Senza titolo 1346

finalmente qualcuno di  dicede a  rispondere a  quell'imbelle  di Vittorio Emanuel di Savoia

 fonte la nuova sardegna del 20\06\2006



LO SCANDALO SAVOIA «Non sono un lestofante e non puzzo»
Parla il meccanico di Alghero che ha scatenato le ire del principe «Occhio che quello anche se è nobile non paga, mi avevano avvertito i colleghi»

SASSARI.
Quando si tratta di debiti, non sempre nobiltà e ricchezza sono sinonimo di affidabilità. «I soldi dei pescatori, lo dico per esperienza, puzzeranno anche di pesce: ma sono onesti e arrivano sempre». Quelli dei più ricchi, al contrario, spesso si fanno desiderare. Così Angelo Angius, meccanico Caterpillar, non si è fatto incantare da stemmi e corone: prima di immergere la chiglia della barca di Vittorio Emanuele nelle acque di Castelsardo, ha preteso i suoi 15 mila euro.
 «Mi avevano avvertito dei colleghi, forse erano rimasti scottati: occhio che quello, anche se è principe, non paga». A luglio, dopo che in banca era stato varato un bonifico, anche il regale 12 metri riprende la via del mare. Ma un motore, qualche giorno dopo, fa le bizze. A due miglia dalla costa si leva l’ira dei Savoia. L’11 luglio, alle 18,10, sua altezza furibonda chiama il suo segretario particolare Gian Nicolino Narducci: N:VE: «Io abbastanza bene». N: «Ma ho saputo che la barca questa mattina non andava». VE: «Per me non hanno revisionato i motori. Hanno fatto finta e ce li hanno fatti pagare per rubarci e basta. Son sicuro. Perché non vanno mica bene, sa? Non cammina mica bene la barca». N: «Ma roba da...». VE: «Sa, sono sardi, sono pezzi di merda, sono eh! Ohu!». N: «Una cosa vergognosa, vergognosa». Ve: «No, ma io in Sardegna vado soltanto al ristorante perché si mangia bene. Vado a comprare delle co... Non voglio più ma neanche che mi guardino la barca!». N: sospira. VE:N: «Ma robe da pazzi». VE: «Vede. Ma tanto lì... senta, quei sardi lì, l’unica cosa che sanno fare, è incul... le capre». N: «Ecco...». Ve: «E basta...». N: «E basta. Perchè loro amano le capre. (ride)». VE: «Sì. E poi puzzano la stessa cosa». N: «Puzzano che fanno schifo». VE: «Ma tra un diesel e una capra, non lo possono mica incul... un diesel, eh!». N: «Gli chiedo i danni... ci hanno rubato 30 mila euro». VE: «Si, ma io lo uccido per quello. Lo uccido».
 Ora: un motore che ti pianta in asso in mezzo al mare è una di quelle cose capaci di far sbarellare l’eloquio di qualsiasi animo, anche del più compassato e regale . Ma un rigurgito verbale così feroce è difficile immaginarselo fuoriuscire a fiotti da un’ugola principesca. Ed è una volgarità ancora più fastidiosa perché spalmata a macchia d’olio su un’intera isola. I commenti più sobri che si leggono su Internet suonano così: «I Savoia non si ricordano quando i sardi gli hanno salvato il cu...?». E ancora: «Redimerda, se vieni ancora qui ti diamo in pasto ai maiali».
 Lo stesso Angelo Angius, titolare della Nautica Service di Alghero, non l’ha presa benissimo. «Mi sento toccato in prima persona. Non fa piacere passare per incompetente e lestofante. Ho subito un danno di immagine come professionista e mi sento offeso come sardo». Il principe l’ha conosciuto nel 2004. «La sua barca, che poi non è questo granché, un catorcio di 12 metri vecchio di vent’anni, aveva problemi al motore. Uno dei due Caterpillar da 375 cavalli non partiva. Gli ho fatto un primo intervento». Si trattava di una riparazione provvisoria: «Servivano dei lavori ben più radicali all’impianto di iniezione». Finita la stagione, a zonzo tra Santa Teresa e la Corsica, lo skipper Savoia lascia in consegna l’imbarcazione per la revisione. «Non avevamo stabilito nessuna data di consegna. A metà giugno il principe mi chiama: è pronta la barca? Guardi che io devo andare in vacanza, c’ho gli ospiti. Mi raccomando. Con un tono da ricco viziato». Quanto alla puzza: «Io con lui ho avuto a che fare solo per telefono, non l’ho mai incontrato», e difficilmente una cornetta può restituire odori, compresi quelli di officina. Luglio si avvicina e il pressing aumenta. «Mi chiama lo skipper, e poi Narducci: ma come, non si fida? Le pare che un principe possa non pagarla?». La signora Marina Doria, ha ben altri toni: «Se non ci consegna subito la barca, mi ha detto, se la vedrà con i miei avvocati». Angelo Angius, in bilico tra diffidenza sarda e saggezza professionale, punta i piedi: «Col cavolo che la mettevo in acqua: a quel punto il proprietario ha il diritto di riprendersi la barca, e chi li rivede i soldi?». Arriva il bonifico e lo yacht parte per Cavallo. «Mi telefona lo skipper, è molto seccato: il motore fa fumo, venga subito». L’appuntamento è a S. Teresa: «Avevano fatto rifornimento con gasolio sporco. Ho ripulito il serbatoio e cambiato i filtri. Problema risolto». Prezzo dell’intervento: niente, tutto gratis.
Gentile omaggio, di un sardo, a sua maestà.«Buonasera altezza reale, come va?». « Perché io adesso c’ho la barca che non va dopo aver pagato 35 mila euro! Ohu!... non c’è nessuna revisione fatta da quei figli di puttana! Puttana di Dio! E allora? Che quel coso lì... e che non venga sin qui... perché rischio di revolverarlo, eh!».


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 Poichè i continentali i diranno  che    riporto solo le testimonianze dei sardi  , riporto la testimonianza di un  " continentale "    d'adozione   
Rombodituono sospende l’allenamento con gli azzurri e si sfoga con i giornalisti« I sardi sudano perché lavorano» Dura replica di Gigi Riva ai giudizi sprezzanti e volgari del Savoia
DUISBURG.
«I sardi puzzano perchè sudano. Sono abituati a lavorare al contrario di qualcuno nato nella bambagia che nella vita non ha fatto altro che vendere, di tanto in tanto, qualche quadro». Gigi Riva sfila la maglia dell’attaccante e, per una volta, indossa quella del difensore. Nel ritiro azzurro di Duisburg, un angolo di Germania dove vivono 200mila nostri corregionali, sfoglia le pagine dei quotidiani nazionali e fa un salto sulla sedia quando legge l’opinione che Vittorio Emanuele di Savoia ha dei sardi.
 «Gente di merda - dice volgarmente il principe di casa Savoia in una delle tante intercettazioni ordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza, in un’indagine che spazia dallo sfruttamento della prostituzione all’associazione per delinquere -. Gente che puzza, abituata a convivere (ed è un eufemismo) con le capre». Un giudizio sprezzante e assolutamente gratuito. Un insulto che Rombodituono, sardo di Leggiuno, non digerisce.
 Quando riconosce l’inviato della “Nuova” nel gruppo di giornalisti presenti all’ellenamento della Nazionale, interrompe i discorsi sul pallone e si toglie il peso dallo stomaco: «Ho letto che Vittorio Emanuele di Savoia non ha una grande opinione dei sardi. Ha detto che puzzano dimenticando che se puzzano è perchè sudano. Perchè da sempre sono abituati a lavorare. Mica come qualcuno che ha avuto la fortuna di nascere nella bambagia e in vita sua non ha fatto altro che vendere, di tanto in tanto, qualche quadro».
 Parole dure e orgogliose. Parole pesate con attenzione da parte di chi, non sardo ma sardo di elezione, ha scelto di mettere radici nell’isola.
 «I miei figli sono sardi - ha detto con orgoglio Gigi Riva -. La mia nipotina è nata Cagliari. Certe affermazioni mi lasciano allibito. A maggior ragione se penso a tutte le attenzione che il nostro paese ha riservato a questo signore. Abbiamo modificato la Costituzione, lo abbiamo accolto con tutti gli onori ed ecco come veniamo ripagati. Io non entro nel merito dell’inchiesta giudiziaria - ha concluso l’ex bomber rossoblù e della nazionale italiana - ma non posso accettare che l’Isola venga insultata da chi non si è mai dovuto sporcare le mani in vita sua».
 «E’ facile parlare di puzza - conclude amaramente Gigi Riva - per chi profuma di Chanel, ma provi il signor Vittorio Emanuele a guadagnarsi da vivere con un gregge di pecore e un fazzoletto terra. Provi che cosa vuol dire lavorare e chissà che non impari a tenere la bocca chiusa».


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