5.1.20

come sopravvivere alle festivita natalizie 2019\20 epifania fine

Adesso  dopo capodanno   c'è  l'epifania  che come dice    un famoso proverbio  popolare a sfondo religioso, dato che si riferisce alla manifestazione di Gesù ai Re Magi

Epifania e Annunciazione
«Epifania
tutte le feste manda via
e santa Maria
tutte le ravvia.»

in quanto la festa dell'Annunciazione mariana, cade il 25 marzo, preannunciando l'inizio di un nuovo ciclo di festività. Proverbio  che nel corso delle generazioni , come  capita   con  tutta  la cultura    ( nelle   sue  diverse  forme  ) popolare   h  dovrebbero essere    in tanti, ma  in realtà  sono     in pochi  quelli che     si   domandano  a approfondiscono   quale sia il significato dell'Epifania, la festa che ricorre ogni  6 gennaio. Nelle prossime ore riceverete, anche voi, decine e decine di frasi sulla Befana, divertenti e standard  ,  o magari  originali, ma la domanda continuerà a restare evasa. Continuate a leggere l'articolo per trovare o  approfondire   la risposta al vostro quesito. E non dimenticate, se invierete dei messaggi ai vostri parenti e amici, siate originali. Un po'  secondo  quanto riporta  questo  articolo di  https://it.blastingnews.com come nello sport   , l'importante è partecipare sì ma sempre a testa alta.
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Cosa si festeggia allora Una delle  domande   che   ci si pone o  che dunque ci poniamo è: qual è il significato religioso dell'Epifania ? Stando alle fonti liturgiche, dodici giorni dopo la nascita di Gesù Bambino, i fedeli sono chiamati a commemorare una nuova ricorrenza, l'Epifania del Signore. La tradizione fa risalire tale rito al secondo secolo d.C, dunque quasi 2000 anni fa. In questa data si crede che i Magi abbiano fatto visita a Gesù. È evidente dunque la correlazione tra Magi e Befana, nel mondo pagano: i primi portarono i doni al figlio di Dio, la seconda ai bambini di tutto il mondo.

È interessante capire anche il significato etimologico di Epifania. La parola deriva dal greco, più precisamente dal verbo epi + faino, prima singolare del verbo che significa mostrarsi. Letteralmente, dunque, Epifania vuol dire 'mi rendo manifesto'. A chi è riferito? Naturalmente a Gesù, che si mostra ai Magi. Quest'ultimi rappresentano tutti i non ebrei o giudei   come  vengono  chiamati  con disprezzo .
L'altra domanda, l'ultima, è obbligatoria: che cos'è la Befana oltre   la  religione  allora? La leggenda della simpatica vecchietta che su di una scopa porta i doni ai bambini la notte tra il 5 e 6 gennaio risale al mondo pagano, ad antichi culti di epoca romanao  forse precedente  che, con il passare degli anni e con l'avvento dell'epoca moderna, si sono trasformati nelle commerciali calze della Befana, il vero e solo scopo, chiamiamolo così, di migliaia e migliaia di bambini, che aspettano la mattina del 6 gennaio per aprire la loro calza e mangiare tanti buoni cioccolatini e altre prelibatezze inserite dalla leggendaria vecchietta e nella  sua  calza \ e   che    seconda   un antica leggenda   Dice una leggenda che Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma, aveva l’abitudine di appendere una calza in una grotta durante il periodo del solstizio d’inverno. Doveva ricevere i doni da una ninfa..
La  tradizione  e la religione   come   succede nelle tradizioni popolari  riti  arcaici    si contaminano e s'uniscono  a quelli   religiosi    Infatti    fra le tante leggende   si dice   che i Magi bussarono alla porta della vecchina per chiedere indicazioni verso Betlemme. Si rifiutò di andare con loro, ma si pentì e decise di raggiungerli. Non trovandoli bussò a ogni porta lasciando un dono sperando che il bimbo di casa fosse Gesù.  Ma  Non ci sono solo i doni e la vecchietta con la scopa accanto al camino . Ecco   che  c'è  anche  la Befana-Madre Natura degli antichi è contemporaneamente la morte e la vita, il male e il bene, il buio e la luce, una donnina anziana e brutta ma in fondo buona: una figura che rappresenta la conclusione di un ciclo e l’inizio di un altro, che ogni cultura celebra dalla notte dei tempi con riti, usanze, amuleti portafortuna.Oppure   Si bruciano in diverse parti d’Italia fantocci con l’immagine della vecchia. Sarebbe una sopravvivenza di miti precristiani, Gli studiosi vedono nel bruciare il fantoccio (la Vecchia, la Befana, la Strega), che persiste un po’ da per tutto in Europa, la sopravvivenza periodica degli spiriti malefici, facendo risalire il mito della Befana a tradizioni magiche precristiane. A Verona si chiama Brusa la vecia: il 6 gennaio in piazza Bra un’enorme Befana di stracci e legna viene data alle fiamme. 
Le tradizioni e i riti  sono decine in Italia e nel mondo. A Montescaglioso, in Basilicata, per esempio, la notte della vigilia dell’Epifania è la notte dei Cucibocca. A gruppi di tre alcuni personaggi girano nella serata per i vicoli e le strade con il volto coperto da barba e cappello. Hanno abiti e mantello scuri e catene ai piedi. Chiedono offerte in natura e portano in una mano un paniere con una lampada ad olio e nell'altra un enorme ago dal quale pende un lungo filo. Con l’ago ed il filo tentano di cucire la bocca dei bambini curiosi che così fuggono e vanno a dormire lasciando spazio alla Befana nella notte.da  noi  in gallura  si chiama  pèasca di natale  . Un altro rito  dellì'epifania  è quello  de le DODICI NOTTI
Passano dodici notti fra Natale e l’Epifania. Gli antichi romani pensavano che divinità femminili guidate da Diana volassero sui campi per renderli fertili. Sempre queste dodici notti erano quelle in cui compariva Perchta, la germanica signora delle bestie, conosciuta più a Nord come Holda. Appare bella e bianca come la neve oppure con le sembianze anziane della Befana. In Gran Bretagna la notte dell’Epifania è la dodicesima notte shakespeariana, segna la fine del periodo di Natale ed è la notte in cui gli spiriti escono a fare scherzi. Insomma sempre riti pagani che sono in qualche modo passati ed  riaddattati  per  scopi  teorici  ed " ideologici  \ propagandistici  " alla tradizione cristiana.

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Ma  non essendo  solo una  festa   laico \  religiosa .  Fino a qualche decennio fa era proprio la Befana e lei soltanto a portare i doni ai bambini oltre  a natale   per  chi poteva  permetterselo  oppure    un solo regalo cumulativo delle due  feste     se  s'era poveri  . Poi l’eccesso del consumismo e a  crisi    economica   hanno  portato molte famiglie a svuotare le tasche a Natale, arrivando a gennaio senza la possibilità di fare altri regali se   non solo dolci  avanzanti o le  calze  della befana  che si  trovano già pronte  nei  supermarket   e  nei centri commerciali   Eppure ci vuole molto poco per riempire una calza della Befana e fare anche una bella figura. Inoltre, chi l’ha detto che è solo per i bambini? Anche molti adulti la mattina del 6 gennaio si aspettano di trovare qualcosa appeso al camino e può essere l’occasione giusta per regalare qualche leccornia.più  solo  come   io l'ho conosciuta    dei  bambini  ma  anche  degli adulti non cresciuti  i cosiddetti bambinoni   o   che   riescono a conciliare   le  due fasi della  vita  cioè quella    dell'infanzia  e quella  adulta    ci  si dovrebbe  chiedere   cosa mettere    nella calza    e  comprarla     già pronta   o   farla  tu    a voi la scelta     trovate  sotto    dei link  in proposito     .  Io  scelgo   l'ultima  ipotesi    anche  se    a volte in caso d'emergenza     sono ricorso a  quelle  preparate  .Scelta    riconfermata  da   : << [...]  Ovviamente al bando tutte le soluzioni che potete trovare al supermercato, che contengono dolci industriale troppo calorici e che nella maggior parte dei casi fanno venire mal di denti. Inoltre acquistare una calza già pronta, che richiede come unico sforzo quello di spendere qualche euro, equivale quasi a non regalare nulla, perché dimostra scarso interesse da parte di chi fa il regalo.

Meglio dunque preparare una calza fai da te e riempirla di prelibatezze che sorprendano il destinatario. Bisogna ovviamente conoscere un po’ i gusti della persona che aprirà la calza. Per esempio, se sta molto attenta alla linea e a seguire una dieta salutare, si può riempire la calza con frutta secca, confetture artigianali, prodotti locali genuini e stuzzichini. Infatti non è detto che nella calza ci vadano solo dolci, tanto più che un adulto può mangiarne ancora meno di un bambino se ci tiene un minimo alla forma fisica e alla salute.
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Saranno sicuramente graditi, per esempio, barattoli di miele fatti da rinomati apicoltori oppure condimenti particolari, dall’aceto balsamico all’olio extravergine di oliva aromatizzato. Qualche dolce, ovviamente non può mancare e allora è una buona idea scegliere biscotti fatti a mano da abili pasticceri, torroni, taralli a un gusto particolare (per esempio al caffè, adorato da molti adulti). E poi ci sono i dolci tipici locali, dai mostaccioli alle cartellate, dai Cuneesi (deliziose praline di cioccolato ripiene) al croccante di mandorle. Insomma, c’è veramente l’imbarazzo della scelta e poiché questi prodotti sono certamente genuini e dimostrano con la loro semplice presenza nella calza l’attenzione e la cura con cui sono stati scelti, non devono neanche essere troppi: bastano due-tre prodotti per fare una bella calza.>> (  da https://www.artimondo.it/magazine/calza-della-befana-per-adulti/  ) . 

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 Infatti  io lo  faccio anche a  gli adulti  Chi lo ha detto che la calza della Befana deve essere destinata solo ai bambini? Anche gli adulti amano ricevere sorprese, ancora più gradite se sono dolci. Dopo il Natale saremmo con qualche soldino in meno ma anche idee piccole ed economiche possono fare tanto, e rendere felice il destinatari non solo cibo.Sempre secondo    artimondo  Si può approfittare dell’Epifania anche per fare qualche piccolo regalo utile. Gettonatissime le calze, quelle vere, da indossare! Magari artigianali e di buona fattura. Oppure si può regalare un prodotto per la cura del corpo: creme, burrocacao o saponi.Per completare il quadro, un bel biglietto scritto a mano, che farà certamente  più  piacere a chi riceve la calza.
 Inoltre  cosi  chiudo il cerchio  sulle  abbuffate    delle   feste  ,  essa   è  anche  una data  in cui  le famiglie si riuniscono per l’ultima grande abbuffata del periodo natalizio  ,Anche per questo giorno di festa ci sono tante ricette tipiche che si possono preparare e che variano da regione a regione. Infatti non esiste un unico menù dell’Epifania, ma piuttosto una serie di piatti tradizionali della nostra cucina, da cui si possono trarre alcune interessanti idee per poter preparare un buon menù per la festa della befana.
Oltre agli antipasti, i primi e i secondi piatti, nel giorno dell’Epifania non devono mancare le ricette per bambini, in modo da preparare un menù della befana per tutta la famiglia.

3.1.20

tolo tolo di checco zalone è riuscito nel suo intento scontentare destra e sinistra e crea rosicamenti ai sovranisti

ritorno ancora (ne  avevo parlato qui  precedentemente   )  su  Checco zalone   ed  il suo  film  tolo  tolo  . Visto il continuo rosicare  della  destra   sopranista   e  ultra nazionalista 
tolo tolo sovranisti zalone - 7
Ma La russa non è il solo. Un altro appena uscito dalla sala cinguetta che il film è «pura propaganda globalista, buonista ed immigrazionista». La colpa sembra essere di non meglio precisati poteri forti perché lo spettatore-sovranista non se la sente di incolpare Zalone che al massimo «ha lasciato che un suo film venisse inquinato». Chissà se è accaduto prima o dopo la polemica sul video musicale accusato di sfruttare stereotipi razzisti e che potrebbe aver ingolosito molti spettatori sovranisti.
tolo tolo sovranisti zalone -1
Perché c’è chi è convinto che la canzone sia stata «un inganno per convincere la gente ad andare in tempo di record al cinema» ma che in verità Tolo Tolo sia «un film totalmente di regime, a tratti trash». Indicativo il fatto che Zalone si avvalga della collaborazione del “piddino livornese Virzì”.
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vuol dire che Checco Zalone è riuscito con un film , a mio avviso scialbo e un po mediocre rispetto ai precedenti , a fare una cosa che può essere vista come presa per il culo  a  scontentare le  due  opposte fazioni \ linee di pensiero sull'immigrazione cioè  "accoglientisti" che dei "rifiutisti"  ed naturalmente non ci hanno capito un cazzo nessuna delle due categorie  vorrà pur dire qualcosa ? Soprattutto quelli che hanno creduto che il trailler  fosse  razzista   per  alcuni    veritiera  per  altri  e  che credevano  che  il trailer del film   



 avesse qualche attinenza  con esso     ed  entrambi  hanno   preso  sul serio  gli sfotto   che Zalone  lancia  contro i luoghi comuni ,  che   i nostri politicanti   lanciano  e  i fans    acriticamente   raccolgono e  contribuiscono ulteriormente  a diffondere, sull'immigrazione   che purtroppo  vengono accettato ormai    da  tutti   e  non sono  più  classificabili  inquadrabili   come lo sarebbero stati un tempo   ad  una determinata  area politico  culturale 
Anche    se la sceneggiatura   ,  fa  un po'  pena  (  ma  d'altronde  è comprensibile  quando  non  sei portato , la  prossima  andrà meglio ) ,  Z   è stato geniale nel trattare  un tema  ipersfruttato ed  abusato      e   ci  ha  spiazzato   tutti  come  sempre 



è ora È ora di fare spazio alla Befana....

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Prima gli italiani; i soldati neri morti per liberarci nella Seconda guerra mondiale

JohnRFox.jpg Il battaglione Buffalo, tutto composto da afroamericani, era impiegato per le azioni disperate. Una scrittrice ricostruisce le loro storie dimenticate. Come quella di John Fox  (  1919-1944   foto a  sinistra  ) che fermò da solo i tedeschi in Garfagnana strano che    a destra    cosi  vanagloriosa ad esaltare  gli alleati come liberatori  non si  parli i loro. Ma    ma   solo delle  marocchinate  .
 P.s
per  chi non lo sa  o  non ricorda  Con il termine marocchinate vengono generalmente definiti tutti gli episodi di violenza sessuale e violenza fisica di massa, ai danni di svariate migliaia di individui di ambo i sessi e di tutte le età (ma soprattutto di donne) effettuati dai goumier francesi inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia (Corps expéditionnaire français en Italie - CEF) durante la campagna d'Italia della seconda guerra mondiale. Questi episodi di violenza sfociavano a volte anche in esecuzioni coatte degli abitanti delle zone sottoposte a razzia e violenza, e raggiunsero l'apice durante i giorni immediatamente successivi l'operazione Diadem e lo sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati .   ulteriori news  https://it.wikipedia.org/wiki/Marocchinate

Ora   Dopo questo spiegone     veniamo alla  news  in se   trovata    su   repubblica    robinson  1\ I \  2020

Prima gli italiani; i soldati neri morti per noi nella Seconda guerra mondiale

Il battaglione Buffalo, tutto composto da afroamericani, era impiegato per le azioni disperate. Una scrittrice ricostruisce le loro storie dimenticate. Come quella di John Fox che fermò da solo i tedeschi in Garfagnana
                            DI ENRICO DEAGLIO

SOMMOCOLONIA (LUCCA)
Con appena 34 residenti, il paese a 710 metri su un promontorio che domina la valle del Serchio, Sommacolonia può ben definirsi "paese fantasma". 52 case in pietra intorno a una torre medievale diroccata, punto di osservazione che spazia per 180 gradi, tra boschi di castagni. In basso, la storica cittadina di Barga. Qui, negli ultimi giorni di dicembre del 1944 passò la Storia, con l'ultimo disperato attacco di due divisioni tedesche sulla linea Gotica - Operazione Wintergewitter - respinto con un certo affanno dalle truppe alleate; se nei libri di storia militare della Seconda guerra mondiale, la battaglia di Sommocolonia è confinata alle note a fondo pagina, nonostante il fuoco, le bombe, i morti e le conseguenze dello scontro siano stati pesantissimi, è per un certo imbarazzo che da sempre ha circondato tutta la vicenda, ricca di "cose di cui è meglio non parlare".


Per questo fa piacere dare notizia del 26 dicembre del 2019 a Sommocolonia, 75 anni dopo la battaglia: una giornata particolare, con la banda a suonare Bella Ciao, il prete a benedire, gli alpini e l'Anpi ultimi testimoni, tutti intorno a una signora americana dai capelli bianchi, che ha portato nel paese un libro di storia davvero struggente. Solace Wales ha ottant'anni, una vita passata ad insegnare l'arte ai bambini nella Bay Area della California, ha vissuto per quasi quarant'anni con il marito Bill, pittore di paesaggi e nature morte, per parte dell'anno proprio a Sommocolonia e ha sentito raccontare le storie della guerra da chi allora era ancora in vita.
Ora è seduta in una saletta dove la sindaca di Barga, Caterina Campana, ha organizzato un incontro e un rinfresco (prosecco, aranciata e crostini toscani), con il mano il libro appena uscito negli Stati Uniti Braided In Fire: Black GIs and Tuscan Villagers on the Gothic Line 1944, che cominciò proprio in queste case, nel 1987, quando Solace ebbe l'idea di registrare i racconti di Annetta Marchetti, allora novantenne: la linea gotica che passava proprio di lì, il chilometro appena che divideva americani e tedeschi, per cui le donne lavavano la biancheria al lavatoio sia per gli uni che per gli altri, i bambini nascosti nei "fondi" che sapevano distinguere il suono delle suole degli stivali (di gomma, americani; chiodati, tedeschi), la povertà assoluta per cui si mangiava solo castagnaccio, i rifugi dove si dormiva sulle foglie su cui però erano stati messi i lenzuoli di canapa ricamati delle doti, i Nardini e i Biondi che avevano i figli partigiani e, naturalmente, i soldati "negri" della 92esima divisione di fanteria "Buffalo", passati per la Toscana tra la leggenda, il mito e l'oblio.
Istituita nel 1942, sciolta nell'aprile del 1945, impiegata nelle missioni più rischiose della guerra italiana, la Buffalo - incredibile da credersi per un paese democratico che ci ha liberato dal nazifascismo - era completamente segregata, ovvero composta da soldati afroamericani specie degli Stati del sud, in pratica i pronipoti degli schiavi, costantemente umiliati e screditati, inviati nelle missioni più difficili e comandati da ufficiali bianchi che non facevano mistero di disprezzarli.
Sentite il generale Edward Almond, eroe di guerra, che li comandava in Toscana: "Nessun bianco vuole essere accusato di fuggire dal fronte, i Negri invece se ne fregano... Li conosciamo, veniamo tutti dal Sud. E non vogliamo metterci a mensa con loro". A Sommocolonia furono mandati in 75, membri del 366esimo fanteria, un battaglione raffazzonato durante le progressive avanzate dalla Sicilia verso nord, una specie di "battaglione di scarto". Nelle quattro ore di battaglia morirono in 45, altroché vigliacchi. Ma l'esercito americano non spese mai una parola per loro. E dunque toccò a questa mite signora americana, vissuta decenni in mezzo alla purezza di quei luoghi, abituata alla scabra rettitudine morale dei suoi abitanti, andare a rintracciare cosa era stato di quei morti e di quei sopravvissuti. Li ha trovati, ha dato loro un nome, una storia e dettagli. Radio Londra trasmetteva di lasciare i frutti nei campi, e i contadini lo facevano. I Buffalo soldiers avevano buone razioni di cibo, ma li dividevano con i contadini, anche se era vietato e nessuno di loro venne mai accusato di stupri o violenze.
In mezzo a tutti, giganteggia la storia del tenente John Fox, 29 anni, bravo ragazzo dell'Ohio, tenente del 336esimo, "osservatore al tiro", sistemato quasi in cima alla torre medievale di Sommocolonia, da cui vede arrivare, ad ondate, i soldati tedeschi. È l'alba, da giorni c'erano segni di movimenti di truppe tedesche (ed austriache, riconoscibili da un cappello con una stella alpina), ma la segnalazione arrivata a quel gentiluomo del generale Almond, era parsa una fregnaccia di negri e partigiani. Fox è l'unico tramite con l'artiglieria stazionata a Barga, comunica via radio le coordinate dei lanci dei mortai. Le truppe tedesche ormai stanno accerchiando la torre, sono sotto di lui. "Correggi l'alto", comunica. "Sei pazzo! Se scendo, arriva giusto addosso a te". "Fire it!", novello Pietro Micca, Sansone, Protesilao. Quando, quattro giorni dopo i Gurkha dell'Ottavo Fanteria Indiano, riconquisteranno Sommocolonia, troveranno pezzi del corpo di John Fox e dei suoi uomini in mezzo a una quantità di cadaveri tedeschi. Che ci facevano i Gurka, a Sommocolonia, me lo racconta Frank Viviano, l'inviato di guerra del quotidiano San Francisco Chronicle che proprio a Barga venne ad abitare vent'anni fa. Oggi sta scrivendo un saggio su quanto fu davvero "mondiale" l'avanzata del 1944. "I Gurka nepalesi, i brasiliani, i famosi marocchini in Ciociaria, gli americani giapponesi che liberarono la Versilia, e che diedero il più alto tributo di morti. Tutto il mondo era qui, 75 anni fa, in favore della piccola Italia...".
La scrittrice Solace Wales può essere orgogliosa del suo lavoro. La sua ricerca ha fatto conoscere la fierezza e l'umanità dei quei soldati segregati, che tutto fecero tranne che scappare. Nel 1997, soprattutto grazie a lei, John Fox fu il primo soldato afroamericano a ricevere (alla memoria) la Presidential Medal of Honor, che venne consegnata alla vedova dal presidente Bill Clinton, alla Casa Bianca, che nell'occasione ricordò il brutti tempi del razzismo nell'esercito americano "Con la signora Fox eravamo diventate amiche - mi dice Solace Wales - e quindi mi invitò alla Casa Bianca. Fu una serata indimenticabile, Bill Clinton fu ammirevole, e molto caldo". "Sai", mi dice scendendo, cauta, dai gradini delle stradine in pietra dell'antica città fantasma, "mi sono portata le scarpe che avevo quella sera a Washington, le ho qui in borsa; ma poi mi sono resa conto che metterle è un po' esagerato. E anche scomodo".


  se repubblica      dovesse   secondo alcuni poco attendibile  come  sembra    evidenziarsi da questi commenti  al post


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Gianluca Romeo Bello perché repubblica piuttosto che non parlare di un azione che coinvolse decine di migliaia di italiani parla di un mitragliere americano. Fate ridere!
Manfredi Girolamo Sparti Gianluca Romeo , nessuno tace l'eroismo della lotta partigiana, in questo servizio si tratta del sacrificio di un soldato statunitense, sacrificio che ha un significato particolare se si pensa che è stata l' Italia a dichiarare guerra agli Stati Uniti d'America, e che, per di più, ha avuto come protagonista un nero, una cosiddetta " minoranza" disprezzata e messa ai margini della società nella propria Patria.
Gianluca Romeo
Manfredi Girolamo Sparti guardi che non parlavo dei partigiani ma dei 6 mila regolari della Monterosa e della San Marco che attaccarono la 92ma buffalo. L'attacco non era frutto di due divisioni tedesche che attaccarono disperate, ma di due divisioni ITALIANE e di un kampf gruppe tedesco, che volevano alleggerire la pressione prendendo posizioni favorevoli sulla valle del Serchio in attesa dell'atteso attacco di primavera.
Cristian Salvaterra Tanto di qualsiasi cosa avesse parlato l'articolo ci sarebbe stato qualcuno a lamentarsi che non si sta parlando di altro...

                           [....  qui  il resto della  discussione   ]


  ecco  un articolo   dell'avvenire    giornale   della Cei   del  9 \  IX \ 2014
  Da  https://www.avvenire.it/agora/pagine/

I recenti fatti del Missouri ci hanno riportato a una triste realtà: l’illusione che, negli Stati Uniti, le tensioni tra afro-americani e bianchi fossero finite con le lotte degli anni Sessanta. Così non è. Settant’anni fa, però, i loro avi fecero non poca fatica per riuscire a dare il loro contributo alla guerra contro il nazismo.All’epoca, infatti, i «neri» erano ritenuti troppo «ottusi e lenti» per combattere al fianco dei bianchi. Qualcuno si era dimenticato forse (o faceva finta di non ricordare) che proprio un reggimento di soldati di colore aveva avuto una notevole importanza sul fronte francese, durante la Grande Guerra, tanto da ricevere la prestigiosa Croix de Guerre. Ma tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta la partecipazione dei discendenti degli schiavi africani nelle file dell’esercito non era lontanamente presa in considerazione.Lentamente, però, iniziarono a farsi largo alcune importanti voci contro l’imperante razzismo. Il Pittsburg Courier, in una lettera aperta al presidente Franklin Delano Roosevelt, chiese di creare una nuova divisione militare composta interamente da uomini di colore, al grido di «date ai nostri uomini la possibilità di combattere». E così, a causa anche dell’andamento della guerra, si decise di organizzare una divisione di «neri»: la 92ª denominata «Buffalo» (simbolo anche dell’unità militare), un vecchio appellativo dato dai pellerossa agli uomini di colore che combatterono nel 10° Reggimento di Cavalleria: sia per la loro capigliatura riccia che ricordava il manto del bisonte, sia per la loro forza e tenacia simile a quella dell’animale che per i nativi era il più sacro, nobile e degno di rispetto.Addestrati tra Texas e Alabama, i Buffalo furono comandati da ufficiali degli Stati del sud, razzisti di prim’ordine, ritenuti più adatti al comando di quella singolare unità per le loro esperienza di schiavisti. «I soldati non ricevettero un addestramento adeguato – spiega Vittorio Lino Biondi, ufficiale dell’Esercito Italiano, esperto di storia militare locale –. Inizialmente i Buffalo Soldiers furono destinati alla guardia agli aeroporti alleati nel Mediterraneo. Infatti, gli Usa avevano puntato molto sulla superiorità della forza aerea seguendo le indicazione di un generale italiano, Giulio Douhet, che aveva pronosticato: "Vincerà chi avrà il dominio dell’aria". In seguito i soldati di colore furono inviati su un fronte terziario a sorvegliare obbiettivi sensibili che si trovavano nel sud Italia; non era previsto un loro impiego al fronte».Ma dopo la conferenza di Teheran venne deciso di spostare forze della V Armata dal teatro italiano per attaccare il sud della Francia, rimpiazzandole con gli uomini della 92ª che – appena sbarcati a Napoli – si trovarono così di colpo in prima linea. Entrati in combattimento giusto settant’anni fa a Pisa, gli afroamericani sostituirono la Força Expedicionária Brasileira nel settore apuano, della Versilia e della Valle del Serchio. I soldati costituirono con le popolazioni locali un ottimo rapporto combattendo invece una «doppia guerra». Ha spiegato infatti Ivan J. Houston, reduce della Buffalo: «Non combattevano solo contro il nemico nazista, ma anche contro un nemico interno: il razzismo degli alti ufficiali bianchi».Il generale comandante della divisione, Edward Almond, li accolse così: «Noi non vi abbiamo chiamato. I vostri giornali e politici neri assieme ai vostri amici bianchi hanno insistito per vedervi combattere e io mi impegnerò perché voi combattiate e offriate la vostra parte di vittime». I caduti furono più di mille; 3500 invece i feriti e i dispersi. Almond spesso accusò i neri di scarso coraggio, ma non fu così. Ad esempio a Sommocolonia, un piccolo borgo montano del comune di Barga, durante uno degli ultimi colpi di coda dei tedeschi, l’«Operazione Wintergewitter» attuata di sorpresa il giorno di Santo Stefano 1944, il tenente John Fox compì un atto di straordinario eroismo: chiamò il tiro dell’artiglieria americana sulla sua posizione, sacrificandosi per la riuscita della battaglia.
Ben prima che gli Stati Uniti negli anni Novanta, con l’amministrazione Clinton, concedessero ai Buffalo la prestigiosa Medal of Honor, il professore di storia contemporanea all’università di Udine Umberto Sereni promosse l’intitolazione di un cippo alla divisione nera, individuando nel periodo bellico italiano l’inizio del riscatto del popolo afroamericano. Un particolare messo in evidenza anche dal documentario Inside Buffalo, premiato al Festival del Cinema di Berlino e realizzato dal regista italo-ghanese Fred Kuwornu, che ha conosciuto la storia dei black warriors sul set del film di Spike Lee Miracolo a Sant’Anna; quest’ultimo racconta proprio della partecipazione di un gruppo di militari della 92ª alla Campagna d’Italia.«I buffalo soldiers – spiega Kuwornu – parteciparono agli scontri sulla Linea Gotica e al Cinquale, liberando con le altre forze alleate e i partigiani le città di Lucca, Viareggio, La Spezia, Genova. Ma al loro rientro non ricevettero alcun riconoscimento se non solo dopo vari decenni, come nel caso di Vernon Backer che ebbe un ruolo fondamentale nell’assalto al Castello Aghinolfi di Montignoso».Il filmato, proiettato tra l’altro alla Library of Congress di Washington e alla New York University, ha ricevuto i complimenti da parte del presidente Barack Obama, che in una lettera al regista ha scritto: «Nonostante i tanti ostacoli i Buffalo Soldiers servirono la Patria con coraggio, preparando la strada alle future generazioni. Nella Seconda Guerra Mondiale esemplificarono il loro eroismo collaborando alla liberazione di un continente dalla tirannia, cambiando il corso di un intero secolo».



2.1.20

Epifania tutte le feste si porta via .

il mio capodanno tra : Lo strano caso della Marcia di Radetzky de-nazificata in ritardo e tolo tolo l'ultimo film di checco zalone

Per me , forse perchè ho problemi d'udito , nonostante l'abbia ascoltata fin da piccolo , non c'è nessuna differenza tra le versioni di tale opera . qui sotto quella classica che viene suonata ogni anno

 fatta eccezione nel 2001 dove Il Maestro Harnoncourt propose, caso più unico che raro, la versione originale della celeberrima marcia di Strauss padre, senza le contaminazioni popolari che nel corso degli anni ha subito, seppure entusiasmanti.




 ma che da quel che ricordo non creò nessuno scandalo rispetto alla versione del 2020 .

Locandina italiana Tolo Tolo

Dopo il  pranzo  dell'anno nuovo   sono andato   con amici    a vedere  il  film Toto Tolo   di Checco Zalone  
A  caldo  condivido in parte la recensione    https://www.mymovies.it/film  Un film che tratta un importante tema attuale ma in modo   ibrido  tanto da   non riuscire  ad  in quadralo   in un genere un Film forzato alla commedia senza personalità, difficile collocarlo e non appaga l' aspettativa di humor tipica di Zalone . 
 Manca ,  ma secondo me  c'è basta  saperla  cercare     con il lanternino  come   il  pene di  fantozzi  l' humor x il taglio " comico" tipico di Zalone , sembra essere incastrato in un ' impronta di commedia leggera forzatamente. Il film inoltre non appaga l aspettativa della sua presentazione  e della   pubblicità    vedi il video della    canzone  immigrato  . dialoghi mediocri per  la   maggior  parte  dei casi   ,ma  passando  passare  in secondo piano  per  l'ottima  interpretazione di Zalone ma la sceneggiatura e ' piuttosto elementare . Manca  insomma   una  sceneggiatura    robusta ed  efficace . Infatti bisogna  tenere presente  che   Checco Zalone, al secolo Luca Medici, questa volta non è solo interprete e coautore della sceneggiatura (insieme a Paolo Virzì, abbandonato il sodalizio con Gennaro Nunziante) ma anche regista, e si vede, perché la sua direzione è pirotecnica e schizzata come la sua vis comica, sempre pronta ad aprire mille finestre all'interno di un discorso continuamente interrotto.

A freddo 
ce n'è per tutti  a  limite  \  sul filo del rasoio   del cerchiobottismo  e  del politicamente  corretto : politici incapaci dalle vertiginose carriere, migranti innamorati delle griffe (di pessima resa qualitativa), nostalgici mussoliniani (perché "il fascismo ce l'abbiamo tutti dentro, pronto a riemergere, come la candida") e buonisti favorevoli alla "contaminazione" etnica ed  all'accoglienza  acritica  . Nella sua rappresentazione a tutto tondo dell'italiano medio e dei suoi difetti ricorrenti, Checco fugge da un Paese "che ci perseguita", invitando l'immediata identificazione del pubblico. Lo stesso pubblico sarà poi messo di fronte alle proprie meschinità e ipocrisie, ai suoi pregiudizi ed egoismi, nonché alla banalità di certi slogan populisti e all'inettitudine della politica.
Un   film discreto  , anomalo   rispetto  ai  suoi precedenti  ,  un film poco adatto   a  chi   , come a  maggior  parte   delle ultime  generazioni  è  abituato   alla risata   facile  ed  immediata  senza   analisi    e riflessiva     ed   non a quella  invece  dove   sei obbligato    ad una  riflessione   e  a  chiederti    ma    cosa  mi  si vuole  dire   .   E  poi bisogna   considerare  il fatto   come    dico  in questo   discussione    sula  home  di Fb 


Riccardo Cinus Ha cavalcato il momento giusto per fare uscire questo film. La sceneggiatura non è forte, le battute divertenti comparivano ogni tanto. A me è sembrato un film che potesse sviluppare tutto meglio ma che, il tema del film non può essere edulcorato eccessivamente perché è un tema abbastanza finto
Giuseppe Scano Riccardo Cinus più che finto ipersfruttato ed è difficile trovare ideali originali e nuove . Ha avuto difficoltà anche Zalone a trovarne

E  tutto  ciò crea , dubbio  e  un po'  di delusione    fra  gli spettatori , come ho potuto  constatare  fra i miei amici alla  fine del film    
Infatti   è, stato   ,  non ricordo  dove   l'ho letto ,   un film complicato da girare, in queste terre bellissime e difficilissime, con una troupe di oltre 120 persone, migliaia di comparse; un film che, come Checco ci ha dimostrato in questi anni sa affrontare con la comicità temi importanti e metterci davanti agli occhi i piccoli e grandi vizi che tutti noi abbiamo.
 Zalone   poteva  fare  di  più   viste  le potenzialità   che ha   nello  scrivere  canzoni     ,ma  pazienza  il prossimo  sarà migliore  .  
Nel  complesso   ci si è passata  la serata     e  si  è  usciti dalla  consueta  routine della giornata     del primo dell'anno    con un film gradevole . Voto  6- 

1.1.20

caro amico ... di Dalla compie 40 anni ed ancora più attuale che mai



rinnovo i miei auguri con questo classico immortale nonostante i 40 anni della  sua uscita  Infatti : << (....) le canzoni non ti tradiscono. Anche chi le fa può tradirti, ma le canzoni, le tue canzoni, quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì, quando tu vuoi trovarle. Intatte. Non importa se cambierà chi le ha cantate. Se volete sapere la mia delle canzoni, delle vostre canzoni vi potete fidare. >> ( cit musico cinematografica )