina

un , come dicevo dal titolo , buon gesto  per   sconfiggere i bullismo  . Non solo repressione  
  da la nuova  Gallura  edizione  Olbia-Gallura  del  2\4\2014
di Serena Lullia 

OLBIA Appena 15 anni, ma arriva a scuola con una pistola giocattolo. 
l'istituto panededda  
E spara pallini di gomma contro una compagna di classe. Lei finisce in ospedale, i medici le danno due giorni di cure.
il braccio  della  ragazza
Lui viene sospeso e rischia una denuncia. Ma l’atto di bullismo si conclude con una lezione di vita. Il padre della ragazza non sporge denuncia. Decide di aiutare il ragazzino che ha ferito la figlia di 14 anni. Il babbo di Michela (nome di fantasia) vuole dare al 15enne la possibilità di riscattarsi. La sera, dopo la scuola, lo porterà con lui al lavoro. L’uomo è proprietario di una officina, il ragazzo è appassionato di meccanica. Per il turbolento adolescente una lezione di vita. Molto meno morbida la decisione della scuola in cui frequenta la prima classe. Il tecnico Panedda ha sospeso il 15enne per 10 giorni. Un provvedimento severo, che mette a rischio l’intero anno scolastico. Il ferimento di Michela avviene durante la seconda ora, quando è in corso la lezione. Il ragazzino arriva in classe con una pistola che spara pallini di gomma. L’arma giocattolo è una fedele riproduzione di quelle vere. Lo sparo viene accompagnato da uno scoppio rumoroso. I proiettili sono pallini di gomma spessa. La pericolosità della pistola viene confermata anche dalla polizia. Il primo colpo viene sparato tra la prima e la seconda ora. Michela viene colpita al polso destro. La ragazza reagisce con una occhiataccia e un invito al compagno di classe a non farlo più. Scatta la seconda ora di lezione. La professoressa è in classe. C’è un po’ di confusione, gli alunni sono più di 20. Il 15enne dice a Michela di abbassare la voce perché il tono, a suo dire troppo alto, lo infastidisce. Poi prende la pistola, la sistema sotto il banco e prende la mira.
un immagine  simbolo  
 Il pallino di gomma centra la coscia di Michela. La ragazza non intende sopportare ancora gli atteggiamenti da bullo del compagno. Chiede l’intervento dell’insegnante. Poi va nell’ufficio di presidenza. Denuncia il fatto e come prova del suo racconto porta il pallino di gomma che l’ha ferita. Michela avvisa anche il padre, che si precipita al Panedda. Interviene anche la polizia locale. La ragazzina viene accompagnata al pronto soccorso. I medici, dopo averla visitata, le danno due giorni di cure. Babbo e figlia ritornano a scuola. L’uomo vuole capire bene cosa sia successo, parlare con il dirigente, capire come è possibile che a scuola si possano portare delle armi, anche se giocattolo. Nel frattempo la classe di Michela sta uscendo dal Panedda per l’ora di educazione fisica. Il ragazzino getta la pistola nel cassonetto della plastica e poi cerca di fuggire. Il meccanico lo ferma e prova a parlarci, senza troppo successo. Alla fine della mattinata Michela e il padre si incontrano con la famiglia del ragazzino davanti agli uomini della polizia, in commissariato. Ci sono gli estremi per la denuncia. Ma il babbo di Michela ha un cuore grande. Parla con il 15enne che ha ferito la figlia, prova a fargli capire che il gesto che ha fatto è sbagliato. Il ragazzo scoppia in lacrime, piange, chiede scusa, abbraccia Michela. Da qui la decisione dell’uomo. «La denuncia non servirebbe a nulla e lo rovinerebbe – dice l’uomo –. Non mi piacciono queste cose. So che è un appassionato di meccanica, io ho un’officina. Lo porterò con me dopo la scuola, gli spiegherò il mestiere. E chiederò anche al preside che revochi il provvedimento disciplinare nei suoi confronti». 
Infatti , continua  l'articolo  , La rabbia ha ceduto quasi subito il posto alla ragione, ai sentimenti. Il padre di Michela ha pensato a cosa fosse meglio per i due adolescenti. Una vita davanti, una strada difficile da percorrere, l’adolescenza, piena di grandi cambiamenti. «Non me la sono sentito di sporgere denuncia – racconta l’uomo –. Di certo con quella pistola qualcuno si poteva fare molto male. I poliziotti l’hanno provata. Un’arma grande, molto simile a una vera. Ogni volta che parte il colpo si sente un rumore molto forte, uno scoppio. Impossibile non sentirlo». L’uomo è convinto che la vera lezione per il ragazzino turbolento non sia nè una denuncia, nè la sospensione. Ma i dirigenti del tecnico Panedda, dopo aver valutato la gravità dell’episodio, hanno deciso di applicare una sanzione disciplinare molto severa. Dieci giorni di sospensione. Un provvedimento pesante, che potrebbe compromettere l’anno scolastico del ragazzino. Di certo quanto accaduto ieri mattina apre anche una riflessione. Come sia possibile portare a scuola un’arma, anche se giocattolo.

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