25.7.19

Notte da incubo per una coppia piemontese dopo la fiction su Rosy Abate e la mafia

ma si può essere cosi coglioni ( sottoscritto  compreso perchè a volte ha creduto in una cosa simile , facendo le  sue  classiche  figure 💩 e prendendosi i relativi insulti   ed improperi . Ma a  differenza  loro non è mai arrivato a minacciare stupri o violenze )
Concordo salvo che nella  chiusa     perche'  ci sono casi  ,  come  è capitato  a me  ,   lo fa  perchè  è in buona fede   visto  che è sempre più  difficile   distinguere  quando  una  cosa  scritta sui muri  con relativo n  di cellulare ,    nel  mio caso  ,  per  esempio  sia  vera  o  falsa  . Anchje  se  un minimo d'analisi   a freddo o dubbio    non guasterebbe e non farebbe male  prima d'agire  ad  impulso  cioè  a caldo      con  questo articolo   di   https://www.bufale.net/

Notte da incubo per una coppia piemontese dopo la fiction su Rosy Abate e la mafia


Ci sono segnalazioni che ci lasciano, francamente, sconvolti. Stupefatti, perplessi, a volte confusi.Storie che mostrano il peggio dell’umanità indinniata, il coacervo di individui che formano una vera e propria folla manzoniana 2.0: confusa, precipitosa, incline all’ira ed all’azione violenta ma poco usa a scusarsi delle conseguenze provocate.E che tendono a mostrarci un ritratto a tinte fosche di alcuni di coloro che interagiscono casualmente con la nostra pagina, pronti a giurare sulla veracità del “corrieredelcu*o” o altre testate del tutto anonime quando descrivono improbabili parenti del politico di turno, facili all’ira e pronti alla ribellione contro improbabili storie chiaramente inventati, ma improvvisamente scettici fino all’inverosimile e pronti a chiederci di “scoprire le bugie dei giornali”… che stanno semplicemente riportando una notizia.  ci è stato più volte chiesto di dimostrare che questa notizia fosse una bufala, solo in quanto pubblicata da La Stampa [  vedi articolo sotto   ] ,non solo non ci siamo imbattuti in alcun elemento di mendacio o falsità, ma abbiamo ulteriormente approfondito ulteriori dettagli.
La storia, del tutto vera, è quello che si ottiene quando ad un pubblico ottenebrato, incapace di distinguere la realtà dalla finzione in una sorta di delirio permanente indotto da dosi da cavallo di videodipendenza, analfabetismo funzionale e bisogno di rissosità, viene eccitato da stimoli immaginifici comprensibili per una mente comune.
Siamo a Domodossola, all’alba della trasmissione della fiction Rosy Abate, spin off di Squadra Antimafia che racconta le avventure dell’omonimo personaggio immaginario, una ex capomafia in cerca di una nuova vita al nord.
In una scena della fiction dei mafiosi contattano la protagonista con un pizzino, un minaccioso bigliettino con un numero di telefono da contattare per interagire con una cosca particolarmente ostile.
Problema: il finto numero di telefono corrisponde ad un numero di telefono reale, ed è stato appena passato in TV ad un pubblico di veri e propri videodipendenti in perenne delirio.
Persone che, naturalmente, non hanno trovato di meglio da fare che chiamare ripetutamente il numero di telefono, aspettando di trovarsi di fronte un mafioso immaginario, se non l’eponima “Regina della Mafia”, e minacciare di morte chiunque avessero di fronte.
In questo caso, una coppia di Domodossola, peraltro composta da un uomo di origini siciliane ed una donna incinta all’ottavo mese in una gravidanza difficile, subissati sin dalla prima serata di minacce di morte di ogni tipo.
Ci vuole davvero una folle dose di delirio per chiamare una sconosciuta di notte urlandole che siccome lei è “Rosy Abate” andrai ad ucciderla: ma ancora peggio per chiamare in branchi, terrorizzando una donna incinta.
Per questo, a parte l’ovvio consiglio di cambiare numero di telefono, la coppia di Domodossola non intende fermarsi: l’avvocato della donna è stato già contatto, e qualcuno pagherà per questa grave colpa.
Nelle grandi produzioni americane infatti, salvo alcuni sporadici casi in cui viene usato un numero di un call center, nel quale un nastro registrato ripete ai chiamanti uno spirito easter egg, uno scherzo relativo alla trasmissione, viene usato un numero preceduto da un prefisso inesistente, per rendere eventualità come questa impossibili.
Pertanto, vi confermiamo che sì, è una storia vera e sì, chi chiama numeri di telefono reali minacciando di morte personaggi immaginari si espone a gravi conseguenze.
A parer nostro, tutte meritate.


articolo    della stampa  


Un numero di cellulare scritto con un pennarello nero, ben visibile, su un bigliettino di carta. Con tanto di messaggio: "Non avrai un’altra occasione, ciao Rosy" e faccetta sorridente. È andato in onda ieri sera durante la serie tv "Rosy Abate" su Canale 5, la storia di una giovane donna della mafia siciliana che, lontano dalla sua terra, riprova a farsi una vita in Liguria. Un numero di cellulare che doveva essere finto e far parte della fiction, appunto, ma che invece esiste realmente. E che, complice l’averlo mostrato in modo chiaro in televisione in una fiction che ha fatto un boom di ascolti, sta rovinando la vita a una giovane coppia di Domodossola che da ieri sera poco prima delle 22 è stata letteralmente tartassata dalle telefonate.
Il loro numero appare nella fiction "Rosy Abate", notte da incubo per una coppia di Domodossola
locandina  fiction 
Chiamate di fan che, non riconoscendo forse la differenza tra finzione e realtà, pensavano di parlare realmente con Rosy, interpretata da Giulia Michelini. Con tanto di minacce, insulti, qualche parolaccia e qualche richiesta a dir poco strana. "E tanta paura - racconta la donna al telefono - Sono incinta all’ottavo mese inoltrato e ho avuto una gravidanza a rischio. Stanotte non ho dormito. Abbiamo ricevuto decine di chiamate fino a quasi le 4 di notte e ho avuto davvero il terrore che qualcuno potesse arrivare fin sotto casa nostra. Possibile che nessuno abbia controllato che quel numero non fosse attivo e che nessuno si sia preoccupato di nascondere qualche cifra?’’ si chiede. Una domanda lecita visto che quel numero il marito, 38 anni e un lavoro che lo porta spesso all’estero, lo ha da ben 13 anni.     
Il loro numero appare nella fiction "Rosy Abate", notte da incubo per una coppia di Domodossola
Il loro numero appare nella fiction "Rosy Abate", notte da incubo per una coppia di Domodossola
frame della scema  incriminata  
‘’Abbiamo fatto fatica a capire cosa capitasse - racconta - Non abbiamo nemmeno visto quella fiction. Eravamo a cena al McDonald quando abbiamo iniziato a ricevere le telefonate. Ci hanno chiesto se fossimo parenti di Rosy Abate, qualcuno ci dà dei mafiosi e c’è chi ci ha perfino minacciato. Alcuni chiedevano se fossimo della produzione e li potessimo raccomandare. In molti chiamavano con numeri privati e poi, una volta risposto, mettevano giù la chiamata. Uno mi ha addirittura suggerito di rivolgermi alla produzione di Mediaset. Ma a farmi davvero paura è stato un uomo, a notte fonda, che mi ha detto: 'Rosy Abate, non mi fai paura. Io ti ammazzo'”.
È stata lei a rispondere fino a notte inoltrata alle chiamate sul cellulare del marito, che questa mattina doveva partire presto per un viaggio di lavoro fuori dall’Europa. “All’inizio ho pensato fosse uno scherzo di qualche nostro amico, qualcuno che ci voleva prendere in giro. Ma quando ho iniziato a vedere che le chiamate erano continue ho realizzato ciò che stava succedendo: quella fiction da tutti così attesa e seguita per noi è invece diventata un vero incubo che ci sta rovinando la vita. Tra l'altro siamo siciliani, ma ovviamente con la mafia non c'entriamo. Cosa deve pensare chi ci conosce?”.
Catapultati dalla realtà direttamente nella fiction, senza nemmeno volerlo. Per questo la coppia, 30 e 38 anni, che vive alle porte di Domodossola, ha deciso di rivolgersi all'avvocato di famiglia e denunciare sia Mediaset che le persone che li hanno chiamati. “Ho subito scritto a Mediaset per capire come potesse essere successa una cosa simile. Non ho ancora avuto risposta – afferma la donna-. Quello che mi è stato detto però è che la fiction è stata registrata lo scorso anno. Peccato che questo numero noi lo possediamo da almeno 13 anni. Ora i carabinieri ci hanno anche suggerito di cambiarlo. Ma per noi vuol dire perdere tutti i contatti che ci siamo creati. Ci hanno rovinato davvero la vita. Per questo abbiamo deciso di prendere provvedimenti, fare denuncia per violazione della privacy e rivolgerci al nostro legale (l’avvocato Vicini di Domodossola). Perché se c’è stato un errore qualcuno dovrà risponderne”.
Proprio per evitare episodi di questo genere da decenni l'industria cinematografica hollywoodiana ha introdotto un escamotage utilizzato ogni volta che sullo schermo deve apparire un numero telefonico: lo fa precedere dal prefisso "555" (che negli Stati Uniti non è previsto), in modo da creare un numero inesistente e mettersi così al riparo da spiacevoli conseguenze. La produzione di "Rosy Abate" deve esserselo dimenticato.


23.7.19

quanto fango ed strumentalizzazione sui fatti di Bibbiano e di ciui stiamo parlando fin troppo, e in maniera completamente sbagliata

L'immagine può contenere: testo

da  https://www.vice.com/it/article/5977m8/

Non è vero che non se ne parla, anzi: mentre le indagini sono ancora in corso, una vicenda tragica è diventato un meme della destra italiana tra bufale, striscioni e Laura Pausini.

Di Leonardo Bianchi
22 luglio 2019, 12:54pm
UNO STRISCIONE DI CASAPOUND SU BIBBIANO. FOTO VIA FACEBOOK/LUCA MARSELLA.
Di tanto in tanto accade che alcuni casi di cronaca diventino altro—storie gonfiate a dismisura che stravolgono i fatti concreti, clave con cui bastonare i propri avversari politici, ricettacoli di complotti e deliri, o direttamente dei meme.
Gli esempi più eclatanti degli ultimi anni sono sicuramente i due marò e il terremoto del centro Italia (incluso il destino dei terremotati), trasformati appunto in tormentoni anticipati dalla locuzione “e allora…” e seguiti dalla fatidica domanda: “perché non ne parlate?” L’ultimo riguarda senz’ombra di dubbio l’inchiesta “Angeli e demoni” della procura di Reggio Emilia, ossia “Bibbiano.”


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Solo qualche settimana fa, sempre qui su VICE, avevo evidenziato—in un articolo intitolato Il caso di Bibbiano è già grave così, non servono i complotti sul 'gender—come il dibattito fosse sul punto di deragliare tra strumentalizzazioni politiche, teorie del complotto e quant’altro. Bene: ora quel dibattito è proprio saltato in aria, rilasciando un livello di tossicità tale da far impallidire la zona di esclusione di Chernobyl.
Il tutto, meglio scriverlo subito, è avvenuto e sta avvenendo a inchiesta ancora in corso—e quindi nella fase preliminare di un procedimento giudiziario che si preannuncia lungo e tortuoso. Stando gli ultimi sviluppi, comunque, il numero complessivo di indagati si attesta su 29; a uno dei più discussi, il fondatore del centro Hansel e Gretel Claudio Foti, sono stati revocati gli arresti domiciliari. Giusto ieri invece si è saputo che il tribunale dei minori di Bologna sta ricontrollando settanta fascicoli, ben oltre i sei finiti nell’inchiesta dei carabinieri.
Di questi sviluppi giornali e televisioni ne hanno dato ampiamente conto; del resto l’hanno sempre fatto, fin dall’inizio. Si può tranquillamente dire che questo caso giudiziario sia uno dei più discussi e sviscerati dei tempi recenti. Eppure—nonostante le ricerche di “Bibbiano” su Google siano schizzate alle stelle—da più parti si è fatta strada la convinzione che sia in corso una specie di congiura del silenzio da parte di un’imprecisata “sinistra.”
Sui social, infatti, è un fioccare di immagini di politici e giornalisti impegnati a “stare muti”; mentre in televisione abbiamo potuto ammirare scene madri di conduttori che si lamentano—contorcendosi e piangendo, neanche fossimo in Quinto Potere di Sidney Lumet—di una presunta cortina fumogena su Bibbiano, parlando proprio di Bibbiano in una trasmissione in prima serata su Rete4.
La medesima convinzione non è però confinata (si fa per dire) a Mario Giordano o agli account con il tricolore nel nickname; questo fine settimana, anche Laura Pausini e Nek si sono lamentati della scarsa copertura mediatica data alla vicenda. Il secondo ha addirittura postato l’immagine di uno striscione di CasaPound, salvo poi dire che “non mi occupo di politica.” Entrambi sono stati poi ripresi da Matteo Salvini, che li ha elogiati e aggiunto: “Chi tace su Bibbiano è complice!”
Gli strepiti sugli inesistenti insabbiamenti si sono poi accompagnati a ogni tipo di fantasia morbosa sulla vicenda. Non sorprendentemente, su Bibbiano sono confluite bufale a profusione e teorie del complotto su fantomatici piani “gender” per scardinare la “famiglia naturale.”
Partiamo dalle prime. Nei giorni scorsi è girato molto il video—postato da un attivista del M5S—dell’allontanamento di un “bambino di Bibbiano,” accompagnato da questo status: “Mentre Salvini e Zingaretti pensano a distrarre la massa con i barconi, sentite ciò che avveniva ad uno dei bambini tolti dai genitori naturali.” In realtà, l’episodio non c’entra nulla con Bibbiano: risale al febbraio 2017 ed è avvenuto in Sardegna.
Per quanto riguarda i famigerati "complotti gender"—ricamati sull’orientamento sessuale di tre indagate—anche qui gli esempi si sprecano. Il 18 luglio, alla Camera dei Deputati è andato in scena il “Convegno sui figli sottratti” promosso dalla deputata di Fratelli d’Italia Maria Teresa Bellucci e incentrato sul “progetto mondiale” per distruggere la famiglia, di cui Bibbiano è ovviamente un ingranaggio.
Particolarmente interessante il parterre dei relatori, tra cui spiccavano Armando Manocchia, “direttore” del sito bufalaro e xenofobo ImolaOggi; il criminologo Alessandro Meluzzi, noto per diffondere sistematicamente notizie false; e persone vicine alla onlus Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, emanazione diretta di Scientology in prima linea contro la psichiatria. Il CCDU, tra l’altro, era stato il primo a diffondere il video di cui sopra. 
Il medesimo giorno, a Ferrara e nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Fratelli d’Italia ha presentato un’interpellanza che chiede di qualificare i genitori affidatari in base all’orientamento sessuale; nella pratica, si tratterebbe di una vera e propria schedatura. L’associazione Famiglie Arcobaleno ha definito questa iniziativa “apertamente discriminatoria,” poiché ha come finalità “quella di calpestare la dignità delle persone Lgbtq.”
Il partito di Giorgia Meloni non è certo l’unico ad aver cercato di fare all-in sul caso, e soprattutto sul coinvolgimento nell’inchiesta del sindaco del Partito Democratico Andrea Carletti—sebbene la sua posizione, come specificato dal procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini, non abbia nulla a che fare con l’affido dei minori.
A tal proposito Fratelli d’Italia è stato nettamente superato dal Movimento 5 Stelle, che ormai si è buttato a corpo morto su Bibbiano. In un’intervista al Corriere della Sera, il vicepremier Luigi Di Maio ha fatto sapere che il M5S “non farà mai alleanze con il partito di Bibbiano” (il Partito Democratico).
L’etichetta infamante di “partito di Bibbiano” è stata poi utilizzata in un video su Facebook, nel quale il ministro del lavoro è andato pure oltre: recuperando il dettaglio scabroso (e smentito) dell’elettroshock, e sostenendo che il PD si è messo a vendere i bambini e le bambine. 
In un post sul Blog delle Stelle, il M5S ha poi accusato il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti di “ridere” dello scandalo. La ciliegina sulla torta l’ha messa Alessandro Di Battista, con l’annuncio della pubblicazione di un libro su Bibbiano per la casa editrice Fazi (con cui collabora): va ricordato che non siamo nemmeno arrivati alla formulazione della richiesta di rinvio a giudizio, e forse un saggio è giusto un attimo prematuro.
Come ha fatto notare Arianna Ciccone in un post virale su Facebook, siamo di fronte a una modalità di propaganda davvero oscena e ipocrita. Oscena per l’accostamento generalizzato e improprio; e ipocrita perché—applicando la stessa logica—si dovrebbe imputare al M5S una donazione al centro Hansel e Gretel di Foti, nonché la difesa legale di una delle indagate da parte di Rossella Ognibene, ex candidata sindaco del partito a Reggio Emilia (dimessasi da poco).
Ma naturalmente non esiste alcun “Movimento di Bibbiano”; così come non esiste alcun “partito di Bibbiano.” 
Esiste invece una vicenda complessa, ancora in pieno svolgimento, che riguarda un tema delicatissimo e coinvolge dei minori. Un alto grado di cautela dovrebbe dunque essere d’obbligo, perché paradossalmente questo turbinio di propaganda e complottismo non fa altro che distogliere l’attenzione e generare caos.
L’inchiesta Veleno sul caso dei “Diavoli della Bassa modenese” ha dimostrato in maniera molto accurata e dolorosa le devastazioni che può causare un’ondata di panico morale, e quanto lavoro e impegno servono per smontarla. Non a caso, il giornalista Pablo Trincia ha invitato tutti quelli che “creano grande confusione per raccogliere consensi e ascolti”—e sono tanti, ma proprio tanti—a zittirsi un attimo, e soprattutto a studiare per non ripetere gli errori di vent’anni fa.
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post dedicato a chi mi chiede : << Mi auguro la guerra civile in Italia, o noi o loro... Con chi ti schieri Giusè? >>

rispondo   cosi


                          Immagini tratte dai film "Miracolo a Sant'Anna" e "L'uomo che verrà"

ecco il testo



"Alba la presero in duemila il dieci ottobre
e la persero in duecento il due novembre dell'anno 1944" (Beppe Fenoglio, I ventitré giorni della città di Alba)

Anche la disperazione impone dei doveri E' un problema di spazio
E l'infelicità può essere preziosa

Non si teme il proprio tempo
In selvaggia parata
Non si teme il proprio tempo
E' un problema di spazio
Ragioni personali
Geniali dilettanti
Una questione privata
Una questione privata
Geniali dilettanti
Ragioni personali
In selvaggia parata
Occorre essere attenti per essere padroni
La facoltà di non sentire
La possibilità di non guardare
Il buon senso la logica i fatti le opinioni
Le raccomandazioni
Di se stessi occorre essere attenti
Un canto partigiano al Comandante Diavolo
Luogo della memoria pomeriggio di festa
Giovane umanità antica fiera indigesta
Cielo padano plumbeo denso incantato incredulo

Non temere il proprio tempo
La facoltà di non sentire
E' un problema di spazio
Non temere il proprio tempo
E' un problema di spazio
In selvaggia parata
Geniali dilettanti
Ragioni personali
La mia piccola patria dietro la Linea Gotica
Una questione privata
La possibilità di non guardare
Il buon senso la logica i fatti le opinioni
Le raccomandazioni
Di se stessi occorre essere attenti
Occorre essere attenti per essere padroni
e scegliersi la parte dietro la Linea Gotica
Sa scegliersi la parte
Occorre essere attenti per essere padroni
Di se stessi occorre essere attenti
Occorre essere attenti occorre essere attenti
Comandante Diavolo Monaco Obbediente
Mai come ora...
Giovane Staffetta Ribelle Combattente
La mia piccola patria dietro la Linea Gotica
Sa scegliersi la parte...

Libero, le grandi inchieste: le tette di Carola Rackete copsa non si fa per qualche copia in più si fanno articoli per guardoni anzi meglio voyeur ed ipocriti



Mi sa che bisogna ritornare all'Abc sessuale nel sesso propri come ha suggerito Mona Chalabi è una giovane e brava giornalista britannica.( ne  ho parlato qui  in  : <<   sesso ritornare  al'Abc .... >> Infatti siamo sempre  più OVVIAMENTE SENZA GENERALIZZARE un  paese di yoeur ( Chi è affetto dalla perversione sessuale del voyeurisme (voyeur). Con valore più generico, il termine corrisponde all'italiano . guardone) mandrilli arrapati ecco cosa siamo. Ci manca di scrivere solo cosa fa quando va al bagno. Ancora si ha un briciolo di decenza, ma se si continua così prima o poi ci arriveremo.
Ma  soprattutto 
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Infatti leggete qua sotto
da https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/21/


Libero, le grandi inchieste: le tette di Carola Rackete





I segugi di Libero, guidati dal baldo direttore Pietro Senaldi, hanno scritto una pagina memorabile del giornalismo italiano. Hanno fatto uno scoop epocale e da oggi Bob Woodward e Carl Bernstein ci sembreranno due pettegoli di condominio. I segugi di Libero hanno mostrato la loro tempra di cronisti d’assalto, duri e puri. Il lavoro deve essere stato tosto. Hanno setacciato per ore e ore con il loro sguardo indagatore e furbo, da faine, a cui nulla sfugge, le foto scattate a Carola Rackete, il 18 luglio scorso. Quel giorno l’ex capitana della Sea Watch 3 indagata per favoreggiamento di immigrazione clandestina si è presentata in Procura con pantaloni e maglietta nera. Gli svegli segugi di Libero hanno guardato le foto e hanno sentito subito puzza di bruciato.
Impavidi e senza alcun timore di frantumarsi le pupille[  ed  non solo  quello😂🙄😜 corsivo mio  ]    sul pc, pervasi da indefessa abnegazione, hanno cercato sulla maglietta nera e fina della teutonica capitana qualche macchia di sugo, qualche alone di sudore, qualche strappino, qualche tratto scolorito del tessuto che riscuotesse nelle coscienze italiche lo stesso scandalo, la stessa indignazione che pervadeva le loro mamme quando li beccava a uscir di casa in abiti non consoni al ben pensare. I nostri eroi ricordano ancora con traumatico rammarico gli scappellotti e i calci nel culo che accompagnavano le energiche grida materne: “ohh ma che si va in giro così?”. Invece sono andati oltre il trauma infantile, il sugo, il sudore e lo strappino sul cotone e hanno scoperto un “dettaglio sfuggito a molti” (così hanno scritto), ovvero ai comuni mortali, ai giornalisti banali che fanno inchieste su corruzione, inquinamento ambientale, mafie, eccetera.
Ora lo rivelerò, onorata e umile portavoce di meriti giornalistici altrui. Consiglio a tutti coloro che non sono stati beneficiati da questa perla di giornalismo maschio di sedersi. Restate calmi, prendete un grappino e i più fragili si facciano tenere la mano da un fidato amico, perché questa è roba forte da far tremare le vene e i polsi. Siete pronte? Siete pronti? Carola Rackete non portava il reggiseno durante l’interrogatorio in Procura.



Ebbene sì. La svergognata, la malafemmina indomita, la “comunista tedesca” con “sfrontatezza senza limiti” (scrivono i nostri eroi della stampa) prima ha denunciato Matteo Salvini, tutto proclami e distintivo, eppoi è andata a deporre in Procura senza lingerie. Anarchica e ribelle come le sue tette, contemplate lungo (molto a lungo) dalla redazione di Libero che ha costruito una notizia con sprezzo del ridicolo.

22.7.19

IL CAZZARO VERDE HA PAURA DI UN FUMETTO COME TOPOLINO TANTO DA RIMUOVERNE IL TWEET‬



Salvini twitta che all’Espresso, che ha tirato fuori lo scandalo dei fondi russi alla Lega, preferisce Topolino.‬
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‪Il cuor di leone Salvini cancella il suo tweet . Ed  sicuramente   accuserà  L'autore  di fare politica   . Ma  lui ha  messo  le  mani  avanti  ed  replica  cosi










Risultati immagini per topolino
Io invece    penso   che  PAURA CHE I SUOI NEMICI FACCIANO BATTUTE VISTO CHE IN TOPOLINO C'E' ANCHE : LA BANDA BASSOTTI , MACCHIA NERA , GAMBADILEGNO OPPURE HA PAURA DI NON RIUSCIRE A CONTROLLARE I SUOI CANI DA GUARDIA E LE SUE SQUADRACCE SOCIAL CHE INSULTANO LA GENTE  
Ma    forse  l'ipotesi più  giusta è quella  di  questo mio contatto  
Tommaso Spartaco Su topolino ci sono tutte frasi corte che non superano le tre righe, e le vignette le esplicitano, sull espresso ci sono periodi lunghi e nessuna vignetta, e magari uno ci si perde!!


21.7.19

sesso ritornare al'Abc la tesi di Mona Chalabi è una giovane e brava giornalista britannica.

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                             di  BETTINA ZAGNOLI Sensual coach, consulente e sex blogger

Di sesso anale si parla poco: torniamo all’abc

Mona Chalabi è una giovane e brava giornalista britannica. Scrive per il New York Magazine e The Guardian. È autrice di trasmissioni televisive per il National Geographic, la Bbc e Vice. Insieme alla fotografa statunitense Mae Ryan ha realizzato quattro video sulla sessualità femminile e relativi tabù
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/erofame-il-luna-park-dellerotismo-con-rocco/1161909/


So che alle lettrici e ai lettori veneti, il fatto che una che si chiami Mona e che parli di vagina strapperà un sorriso; ma l’argomento di oggi è serio.Di sesso anale si parla poco, quindi torniamo all’abc come nei vecchi [ quanti   e che  ricordi  con nostalgia corsivo mio  ] articoli di Cosmopolitan di Cioè.
Chi è già pratico può cambiare canale. Ops!
Veniamo a Mona – perdonatemi ma sembra tutto un doppio senso e mentre scrivo sorrido – e a un suo interessante articolo in cui riflette su come le donne e gli uomini raggiungano l’orgasmo secondo una ricerca fatta nel 2009 su un campione di americani adulti dai 18 ai 59 anni. Focalizzandosi sulle donne, è interessante leggere che nel sondaggio risulta che il 64% raggiunge l’orgasmo con la masturbazione di coppia e 94% grazie al sesso anale. Uomini, se la vostra donna è restia, non insistete. Donne, se voi volete e lui no, magari a causa di una erezione non perfetta, ci sono sempre i sex toysInnanzitutto usate dolcezza, sempre il preservativo e un buon lubrificante. Il burro – vi ho anticipato la battuta, eh? – di Ultimo tango a Parigi è poco igienico e molto démodé. In commercio esistono prodotti con una texture cremosa simile allo sperma, super soft e poco oleosa. Oppure si può optare per gli anal relaxing spray o gel – anche vegani, a base di estratti organici – che agevolano la penetrazione pur mantenendo la sensibilità. Ricordatevi che il miglior rilassante è comunque il cervello.Controllate sempre che questi cosmetici erotici siano di qualità, non a basso costo, con il marchio di conformità CE come nei sex toys e nei giocattoli (per capire che non siano contraffatti la C deve essere distante di uno spazio – circa di una lettera – dalla E).A proposito di oggetti del piacere, per iniziare a giocare, consiglio i butt plug o le beads. Traduco: i primi sono dei piccoli o grandi dilatatori, che avendo la forma di cuneo aiutano la penetrazione successiva, per capirci. A volte sono solo sfizi che hanno all’estremità un grazioso gioiello. Rianne Swierstra, simpatica imprenditrice olandese che conobbi anni fa alla Fiera di Hannover,molto vicina al mondo femminile, ha creato un elegante kit che comprende tre plug di diverse misure per esplorare progressivamente il piacere anale.Le beads sono una serie di ogive – differenti da quelle per la vagina – che oggi sono di design, altre vibrano e si ricaricano con l’Usb. Controllate che siano in silicone medicale oppure se optate per un dildo o un sex toy accertatevi che alla base ci sia sempre un fermo per evitare che nel pertugio finisca incastrato qualcosa di non adatto. Andare al pronto soccorso e sprofondare di vergogna è un attimo.E’ utile ricordare che se un vibratore si usa nella vagina poi nell’ano e viceversa, sarebbe d’uopo lavarlo bene o usare un sex toys cleaner prima di passare da una canale all’altro. Idem per il rapporto: nel caso, si deve sostituire il preservativo. Do per scontato che lo usiate, eh.Secondo gli ultimi dati Censis-Bayer del 2019, il 63% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto rapporti non protetti “perchè non aveva a disposizione un contraccettivo”. E qui divento come Linda Blair ne l’Esorcista, visto che l’informazione e l’educazione sessuale sono carenti e le malattie sessualmente trasmissibili sono in aumento.Tornando al lato giocoso della pratica, ho scoperto il Wobbling Willy. Il designer svedese Robert Eriksson ha inventato questo dildo personalizzato che al posto dell’impugnatura ha la faccia del tuo amore o di te stesso: come per le Real Dolls si può creare, tramite una serie di opzioni come colore dei capelli, della pelle, degli occhi, l’immagine di chi vuoi. Magari anche di Brad Pitt. Si garantisce il made in Svezia.Le novità ve le racconterò al rientro dalla Fiera per addetti ai lavori di Hannover di quest’anno: chissà quali orgasmi cosmici garantiranno i nuovi sex toys anali, vaginali, clitoridei? State sintonizzati e nel frattempo usate lubrificante e preservativo.

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

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