24.11.07

Senza titolo 2305

 L'AVETE LETTO QUESTO LIBRO ?   :-)


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Senza titolo 2304

fra i tanti bla  bla  bla   sulla  giornata  contro la  violenza    ( ne  ho  parlato  precedentemente   qui  sul blog  )  verso le donne  ho letto due articoli interessanti   che dovrebbero  far  riflettere  coloro che picchiano  (  anche  durante  un litigio   , come nel mio caso  ) le   donne  e le  considerano  tutte    di facili costumi  o   zitelle acide   e bavose  (    a  volte  qualche  volta  è scappato al sottoscritto  )   .

il primo è dello  scrittore ( qui i suoi libri )  ed  inviato del Tg2  Angelo  frigorilli 
Scriviabiglietti@gmail.com

Grandi  << donne coraggio in terre lontane >>


Nella piccola hall dell’hotel Akropole archeologi, inviati, ingegneri,
  camionisti da deserto si fermano a riposare e leggere i giornali. Sono quelli che ognuno porta con se e regala alla bacheca comune quando arriva a Khartoum,Sudan.
Per cui puoì esserci il  financial times di ieri, Le Monde di due giorni fa, La Repubblica che ci avevano da to in aereo, insomma, notizie non proprio freschissime ma non importa. Allora uno sfoglia i giornali e pensa all’Italia, citata solo una volta a proposito dello stop al campionato di calcio. Così gli tornano in mente gli italiani che ha incontrato qui in Africa in questi giorni e decide che sì,vale la pena dedicare a loro questo biglietto perchè non hanno mai pensato di andare in televisione o su un giornale.
Ne scelgo tre, capita che sono tutte e tre donne e scrivo subito il loro nome, Bianca, Gabriella e Francesca.
Bianca ha più  di 70 anni e vive qui da quasi 10.quando la andiamo a trovare nella Casa delle suore comboniane ci accoglie con un sorriso come
se ci conoscesse da sempre.
Gli chiediamo se è difficile vivere qui e ci racconta che sì,facile non è stato, soprattuttonei 20 anni della guerra civile che aveva diviso il sud cristiano dal nord mussulmano ma che mai aveva perso la speranza in una convivenza
possibile e oggi, nonostante tutto, il sogno si è fatto vicino. uole che la mattina dopo andiamo con lei nel loro ospedale. Ora una struttura nata per madri cattoliche e straniere, oggi donne mussulmane, anche loro, vengono lì a far nascere i loro figli. Ci porta in giro per i reparti,non si stanca mai, la salutiamo mentre spiega in arabo al nostro autista la strada che dobbiamo fare. Gli occhi chiarissimi di Gabriella sono  l’unica cosa che vediamo tra cuffia e mascherina ma anche lei parla e spiega, vuole che capiamo bene quello che stanno facendo ora. È la trecentesima operazione a cuore aperto, in una sala operatoria che forse nemmeno in Italia,e qui siamo nel cuore dell’Africa. Lei è anestesista alle Molinette ed è qui da tre mesi, fa il suo turno per   emergency e poi tornerà indietro. orse racconterà agli amici di questo ospedale che sembra quello di dr. house solo che attorno c’è il deserto e quelli che hanno bisogno vengono operati, gratis.   Francesca la incontriamo, in mezzo al deserto. Nel senso che il campo tendato che dirige sta proprio sulle dune di fronte alle piramidi di Meroe   a ventisette anni, il padre la voleva in banca, lei ha studiato scienze naturali e voleva stare all’aria aperta. Ora ci sta davvero. Si è conquistata il rispetto di tutti quando ha chiesto a quelli che lavorano al campo di portarle tutti i tipi di insetti che capitavano tiro, per poterli vedere da vicino. Italiane, altre italiane.
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il secondo  della  discussa  ma  in  questo  caso  , fra le tante boiate  , ne dice  una  giusta  ,  Rita  Armeni

Oggi le donne manifestano contro la violenza.
Manifestazione sacrosanta di fronte all’aumento dei crimini nei loro confronti. Solo nel 2006 ci sono state un milione e 150mi la vittime.
Sono sicura che la manifestazione sarà grande perch l’indignazione di fronte a quello che ormai viene definito femminicidio è altissima. E perchè giusto finalmente svelare quella violenza, portarla in piazza, eliminare l’omertà che copre i crimini perpetrati da padri, mariti, fidanzati. Le cronache ne parlano poco perchè nessuno li denuncia e nessuno li rende pubblici perch fanno parte di una orribile normalità che le famiglie italiane comprendono e sopportano.
Ma in piazza oggi non ci saranno gli uomini. Le organizzatrici hanno voluto una manifestazione rigorosamente separatista.
Ne capisco le ragioni, ma non le condivido. Capisco che in corteo contro la violenza nei confronti delle donne si possa non volere la presenza di coloro che sono i soggetti di questi crimini. Che senso ha che coloro che praticano questa violenza siano al fianco delle loro vittime
Questo hanno sicuramente pensato le organizzatrici. Eppure la presenza maschile sarebbe stata opportuna.
Il separatismo è stato un fatto importante. Agli inizi del movimento femminista ha avuto un senso e un significato perch le donne dovevano prendere pienamente coscienza di se . Avevano bisogno di comunicare fra loro, di  commentare e riflettere sui modi in cui si esercitava l’oppressione maschile. Allora la presenza degli uomini poteva intimidire, poteva inquinare,poteva ostacolare un discorso femminile che era agli inizi.Separandosi dagli uomini si è conquistata una forza che poi si è estesa e si manifestata nel la società.
Oggi molte cose sono cambiate e sono cambiate soprattutto le donne, più forti, più consapevoli e capaci parlare agli uomini con una nuova e diversaviolenza becera autorevolezza. E allora non sarebbe meglio raccogliere i frutti del lavoro faticoso di questi anni Non sarebbe meglio costruire un’alleanza con quegli uomini che hanno portato avanti - grazie alle donne - un processo di revisione critica dei loro comportamenti, [ infatti è l'amicizia  con alcune dobnne sia  dal "vivo " siua in rete comprese  alcune   di voi,che  mi ha  fatto  cambiare e mi aiuta  a resistere ad i miei impulsi  da mandrillo effetto meglio noto  come maschio arrappato  atteggiamento  nei loro  confronti , anche se  ogni tanto  , ma molto , molto , meno di  prima  , cui ricado quando sono  in compagnia ] cominciano a dimostrare una vigile consapevolezza Conosciamo molti uomini violenti o che mantengono comportamenti oppressivi, ma sappiamo anche che molti sono cambiati, che riflettono, che si rimettono in gioco e, soprattutto, che sono pronti ad ascoltare. Coinvolgerli in una manifestazione contro la violenza sessuale, avrebbe significato fare un passo in avanti, se non altro costringerli ad una ulteriore riflessione.Così non è stato deciso e, secondo me, è stato un errore.


fonte  il  giornale di sardegjna  rispettivam,ente del 21 e del  24  c.m  
        

Senza titolo 2303

Ho  appena   scaricato sul pc  le foto sia del matrimonio di un amico a  torino il 27.10.07   sia  del minitour  il  giorno dopo il matrimonio  , ma senza persone  , salvo me  in pizzetto    perchè  gli interessati non vogliono per motivi  di privacy , peccato   che non possiate vedermi  in giacca  e cravatta  ma  ci saranno  altre occasioni 








Oltre  a  quelle   dell'escursione  micologica 11.11.2008   che    noi di camminalimbara  teniamo  tutti gli anni   non  ho  fatto in tempo   a fotografare i  funghi  perchè pioveva  o  ero distante  da coloro gli avevano raccolti   , e  i miei n a causa inesperienza  nel  portarli ,  li ho rovinati






le  altre  swlk mini  tour  per  torino sia  dell'escursione micologica le trovate qui sul mio  mio album online  chd potete  anche  arriverci cliccando   appena  aprite  il  blog   sull'icona  di  flickr

Senza titolo 2302

 LA CONOSCETE LA FIABA ISSA FALORO ?   :-)


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Senza titolo 2301

 LO GUARDAVATE IL CARTONE ANIMATO DI JEEG ROBOT ?   :-)


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23.11.07

Katrina e American Beauty

La mattina del lunedì 29 agosto 2005, mentre l’uragano Katrina devastava la già martoriata New Orleans, Warren Riley, il vice-capo della polizia, rispose al telefono. Era un suo uomo, Chris Abbott: “L’acqua è salita in un attimo. Sono corso in soffitta, ma ora sono intrappolato e il livello continua a salire. Mi sta arrivando al mento”. Riley gli disse di mirare ad un punto nel tetto di legno e di sparare tutte le munizioni che aveva addosso e poi di cercare di sfondarlo a pugni e arrampicarsi fuori. Abbott chiamò 40 minuti dopo. Era salvo. Per molti altri non andò così. 1836 morti, 2830 feriti, 703 dispersi ancora dopo un anno, gli ultimi cadaveri trovati nell’agosto appena trascorso. Questo il bilancio ufficiale dell’uragano più devastante e costoso nella storia degli Stati Uniti (65 miliardi di euro di danni). C’è poi un’altra vittima, non uccisa ma forse ferita a morte: New Orleans. La città aveva 480mila abitanti, oggi sono 200mila. Si prevede uno svuotamento completo. Quelli che se ne sono andati e che probabilmente non torneranno, sono le persone che facevano di New Orleans uno dei luoghi più magici del pianeta: i neri, i diseredati, il popolo del jazz, la cultura Creola, il misticismo religioso. Erano loro ad abitare quell’80 per cento della città adagiato sotto il livello del mare sul fondo di un catino che solo i fragili argini proteggevano da un lato dalle acque di Lake Pontcharrtrain, dall’altro da quelle del Mississippi.

Continua a leggere su "Il Satiro Saggio"

Senza titolo 2300

dal compagnodistrada www.censurato.splinder.com

La Lav ha diffuso qualche tempo fa un documento video atroce, al limite della sopportabilità, su quello che succede in alcuni allevamenti di animali da pelliccia in Cina.



Noi del Blog Censurato abbiamo riflettuto a lungo se postarlo o meno, perchè la crudeltà delle immagini è davvero forte. Adesso ci arriva la segnalazione di Spiritodaprile, con il link del filmato su YouTube; filmato che potrebbe "sparire" da un giorno all'altro.



Pensiamo che sia necessario che tutti sappiano cosa accade negli allevamenti-lager.
Le vere bestie siamo noi umani.
Non comprate pellicce, non indossate cadaveri.



Ecco il video in tutta la sua crudeltà.



ATTENZIONE: IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI ATROCI DI ANIMALI UCCISI SELVAGGIAMENTE E SCUOIATI ANCORA VIVI. TALI IMMAGINI NON SONO ADATTE A CHI E' FACILMENTE IMPRESSIONABILE.


ancora sul caso maoloni

Come si può cancellare una madre da un bambino ? proprio  mentre  cercavo una risposta  a questa   se  ...  ehm ...  elucubrazione mentale   mi ritorna in mente  , l'avevo già proposto  ma  mi sembra  incisivo riproporlo  questo brano







Senza titolo 2299


Duecento Giorni a Palermo (  The Gang )



Venite voi falsari di notizie
mercanti di voci e faccendieri
voi politici massoni
e voi giudici teoreti di misteri
venite voi antimafia da corteo
garzoni di bottega degli orrori
e voi della cupola i banchieri
chi è dentro è dentro
chi è fuori è fuori!!
Tornò a Palermo con una missione
danzavano i santi fra le rovine
mandato dal partito Pio La Torre
la verità voleva
scoprire
ma la verità è intoccabile
là dove dorme con l’assassino
Pio La Torre provò a svegliarla
ma venne ucciso
ordine di un padrino.
Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera
La storia comincia sissignori
quando Sindona va dai potenti
per togliere il sangue dal denaro
e da quel giorno iniziano i delitti eccellenti
Guerra di appalti e tangenti
tra Corleonesi e Bontade i moderati
i sicari sono al lavoro
cadono politici poliziotti e magistrati.
Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera
Nel regno di Lima e Ciancimino
garofani e scudo crociato
fanno fortuna quattro cavalieri
Rendo Graci Costanzo e Finocchiaro
C’è anche chi è sempre d’accordoro
tra i funzionari di partito
Russo e Sanfilippo sono i nomi
cooperative rosse a Bagheria c’è chi ha capito
Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera.
Base militare americana
a Comiso si sta per fare
ma indaga Pio La Torre e scopre
che si tratta di un altro brutto affare.
Quello che adesso ho raccontato
è solo una supposizione
ma se segui il corso del denaro
troverai la soluzione.
Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera.
Duecento giorni a Palermo
la strada era una preghiera
si colorò di rosso sangue
quella mattina di primavera.



Prosegue a Palermo - nonostante il via libera della Camera a uno stanziamento di 173 milioni euro per il 2007 - la protesta dei familiari delle vittime di Cosa nostra, incatenati da sei giorni davanti ai cancelli della Prefettura. "Continueremo a protestare a oltranza - dice Sonia Alfano, figlia di Beppe\Giuseppe, il giornalista di Barcellona Pozzo di Gotto assassinato nel gennaio del 1994 - perchè in realtà non è cambiato nulla. Se il provvedimento non diventa parte integrante della Finanziaria non ci sara' alcuno stanziamento. Dubitiamo inoltre che i soldi possano bastare per tutti. Altre volte, in passato, esponenti delle istituzioni avevano fatto simili promesse e non sono mai state mantenute". "Non e' una questione solo economica - continua Sonia Alfano -.possiamo rinunciare allo stanziamento se lo Stato non ha abbastanza risorse, ma chiediamo almeno che ci diano il riconoscimento giuridico di familiari di vittime della mafia. Se non e' possibile - aggiunge - allora si abolisca la legge.  fonte  Italpress
Essi hanno  ragione   non capisco perchè  questa discriminazione  fra vittime  ,  coem  avviene  per  il mobbing  ed in particolare il caso dela  compagnadistrada  da me  intervistata  ( non ricordo l'url esatto dell'intervista  fattagli   , ma potete trovate  una sintesi  della  sua storia   nel  in questa video intervista sotto )





Giovanna  Nigris   forse hanno paura che   riconoscendogli  tale  richiesta,  ammettono  ( cosa  che  fin'ora  non avviene sia  a destra  che   sinistra  come testimonia   sia questo
fatto avvenuto a   San giovanni  Fiore    sia questa  canzone dei  trovate  il testo in apertura  dedicata  a Pio la  torre uomo politio  ucciso dalla  mafia  )  l'esistenza  nel nostro paese non solo nel sud   dela mafia   anzi meglio della criminalità  organizzata  visto  che si parla di mafie  e le difficolta  (  nè al destra  nè la sinistra  hanno fatto niente   per  risolverle  )  create dala  burocrazia per  combatterle   togliendoli il patrimoni illeciti  . Infatti


da www.repubblica.it del  23\11\2007 



Ville, terreni, aziende: un immenso patrimonio confiscato che non viene utilizzato
Sono le conclusioni dell'Antimafia che denuncia: "Così si fa un regalo ai clan"


Mafia, quel tesoro dei boss
dimenticato dallo Stato


di ALBERTO CUSTODERO




<B>Mafia, quel tesoro dei boss<br>dimenticato dallo Stato</B>

SI PUO' perdere la lotta alla mafia anche per burocrazia, inefficienza, inadeguatezza della macchina dello Stato. Succede da anni, e succede tutti i giorni, se si guarda ai patrimoni sequestrati ai boss mafiosi( la villa di riina  nella foto  a destra  )  e mai entrati in possesso del Demanio. Sentenze dello Stato disattese, da un lato, rendite e benefici lasciati in possesso dei clan, dall'altro. Cioè soldi, finanziamenti e risorse di cui la mafia gode alla luce del sole. Anzi, all'ombra della burocrazia.
A Pollena Trocchia, la cittadina in provincia di Napoli che Totò usava come metafora per definire un posto sperduto, una palazzina di 27 appartamenti è stata confiscata esattamente diciassette anni fa, nel novembre del 1990, al vecchio boss della camorra Giacomo Terracciano. Ma in tutto questo tempo lo Stato non ha saputo diventarne proprietario. E l'immobile, che vale cinque milioni e mezzo di euro, ha continuato a rendere ingenti profitti ai familiari del capoclan camorrista, che, come se niente fosse, affittano ancora oggi gli alloggi, facendosi beffa dell'Agenzia del Demanio - che li gestisce per conto dello Stato - e degli amministratori giudiziari.
A Bari, una palazzina in piazza San Pietro, nel cuore della città vecchia che s'affaccia sul porto, è stata sequestrata dieci anni fa e poi confiscata definitivamente nel 2000 ai Capriati, uno dei clan che con gli Strisciuglio e i Manzari si contende il controllo della città. In quei 14 appartamenti, però, in questi sette anni hanno continuato a vivere i parenti del boss Sabino Capriati, cinquanta persone - fra loro donne e bambini alcuni dei quali estranei a attività illecite - alle quali ora il comune ha notificato un provvedimento di sgombero. Termine ultimo dello sfratto, il 25 novembre. Cioè dopodomani. Ma il sindaco barese, Michele Emiliano, neo segretario regionale del partito Democratico - temendo il peggio nel fare uso della forza pubblica per convincere quegli inquilini scomodi ad andarsene - con un atto d'umanità potrebbe concedere una proroga fino a gennaio, per non buttare in mezzo alla strada i parenti del boss proprio sotto natale.Tutto l'imbarazzo del primo cittadino barese, ex pm della Direzione distrettuale antimafia, è emerso quando, un paio di mesi fa, l'Agenzia del Demanio gli ha lasciato in eredità, forse troppo frettolosamente, quei beni confiscati, ma ancora occupati. Allora, Emiliano si sentì in dovere di rivolgere "un pensiero particolare a quelle famiglie, invitandole a pensare che non è l'infamia della giustizia a punirle e colpirle, bensì quella dell'attività dei loro familiari".
Ma nel viaggio nel mondo dei patrimoni sequestrati ai boss, è a Pollena Trocchia - dove fu uccisa in un agguato perfino la figlia di 2 anni di un boss - che ci si imbatte nel caso più scandaloso. L'immobile sequestrato nel 1990 al boss Giacomo Terracciano - che da 17 anni frutta ancora utili al fratello Luigi - rappresenta il simbolo del fallimento della lotta dello Stato contro le ricchezze della mafia. Fa capire soprattutto l'inadeguatezza dell'Agenzia del Demanio a gestire quei patrimoni confiscati, visto che a tutt'oggi non è riuscita a entrarne pienamente in possesso. E visto che da tre anni non si preoccupa di inviare più, chissà perché, neppure l'amministratore giudiziario a riscuotere dai condomini parte degli affitti.
Questo scandalo spiega meglio di qualsiasi altro esempio perché sia stata richiesta dai questori del Sud e dalla commissione parlamentare Antimafia l'istituzione di un'Agenzia nazionale ad hoc per la gestione delle confische.
E perché sia urgente la riforma parlamentare - prevista in un capitolo del "pacchetto sicurezza" del governo - della normativa sul sequestro dei beni dei boss mafiosi che sempre di più, per sfuggire ai sequestri, ricorrono a prestanome e investono nei paradisi fiscali esteri.
Ma piazza San Pietro a Bari, e Pollena Trocchia nel Napoletano non sono certo casi isolati. Lucia Rea, dirigente Aree politiche per la sicurezza della Provincia di Napoli, parla addirittura di un vero "museo dei beni confiscati: centinaia di mega ville, terreni, aziende, natanti, un tempo di proprietà di vecchi capi mafia, oggi per la maggior parte beni senza valore, diroccati, distrutti dal tempo, dalla burocrazia, e dagli atti vandalici degli ex proprietari". Fra questi spicca il caso dell'ex fortino del boss Francesco Rea in quel di Giugliano, in Campania. Si tratta di una struttura di 33 mila metri quadri (la villa del capo clan 5 mila metri quadri, intorno i locali di una ex concessionaria Mercedes e le case degli affiliati), confiscata il 26 gennaio del 1998 e passata al comune l'11 marzo del 2004. Prima di andarsene, amici e parenti del vecchio proprietario che vi avevano albergato abusivamente per sei anni - in tutto 30 nuclei familiari - hanno distrutto e saccheggiato tutto, portandosi via perfino le pareti e gli infissi. Ora su quel cumulo di macerie l'ente pubblico vuole costruirci il tribunale di Giugliano, ma - paradossalmente - per ristrutturare l'ex dimora del boss ci vogliono 30 milioni di euro. Per costruire gli uffici giudiziari ex novo, meno della metà.
Che lo stato non faccia affari, acquisendo la proprietà dei beni della mafia, del resto, è un fatto noto.
Centinaia di immobili sequestrati alle famiglie malavitose non possono diventare di proprietà pubblica perché gravati da ipoteche da 200 a 500 mila euro a edificio vantate da banche che in passato, con quelle garanzie immobiliari, hanno concesso linee di credito ai boss o ai loro familiari. A puntare l'indice a tal proposito contro il sistema bancario è stato il questore di Palermo, Giuseppe Caruso. Alla commissione Antimafia, che sul problema dei patrimoni delle mafie sta per approvare una relazione, ha dichiarato: "Le banche, spesso disponibili nei confronti dei mafiosi, chiedono talvolta all'amministratore giudiziario, cioè allo Stato, garanzie più onerose di quelle chieste all'imprenditore mafioso". "Nel corso delle indagini - ha ribadito il questore Caruso - sono state rinvenute concessioni di prestiti e fideiussioni decretate per conoscenze personali, ed ipoteche iscritte sui beni immobili già ipotecati 3 o 4 volte come garanzia reale per centinaia di migliaia di euro. Posso fare i nomi dei procedimenti in corso a Palermo: Santomauro, Lo Verde, Nangano, Sansone e altri".
Non ci sono solo ombre, nel viaggio nel mondo delle confische patrimoniali. Anche luci: basti pensare che in seguito all'arresto, nell'ultimo anno, dei boss siciliani Nino Rotolo e Giovanni Carmelo Cangemi, è scattato il sequestro preventivo su un patrimonio di 45 milioni di euro. Nel 2003 sono stati sequestrati 3 milioni e mezzo di beni a Salvatore Riina, 9 milioni e mezzo a Bernardo Provenzano. E sono state fatte proposte di sequestro per 102 milioni di euro fra case, ville e terreni e società edili alle famiglie mafiose Gottuso e Cusimano di San Lorenzo. Ma quanti di quei beni entreranno nelle disponibilità dello stato? E, soprattutto, quando? La Sicilia come la Puglia. Altro esempio. A Bari, c'è un appartamento confiscato alla famiglia Catacchio, in via Grimaldi 15, di 200 metri quadri.
Peccato che una banca vanti un'ipoteca per 115 mila euro, e il curatore fallimentare della Finturismo Srl, che ha costruito l'immobile, faccia altrettanto per 200 mila euro. Morale, il comune, per ereditare - in teoria gratis - quell'appartamento che ha un valore di mercato di 200 mila euro, dovrebbe sborsarne 300 mila. Se la burocrazia e la "criticità normativa" rendono molto spesso vana e impervia l'aggressione dello stato ai patrimoni della criminalità organizzata, il questore di Napoli, Oscar Fiorolli, lancia un altro tipo di allarme. E denuncia i "limiti culturali" del Settentrione, una sorta di nota stonata in quella parte dell'Italia sempre pronta ad accusare il Sud di essere colluso con le mafie.
Ecco il j'accuse di Fiorolli alla commissione Antimafia: "A Napoli abbiamo superato il limite culturale insito nella confisca dei patrimoni della malavita. Nel Nord, invece, questo strumento è poco utilizzato perché credo che là ci sia un limite culturale non solo nostro, ma probabilmente anche dell'autorità giudiziaria. Sarebbe molto importante ricorrervi anche in quella parte del Paese".
Le conclusioni dell'inchiesta sulle confische condotta dalla commissione Antimafia presieduta da Francesco Forgione - ancora segrete - sono per certi versi scioccanti. "Repubblica" ne anticipa i contenuti principali. La prima criticità è proprio la gestione dell'Agenzia del Demanio, che viene letteralmente bocciata. "Non appare adeguato - spiega Forgione - fare rientrare la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle mafie nell'alveo delle competenze generali dell'Agenzia del Demanio". Ed ecco alcuni motivi. "Non è stato possibile - aggiunge il presidente dell'Antimafia - conoscere i costi della gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata".
E inoltre: "Il procedimento di confisca, destinazione e assegnazione giunge a dare frutti concreti su meno del 10 per cento degli immobili". Ma le responsabilità accertate dalla Commissione Antimafia sono ben ripartite, alcune riguardano, a sorpresa, la stessa Giustizia. Ancora il presidente Antimafia: "Su 123 tribunali in tutta Italia, ben 65 non hanno instaurato alcun procedimento di prevenzione patrimoniale fra il 2004 e il 2006. Tra questi, i tribunali di Crotone, Salerno e Siracusa. Nell'ultimo triennio Cosenza, Catania e Trapani hanno inserito una pratica, Catanzaro due. Mentre Palermo è passata da 32 procedimenti patrimoniali nel 2003, a soli 4 negli ultimi tre anni". In totale, in Italia, si è passati da 233 procedimenti del 2001 censiti dal ministero della Giustizia, a 28 nel 2006. Per lo Stato, una sconfitta.

meditate  gente ,meditate

Senza titolo 2298

 VE LO RICORDATE QUESTO FILM ?    :-)


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il 24 novembre giornata contro la violenza sulle donne

GLI UOMINI PICCHIANO LE DONNE. Questo il messaggio che Rifondazione Comunista sta lanciando in questi giorni con una campagna che culminerà in una manifestazione domani a Roma. È vero: ci sono uomini che picchiano le donne, così come ci sono donne che uccidono i figli, bambini che picchiano altri bambini e persino donne che picchiano gli uomini, e non sono poche. La violenza è ovunque e va fermata, senza eccezioni. Ma una campagna come quella di Rifondazione Comunista non è una campagna contro la violenza, è essa stessa una forma di violenza, perché lancia un'accusa generica che sembra quasi voler dire «È nella natura degli uomini picchiare le donne», ovvero, essere uomini è di per sé un crimine. Ricorda molto le accuse dei nazisti nei confronti degli ebrei e dei razzisti americani nei confronti dei neri: è quindi una discriminazione di genere a tutti gli effetti. Ma al di là di tutte le considerazioni razionali, cosa avreste detto voi se accanto al manifesto che Rifondazione Comunista ha fatto stampare e affiggere in tutta Italia, ne fosse comparso anche un altro come quello (mai realizzato) che ho disegnato sulla falsa riga del primo, che denuncia gli innumerevoli casi di violenze contro i bambini da parte di donne? Quale sarebbe stata la vostra reazione?(I due manifesti, quello vero e quello falso, sono stati pubblicati sul blog L'Indipendente)

Genere UmaNO: Donne e Uomini..... "Due Soli" (Dante)

[...] La manifestazione di sabato a Roma vuole spezzare proprio questo silenzio. "Una occasione per prendere parola nello spazio pubblico", come dice Monica Pepe del comitato "controviolenzadonne" che vorrebbe un corteo di sole donne. E Lea Melandri: "Manifestiamo per dire che la violenza non è un problema di pubblica sicurezza, né un crimine di altre culture da reprimere con rimpatri forzati, e che per vincerla va fatta un’azione a largo raggio". Va fatta una legge, concordano tutti. "Speriamo di arrivarci in tempi brevi - promette Alfonsina Rinaldi del ministero per le Pari Opportunità - Oggi abbiamo finalmente le risorse per lanciare l’osservatorio sulla violenza e in Finanziaria ci sono 20 milioni di euro per redarre il piano antiviolenza" [...] da  www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3






-  In dodici mesi un milione di donne ha subito violenze
-  Per le più giovani ancora oggi è questa la prima causa di morte

-  Violenza sulle donne
-  La strage delle innocenti


-  L’ultimo stupro ieri, a Pordenone, in pieno centro:
-  lei ghanese, lui italiano


di ANNA BANDETTINI *













MILANO - I loro nomi, le loro storie restano come memorie, la prova di una verità odiosa, crudele: Hina accoltellata a Brescia dal padre, Vjosa uccisa dal marito a Reggio Emilia, Paola violentata a Torre del Lago, Sara colpita a morte da un amico a Torino... L’ultima è stata resa nota ieri: una ventenne originaria del Ghana, costretta ad un rapporto sessuale in pieno centro a Pordenone.
In Italia, negli ultimi dodici mesi, un milione di donne ha subito violenza, fisica o sessuale. Solo nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di pugni, botte, bruciature, ossa rotte. Leggevamo che le donne subiscono violenza nei luoghi di guerra, nei paesi dove c’è odio razziale, dove c’è povertà, ignoranza, non da noi.
Eccola la realtà: in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne ha subito una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale, ci dicono i dati Istat e del Viminale che riportano un altro dato avvilente. Le vittime - soprattutto tra i 25 e i 40 anni - sono in numero maggiore donne laureate e diplomate, dirigenti e imprenditrici, donne che hanno pagato con un sopruso la loro emancipazione culturale, economica, la loro autonomia e libertà. Da noi la violenza è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Più del cancro. Più degli incidenti stradali. Una piaga sociale, come le morti sul lavoro e la mafia. Ogni giorno, da Bolzano a Catania, sette donne sono prese a botte, oppure sono oggetto di ingiurie o subiscono abusi. Il 22 per cento in più rispetto all’anno scorso, secondo l’allarme lanciato lo scorso giugno dal ministro per le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, firmataria di un disegno di legge, il primo in Italia specificatamente su questo reato ora all’esame in commissione Giustizia.
"È un femminicidio", accusano i movimenti femminili, "violenza maschile contro le donne": così sarà anche scritto nello striscione d’apertura del corteo a Roma di sabato 24, vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne istituita dall’Onu, una manifestazione nazionale che ha trovato l’adesione di centinaia di associazioni impegnate da anni a denunciare una realtà spietata che getta un’ombra inquietante sul tessuto delle relazioni uomo-donna.
Sì, perché il pericolo per le donne è la strada, la notte, ma lo è molto di più, la normalità. Se nel consolante immaginario collettivo la violenza è quella del bruto appostato nella strada buia, le statistiche ci rimandano a una verità molto più brutale: che la violenza sta in casa, nella coppia, nella famiglia, solida o dissestata, borghese o povera, "si confonde con gli affetti, si annida là dove il potere maschile è sempre stato considerato naturale", come spiega Lea Melandri, saggista e femminista.
L’indagine Istat del 2006, denuncia che il 62 per cento delle donne è maltrattata dal partner o da persona conosciuta, che diventa il 68,3 per cento nei casi di violenza sessuale, e il 69,7 per cento per lo stupro. "Da anni ripetiamo che è la famiglia il luogo più pericoloso per le donne. È lì che subiscono violenza di ogni tipo fino a perdere la vita", denuncia "Nondasola", la Casa delle donne di Reggio Emilia a cui si era rivolta Vjosa uccisa dal marito da cui aveva deciso di separarsi. "Da noi partner e persone conosciute sono i colpevoli nel 90 per cento delle violenze che vediamo. E purtroppo c’è un aumento", dice Marisa Guarnieri presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano. "All’interno delle mura domestiche la violenza ha spesso le forme di autentici annientamenti - spiega Marina Pasqua, avvocato, impegnata nel centro antiviolenza di Cosenza, una media di 800 telefonate di denuncia l’anno - Si comincia isolando la donna dal contesto amicale, poi proibendo l’uso del telefono, poi si passa alle minacce e così via in una escalation che non ha fine".
In Italia, l’indagine Istat ha contato 2 milioni e 77mila casi di questi comportamenti persecutori, stalking come viene chiamato dal termine inglese, uno sfinimento quotidiano che finisce per corrodere resistenza, difesa, voglia di vivere. "Nella nostra esperienza si comincia con lo stalking e si finisce con un omicidio", accusa Marisa Guarnieri. Per questo le donne dei centri antiviolenza hanno visto positivamente l’approvazione, lo scorso 14 novembre in Commissione Giustizia, del testo base sui reati di stalking e omofobia.
Sanzionare penalmente lo stalking, significa, tanto per cominciare, riconoscerlo. "Molte donne vengono qui da noi malmenate o peggio e parlano di disavventura. Ragazze che dicono "me la sono cercata", donne sposate che si scusano: "lui è sempre stato nervoso"...", racconta Daniela Fantini, ginecologa del Soccorso Violenza Sessuale di Milano, nato undici anni fa per iniziativa di Alessandra Kusterman all’interno della clinica Mangiagalli di Milano. È in posti come questo, dove mediamente arrivano cinque casi a settimana, che diventa evidente un altro dato angoscioso: come intrappolate nel loro dolore, il 96% delle donne non denuncia la violenza subita, forse per paura. Forse perché non si denuncia chi si ha amato, forse perché non si hanno le parole per dirlo.
La manifestazione di sabato a Roma vuole spezzare proprio questo silenzio. "Una occasione per prendere parola nello spazio pubblico", come dice Monica Pepe del comitato "controviolenzadonne" che vorrebbe un corteo di sole donne. E Lea Melandri: "Manifestiamo per dire che la violenza non è un problema di pubblica sicurezza, né un crimine di altre culture da reprimere con rimpatri forzati, e che per vincerla va fatta un’azione a largo raggio". Va fatta una legge, concordano tutti. "Speriamo di arrivarci in tempi brevi - promette Alfonsina Rinaldi del ministero per le Pari Opportunità - Oggi abbiamo finalmente le risorse per lanciare l’osservatorio sulla violenza e in Finanziaria ci sono 20 milioni di euro per redarre il piano antiviolenza".
"Serve una legge che non cerchi scorciatoie securitarie ma punti a snidare la cultura che produce la violenza - dice Assunta Sarlo tra le fondatrici del movimento "Usciamo dal silenzio" - Una legge come quella spagnola, la prima che il governo Zapatero ha voluto perché riguarda la più brutale delle diseguaglianze causata dal fatto che gli aggressori non riconoscono alle donne autonomia, responsabilità e capacità di scelta. Ecco il salto culturale. Chiediamo che anche da noi il tema della violenza sia assunto al primo punto nell’agenda politica dei governi.
Chiediamo un provvedimento che dia risorse ai centri antiviolenza e sistemi di controllo della pubblicità e dei media, cattivi maestri nel perpetuare stereotipi che impongono sulle donne il modello "fedele e sexy". E chiediamo agli uomini di starci accanto, di fare battaglia con noi".
Qualcuno si è già mosso. Gli uomini dell’associazione "Maschileplurale", per esempio, che aderiscono alla manifestazione romana. "Sì, gli uomini devono farsene carico. La violenza è un problema loro, non delle donne - dice Clara Jourdan, della "Libreria delle Donne" di Milano, storico luogo del femminismo italiano - Sarebbe ora che cominciassero a interrogarsi sulla sessualità e sul perché dei loro comportamenti violenti. E riconoscere l’altro, il maschile, potrebbe essere utile anche alle donne". Nel caso, a fuggire per tempo.



* la Repubblica, 21 novembre 2007.



Senza titolo 2297

lo  so che non bisognerebbe ritornare  ..  come dice  l'omonima  canzone di Guccini  ma è lei www.vedovascalza.splinder.com che mi constringe  a farlo  . Infatti  è   sulla  suia tagboard  che scrive   ,  quando  per corretteza  gli ho segnalato ( meglio che lo sappai  da me  che da  altri  ) che parlavo di lei sul  mio blog  ,    ha  scritto : <<   si, ho letto le mail che mi hai mandato e sinceramente non sono contenta, non ho capito perchè devi scrivere sul tuo blog il post che scrivo io qui da me ... perchè prendi le cose mie e le metti da  te ? non sei corretto secondo me .. mi dispiace, ma devi chiedere il permesso ... >>  e  io : < non credevo , visto che sul tuo sito , non c'è scritto nessun avviso , per una citazione servisse il tuo permesso .e poi visto che mi hai bloccato anche nei commenti , ti commento sul mio blog >>

Triumphus Cupidinis


img071 "I TRIONFI"

Di Francesco Petrarca due volumi illustrati nella miniatura da codici precedenti del sec.XIII al sc. XVI. Maestro Fiorentinio, sec. XV  (1468). Trionfo dell' Amore. Venezia  Biblieteca Nazionale Marciana. Finito di stampare nel mese di ottobre nello stabilimento "Officine Carte e Valori" Dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato su carte di Pescia  appositamente fabbricata  per la presente edizione  di mille esemplari  numerati  da 1 a 1000. I due volumi  che sono sulla scrivania, sono  la copia n. 1000.   Nel Trionfo d'Amore il poeta sogna la figura del dio Amore su un carro di fuoco, seguito da una numerosa schiera di illustri vittime dell'amore passionale (Cesare, Enea, Achille, Dante, Virgilio...). Ad un certo punto appare al poeta Laura, che suscita nel suo animo un vivo sentimento d'amore, per cui anch'egli si unisce alla schiera che col carro giunge all'isola di Cipro, dove Amore celebra il suo Trionfo e l'uomo è sconfitto;


Al tempo che rinnova i miei sospiri
per la dolce memoria di quel giorno
che fu principio a sì lunghi martiri,

già il Sole al Toro l' uno e l' altro corno
scaldava, e la fanciulla di Titone
correa gelata al suo usato soggiorno.
Amor, gli sdegni e 'l pianto e la stagione
ricondotto m' avevano al chiuso loco
ov'ogni fascio di cor lasso ripone.
Ivi fra l' erbe, già del pianger fioco,
vinto dal sonno, vidi una gran luce
e dentro assai dolor con breve gioco.


Senza titolo 2296

 VI PIACEVA IL TELEFILM TRE NIPOTI E UN MAGGIORDOMO ?   :-)


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Senza titolo 2295

 L'AVETE LETTO QUESTO FUMETTO ?   :-)


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Senza titolo 2294

 VE LA RICORDATE QUESTA PUBBLICITA' ?   :-)


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22.11.07

Senza titolo 2293

bastava 1 dollaro per sognare


Bastava un dollaro


 


Per sognare


un mondo nuovo,


per jeans


e bandiera


a stelle e strisce.


 


Rosse come sangue


le strade di colore


di fatata Libertà.


 


Bastava un dollaro


che ci potesse dar


canzoni di vinile


e musica jazz


 


Ali bianche d’aerei


sorvolanti banchi


di  spugnose nubi


sopra grattacieli.


 


Note acute,  basse,


pizzicate corde ,


intense e vive


in archetto


rovesciato


con flauti, sax


e trombe.


 


Bastava una scommessa


e la chitarra


su dollaro d’argento


per trovar brio


e comparar freschezza


nel timido


cuor mio.


 Tulad


bastava 1 dollaro per sognare

Intervista fai da te

Vi invito cortesemente a visitare il Blog agimurad.splinder.com  ove è pubblicata una Video intervista   fatta  sul portale  di YouTube ecco qui l'url  http://www.youtube.com/watch?v=K0IG4I3YAT0  che riguarda la mia vicenda di mobbing e oltre.




Grazie infinite. Giovanna Nigris

Senza titolo 2292

da  un post  dell'utente  esterno rosafata 


 



fuga
  
vedendo questa  foto  mi  vengono in mente  le  parole  del compagnodistrada   mario pischedda   : <<
"Solamente in questo Paese vai avanti se appartieni a qualcuno...Se sei competente o meno non importa a nessuno."

Senza titolo 2291

"E la ruota girerà / come gira la vita / E il mio coltello se ne andrà / a fare della poesia" (Léo Ferré)

in tempo di crisi e di fame busa e non si vuole emigrare meglio addattarsi a tutti i tipi di lavoro anche queli per cui non abbiamo studiato la storia di La scommessa di Paolo Ladu, noto “Cipolla”: lava vewtri da 40 anni

  dala nuova  sardegna   9\1\2025  di Valeria Gianoglio Nuoro La bottega di Paolo Ladu, noto “Cipolla  "è un furgone vissuto, un ampio...