La lettura di questo articolo di repubblica 3\2\2011 " Uno zio le ha lasciato un milione..." ecco la società che scopre gli eredi Una società francese, ora anche in Italia, offre "contratti di rivelazione".La C&R ha trovato antenati italiani a uno straniero che voleva diventare comunitario " non solo mi riporta indietro nel tempo alle mie letture e visioni televisive (che sto rispolverando per il mio racconto a puntante " viaggio nel farwest . Ma è anche coincidenza sulla puntata che sto scrivendo ed in cui parlerò dei cacciatori di taglie . Inoltre essa si lega con la storia , stavolta vera e a lieto fine , avvenuta ( ne trovate sotto gli articoli dell'unione sarda ) recentemente qui da noi in Gallura dove " Un pool di legali ricerca i parenti di una famiglia di emigrati che lasciarono la Sardegna a fine Ottocento.,Il tesoro nascosto dello zio di FranciaCaccia agli eredi di un gallurese morto a Nizza nel 2009 " . Ma andiamo con ordine .
Ecco l'articolo di repubblica che ha " scatenato " tutta queste coincidenze "
GENOVA - C'è chi arranca sulla salita di via Fieschi, si ferma al civico 25/6, legge sul muro che qui c'è la sede della "Coutot Roehrig, ricerca di eredi, genealogia" e commenta soddisfatto: "Almeno la targa c'è. Proviamo a suonare?". Mica facile il mestiere di questa società francese trapiantata in Italia.
Esperti di genealogia e investigatori per rintracciare parenti perduti La società cerca donne e uomini per dire loro: "Un vostro lontano parente è deceduto e vi ha lasciato dei soldi, un palazzo...". Di solito la prima telefonata finisce qui, con il clic che copre gli insulti. "Ma chi credete di prendere in giro...". Troppe le "eredità" che arrivano via mail o via citofono, con un signore elegante che annuncia: "Abbiamo un tesoro per lei, un lascito da uno zio d'America. Se mi consegna appena diecimila euro per le spese fra tre giorni avrà un milione di dollari".
"Magari abbiamo impiegato tre anni per trovare l'erede - raccontano Nadia Spatafora ed Eleonora Grasso, direttrice e responsabile ricerche della Coutot Roehrig in Italia - e quando ci insultano ci restiamo male. Con calma, con altre telefonate, diciamo chi siamo, dove possono trovarci. Invitiamo le persone a contattare un professionista di loro fiducia - un avvocato, un commercialista, un notaio - perché sia lui a verificare la nostra proposta". Una proposta che si chiama "contratto di rivelazione".
"È una scrittura privata con la quale ci impegniamo a versare l'eredità a chi sottoscrive il contratto trattenendo per noi una quota che varia dal 10 al 30%. Chi firma non sa di cosa si tratti, ma ha un'assicurazione: se per caso non ci fosse nulla da incassare - perché nel frattempo salta fuori un altro erede o per qualsiasi altro motivo - non deve nulla alla nostra società. Al massimo avrà perso un po' di tempo. Con una procura firmata davanti a un notaio diventiamo i legali rappresentanti dell'erede".
L'anno scorso 10 milioni di euro sono entrati nelle tasche di una settantina di eredi prima inconsapevoli. "In media, per concludere un lavoro, impieghiamo fra i due e i tre anni. Abbiamo i ricercatori che vanno a cercare nomi e date nelle anagrafi, negli archivi civili e parrocchiali e poi presentano la mappa genealogica con la certificazione degli aventi diritto. A chiamarci sono soprattutto avvocati e commercialisti, a volte i notai, che non sanno a chi consegnare un bene. Se un'eredità resta senza padrone dopo 10 anni passa allo Stato".
In Francia i "genealogisti" hanno un loro albo e sono sempre accanto a un notaio quando apre un testamento, per certificare tutta la mappa dei parenti. "In Italia ci presentiamo come periti dell'albero genealogico e bisogna essere davvero esperti per districare certe situazioni. La legge italiana dice di cercare fino a un parente di sesto grado, che sarebbe "il figlio di un cugino di un proprio genitore". Siamo soddisfatti solo quando riusciamo a trovare tutti". Una telefonata dalla Coutot Roehrig a volte cambia la vita. Due genovesi hanno saputo che un loro cugino bolognese - era talmente povero che telefonava una volta all'anno con spese a carico del destinatario e mangiava alla mensa della Caritas - aveva lasciato loro 1,2 milioni di euro. A Piacenza un signore ha lasciato un palazzo e 1 milione di euro e nessun testamento. Due cugini erano noti ma la società ne ha trovati altri due, nel Sud e in Francia e ognuno ha ricevuto 400.000 euro. Non sempre le cose vanno bene. "A Venezia un anziano signore ha lasciato 600.000 euro. Noi siamo riusciti a trovare i suoi parenti, che erano 23, sparsi fra Italia e Argentina. Poi, dopo che avevamo tutte le procure, nel caveau di una banca è uscito un testamento: il signore lasciava tutto a un convento. E noi ci abbiamo rimesso decine di migliaia di euro spesi in trasferte, anche oltre oceano".
Il mercato delle eredità è in netta crescita. Lo dimostra il fatto che la Coutot Roehrig, che in Italia ha sede centrale a Genova e una succursale a Milano, in Francia conta invece ben 35 sedi e per tutte il fatturato è in aumento. "Tutti sognano il classico zio d'America ma pochi ci credono. E quando arriviamo noi scoprono invece che lo zio è italiano e in America ci sono magari gli eredi". Ci sono 650 fascicoli, negli uffici che guardano il mare. Il figlio del pianista famoso lascia una villa e auto d'epoca. Un bis nipote che mai aveva sentito parlare di lui si trova con 350.000 euro in tasca. Un milanese fa testamento ma è tanto ricco da non ricordare tutti i suoi beni. L'agenzia trova otto figli di un cugino di quarto grado e per ognuno di loro ci sono 200.000 euro. A volte anche somme piccole sono un tesoro, ad esempio per una pensionata torinese che tre anni fa ha ricevuto 10.000 euro e ancora telefona per ringraziare. Non sempre la ricerca riguarda i soldi. "Il procuratore di Cristian Rodriguez, uruguayano che gioca nel Porto, ci ha chiesto di trovare gli antenati italiani del giocatore, per poter diventare "comunitario". Ci siamo riusciti. Abbiamo accertato che suo trisavolo Carlo Antonio Barotto partì da Lusernetta in Piemonte nel 1838 e fu registrato come "Barrotti". Ora Rodriguez è comunitario".
Buone notizie, per chi crede ancora che una telefonata possa cambiare la vita. La società franco-genovese sta cercando gli eredi di un "grande archeologo" e anche quelli di una coppia - lui italiano, lei francese - che viveva a Montecarlo. Sembra che il ramo francese sia estinto, mentre ci sarebbero alcuni beneficiati a Roma. In palio, un attico di 300 metri quadrati più un appartamento per la governante e uno yacht, per un valore di 12,5 milioni di euro. Forse qualcuno non chiuderà subito il telefono.
L'anno scorso 10 milioni di euro sono entrati nelle tasche di una settantina di eredi prima inconsapevoli. "In media, per concludere un lavoro, impieghiamo fra i due e i tre anni. Abbiamo i ricercatori che vanno a cercare nomi e date nelle anagrafi, negli archivi civili e parrocchiali e poi presentano la mappa genealogica con la certificazione degli aventi diritto. A chiamarci sono soprattutto avvocati e commercialisti, a volte i notai, che non sanno a chi consegnare un bene. Se un'eredità resta senza padrone dopo 10 anni passa allo Stato".
In Francia i "genealogisti" hanno un loro albo e sono sempre accanto a un notaio quando apre un testamento, per certificare tutta la mappa dei parenti. "In Italia ci presentiamo come periti dell'albero genealogico e bisogna essere davvero esperti per districare certe situazioni. La legge italiana dice di cercare fino a un parente di sesto grado, che sarebbe "il figlio di un cugino di un proprio genitore". Siamo soddisfatti solo quando riusciamo a trovare tutti". Una telefonata dalla Coutot Roehrig a volte cambia la vita. Due genovesi hanno saputo che un loro cugino bolognese - era talmente povero che telefonava una volta all'anno con spese a carico del destinatario e mangiava alla mensa della Caritas - aveva lasciato loro 1,2 milioni di euro. A Piacenza un signore ha lasciato un palazzo e 1 milione di euro e nessun testamento. Due cugini erano noti ma la società ne ha trovati altri due, nel Sud e in Francia e ognuno ha ricevuto 400.000 euro. Non sempre le cose vanno bene. "A Venezia un anziano signore ha lasciato 600.000 euro. Noi siamo riusciti a trovare i suoi parenti, che erano 23, sparsi fra Italia e Argentina. Poi, dopo che avevamo tutte le procure, nel caveau di una banca è uscito un testamento: il signore lasciava tutto a un convento. E noi ci abbiamo rimesso decine di migliaia di euro spesi in trasferte, anche oltre oceano".
Il mercato delle eredità è in netta crescita. Lo dimostra il fatto che la Coutot Roehrig, che in Italia ha sede centrale a Genova e una succursale a Milano, in Francia conta invece ben 35 sedi e per tutte il fatturato è in aumento. "Tutti sognano il classico zio d'America ma pochi ci credono. E quando arriviamo noi scoprono invece che lo zio è italiano e in America ci sono magari gli eredi". Ci sono 650 fascicoli, negli uffici che guardano il mare. Il figlio del pianista famoso lascia una villa e auto d'epoca. Un bis nipote che mai aveva sentito parlare di lui si trova con 350.000 euro in tasca. Un milanese fa testamento ma è tanto ricco da non ricordare tutti i suoi beni. L'agenzia trova otto figli di un cugino di quarto grado e per ognuno di loro ci sono 200.000 euro. A volte anche somme piccole sono un tesoro, ad esempio per una pensionata torinese che tre anni fa ha ricevuto 10.000 euro e ancora telefona per ringraziare. Non sempre la ricerca riguarda i soldi. "Il procuratore di Cristian Rodriguez, uruguayano che gioca nel Porto, ci ha chiesto di trovare gli antenati italiani del giocatore, per poter diventare "comunitario". Ci siamo riusciti. Abbiamo accertato che suo trisavolo Carlo Antonio Barotto partì da Lusernetta in Piemonte nel 1838 e fu registrato come "Barrotti". Ora Rodriguez è comunitario".
Buone notizie, per chi crede ancora che una telefonata possa cambiare la vita. La società franco-genovese sta cercando gli eredi di un "grande archeologo" e anche quelli di una coppia - lui italiano, lei francese - che viveva a Montecarlo. Sembra che il ramo francese sia estinto, mentre ci sarebbero alcuni beneficiati a Roma. In palio, un attico di 300 metri quadrati più un appartamento per la governante e uno yacht, per un valore di 12,5 milioni di euro. Forse qualcuno non chiuderà subito il telefono.
(03 febbraio 2011)
e ora gli articoli dell'unine sarda . Il primo del 3\2\2011
A Olbia sono stati rintracciati due cugini di Luciano, ma sono deceduti. Uno è originario di Calangianus e ancora si cerca di trovare i figli.
C 'è un piccolo tesoro sardo nelle campagne di Nizza. Il proprietario forse vive in Gallura, ma non ne sa proprio nulla. Probabilmente non ha mai sentito parlare di uno zio lontano che si chiamava Jean Louis Luciano, al quale i francesi avevano cambiato l'ultima vocale del cognome. È morto nel 2009, non si era sposato e non aveva figli. Non ha mai scritto un testamento e ora il governo parigino è pronto a impossessarsi dei suoi beni. Gli eredi sardi possono farsi vivi: c'è un pool di avvocati e genealogisti francesi che da mesi sta cercando di trovare un cugino di Jean Louis per consegnargli l'eredità. E, magari, concludere un affare: qualcuno infatti vorrebbe acquistare i terreni di Jean Louis Luciano (diventato Luciani nelle carte col marchio de La Repubblique Francaise ) ma per portare a termine l'operazione bisogna trovare i parenti. Due cugini di secondo grado abitavano a Olbia, ma entrambi sono morti: uno si chiamava Stefano Azzena, deceduto nel 2000, e l'altro Antonio Aldo Luciano, scomparso nel 1983. I loro figli - i genealogisti francesi, a dire il vero, non hanno ancora accertato se esistono - non potrebbero accaparrarsi l'eredità.
LA STORIA Assomiglia alle avventure di tanti altri sardi partiti per cercare fortuna lontano dall'Isola.
LA STORIA Assomiglia alle avventure di tanti altri sardi partiti per cercare fortuna lontano dall'Isola.
Pietro Luciano e Giovanna Balata, i nonni di Jean Louis, lasciano Tempio alla fine dell'Ottocento. Approdano in Corsica, si sposano nel 1896 e nel 1907 danno alla luce Giustina. A questo punto la storia si arricchisce di un altro passaggio che rende complicato il lavoro dei genealogisti: il 13 marzo1926, a Nizza, nasce il primo figlio di Giustina, ma non si sa chi sia il padre. La mamma lo chiama Jean Louis e lo battezza col suo cognome. L'impiegato dell'ufficio anagrafe di Ajaccio sbaglia la trascrizione e il cognome tempiese viene subito “francesizzato”. Jean Louis non ha altri fratelli e di tutto quello che succede dopo si sa solo che mamma Giustina muore nel 1978.
VITA DA EMIGRATO In Italia, Jean Louis, non è mai venuto: non è mai stato a Tempio, né ha conosciuto i suoi parenti sardi. Qualcuno abitava a Olbia e qualcun altro a Calangianus, ma questa è una scoperta recente fatta dallo studio incaricato di ricostruire le parentele. Nella storia mancano molti particolari: nessuno ancora è riuscito a scoprire che lavoro facesse a Nizza. Dalla Costa Azzurra non si è mai spostato, non ha avuto figli, non si è sposato, ha messo da parte qualche risparmio e ha acquistato alcuni terreni. È morto nel 2009, ma i suoi beni non li ha presi nessuno. «Ancora dobbiamo fare la stima precisa del valore - spiega Nuno Fernandes, uno dei giuristi dello studio Etude Genealogiques di Parigi - Le nostre ricerche finora hanno pochi grandi risultati: abbiamo trovato due cugini di secondo grado, ma sono morti. I loro figli, anche nel caso riuscissimo a trovarli, non avrebbero diritti sul patrimonio, perché la legge francese estende l'eredità fino ai cugini di secondo grado».
LE RICERCHE Sui parenti olbiesi di Jean Louis Luciano le indagini sono ancora in corso: di Stefano Azzena gli studiosi parigini attendono l'atto di matrimonio, mentre di Antonio Luciano si sa che pure la moglie, Rina Serra, è già deceduta. A Padova viveva una zia, ma è morta nel 1953. La caccia agli eredi continua e c'è poco tempo perché nel giro di sei mesi lo Stato francese si impossesserà del tesoretto di Jean Louis.
VITA DA EMIGRATO In Italia, Jean Louis, non è mai venuto: non è mai stato a Tempio, né ha conosciuto i suoi parenti sardi. Qualcuno abitava a Olbia e qualcun altro a Calangianus, ma questa è una scoperta recente fatta dallo studio incaricato di ricostruire le parentele. Nella storia mancano molti particolari: nessuno ancora è riuscito a scoprire che lavoro facesse a Nizza. Dalla Costa Azzurra non si è mai spostato, non ha avuto figli, non si è sposato, ha messo da parte qualche risparmio e ha acquistato alcuni terreni. È morto nel 2009, ma i suoi beni non li ha presi nessuno. «Ancora dobbiamo fare la stima precisa del valore - spiega Nuno Fernandes, uno dei giuristi dello studio Etude Genealogiques di Parigi - Le nostre ricerche finora hanno pochi grandi risultati: abbiamo trovato due cugini di secondo grado, ma sono morti. I loro figli, anche nel caso riuscissimo a trovarli, non avrebbero diritti sul patrimonio, perché la legge francese estende l'eredità fino ai cugini di secondo grado».
LE RICERCHE Sui parenti olbiesi di Jean Louis Luciano le indagini sono ancora in corso: di Stefano Azzena gli studiosi parigini attendono l'atto di matrimonio, mentre di Antonio Luciano si sa che pure la moglie, Rina Serra, è già deceduta. A Padova viveva una zia, ma è morta nel 1953. La caccia agli eredi continua e c'è poco tempo perché nel giro di sei mesi lo Stato francese si impossesserà del tesoretto di Jean Louis.
NICOLA PINNA
il secondo del 4\2\2011
LA SCOPERTA In via Diaz, nel quartiere storico e più multietnico della città, abita Rina Serra, la moglie ottantenne di Antonio Aldo Luciano, uno dei due cugini di Jean Louis. Lui, una vita passata nei cantieri ai comandi di una ruspa, è morto nel 1983, ucciso da un male incurabile. Lei, che non ha avuto figli, vive da sola in una casetta a due passi dalla basilica di San Simplicio: «Mio marito mi aveva raccontato più volte di alcuni parenti che vivevano in Francia. Anche lui aveva lavorato all'estero, ma non si erano mai incontrati, non sapeva neppure in quale città abitassero. Di un certo Jean Louis comunque non avevo mai sentito parlare, non conosco nulla della sua storia». Ora c'è da acquisire un'eredità che fa gola. «Posso diventare ricca proprio adesso che sono vecchia? Ben venga, anche se non ho figli».
NICOLA PINNA nicola.pinna@unionesarda.it
A una svolta l'indagine per assegnare i beni di un gallurese morto a Nizza, ora parte la battaglia legale Ecco gli eredi dello zio di Francia trovate in città le mogli dei cugini di Jean Louis Luciano
Ricostruito tutto l'albero genealogico della famiglia di Jean Louis Luciano: un pool di legali francesi è al lavoro per assegnare i suoi beni.
Stefano Azzena parlava spesso di un certo Niccheddu, un cugino che viveva in Francia. Salvatorica, sua moglie dal 1969, non lo ha mai conosciuto: né un incontro, né una telefonata. A Olbia, nella casa di via Argentina, non è mai arrivata una lettera, neanche un biglietto di auguri per Natale. Ma ora che ha sentito della storia di Jean Louis Luciano, il gallurese morto a Nizza senza lasciare un testamento, Salvatorica Falchi ha ripensato ai racconti di suo marito. Il sospetto è proprio questo: Niccheddu, il misterioso cugino, forse è proprio quel Jean Louis a cui nessuno porta un fiore in cimitero. Gli avvocati di Parigi cercano i suoi eredi, perché i terreni di cui era proprietario fanno gola a un ricco imprenditore, disposto ad acquistarli a qualunque cifra. Per stimare il valore e concludere l'affare bisogna trovare i parenti, quelli che secondo la legge francese hanno diritto ad acquisire il patrimonio. I genealogisti (gli esperti che si occupano di ricostruire gli alberi genealogici) incaricati da un notaio parigino si erano quasi arresi: erano riusciti a scoprire a malapena i nomi di due cugini di secondo grado, ma purtroppo già morti. In città vivono ancora le loro mogli e, in un caso, anche due figli. Insomma, lo Stato francese non riuscirà facilmente a impossessarsi dell'eredità di Jean Louis Luciano.
LA SCOPERTA In via Diaz, nel quartiere storico e più multietnico della città, abita Rina Serra, la moglie ottantenne di Antonio Aldo Luciano, uno dei due cugini di Jean Louis. Lui, una vita passata nei cantieri ai comandi di una ruspa, è morto nel 1983, ucciso da un male incurabile. Lei, che non ha avuto figli, vive da sola in una casetta a due passi dalla basilica di San Simplicio: «Mio marito mi aveva raccontato più volte di alcuni parenti che vivevano in Francia. Anche lui aveva lavorato all'estero, ma non si erano mai incontrati, non sapeva neppure in quale città abitassero. Di un certo Jean Louis comunque non avevo mai sentito parlare, non conosco nulla della sua storia». Ora c'è da acquisire un'eredità che fa gola. «Posso diventare ricca proprio adesso che sono vecchia? Ben venga, anche se non ho figli».
I NIPOTI Emilia Azzena, la figlia di Stefano, l'altro cugino di Jean Louis, sta già sognando di dare una svolta alla sua vita. Quando si è trovata un cronista e un fotografo sulla porta di casa ha pensato a uno scherzo, poi si è ritrovata catapultata in una storia che ha tutto il sapore di una carrambata . «Sono disoccupata e anche piuttosto sfortunata, magari grazie ai beni di questo zio che neanche conosco riuscirò a costruire qualcosa». Mamma Salvatorica, potrebbe essere l'unica a vantare qualche diritto sui beni di Jean Louis, perché l'eredità (secondo le leggi francesi) si estende fino ai cugini di secondo grado. E non ai loro figli, ovviamente.
LA BATTAGLIA «Se c'è bisogno di fare qualcosa per aiutare i miei ragazzi sono pronta - dice Salvatorica Falchi - Io di queste cose non mi intendo, speriamo che gli avvocati francesi si facciano vivi presto». Verranno a Olbia nei prossimi giorni, annuncia Nuno Fernandes, uno dei genealogisti dell'Etude Aubrun-Delcros-Delabre di Parigi. Incontreranno Emilia Azzena, il fratello Gianni e la mamma. Poi faranno tappa a casa di Gina Serra. «Dobbiamo verificare se esistono altri parenti - dice Nuno Fernandes - Solo a quel punto si potranno valutare i beni».
LA BATTAGLIA «Se c'è bisogno di fare qualcosa per aiutare i miei ragazzi sono pronta - dice Salvatorica Falchi - Io di queste cose non mi intendo, speriamo che gli avvocati francesi si facciano vivi presto». Verranno a Olbia nei prossimi giorni, annuncia Nuno Fernandes, uno dei genealogisti dell'Etude Aubrun-Delcros-Delabre di Parigi. Incontreranno Emilia Azzena, il fratello Gianni e la mamma. Poi faranno tappa a casa di Gina Serra. «Dobbiamo verificare se esistono altri parenti - dice Nuno Fernandes - Solo a quel punto si potranno valutare i beni».
NICOLA PINNA nicola.pinna@unionesarda.it