21.4.11

Il Re muto

Quand'ero bambina, e ascoltavo il racconto biblico della Pasqua ebraica (quest'anno festeggiata poco prima di quella cristiana, il 19 aprile), ricordo che i miei occhi si riempivano d'emozione. Tifavo per i "nostri eroi": il popolo d'Israele perseguitato in Egitto che, presto, sarebbe stato riscattato dalla mano potente del suo Signore. C'era quel particolare degli agnelli sgozzati,



A lato: l'interno della sinagoga di Trieste, sede di una delle più importanti comunità israelitiche in Italia.

Questo Re, lo vedevo avvolto nella nube. Aveva vaghi ma classici connotati: anziano, con la lunga barba fluente. Lo stesso che poi reincontravo nella cappellina barocca del collegio dove studiavo: in mezzo all'altare riccamente adornato trionfava un Cristo sanguinante, morto; ma con le dita spalancate a "V", nel segno della vittoria. Era un'estasi, già lo presentivo in seguito, trionfante sull'arcobaleno. Il Re e l'uomo di Nazareth erano consustanziali e intercambiabili. Invincibili, certo, ma accompagnati da un lungo strascico di dolore, entrambi. Il Re aveva scelto un popolo disprezzato, il Nazareno ne faceva addirittura parte ed era segnato da una storia atroce.Oggi certa teologia cattolica tende a rimarcare le differenze, un tempo persino le contrapposizioni, tra quell'antico Re e l'emblema misericordioso di Gesù. Ma ai miei occhi, in virtù di quanto esposto poc'anzi, non poteva essere così. Mi sono sempre sentita più gesuana che cristiana. Senza, peraltro, che una cosa escludesse l'altra. L'umanità di Gesù era quella di un uomo ebreo vissuto duemila anni fa. Compenetrato della sua cultura e così riccamente variegato e culturale da trascenderne. Il Gesù della cappellina barocca appariva come un martoriato e il volto trasudava espressività. Ma i muscoli erano tesi, forti, il corpo ancor vigoroso, giovane. Lo sguardo chiuso, il volto bello e gravato da una corona di spine che risultava pesante, pregna di tutto il male dell'universo. Taceva, ma il suo sangue stillante e vermiglio urlava.Il Gesù deposto di Lorenzo Lotto ( sotto a destra), che avrei ammirato molti anni più tardi, era invece un Messia muto. Un corpo ormai slogato, inerme, stremato ed estenuato.Un'altra faccia dell'umanità. La perdita, la sconfitta. Gli astanti si domandano, anch'essi muti, il perché di tanto strazio. E non trovano alcuna risposta. E' il quadro del nulla.La Madonna è un'icona araba completamente velata, perché esiste un pudore nella sofferenza troppo gridata, incomprensibile. Persino il viso dell'angelo è interrogativo, quasi a domandare il senso di tutto questo.
La Madonna è un'icona araba completamente velata, perché esiste un pudore nella sofferenza troppo gridata, incomprensibile. Persino il viso dell'angelo è interrogativo, quasi a domandare il senso di tutto questo.Da da bambina non incontravo difficoltà a coniugare il Gesù dei Vangeli al JHWH dell'Antico Testamento, ma della loro pronta risposta, del loro accorrere solerte e misericordioso mai avrei dubitato; in seguito dovetti sperimentare, al contrario, quel mutismo, quell'ostinazione abissale nel buio, nella dissoluzione, nel grigio bituminoso dei nostri inferni quotidiani. Era, è per noi, in tutto il viaggio terreno, il tempo della deposizione, il tempo sospeso.Oggi i nuovi deposti sono i testimoni di pace anonimi o dimenticati. Hanno il volto di Shahbaz Bhatti, Ministro pachistano per le minoranze, difensore di Asia Bibi e di molti altri perseguitati, di ogni religione e cultura, del suo Paese; o quello di Bruno Hussar, fondatore di Nevé Shalom, il primo kibbutz israelo-palestinese all'interno del quale si trova la Casa del Silenzio, edificio sgombro e circolare, privo di immagini sacre, enigmatico e definitivo, dove ognuno può riunirsi per pregare il proprio Re, Cristo, Allah o semplicemente ritrovare un amico, fare un vuoto, riappropriarsi della propria essenza profonda. I deposti, poi, sono tutti quegli occhi fermi e senza nome, o quelle storie comuni e spezzate, come i migranti annullati dal mare, o donne sgozzate e martoriate (ad Ascoli Piceno, la ventinovenne Carmela Rea è stata accoltellata e la sua schiena incisa con una svastica), o tutti i... fame e sete di giustizia .Io non so cosa avvenga "dopo". Forse, adesso, mi rassicura di più pensare che anche quel mutismo ostinato in fondo era scritto e contemplato. "Non lasciare fuori niente della creazione", probabilmente significa questo. Ma mi piace pensare che, alla fine, in un pertugio lontano e sfolgorante, torni quel Re, meno ingenuo e più creaturale, innocente per aver provato il male, quindi riedificato. E non inesperto, dopo aver veduto.

Mi chiameranno sovversivo.
E io dirò loro: lo sono.
Per il mio popolo in lotta, vivo.
Con il mio popolo in marcia, vado.
                                                 Ho fede di guerrigliero 
                                 ed amore di rivoluzione.E tra Vangelo e canzone

soffro e dico quello che voglio

.

Se scandalizzo, in primo luogo

bruciai il mio cuore

al fuoco di questa Passione,

croce del Suo stesso Legno.
Incito alla sovversione

contro il Potere ed il Denaro.

Voglio sovvertire la Leggeche perverte il Popolo in gregge

ed il Governo in macellaio.

(Il mio pastore si fece Agnello,

Servitore si fece il mio Re).
Credo nell’Internazionale

delle fronti alzate,

della voce di uguale ad uguale

e le mani allacciate…
E chiamo l’Ordine del male,

ed il Progresso di bugia.

Ho meno Pace che ira.

Ho più amore che pace.
Credo nella falce ed il fascio

di queste spighe cadute:

una Morte e tante vite!

Credo in questa falce che avanza

- sotto questo sole senza travestimento

e nella comune Speranza -

tanto incurvata e tenace!
(P. Casaldàliga)

quando la provocazione diventa cinismo Thyssen Krupp: il rogo diventa un gioco su Facebook

La realtà a volte supera i film dell'orrore e la più cupa fantasia. In realtà si potrebbe dire che la mamma dei cretini è sempre in cinta.Ma due parole sono poche  e  una  è troppo.L'unica cosa che mi sento di dire è che l'imbecillità non ha confini . Non dico altro per non abbassarmi al loro livello . Scometto che sei i loro cari fossero morti cosi la finirebbe con tale cinismo . Anche se fosse vero , cosa che non credo assolutamente e mi rifiuto di credere , un po' di rispetto per morti porca troia
Thyssen Krupp: il rogo diventa un gioco su Facebook Il rogo della fabbrica Thyssen Krupp è diventato un terribile gioco su Facebook dal nome 'Sentenza Thyssenkrupp: Brucia e Vinci 1.000.000 di euro': una pagina con l'immagine di un Gratta & Vinci che ironizza sulla morte degli operai. Il link al gruppo era questo: http://www.facebook.com/group.php?gid=120219694698326 ora senza  amministratore  , perchè la  fantomatica  proprietaria prima lancia il sasso , poi quando la polstale la rintraccia  non ha  la coerenza  di prendersi le sue responsabilità
Antonio Boccuzzi, attuale deputato Pd e sopravvissuto alla strage della Thyssen,ha denunciato la pagina alla polizia postale chiedendone la chiusura e l'ha ottenuta. La pagina faceva riferimento alla sentenza della Thyssen che ha provocato non poche reazioni.
Pubblicato sotto la categoria svago la pagina faceva riferimento alle ultime vicende con le foto degli operai: il messaggio 'ironico' lasciato passare è che si può vincere fino a 1 milione di euro se si muore sul lavoro. La pagina contava circa 300 sostenitori che commentavano in maniera negativa la sentenza dei giudici che non avrebbero considerato le responsabilità dei lavoratori.
Frasi e commenti vergognosi che hanno scatenato il disgusto dei familiari dei 7 operai morti nel rogo della Thyssen. Non è il primo caso di stupidità attraverso i social network e non sarà l'ultimo però sicuramente si tratta di un cattivissimo esempio anche per i più giovani.

20.4.11

Altri mondi

Non c'è il mare. E' solo il cielo dietro le onde.




(Pronunciata da una bambina di cinque anni, in treno verso la Riviera)

I nuovi Mille, il clown che cura i malati. Il Patch Adams barese

NUOVI MILLE
La stroria  Francesco Di Gennaro, infermiere specializzato al reparto ortopedico del Policlinico di Bari, ha un metodo di lavoro particolare: la «terapia del sorriso». di All'elenco dei nuovi mille (  trovate negli url sotto )   cioè tutti\e quegli italiani  che  fano l'italia  nella famiglia, nell'impresa, nella ricerca, nella scuola, nella difesa del patrimonio storico, nelle nuove tecnologie, nello sport, nella produzione di cultura e di memoria.Noti al grande pubblico quando succede  qualcosa  di grave , ma  per  il resto  sconosciuti  perchè fuori dai media  ufficiali e  di  stato  , e  che  vanno   contro vento   o per  dirla alla De  andrè  in direzione  ostinata  e  contraria  .


E devono combattere con uno Stato che non funziona o contro la criminalità organizzata  che    si sta  facendo sempre  più stato  . Ma sono storie di successo, anche quando si tratta di battaglie ancora non vinte come quella dela privatizzazione dell'acqua  (  uno dei quesiti del referendum ,che  il centro destra  vuole  boicottare ,di domenica 12 e lunedì 13 giugno ).
di gennaro milleEcco  la  storia  di cui parlavo  tratta  dall'unità online  del 17\4\2011

Madre Natura mi ha dato lo spirito. In 29 anni di professione non sono riuscito a trattenere le battute». Tranquilli: non è Berlusconi. Francesco Di Gennaro, infermiere specializzato al reparto ortopedico del Policlinico di Bari, ha un metodo di lavoro particolare: la «terapia del sorriso». La pratica dal 1982, giovanissimo tirocinante, incurante già allora delle ironie: «Vorrei consigliarla ai colleghi di tutta Italia. È una sinergia tra professionalità e divertimento per offrire una degenza serena». Negli anni, “Frank” si è fatto un nome: lo chiamano il Patch Adams barese. E gli piace fino a un certo punto: «Anche lui era un medico che si metteva il naso finto. Io non sono un clown né un volontario. Semplicemente, ritengo che distrarre un paziente con un aneddoto, riuscire a farlo ridere mentre faccio un prelievo di sangue o attacco una flebo facilita il mio lavoro e rilassa le persone che, in un ambiente medico asettico se non ostile, si sentono sempre spaesati». Baffoni d’antan alla Tom Selleck, faccione rubicondo, camice bianco e - spesso - parrucca bionda. Di Gennaro, 53 anni, è consapevole che il suo approccio poco ortodosso alla medicina non è universalmente apprezzato: «Ostacoli ne ho incontrati molti. E non sono finiti. Non tutti i medici o i direttori generali degli ospedali apprezzano. La mia ricompensa è l’abbraccio dei pazienti. Faccio ridere le ragazze paurose come l’anziano con il femore rotto. Si potrebbe credere che l’obiettivo della clown therapy siano solo i bambini, ma non è così. Per me tutti i pazienti sono di serie A e gli dedico uguale attenzione: malati cronici, adolescenti in difficoltà, lungodegenti. È ovvio che le modalità sono diverse. Per i più piccoli indosso maschere e occhialoni, con gli adulti devo modulare barzellette e storielle». Poco sofisticate: a due ragazze, una che accompagna l’altra a ricoverarsi: «Siete amiche del cuore? Ah no, qui è riservato alle amiche del fegato». Di Gennaro ride: «Mica devo intrattenere dei laureandi. Il punto è far passare la paura. Andando al punto..». A volte, con gag parecchio piccanti: «Sì, sono stato criticato per scenette e battute ammiccanti. La verità è che questi argomenti provocano risate liberatorie. Il paziente sublima ansia e paura in un sollievo quasi isterico. E poi è tranquillo. Mi creda: è un metodo a prova di bomba». Trent’anni di risate in corsia sono finiti in un diario: «Infermiere di professione, comico per vocazione», pubblicato da Albatros. Per presentarlo in giro per l’Italia usa le ferie, viaggia a spese sue e bussa alle redazioni dei giornali: «Aiutatemi a far capire che, oltre al corpo, anche l’anima necessita di cure mediche. Basta poco».
  Approfondimento


L'elenco 

LE INTERVISTE


- Nicoletta Landsberger: la scintilla
della ricerca contro la sindrome di Rett
di Mariagrazia Gerina

- Mauro Raffaeli, psichiatra:
«Il pallone rende uguali»

di Massimo Franchi

- Alex Zanardi: «Il bello
della vita è fare cose giuste»
di Marcella Ciarnelli

- Rosaria Capacchione: «Rifiuti
in Campania, una storia da scrivere»
di Jolanda Bufalini

- Lorenzo Romito di "Stalker":
«
Andare a piedi per rompere i pregiudizi
»
di Federica Fantozzi

- Caterina e il suo taxi colorato:
«Non aver paura del dolore»
di Maria Vittoria Giannotti

- Nicola Greco, 17enne "Linux Addict":
«Mazzini era un europeo vero prima di internet»
di Giuseppe Rizzo

- Elena Vellusi: «Lotto contro discariche
e materiali tossici in Campania»

di Stefania Scateni

- Rosalia Angotti: «Dalla Sicilia
a Kairouan per salvare la città santa tunisina»
di Federica Fantozzi

- Giuseppe Cappello, il prof
e i ragazzi dell'ultimo banco

- Aristide Romani, "babbo"
del laboratorio di pace Baobab
di Ella Baffoni

- Gabriella De Lucia, astrofisica: «Studio
le galassie, affronto i problemi della ricerca»
di Marcella Ciarnelli

- Giuseppe Basile: «Il restauro è cosa pubblica
ma nel centro dell'Aquila non si restaura per speculare»
di Stefano Miliani

- Chiara Capri, fondatrice di Antipizzo:
«Un'associazione contro la mafia nata per un pub»
di Giuseppe Rizzo

- Edda Rossi, a 81 guida le scolaresche
nei luoghi della strage di Marzabotto
di Giuseppe Vespo

- Aldo Sottani: «Ciabattino con la passione della sinistra»
di Sonia Renzini

- Raffaele Colapietra: «Solo il risveglio
dello spirito civico resusciterà l'Aquila»
di Jolanda Bufalini

- Caterina Nitto: «Difendo le balene, simbolo
di un mondo che non ci appartiene»
di Federica Fantozzi

- Tommaso Empler: «Il design universale
che abbatte le barriere architettoniche»

di Jolanda Bufalini

- Alessandra Clemente: «Contro la camorra,
che uccise mia madre affacciata al balcone»
di Massimiliano Amato

- Rachid Berradi: «Corro per l'Italia
e con i ragazzi dello Zen di Palermo»
di Massimo Franchi

- Mondopane, con l'Africa nel Veneto leghista
di Irene Barichello

- Francesca Varotto, che ha fatto scoprire Stieg Larsson
di Federica Fantozzi

- Alessandro La Grassa: in marcia per l'acqua come fece Danilo Dolci
di Jolanda Bufalini

-Cinzia Angiolini: «In Lunigiana mi batto per gli agnelli»
di Jolanda Bufalini


-Marina Galati e un progetto di riscatto sociale
di Jolanda Bufalini


-Munir che corre sulla bicicletta verso la Tunisia
di Andrea Satta
-Di Gennaro, l'infermiere clown che cura i malati
di Federica Fantozzi


19.4.11

morte di Dezaki regista di lady oscar è non solo

 è morto una parte della mia infanzia
image


TOKYO - Lutto nel mondo dell'animazione giapponese: è morto, infatti, il maestro Osamu Dezaki. Nella sua lunghissima carriera, Dezaki ha diretto numerose serie, ma il suo nome rimarrà per sempre legato a tre cartoni animati: "Remì", "Lady Oscar"e "Lupin III".
Remì - Il cartone animato "Remì" è ispirato al romanzo "Senza Famiglia" di Hector Malot. Dezaki iniziò a lavorarci a partire dal 1977 portandolo ad un successo planetario.
Lady Oscar - Due anni dopo, nel 1979, Dezaki fu invece chiamato a risollevare le sorti di un prodotto che, dopo soli 19 episodi, sembrava in forte crisi: "Lady Oscar". Il miracolo, se così vogliamo chiamarlo, si realizzò ed è grazie al genio di Dezaki se "Lady Oscar" è potuto diventare uno dei cartoni animati più seguiti ed apprezzati degli anni '80.
Lupin III - Dopo una parentesi negli Stati Uniti in cui insegna i propri trucchi alla Fox, Dezaki torna in Giappone per dirigere gli episodi di "Lupin II

18.4.11

preferisco essere ferito dalla verità che essere illuso dall'ipocrisia dedicato a www.lucyvansaint.com

«Preferirei predire in piena libertà, indagando sulla natura, ciò che sarà utile a tutti, anche se nessuno dovesse capirmi piuttosto che, adagiato sui pregiudizi, godermi la lode che mi potrebbero tributare le folle.» Epicuro

dedicato a te www.lucyvansaint.com

Il sopravvissuto di Nassirya: «Tradito dall'Esercito, vado via» Il caporalmaggiore Federico Boi

Unione sarda  16\4\2011

Vive a Senorbì, frazione di Arixi, presta servizio a Cagliari e ha partecipato alle missioni in Kosovo, Iraq e Afghanistanl caporalmaggiore Federico Boi congedato per ragioni fisiche: sono contento di non aver più rapporti con certe persone

Sabato 16 aprile 2011
DAL NOSTRO INVIATO
PAOLO PAOLINI

ARIXI La strage di Nassirya è un angolo buio tra i pensieri di Federico Boi. 

Il caporalmaggiore sopravvissuto al tritolo che ha fatto a pezzi diciannove compagni d'armi è diventato suo malgrado un santino da esibire nella festa delle Forze armate o negli studi tv. «Ora basta, vado via dalla Brigata Sassari». Congedato per ragioni fisiche, finalmente. «Dopo l'attentato la mia vita in divisa era diventata terribile, l'Esercito dava l'impressione di avercela con me. Detto con onestà: sono contento di non avere più a che fare con certe persone».
Dall'Iraq all'Afghanistan e nell'inferno kosovaro, non s'è mai tirato indietro. Sul corpo e nell'anima le cicatrici delle guerre che una bugia consolidata ha nobilitato al rango di missioni di pace. «Hanno chiuso tutte le porte, una dietro l'altra. Niente più trasferte per me perché la psicologa - anche se non ho mai avuto il piacere di incontrarla - era contraria. Partecipavo all'addestramento, ma al momento della partenza me lo impedivano. Mi hanno lasciato indifeso: davanti agli attacchi dei giornalisti, dei registi, e di chi non aveva idea di cosa significasse la guerra. Non voglio la medaglia d'oro e non la chiederò mai. Per la Brigata Sassari ero un testimonial, riacquistavo un ruolo solo davanti alle telecamere: “Signore e signori, ecco uno dei sopravvissuti di Nassiriya”. Mi telefonavano dal Comando: “Domani devi essere a Roma”, una volta lì mi spedivano in tivù”. A telecamere spente non valevo più nulla».
Specializzato nel calibrare i missili anti carrarmato, al rientro dall'Iraq ha chiesto e ottenuto una nuova qualifica: «Mi hanno inserito nel nucleo comando: furiere, autista e responsabile delle cucine da campo. Ero un vagabondo, senza destinazione. Ripetevano: “Non sappiamo come reagiresti con un'arma in mano”. Allora perché a Cagliari mi inserivate nei turni delle guardie armate?».
A Nassirya cosa non ha funzionato?
«I grandi capi durante i processi hanno giurato che la protezione era sufficiente. Peccato che avessimo la base nel centro del paese, una scelta che non garantiva la sicurezza. Scarseggiavano anche le protezioni legali: non eravamo assicurati contro gli attentati terroristici».
Quindi?
«Dall'orecchio destro non sento quasi nulla, ho una bella cicatrice e la mano s'inceppa, schiena e gambe si rattrappiscono col freddo, mi sveglio di soprassalto mentre rivivo quei momenti. Robetta che mi è stata liquidata con ventiquattromila euro».
In quei giorni fradici di retorica vi chiamavano eroi.
«Non so dire quanto abbiano gradito i colleghi morti. L'Esercito mi ha dato l'encomio solenne. Eroe non mi sento, non voglio esserlo e non lo auguro a nessuno. Quel maledetto giorno mi sono svegliato nell'ospedale da campo degli americani e nel braccio avevo il cartellino con scritto deceased , deceduto. Un cartoncino plastificato pungeva il braccio e mi ha svegliato: erano più spaventati i medici di me. In quattro si sono avventati con la mascherina dell'ossigeno e le flebo. I primi ufficiali italiani li ho visti dopo tante, troppe ore».
L'ultimo incarico?
«Mi hanno offerto - perché lo prevede la legge - un ruolo in ufficio, ma sarei dovuto restare a Cagliari, nella caserma Monfenera. Preferivo cambiare vita. Volevo il trasferimento. Quando ho capito che non sarebbe mai arrivato, ho fatto una scelta».
Ripagata con una ricca buonuscita?
«Un medico legale ha accertato il triplo dell'invalidità stabilita dai suoi colleghi militari. Oggi l'unico beneficio che mi dà la legge sono dieci anni di anzianità da sommare agli undici che ho maturato, così avrò forse qualche centinaio di euro di pensione».
L'hanno avvertita del rischio uranio impoverito?
«In undici anni di esercitazioni ho visto sparare solo proiettili depotenziati, però non posso essere certo di quello che utilizzavano in zone di guerra. La percentuale dei militari che si sono ammalati è bassissima, da ignorante potrei pensare che fossero geneticamente predisposti».
Anche nel poligono di Quirra?
«Ho letto che il procuratore di Lanusei sta chiedendo l'elenco delle armi utilizzate dagli aerei stranieri, e forse lì qualche sorpresa potrebbe esserci».
Perché si è arruolato?
«Sono figlio di militare e ho sempre avuto la passione per la divisa. Nel 2000 non c'era lavoro, dovevo fare il servizio di leva per centosettantamila lire al mese. Mi è piaciuto e ho deciso di restare, credo che questo lavoro mi abbia fatto crescere».
La prima ragione che spinge ad andare in guerra?
«Le missioni ti fanno guadagnare soldi e punteggio per ottenere un contratto a tempo indeterminato. Volevo costruirmi un futuro. In Kosovo siamo andati a sistemare un Paese che avevano rotto, tenendo separati i serbi dai kosovari. Dovevamo costruire scuole, portare l'acqua. In Iraq avevamo lo stesso spirito, ma la situazione era diversa».
Ma non era una missione di pace?
«Sì, puntini puntini».
La guerra contro Gheddafi è fatta per il petrolio?
«È un conflitto politico. Tutti dicono: siamo costretti a partecipare, ma poi sgomitano per essere in prima fila: chi primo arriva meglio alloggia ».
Rischi per la Sardegna?
«C'è sempre un margine di incertezza. Un missile lanciato dalla Libia può sempre sfuggire al controllo e finire, chessò, nel centro di Cagliari, magari al Poetto».
Crede nel mantra della destra americana, cioè esportare la democrazia armi in pugno?
«Gli arabi sono molto diversi da noi, non gli si può imporre la nostra logica a suon di bombe».
Quanto conta la politica nella carriera?
«Siamo pedine nelle loro mani, sono i politici a decidere linee e strategia».
Che lavoro farà?
«Mi butto in politica o faccio il giornalista, almeno potrò punzecchiare gli altri senza pagare pegno».
ppaolini@unionesarda.it

17.4.11

I "ragazzi di Don Milani" scrivono a Napolitano

trovo sulla mia bacheca di facebook e qui riporto questo intervento pubblicato da da Sebastiano Gulisano il giorno sabato 16 aprile 2011 alle ore 8.57

Gli allievi della scuola di Barbiana lanciano un appello - da sottoscrivere - al Presidente della Repubblica.


Signor Presidente,
lei non può certo conoscere i nostri nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell'unità nazionale che lei rappresenta.
Ma, signor Presidente, siamo anche dei "ragazzi di Barbiana". Benchè nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei "cittadini sovrani". Alcuni di noi hanno anche avuto l'ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori.
Il degrado morale e politico che sta investendo l'Italia ci riporta indietro nel tempo, al giorno in cui un amico, salito a Barbiana, ci portò il comunicato dei cappellani militari che denigrava gli obiettori di coscienza. Trovandolo falso e offensivo, don Milani, priore e maestro, decise di rispondere per insegnarci come si reagisce di fronte al sopruso. Più tardi, nella Lettera ai giudici, giunse a dire che il diritto - dovere alla partecipazione deve sapersi spingere fino alla disobbedienza: “In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando avallano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate” .
Questo invito riecheggia nelle nostre orecchie, perché stiamo assistendo ad un uso costante della legge per difendere l'interesse di pochi, addirittura di uno solo, contro l'interesse di tutti. Ci riferiamo all’attuale Presidente del Consiglio che in nome dei propri guai giudiziari punta a demolire la magistratura e non si fa scrupolo a buttare alle ortiche migliaia di processi pur di evitare i suoi.
In una democrazia sana, l'interesse di una sola persona, per quanto investita di responsabilità pubblica, non potrebbe mai prevalere sull'interesse collettivo e tutte le sue velleità si infrangerebbero contro il muro di rettitudine contrapposto dalle istituzioni dello stato che non cederebbero a compromesso. Ma l'Italia non è più un paese integro: il Presidente del Consiglio controlla la stragrande maggioranza dei mezzi radiofonici e televisivi, sia pubblici che privati, e li usa come portavoce personale contro la magistratura. Ma soprattutto con varie riforme ha trasformato il Parlamento in un fortino occupato da cortigiani pronti a fare di tutto per salvaguardare la sua impunità.
Quando l'istituzione principe della rappresentanza popolare si trasforma in ufficio a difesa del Presidente del Consiglio siamo già molto avanti nel processo di decomposizione della democrazia e tutti abbiamo l'obbligo di fare qualcosa per arrestarne l'avanzata.
Come cittadini che possono esercitare solo il potere del voto, sentiamo di non poter fare molto di più che gridare il nostro sdegno ogni volta che assistiamo a uno strappo. Per questo ci rivolgiamo a lei, che è il custode supremo della Costituzione e della dignità del nostro paese, per chiederle di dire in un suo messaggio, come la Costituzione le consente, chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si è venuto a creare. Ma soprattutto le chiediamo di fare trionfare la sostanza sopra la forma, facendo obiezione di coscienza ogni volta che è chiamato a promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione. Lungo la storia altri re e altri presidenti si sono trovati di fronte alla difficile scelta: privilegiare gli obblighi di procedura formale oppure difendere valori sostanziali. E quando hanno scelto la prima via si sono resi complici di dittature, guerre, ingiustizie, repressioni, discriminazioni.
Il rischio che oggi corriamo è lo strangolamento della democrazia, con gli strumenti stessi della democrazia. Un lento declino verso l'autoritarismo che al colmo dell'insulto si definisce democratico: questa è l'eredità che rischiamo di lasciare ai nostri figli. Solo lo spirito milaniano potrà salvarci, chiedendo ad ognuno di assumersi le proprie responsabilità anche a costo di infrangere una regola quando il suo rispetto formale porta a offendere nella sostanza i diritti di tutti. Signor Presidente, lasci che lo spirito di don Milani interpelli anche lei.
Nel ringraziarla per averci ascoltati, le porgiamo i più cordiali saluti
Francesco Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini, Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani,  Nello Baglioni, Franco Buti, Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini

Per sottoscrivere questo appello scrivete a letteranapolitano@altreconomia.it
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    • Alessandro Sbarbada ho sottoscritto, mi pareva doveroso
      Ieri alle ore 8.59 · · 2 personeCaricamento in corso...

    • Giuseppe Castorina Sottoscrivo. Mi fa piacere che tu abbia postato don Milani, tu lo sai che per me è un esempio ma a parte questo vedi la grande attualità della sua opera.Ciao Seby.
      Ieri alle ore 9.27 · · 1 personaCaricamento in corso...

    • Sebastiano Gulisano caro Peppe, pur non essendo credente, mi riconosco più nelle parole e negli atti di tanti preti che di tanti "comunisti"
      Ieri alle ore 9.35 · · 9 personeCaricamento in corso...

    • Gaetano Risica Avevo già letto la lettera sul Fatto Quotidiano di ieri. Sottoscrivo!!!
      Ieri alle ore 9.35 · · 1 personaCaricamento in corso...

    • Silvia Calzolari Carissimo Sebastiano....anch'io non sono credente ma CREDO fermamente in valori che sono nostra fondamentale responsabilità da trasmettere ai giovani....alla futura generazione che deve poter vivere nella democrazia e nel diritto: umanità e giustizia! Un abbraccio e grazie! ♥
      Ieri alle ore 9.54 · · 1 personaCaricamento in corso...

    • Laura Di Nitto Grazie Sebastiano, sottoscrivo.
      Ieri alle ore 9.55 · · 1 personaCaricamento in corso...

    • Marialetizia Sabatino Grazie, ho condiviso. Tra il "golpe buono" di Asor Rosa e "il golpe educativo" con l'invito alla ribellione di cittadini consapevoli verso le leggi ingiuste rispedite al mittente da un Presidente che usa le sue prerogative costituzionali continuo a preferire la seconda opzione...
      Ieri alle ore 10.04 · · 1 personaCaricamento in corso...

    • Salvatrice Amelio ‎...il dovere alla partecipazione deve sapersi spingere fino alla disobbedienza...
      Ieri alle ore 10.22 · · 1 personaCaricamento in corso...

    • Sebastiano Gulisano
      Marialetizia, temo che il "golpe educativo" non basti a invertire la rotta di una nazione che fila dritta verso il disastro.
      Come forse saprai, condivido la proposta di Asor Rosa. E non non certo a cuor leggero. Come penso che il professore... non l'abbia avanzata a cuor leggero. E non penso nemmeno che la sua sia stata una provocazione, no: secondo me, è il grido di dolore di un intellettuale che ama profondamente la Costituzione e la democrazia.Mostra tutto

      Ieri alle ore 10.29 · · 2 personeCaricamento in corso...

    • Marialetizia Sabatino
      nessuno di noi (uso ancora forse impropriamente un noi che per me rappresenta i compagni di strada che ho sempre incontrato nelle piazze dove bisognava esserci per dire dei no alla guerra, al precariato, alla distruzione della scuola pubb...lica...) credo affronti questo tempo a cuor leggero...ma l'idea di affidarsi a carabinieri e polizia da parte di una politica mai così debole in un Paese che ha vissuto la strategia della tensione, i depistaggi infiniti nelle indagini di mafia non mi spavanta mi terorrizza.Mostra tutto

      Ieri alle ore 10.39 ·

    • Sebastiano Gulisano a chi lo dici! ma penso che la cosa sia un tantinello più complessa. magari provo a buttare giù un po' di riflessioni più articolate - anche dell'articolo di Asor Rosa, decisamente sintetico - e proviamo a discuterne in maniera più approfondita.
      in ogni caso, sono convinto che Napolitano mai si sognerebbe di fare una cosa del genere.

      Ieri alle ore 10.51 · · 2 personeCaricamento in corso...

    • Claudia Urzì Meraviglia... Sottoscrivo!!
      Ieri alle ore 12.36 · · 1 personaCaricamento in corso...

    • Marilena Oristanio
      Ieri alle ore 14.45 ·

    • Assunta Di Pietro sottoscrivo ..
      Ieri alle ore 15.32 ·

    • Silvia Canepuccia bellissima, grazie!
      Ieri alle ore 21.42 ·

    • Giuseppe Beppe Fazari
      ho smesso di credere tannnnnnti anni fa ma, in un mio piccolo parere, l'esempio e la scuola di Cristo (persona che nn ha mai fatto del male a nessuno anzi cercava di aiutare tutta la gente povera , anche di spirito,),e anzi se dovessimo gua...rdare bene, sempre x me, forse è il primo comunista,e essere preti nn vuol dire nn essere uomini e quando si vede l'ingiustizia l'uomo reagisce grazie a questi ragazzi e condivido e sottoscrivo.....Mostra tutto

      11 ore fa ·

    • Maria D'Ambra
      Laddove l'attuale realtà scolastica si contraddistingue per l'elevato numero di studenti per classe, ormai poco portati a riconoscere l'autorevolezza dei loro insegnanti, i quali, nonostante tutto, continuano a credere nel compito di formar...e le generazioni future, mi chiedo quanta considerazione muova le avverse parti politiche nei confronti delle giovani anime che le famiglie affidano fiduciose alla scuola italiana, delegandola al compito di formarli al lavoro e alla vita. Se la scuola pubblica non riesce più a far fronte al suo impegno, tutta l'attuale struttura sociale dovrebbe essere messa in discussione, non per cercare un colpevole, ma per trovare risposte concrete e positive. Il primo passo credo sia l'impegno a collaborare, elevandoci al di sopra di etichettature di comodo. L'impegno esige il coraggio di andare oltre la forma! Sottoscrivo il messaggio di Don Milani!Mostra tutto

      6 ore fa · · 1 personaA Sebastiano Gulisano piace questo elemento.

    • Francesco Maria Zinno sottoscrivo. grazie
      4 ore fa ·

    • Gianni Testi sottoscrivo
      circa un'ora fa ·

    • Elena Paolizzi sottoscrivo
      41 minuti fa ·

    • Eliana Martorano Vi ritrovo il mio stesso grido di dolore. Sottoscrivo.
      circa un minuto fa ·

15.4.11

come un manga ( ベルサイユのばら, Berusaiyu no bara?, "Le rose di Versailles" ) e l'anime da esso tratto descrivano la realtà Italiana


"Così è la vita dei poveri pezzenti, è il lamento di tutti coloro che hanno la panciaaly vuota, dei quali il solo privilegio è quello di dormire a loro agio perché non c'é un tetto che li protegga, Oh tu semplice contadino che cammini barcollando sotto il peso delle leggi che non sono fatte per te, non dire nulla e vai avanti e canta il lamento dei poveri pezzenti, così va il lamento dei poveri pezzenti che vagano nell'oscurità, senza speranza che vanno erranti per le strade mezzi nudi alla sera, è il lamento degli affamati, l'accordo degli assetati, coloro che hanno fame di giustizia e di pane. È il lamento degli scalzi che hanno solo ossa da mangiare. Ascoltate signori il lamento dei poveri pezzenti, ascoltate signori la miseria che vi grida la sua collera." ( da ベルサイユのばら, Berusaiyu no bara?, "Le rose di Versailles" noto in italia come .... a voi indovinare  ) un piccolo aiutino va 



13.4.11

perchè Dylan Dog e Martin Mystere in declino non prendono esempio da Topolino

e


Lo so che dovrei smettere  di comprare fumetti e cd\dvd  , e  risparmiare sul superfluo , onde  evitare  ogni volta  che  sento e vedo  gente  che ha difficoltà  a tirare avanti   che mi vengano i sensi di colpa  , ma mi piace viaggiare  con la fantasia  come  dimostra --- vedi   sopra  ---  la vignetta  di Silvia Zanche presa   dal topolino in questione . Ed è proprio con la storia  d’oggi che ho deciso di tagliare  ancora  di più con riviste e dvd hard ( la maggior parte   di infima  qualità ) e di cedere o buttare tale materiale . La storia in questione  viene dall’ultimo numero di topolino ( foto copertina  a sinistra  ) .Tale fumetto , anche se  fra alti bassi , rispetto a Dylan Dog  e Martin Mystere che  compro  per  affezione (  nonostante  sono già diventati o secondo altri  stiano diventando nella maggior parte troppo razionali e  sconna con l’tati perdendo il vecchio smalto , un anno sabbatico gli farebbe  bene ) è capace di rinnovarsi ed  continuare ad emozionare  un vasto  pubblico vcchio ed  nuovo appassionato di fumetti . Dopo questo  excursus nel panoramica fumettistico  italiano torniamo all'origine  del post  in questione.....                                                                        Una  classica storia di Paperone ai tempi  della corsa all’oro nel klondike 1897. Ma non , ed  è stata  questa  ad emozionarmi di più , la classica  in cui  si narra  la ricerca ed  il   percorsor  arrivare all’oro odi come si  difende  ma SPOILER il processo inverso cioè quello di  creare  strutture (   e  fonti  guadagno per se  e per  gli altrgii amici che non cercavano la  fortuna con l’oro , ma  con altre attività della  frontiera  Americana,nell’ultimo lembo  , l’Alaska  ) per chi attirato  dall'oro era  o stava  arrivando da  tutti gli Stati Uniti . In pratica  se  Maometto ( l'oro )  non va  alla montagna   e quest'ultima  che  va  da Maometto (  dall'oro  ) SPOILER Una  storia  bellissima , toccante , specie nelle SPOILER due  oniriche ma mica  tanto vignette  finali SPOILER magistralmente disegnate  e sceneggiate  da Roberto Vian e Auguo Marchetto .  Ottime seguenze  e dissolvenze  , stacchi  e 'ukattacchi  fra le domande  dei nipoti e il racconto di Paperone . In quest  storia ( ma  anche nell'intero numero  )  si  può parlare  di cinema  , parola  fatta  di fonogrammi e parole  da decifrare  . "C" come coinvolgimento . "I" nel senso d'interazione . "N" come novità non ho mai  visto , se la mia memoria  disneyana  non m'ingoanna :-), iruna  storia di Paperone raccontata  all'incontrario . "E" come emozione la stessa provata da ciasuno di noi  nel sentire  le storie vere  o  presunte  del passato ."M" a diffondere magia  ed  atmosfera ."A" per concludere avventura .
Sei lettere , dunque , per descrivere opere d'arte  che escono ogni anno sia in ambito librario che  sul  grande  schermo  , escono sia  nei colte anali ufficiali  , ma  volte in quelli non ufficiali  , e quindi  quest'ultimein sordina  e lontano dal grande  pubblico a perchè fatte  con poco denaro o senza  soldi  e .... . Ma qui rischio oltre che a diventare noioso   d'introdurmi in un  discorso troppo lungo e  forse noioso  ma  per  chi  vuole  può essere riassunto da  questo corto cinematografioc di un mio amico  Mario Marzeddu



Concludo con Benigni <<  il cinema  è fatto di due  cose  uno schermo e  di un po' di sedie  il segreto sta nel riempirle entrambe  >>. stesso discorso che si  può fare  con tutta l'arte

LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...