7.12.04

Senza titolo 448


Pierre-Auguste Renoir (1841-1919)














              Renoir occupa un posto preponderante nell'ambito dell'impressionismo. Infatti si devono a lui e a Monet (del quale seguì l'esempio) i primi quadri dipinti secondo questa tecnica che si chiamerà «impressionista», nei quali la luce crea spazi vibranti e dove gli impulsi del sentimento generano una freschezza nuova. Ma, contrariamente a Monet, Renoir quasi non può concepire un quadro senza la presenza umana. Così, pur dedicandosi completamente al paesaggio è innanzitutto un pittore di figure e in special modo il pittore della donna. Presenta attitudini che fanno pensare a Boucher, a Fragonard, che avvalorano la grazia carnale in maniera squisita. Gli stessi colori, di grande finezza, partecipano all'ambiente agrodolce dei motivi, che lo sguardo dei personaggi, privi di desiderio d'amore, «sensualizza». Figlio di un modesto sarto del Limousin, stabilitosi nel 1844 a Parigi, Auguste Renoir trascorre l'infanzia nei vari quartieri della capitale.


Alla scuola comunale, rivela attitudine per il disegno, ma è anche dotato per il canto e la musica, il che attira l'attenzione di Charles Gounod, maestro di cappella della scuola, che consiglia al padre di orientarlo verso una carriera musicale. Ma Renoir padre giudica più adatto trarre partito dalla vocazione plastica del figlio. A tredici anni, lo mette come apprendista in una bottega, dove egli si applica nella decorazione, dipingendo mazzetti di fiori, di piatti e tazze di porcellana. Grazie alla sua abilità, dopo pochi mesi dal suo arrivo, ha compiuto tali progressi che gli affidano i pezzi più delicati. Ma le ordinazioni si fanno sempre più rare, e la fabbrica che l'impiega, lo licenzia nel 1857. Prima di avere una occupazione stabile, in una casa specializzata nella confezione di tende, svolge vari mestieri: orna principalmente ventagli e decora con pitture murali numerosi caffè di Parigi. Per mezzo di prolungate economie, Renoir può finalmente realizzare il suo sogno più caro: seguire i corsi della Scuola nazionale delle belle arti.


Promosso agli inizi del 1862 al concorso d'ammissione, s'iscrive allo studio di Charles Gleyre (1806-74). Sebbene sia studioso, i suoi professori lo giudicano indisciplinato, e gli rimproverano uno stile ardito, non abituale in quel luogo. Infastidito dai suoi colori vivi e dalla sua maniera realista di vedere il motivo, Gleyre un giorno gli domanda: «È senza dubbio per divertimento, che voi dipingete?». «Ma certamente», risponde Renoir, «e se non mi divertisse, vi prego di credere che non lo farei.» Nell'autunno del 1862, Renoir fa amicizia con Alfred Sisley, Claude Monet e Frèdèric Bazille, nuovamente entrati nello studio di Gleyre; tutti e tre professano apertamente la loro ammirazione per i pittori anticonformisti dell'epoca. Ed è grazie a Monet che Renoir e i suoi nuovi amici guardano ciò che sta accadendo nel mondo dell'arte, perché Monet ha goduto di una buona scuola conoscendo Boudin e Jongkind, i pittori all'aria aperta, così come Camille Pissarro, e si avventura fino alla birreria dei Martyrs, luogo d'incontro dei partigiani del realismo, discepoli di Courbet. Il gruppo che dieci anni dopo costituirà il nucleo fondamentale degli impressionisti si trova riunito, quando Bazille, nel giro di qualche mese, presenta ai compagni Cézanne e Pissarro, che lavorano all'accademia svizzera.


È doveroso ricordare che Renoir non è, in quest'epoca, alla testa della battaglia per la nuova arte. Il desiderio di uscire dal percorso battuto appare più nei suoi propositi che nelle opere. Certo il suo talento e l'intuizione gli hanno permesso di evitare i luoghi comuni accademici, ma non resta meno attaccato ad alcuni valori tradizionali e spesso si reca anche al Louvre per fare delle copie dei pittori francesi del XVIII secolo ch'egli predilige. Con la chiusura dello studio di Gleyre nel gennaio del 1844 Renoir supera un ultimo esame per la Scuola di belle arti, e non vi rimette più piede. Si reca allora, su iniziativa di Monet e in compagnia di Sisley e Bazille, a Chailly-en-Bière, vicino Fontainebleau, per dipingere ogni aspetto della natura. Inizialmente vi incontra Narcisse Diaz de la Peña, in seguito Thèodore Rousseau, Corot e infine Charles François Daubigny e Millet. Nel Salone del 1864, Renoir è accettato e figura nel catalogo come allievo di Gleyre. In seguito, non avrà sempre questa possibilità anche se eviterà di inviare le tele più audaci.


Se la sua arte ancora non volta le spalle alla tradizione, egli lascia già trasparire quella grazia venata di sensualità che impregnerà tutta la sua opera. Dal 1866, si fanno sentire gli accenti moderni, soprattutto visibili nei ritratti, ma essi sono più improntati verso il realismo di Courbet che all'esaltazione della luce dei pittori all'aperto ( Diana cacciatrice, 1867, National Gallery of Art, Washington). Per vederlo compiere il passo decisivo, bisogna aspettare l'anno 1869, quando, avendo raggiunto Monet a Bougival, esegue con quest'ultimo numerose versioni di una trattoria di campagna, La Grenouillère (collezione Reinhart, Winterthur). Come lui, egli analizza allora il fenomeno luminoso con occhi nuovi, impiegando nuovi procedimenti, come la soppressione dei dettagli e la frammentazione del tocco. Senza che i due pittori se ne rendano conto, il loro modo di interpretare la natura, abbandonando il contorno, dà il segnale al grande movimento che rivoluziona la pittura: l'impressionismo.


Dopo qualche anno Renoir vive nella peggior miseria sostenendosi solo grazie alla generosità di qualche amico, soprattutto di Bazille, che godeva di una certa agiatezza. Al caffé Guerbois, dove egli ritrova Cézanne, fa la conoscenza di Degas, di Zola, di Louis Edmond Duranty (1833-80). Discreto, egli ascolta, più che partecipare, alle animose discussioni di questi acuti conversatori. Dopo la guerra del 1870, Renoir incontra Paul Durand-Ruel (1831-1922) che diventerà suo mercante, e il critico Thèodore Duret (1838-1927). Risale a quest'epoca il quadro La rosa (museo del Louvre, Parigi), che rappresenta una giovane donna, a seno nudo, che tiene in mano una rosa. Si può, per la prima volta, vedervi l'immagine che Renoir darà della donna: un corpo dalle forme piene, un viso rotondo con gli occhi stretti e a mandorla e un'aria di innocenza nell'atteggiamento. Nel 1874 partecipa alla prima mostra degli impressionisti, che si tiene al boulevard des Capucines.


Le tele di Renoir sono, come quelle dei suoi amici, vivamente criticate, ma tuttavia esistono anche degli amatori. Il funzionario del ministero Victor Chocquet (1821-98) a cui farà il ritratto, poi l'editore Georges Charpentier (1846-1905), che gli compra un quadro e gli commissiona dei ritratti della famiglia ( Madame Charpentier con i figli, esposto con successo al Salone del 1879; Metropolitan Museum, New York). Renoir dipinge durante questi anni le sue tele migliori. Queste esaltano la bellezza del corpo umano e l'armonia della natura, mettendo l'accento sulla gioia di vivere: La loggia (1874, Tate Gallery, Londra), Il mulino della Gallette e L'altalena (1876, museo Jeu de Paume, Parigi). Alcuni visi gli ispirano queste tavole luminose, nelle quali fa affiorare il fascino segreto della donna ( La lettrice , 1875-76, museo Jeu de Paume, Parigi), dipinge I canottieri a Chatou (1879, National Gallery of Art, Washington), riflesso cangiante degli svaghi all'aria aperta sulla Senna. Ma ben presto Renoir interrompe per un certo tempo la sua ricerca impressionista, stimando di non poter andare oltre su questa strada. Questo ritorno alla tradizione classica si realizza nel corso di un viaggio in Italia (1881-82) dove, dopo Venezia, scopre a Roma gli affreschi di Raffaello e a Napoli la pittura pompeiana.


Sentendo di non saper «né dipingere, né disegnare», si concentra sulla qualità del disegno, sulla raffigurazione dei dettagli per rendere più precisi i contorni delle forme, più netti i volumi. Una buona parte di ciò che costituiva il fascino del suo modo di dipingere viene abbandonato. I suoi toni diventano severi e la luce fredda, e la sua arte non è più animata dalla magia. Questo periodo è segnato da opere che non hanno ricevuto altra definizione che quella di «solide»: Gli ombrelli (1881-86, National Gallery, Londra), La danza a Bougival (1883, Museum of Fine Arts, Boston). Dopo aver partecipato alla settima manifestazione degli impressionisti nel 1882, l'anno seguente fa una mostra presso Durand-Ruel. Talvolta evade da Parigi per dipingere a Guernesey, o all'Estaque in compagnia di Cézanne. Non ha più preoccupazioni finanziarie grazie a Durand-Ruel che si accanisce nel diffondere le sue opere, così come quelle degli altri impressionisti, organizzando mostre a Parigi, Londra, Bruxelles, Vienna e New York. Ma Renoir, avendo un temperamento più dionisiaco che apollineo, si lascia indietro le costrizioni pittoriche che si era volontariamente imposto e, dopo questi anni di disciplina, ritorna verso il 1889 agli antichi amori.


Allora nascono, nel ritrovato splendore, tele vivaci dove sono rese tutte le sottili dispersioni della luce. I raggi si impigliano alle forme, accentuano la pienezza e la freschezza delle carni, caricandole d'un potere di suggestione quasi magico (La dormiente , 1897, collezione privata). A partire dal 1898, l'artista è colpito da un reumatismo articolare che lo fa soffrire terribilmente e gli impedisce di lavorare. Decide anche di ritirarsi nel sud della Francia, a Cagnes, dove acquista una casa (Les Colettes). Il Salone d'autunno del 1904, gli consacra una importante retrospettiva. A partire dal 1912, il suo stato di salute peggiora, dipinge solo con grande difficoltà. La mano non può afferrare i pennelli e deve far ricorso all'aiuto di membri della famiglia per riuscire a fissarli alle dita. Tuttavia continua a dipingere molto.


La sua arte afferra sempre, con lo stesso slancio comunicativo, i momenti più caldi della vita, che sembrano anche acquistare una maggiore intensità nei colori, perché i rossi sontuosi, che non gli erano abituali, appaiono in questo periodo. Renoir prende allora per modelli i suoi familiari: la moglie, i figli Pierre, Jean e Claude, detto Coco, e anche Gabrielle Renard, la governante, che ritrae in diverse pose: Gabrielle con la rosa (1911, museo Jeu de Paume, Parigi), Donna nuda sdraiata (collezione Jean Walter-Paul Guillaume, 1906 e 1908). Verso la fine della sua vita, Renoir si dedica maggiormente alla scultura, con l'aiuto di un giovane alunno di Maillot, Richard Guino (1890-1973). Sono interamente suoi solo un medaglione e un busto del figlio Coco (1907-1908). Al suo ritorno a Cagnes dopo un viaggio a Parigi, dove ha ancora visitato il Louvre, Renoir si spegne il 3 dicembre 1919.


 

Senza titolo 447

A proposito di post seri...ieri ho visto su Rai3 "C'era una volta " un programma che andrebbe fatto in prima serata!!!!Parlava degli orrori Russi in Cecenia.......poi li chiamano terroristi......massacrati, violentati, privati di tutto in casa loro!Col coprifuoco e il terrore di essere rapiti e uccisi ogni giorno dai soldati di Putin.....vah che siamo fortunati noi italiani!!!!!!!!!

le mie radici e le mie ali

  per farvi capuire   in cosa  consistono le mie radici e  le mie ali   faccio riferimento  a   questa poesia ( più che poesia erano  5  componimenti  , poi  messi  tutti insieme  da me  )  di  i Marco Geronimi Stoll, che  s'intitola : << ia da appendere>>uxelles 1998


 


Quando sudato di passi corti
ti trovi ancora a un altro bivio
vorresti aprire le ali d'un falco
e vedere il labirinto dall'alto.
Quando lontani sentieri nuovi
ti disturbano con scelte ignote
hai nostalgia di radici antiche
di pensieri già pensati.
Ma le radici non fanno volare
e le ali non fanno dormire
Avere sia ali che radici
è speranza schizofrenica?
Eppure conosco bene
un uomo che c'è riuscito
si chiama Mario
e fa l'artigiano in mezzo alle vigne.
Con delle ali volerei
dal problema alla soluzione
in linea retta, il più breve
percorso tra due punti.
A chi ha radici non serve il righello
basta chiudere il compasso
e la distanza tra i due punti
semplicemente diventa zero.
Ma un righello insegna il cammino
solo a chi vive in mezzo a un deserto
e per centrare il compasso su sé
occorre farsi un buchino nel cuore.
Metà dei miei amici però
sposano  e   su schermi luminosi
hanno radici di cavi e cavetti
che li fan volare dappertutto.
Con le ali tutto è patria
abiterei dovunque
ogni posto sotto il cielo
sarebbe il mio posto.
Con le radici scaverei
fino al cuore del mondo
lo troverei, lo abbraccerei
e quel luogo conterrebbe tutti i luoghi.
Da bambino avevo solo ali
da vecchio avrò solo radici
non voglio essere un banale adulto
standardizzato altrove da me.
In centro guardo dal Duomo al Broletto.
opere di artisti che avevano la mia età
voglio le ali dei loro pensieri
e le radici delle loro mani.
Chi vola, prima o poi, la tempesta se lo prende
spennato stravolto violato sfracella
poi s'innamora di un qualsiasi sasso
purché se ne stia noiosamente fermo.
Chi si radica s'ammala d'un paradosso
la nostalgia di cose mai viste
immaginare diventa un veleno
la dolce casa diventa prigione.
Per questo l'Europa è troppo piena
di ali seppellite in terra
e radici divelte all'aria
è solo questo il mio continente?
No, di sicuro, perché c'è Maria
la restauratrice di via dei Lauri
di giorno è colibrì, di notte è biancospino.
Quando lavora canta.
Voglio imparare qualsiasi linguaggio
anche il marziano, se è necessario
per incontrare chi mi somiglia
anche se è nato lontano da me.
Mia nonna diceva con cento parole
tali avventure di uomini e mondi
che io non saprei neanche evocare
usando cento vocabolari.
Se per possedere le lingue potenti
dimenticassi il mio dialetto
per essere ricco di tante parole
diventerei povero di cose da dire.
No, eccomi albero con forti radici
comincia la brezza, ho semi tra i rami
milioni di semi leggeri e maturi
pronti a volare per mettere radici.

Senza titolo 446


"I difetti di un uomo
si possono guarire solo amandolo.
Possiamo amare qualcosa di acerbo
a tal punto da farlo maturare,
o amare colui che possiede
o patisce
un certo difetto
fino a produrre in lui quella maturità
che è in grado di sviluppare.
non possiamo certo ottenere lo stesso effetto
con il rimprovero o con il timore."


 


GIBRAN


 

6.12.04

Senza titolo 445

Ho seminato


betulle nel tuo


carnevale con


le anime di cera


dimenticate io


con i passi di


cimitero sempre


accanto scorgo


ciminiere al


largo in nuvole


di fumo che


annullano il


cielo dei verdi


pascoli lasciati


alla bruma cancello


il sentiero con


cancelli di voci


serbando rancore


per una croce

Senza titolo 444





 


 


 


La tensione non era per nulla poca.. e qualcuno ne ha anche subito i danni… piccola sciocca bambina a volte….


 









Ma oggi :


 









E’ andata benissimo!!!


 









Dopo un primo impatto di panico… la lezione è andata tranquilla tranquilla…


 


 














Sorrido… non solo per oggi ma per tutto…


per quegli abbracci che qualcuno mi regala….


 


 


 


 


 


 












Senza titolo 443


 

Senza titolo 442


Pensieri...

Senza titolo 441







REGALA AGLI ALTRI



Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.

Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.

Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo è il tuo paradosso.

Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura
in cui l'avrai regalata agli altri.


(Alessandro Manzoni)

Senza titolo 440

Le cose che ho imparato nella vita (di Paulo Coelho)


 


"Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:


Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.


Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.


Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.


Che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.


Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.


Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.


Che la pazienza richiede molta pratica.


Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.


Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.


Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso.


Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.


Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.


Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari".


Forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo,


sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.


Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella


che è stata aperta per noi.


La miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola,


e quando vai via senti come se è stata la miglior conversazione mai avuta.


E' vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.


Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un'ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.


Non cercare le apparenze; possono ingannare.


Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.


Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.


Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.


Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!


Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere,perché hai solo una vita una possibilità di fare le cose che vuoi fare.


Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano,


speranza sufficiente a renderti felice.


Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.


Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.


La felicità è ingannevole per quelli che piangono, quelli che fanno male, quelli che hanno provato, solo così possono apprezzare


l'importanza delle persone che hanno toccato le loro vite. ...non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti


passati e tuoi dolori.


 

Senza titolo 439

Se potessi vivere di nuovo la mia vita,
nella prossima cercherei di commettere più errori,
non cercherei di essere così perfetto,
mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi, farei più viaggi,
contemplerei più tramonti ,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto della loro vita
sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.
Ma se potessi tornare indietro,
cercherei di avere soltanto momenti buoni
chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti, non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai andavano da nessuna parte
senza un termometro, una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno,
farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.


Jorge Luis Borges

 

Senza titolo 438

Prendere tutto


quello che è stato


restituirlo alla vita


e rischiare di nuovo.


Anche questo è vivere.

Senza titolo 437

La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.
La nostra paura più grande è che noi siamo potenti al di là di ogni misura.
E’ la nostra luce, non il nostro buio ciò che ci spaventa.
Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?”.
In realtà, chi sei tu per non esserlo? Tu sei un figlio dell’Universo.
Il tuo giocare a sminuirti non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nel rimpicciolirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.
Noi siamo fatti per risplendere come fanno i bambini.
Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’universo che è in noi.
Non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, noi, inconsciamente,
diamo alle altre persone il permesso di fare la stessa cosa.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.


 



Nelson Mandela


 

Senza titolo 436


Ridere spesso e di gusto; ottenere il rispetto di persone intelligenti e l'affetto dei bambini; prestare orecchio alle lodi di critici sinceri e sopportare i tradimenti di falsi amici; apprezzare la bellezza; scorgere negli altri gli aspetti positivi; lasciare il mondo un pochino migliore, si tratti di un bambino guarito, di un'aiuola o del riscatto di una condizione sociale; sapere che anche una sola esistenza è stata più lieta per il fatto che tu sei esistito.


Ecco, questo è avere successo.


Ralph Waldo Emerson


 

Senza titolo 435


VIVI CON ENTUSIASMO


La gioventù non è un periodo della vita: è una forma del pensiero, è una condizione della volontà, una facoltà dell’immaginazione, una forza pura dei sentimenti, un predominio del coraggio sulla timidezza e della aspirazione di avventura sull’amore di comodità.


Nessuno diviene vecchio semplicemente perché vive un certo numero di anni : gli individui invecchiano solo perché disertano i loro ideali.


Gli anni rendono rugosa la pelle, ma rinunciare all’entusiamo rende rugosa l’anima.


Preoccupazione, dubbio, mancanza di fiducia, paura e disperazione, fanno piegare il capo e rigettare nella polvere lo spirito che vuole elevarsi.


Sia a sessant’anni che a sedici, vi è nel cuore di ogni essere umano l’amore per la meraviglia, la dolce sorpresa delle stelle e delle cose e dei pensieri che assomigliano alle stelle, indomabile sfida agli eventi, l’inesauribile giovanile appetito per il "poi" e la gioia del gioco della vita.


Siamo giovani quanto la nostra fede, vecchi quanto il nostro dubbio; giovani quanto la fiducia di noi stessi, vecchi quanto la nostra paura; giovani quanto la nostra speranza, vecchi quanto la nostra delusione.


Rimarrete giovani finché il vostro cuore sarà recettivo ai messaggi di bellezza, gioia, coraggio, grandiosità e forza della natura, dall’uomo e dall’infinito.


Quando tutto sarà a terra, quando il più recondito angolo del vostro cuore sarà ricoperto dalla neve del pessimismo e dal ghiaccio del cinismo, allora e solo allora sarete veramente vecchi.


E che Dio abbia pietà della vostra anima.


Samuel Ullman

Senza titolo 434

Quando ti chiedi cos'è l'amore,
immagina due mani ardenti
che si incontrano,
due sguardi perduti l'uno nell'altro,
due cuori che tremano
di fronte all'immensità di un sentimento,
e poche parole
per rendere eterno un istante.

~ Alan Douar ~

[L'OSTRICA E LA PERLA]


Un'ostrica che non è stata ferita non produce perle.
Le Perle sono prodotti del dolore, risultati dell'entrata di una sostanza estranea o indesiderabile nell'interno dell'ostrica, come un parassita o un granello di sabbia.
Nella parte interna conchiglia esiste una sostanza luccicante chiamata nácar. Quando il granello di sabbia penetra, le cellule di nácar cominciano a lavorare e coprire il granello con strati per proteggere il corpo indifeso dell'ostrica.
Come risultato, una bella perla si formerà li nel suo interno.
Un'ostrica che non è stata ferita, mai produrrà perle, perché la perla è una ferita cicatrizzata.
Tu ti sei già sentito ferito con le parole di qualcuno ?


Sei già stato accusato di aver detto cose che mai hai pronunciato?


Le tue idee sono già state rifiutate o mal interpretate?


Hai già sentito duri colpi pregiudizio?


Hai già ricevuto in cambio l'indifferenza?


Allora hai prodotto una perla!


Copri le tue pene con vari strati di amore.
Infelicemente sono poche le persone che si interessano per questo tipo di sentimento.
La maggioranza impara appena a coltivare risentimenti, lasciando le ferite aperte, alimentandole con piccoli sentimenti, non permettendo che si cicatrizzino!
Cosi, in pratica, quello che vediamo "ostriche vuote" non perché non siano state ferite, ma perché non hanno saputo perdonare, comprendere e trasformare il dolore in amore!
FABBRICA PERLE ANCHE TU!

Senza titolo 433


... per ringraziare del gradito invito ...

Senza titolo 432


 

5.12.04

Senza titolo 431

Preferisco un sogno che non si avvera ad un vita senza sogni


Stanotte ho sognato
Che tutti i bimbi del mondo potevano sognare.
Che tutte le persone potevano parlare.
Stanotte ho sognato un'isola.
Un girotondo di popoli.
Stanotte ho sognato gente che cantava insieme su una spiaggia.
Davanti ad un fuoco senza fine.
Stanotte ho sognato il vento che mi spingeva.
Ho sognato il falco che ricominciava a volare.
Stanotte ho sognato ed ho capito.
Ho capito che senza sogni è impossibile sognare.
E' impossibile sognare bimbi, persone, isole, nazioni, spiagge, falchi.
E' impossibile capire.
Voglio vivere con un sogno.

Quanto si può crescere in pochi giorni o in uno solo?

                                                                                                                                                                                             Mi  sono  fatto la domanda  :<< Quanto si può crescere in pochi giorni o in uno solo? >>  fatta  da   kismat   nel suo ultimo post   ed  ecco al risposta  .


 


Dipende   dalla  strada   che uno sceglie  di percorrere  . Se  essa  è  : 1)  come monumento  (  Resistenza, marzo '95  dei mau Mau  da  materiale resistente  1945-1995 cd  del “  il manifesto    )    )  ovvero    come incapacità  o paura   di mettersi in discussione   o nell’attendismo ; 2)  come persona  pensante  |attiva  ovvero come uno spirito  libero   che se  frega   se la  gente  lo definisce  come  un matto  o un pazzo (  Modena City Ramblers  Fuori Campo  1999   )  solo perché non accetta  i  loro  schemi   e se  ne frega  di quello  che  dicono di lui o se  giudicano alternativo  o stravagante   o  rompiscatole e   preferisce  vivere come    quelli dell’inno di frigidaire  :


<<


amiamo amando la libertà 


amiamo amando la felicità


noi perdenti saremo i vincenti


di un mondo intero  senza  frontiere 


saremo sfigati \ ma siamo liberati 


 


>>


 


Persone pronte  a  mettersi in discussione  e fare  autocritica  ; 3) dalla nostra  forza di volontà   e dalla  tentazione di cedere  al consumismo  e  all’endonismo estremo  ed accettare   che per  arrivare  alla  felicità   la maggior  parte delle volte  bisogna soffrire  e fare  sacrifici  ,  proprio come fecero  i nostri  emigranti  e  i bambini  di quelli extra comunitari  che   affrontano problemi da  grandi \  adulti   tutti i  giorni    che  non hanno  tempo per  godersi la  loro infanzia  come appunto   la  storia  di Zio Paperone che   emigro  dalla  scozia  e in America  


Se  volete  , ma  credo che lo  avete dedotto   già  , voi  che leggete e scrivete sul mio blog  ,  indovinate  la mia strada  .


 


 Con questo  è tutto  a  presto

Colombe





Fuori le colombe si posano ovunque

è chiaro

dal loro tubare d'amore e piacere

è chiaro

dal loro frullare d'ali

ali come ventagli sul sonno del prigioniero

è chiaro che fuori

colombe si posano ovunque


la notte è giorno oltre le sbarre

qui il giorno è notte.


Reza Baraheni, Iran 1973. ( Scrittori dal carcere Ed.

Feltrinelli)


È stata incisa sulle pareti della cella , poiché non gli erano

concesse carta e penne

Senza titolo 430

Ringrazio per l'invito anche se io ho idee tutte mie e che forse, in parte, si scontreranno con la maggioranza di chi scrive qui...


Onorata...mando intanto il primo saluto.

Senza titolo 429

chi non fa tesoro


degli errori del passato


è condannato a ripeterli...


 

Senza titolo 428

I porci quando alzano lo sguardo s’affogano

Senza titolo 427

ringrazio di cuore per la possibilità che mi è stata offerta di fare un tratto di strada insieme...


spero di poter dare un contributo, e sono sicuro che lo stare con voi sarà occasione di arricchimento...

4.12.04

Senza titolo 426


Gocce di sole

Senza titolo 425


Tornata nella mia città….


 







È stata una bella e intensa settimana..ed anche fredda…


Dopo i primi momenti di smarrimento mi sono poi sentita a mio agio.. o quasi…


Ma stavo abituandomi a quella vita ordinata, fredda e intensa…


Ho disegnato per un’intera settimana, non ho fatto tutto ma una buona parte, e mi si chiede se sono pronta per insegnare, io rispondo che non lo so, che bisogna provare…


E lunedì si prova…


Camminavo per le strade di Milano e mi si gelava il viso


Mi svegliavo tutti i giorni con il picchiettare della pioggia sui vetri


Ho chiacchierato con qualcuno solo l’ultimo giorno che sono stata lì


Per il mio modo d’essere non potrebbe essere la mia città ideale


Ma per ciò che aspiro in un mondo lavorativo penso proprio che potrei adattarmi


Ho avuto una bella e calda accoglienza da chi mi aspettava


Ho conosciuto dei bambini troppo dolci


E


Ho sentito troppo la mancanza di ciò che avevo qui


 








Sono tornata e c’era lui che mi aspettava alla stazione.


I miei che non vedevano l’ora di vedermi


 








Sento che questa settimana via è stata diversa dalle altre mie partenze…


 








Quanto si può crescere in pochi giorni o in uno solo?


Senza titolo 424

Agrifoglio

3.12.04

Senza titolo 423

***SENZA TITOLO***


 


Piangi che fa bene,


rendi lacrima parola,


d’un abbraccio


ti accoglierò..


..sofferenze e


fragilità.


Condivisione,


scema il dolore..


..e non il sarcasmo


del tutto va bene


ti aiuterà a crescere…


Non arrenderti


alla speranza,


all’ombra di te


che gioca con ciò


che non sai.


Parole del dopo,


commiserazione


a buon mercato,


umiliano, quelle


mani, che invano


hanno cercato


il prima.


Tutti sapevano,


maestri di vita zen,


che ora saccenti,


plaudono di polemiche,


sterili come


i vuoti che non rendono mai.


Non sono Dio,


sono uomo


piccolo e fragile,


come te,


percorro sentieri persi


nel buio che non ha luce.


Ascolto,


il dono del sentire e avvertire,


e non solo,


dell’apparire parole ben vestite.


Una lacrima tra le altre,


sono ora senza te,


amica sconosciuta,


..che ti sei arresa e persa


nei vicoli bui dell’anima tua.


Nella società del finto silenzio,


gli urli delle fragilità,


si perdono,


inoperosi,


nelle vite che non ci sono.


Nell’era dell’avere,


non si ha,


non si possiede


ciò che si è,


colmi il vuoto


con


altro vuoto..


..vivi e non t’accorgi,


del cuore che passa accanto a te,


come fagotto,


e va via.


Chi sapeva..


saprà oggi e non più domani,


e tu sarai,


l’ennesimo puntino nero


su carta bianca,


bollata,


della morte che..


..lava le coscienze.


 


By Lapò

pensieri vari

L’altra  volta leggendo  <<  Alla ricerca delle coccole perdute. Una psicologia rivoluzionaria per il single e per la coppia >> di  Giulio Cesare Giacobbe e  dopo il test   sulla versione  cartacea  di PSYCHOLOGIES di questo mese   riguardante :<<  Quale  è la  vostra  età  interiore  >>   da  cui  risulta   che  interiormente  ho fra i  6 e  10   , per la spontaneità e il senso  dell’umorismo  , ma  che <<   dovete sforzarvi  di più per avere io piedi per terra   per non trovarvi ad inseguire   i  vostri desideri senza mai  realizzarli . spontaneità  e creatività , se male incanalati  , potrebbero influire   negativamente rendendovi capricciosi  ed  egoisti  .Date spazio ai vostri sogni  , ma  costruitevi anche dei punti  di riferimento   concreti per non perdere di  vista   la realtà  . >>. Ora  poiché  essendo abituato    solo  a mettere in pratica  solo il primo aspetto  , quando  ho letto   questo  ( che  era  anche  ciò  che mi dicevano i miei  genitori  e  alcuni miei  amici  \  che  )  sono entrato in para  … ehm … in paranoia  , ma  poi  dopo  un attenta  riflessione  sono arrivato  a capire  che  il mio modo d’agire  è  non è totalmente  giusto che devo trovare  un equilibrio  fra  l’età dell0innocenza  e  la  serietà  . Ora  non    è semplice  ne tanto meno indolore  (  per  chi  come  me  vede  che   sia dentro di noi sia nel mondo esterno non c’è niente  di fisso  e  di certo  e che  è abituato  a mettersi continuamente in discussione  )   quando  una  tua  certezza  viene messa  in discussione  / distrutta    da  te  o  da  “eventi esterni “ (  come in questo caso ) , ma  bisogna  , come dice (  questa  e  la mia interpretazione  )  de Gregori i nella canzone      battere  e levare   e il    costruir su macerie o mantenermi vivo”   dell'avvelenata  di Guccini,andare  avanti  e  costruirne un’altra   fino a  quando    tu stesso  o l’evolvesi degli eventi   non la  distruggono  nuovamente  .


 


 


 


 


 


Dopo  tanto   tempo che  iniziato a  viaggiare  dentro di me    e  a fare  auto – analisi   ho capito  ,  guardando il 1  dicembre   il cartone animato DoreDò  Doremi  mentre facevo da babysitter   a un mio cuginetto   di  3  grado ,   che quando i miei    mi rimproverano o perché  metta i piedi per terra o perché non  faccio abbastanza il mio dovere   , non stanno ostacolando   i miei  sogni , ma    ristanno aiutando  a  renderli migliori  e  gliene  devo essere  grato   e non  “ insultarli  rispondendo  per   le rime 


 


 


 


 


 


 


Non  sempre come dice  Guccini  in <<  non bisognerebbe  mai ritornare  >>  , ma  a volte il ritornare  al proprio passato   può essere d’aiuto   per andare  avanti  e  voltare pagina   opure  strapparla  e rincominciare 


 


Ora proporrò uno dei miei dialoghi cuore &  mente che   sono solito fare   nel mio  “archivio cartaceo 


 


IO


 Quando una storia   , un amicizia  (  nel mio caso , quella  verso   Chiara  Cleopatra  )  o  una relazione  è finita bene  o  male  ( nel mio caso )   non sempre  è possibile riaprirla  . Occorre  guardare  avanti e andare oltre  , mettendo  nel tuo cuore  e nel  tuo bagaglio di  viandante   le cose  più belle e perché no  anche  quelle  brutte    che   ti sono  state date  (  e lei  me ne  ha  date  diverse  con la  sua     diversità “  ) e fanne tesoro per la  tua opera  d’arte  .


Coscienza 


Sembra semplice   a dirsi  ma il problema  è metterlo  in pratica  .


IO 


Non t’arrendere in quanto , come  dice  Luca Carboni   nella famosa  canzone  : ci vuole  un fisico   bestiale   << ....perché Siam barche in mezzo al mare  >>  e  : <<   Ed il mio tempo non è denaro ma il mare aperto dei sentimenti le vele al vento del mio pensiero finché  quel vento resisterà >>   Sabrina Guzzanti  nella    La mia Patria   ,  bisogna  tentare  e ritentare  , esercitando  la    nostra  forza  di volontà  e  allenandosi  finché  non   diventa   automatico


Coscienza


E come  ?


IO


Io  ti ho  indicato la strada  sta  a te decidere  se percorrerla o meno  oppure sceglierne un senza  curve  e rettilinea   ovvero   una meno proficua  e magari meno  soddisfacente  \ gratificante  , effimera 


 

Senza titolo 422

"Cominciai a sognare anch'io insieme a loro
poi l'anima d'improvviso prese il volo."

Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato.

Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti,
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti.

Eppure un sorriso io l'ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.

Non credo che chiesi promesse al suo sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce,
quando il cuore stordì e ora no, non ricordo
se fu troppo sgomento o troppo felice,
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo,
da quale orizzonte sfumasse la luce.

E fra lo spettacolo dolce dell'erba
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.

Ma che la baciai questo sì lo ricordo
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo,
e il mio cuore le restò sulle labbra.

"E l'anima d'improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro
no non si riesce di sognare con loro."
 [ un malato di cuore ]
:: faber::