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La Regione sarda vende all´asta le miniere dismesse che si affacciano sul mare . E contro tale decisione c'è la protesta delle associazioni e una parte dei sindacati che teme eventuali speculazioni o una nuova colata di cemento sulle coste, proprio al posto delle vecchie aree minerarie. Esse hanno ragione  perchè neol bene  e nelmale   le miniere  sono ( e sono state ) una sorta di gioielli di famiglia lasciati in eredità dalle società minerarie che ora  con pochi spiccioli alcune decine di milioni di euro i  grandi  imprenditori con grosse disponibilità finanziarie  si potrebbero portare via
Per essere più precisi, con una quarantina di milioni di euro si possono comprare aree minerarie, inserite nel contesto del Parco Geominerario ( il contenitore benedetto dall'Unesco che riunisce e valorizza le aree minerarie dismesse della Sardegna occupandosi anche delle bonifiche delle aree degradate e danneggiate ), distribuite tra Masua, Monte Agruxau, Ingurtosu, Pitzinurri e Naracauli situate nella Sardegna sud-occidentale tra il Guspinese e il Sulcis Iglesiente. .
L´obiettivo, almeno secondo quanto si legge anche nel bando già pubblicato sul sito internet della Regione Sardegna  dovrebbe essere quello di valorizzare il patrimonio minerario dismesso e in alcuni casi abbandonato . L´amministrazione regionale ha già pubblicato, sul sito istituzionle sia la delibera con cui si dà il via libera al progetto di affidamento con bando internazionale sia il bando che dovrebbe portare alla vendita di cinque aree particolarmente ambite dagli imprenditori. Con una spesa di 32 milioni di euro si possono acquistare i compendi di Masua e Monte Agruxau, situate nel Sulcis Iglesiente e, la prima delle due, a meno di cinquecento metri dal mare e dal faraglione di Pan di Zucchero, una delle baie più incontaminate e belle dell'isola. Un´area che si estende per 318 mila ettari, e,come si legge nel bando di gara pubblicato anche sul sito della regione «sarà consentito il recupero e la realizzazione della volumetria esistente sino al limite massimo 160mila metri cubi, divisi in 120mila per Masua e 40mila per Monte Agruxau».
Luoghi diventati famosi soprattutto grazie al film " il figlio di Bakunin  "di gainfranco Cabiddu e punto di riferimento per appassionati di turismo minerario o comunque alternativo. L´altra area in vendita si estende per 329 mila ettari e comprende Ingurtosu, Pitzinurri e Naracauli. Una zona del Guspinese diventata celebre sia per le riprese del film di Cabiddu sia perché raccontata e descritta ampiamente nei romanzi di Giampaolo Pansa e del figlio di bakunin di Sergio Atzeni .  In questo caso, si legge ancora nel bando «sarà consentito il recupero e la realizzazione della volumetria esistente sino al limite massimo di 100mila divisi in 30mila metri cubi per Ingurtosu e 70mila per Pitzinurri e Naracauli».
«La Regione intende garantire la conservazione del patrimonio paesaggistico e naturalistico dei villaggi operai del Sulcis - si legge ancora nel bando -, ma anche la conservazione e la valorizzazione dell'attività mineraria». Breve premessa per dire che «nella gara, che sarà aggiudicata all'offerta economicamente più vantaggiosa, si terrà conto: della proposta progettuale per il 60 per cento, del tempo e del programma di esecuzione dei lavori per il 15 per cento e dell´offerta economica per il 25 per cento».
Tra le caratteristiche richieste dal bando anche una proposta di piano urbanistico per la riqualificazione territoriale e paesaggistica e inoltr e un progetto economico e gestionale di sviluppo. Progetti, giusto per essere brevi che, come si legge più avanti, dovranno prevedere uno «sviluppo di funzioni turistiche, quali strutture alberghiere ricettive, centri benessere, strutture sportive e per il golf, interventi di miglioramento ambientale e di forestazione, realizzazione di strutture di supporto alla fruizione turistica dei siti di archeologia industriale». Senza dimenticare poi un progetto «di sviluppo delle infrastrutture viarie e di collegamento e un'offerta economica per l'acquisto degli immobili in dismissione».
A manifestare interesse per l'operazione, la scadenza del bando è prevista per le ore 13 del 3 luglio, ci sono parecchi imprenditori. I nomi quasi si sprecano. Dal gruppo Pirelli agli investitori della Costa Smeralda che si chiamano Aga Kan e Tom Barrak continuando con Ligresti e altri imprenditori sardi. A confermare le visite nelle aree minerarie dismesse è anche il presidente dell'Igea, la società controllata dalla Regione Sardegna e costituita proprio per la gestione delle aree minerarie. «Ogni tanto - spiega Franco Manca - ci vengono presentate delle richieste per poter visitare le zone di Masua o le e noi acconsentiamo, sempre nel rispetto della sicurezza. Di più non possiamo comunque dire». Che ci sia un grosso interesse per la partita miniere in vendita lo confermano anche gli uomini dello staff del presidente della Sardegna Renato Soru. «In un caso, quando gli impreditori del gruppo Pirelli sono stati a Cagliari per altri motivi - fanno sapere dallo staff del presidente della giunta regionale, fondatore di Tiscali - è stato lo stesso presidente ad accompagnarli nelle aree che oggi saranno vendute con il bando di gara internazionale».
Non è comunque l'unico caso. «Qualche mese fa anche l'imprenditore Ligresti è stato accompagnato dal governatore nelle aree di Masua - fanno sapere ancora dallo staff del presidente - mentre è recente l'interessamento di altri imprenditori come l'Aga Kan e Tom Barrak, il patron della Colony Capital, l'azienda che ha rilevato la Costa Smeralda». Interesse confermato anche dallo staff di Barrak il finanziare libanese che due anni fa ha preso dimora nel nord Sardegna, che, attraverso l'ufficio relazioni esterne chiarisce: «Mister Barrak, in questo momento, preferisce non entrare nel merito, in ogni caso ha manifestato interesse per il bando internazionale delle aree minerarie, però ha mostrato interesse per quell'area». Cosa poi si potrebbe realizzare nelle volumetrie delle miniere dismesse è ancora un mistero. «Su questo la linea che si adotta è quella del silenzio anche perché non si sa ancora nulla del bando. In ogni caso qualsiasi intervento sarà effettuato nel rispetto della legge e della norma salvacoste varata dal governo Soru che mister Barrak ha, più volte e pubblicamente, manifestato di apprezzare e di voler rispettare».
Non è tutto. Qualche altro elemento sugli eventuali progetti del finanziare libanese comunque trapela. «L'idea sarebbe quella di realizzare strutture diciamo moderne che valorizzano e recuperano quanto già esiste anche perché una situazione di miniere vicino al mare è forse unica al mondo». L'operazione promossa dal governatore della Sardegna però non risparmia le polemiche. Le rassicurazioni del governatore che spiega come «con questo intervento non sarranno cancellati o danneggiati monumenti storici e non ci saranno altre colate di cemento o speculazioni», non placa il fronte dei contestatori.
A criticare duramente l'operazione «soprattutto per la mancata concertazione con gli abitanti delle aree minerarie e con le parti sociali» è la Cisl, che rompendo il fronte sindacale annuncia una mobilitazione a oltranza. «Se si vendono queste aree minerarie che fine fa il Parco geominerario - chiede Fabio Enne, segretario della Cisl - e soprattutto chi dovrà occuparsi delle bonifiche ambientali finanziate dai fondi nazionali?». Sulla stessa linea o forse ancora più diffidenti anche le associazioni come la rete Lillinet sarda che ha annunciato inziative di protesta, o ancora il Social forum che ha attivato i suoi militanti per promuovere «una serie di iniziative volte a trovare soluzioni alternative».
E non risparmia critiche al progetto di vendita dell'area neppure il fronte ambientalista. Massimo Manca, ex assessore comunale all'ambiente con la giunta di centrosinistra al Comune di Quartu Sant'Elena per cercare di contrastare l'iniziativa ha realizzato un sito internet e iniziato una campagna di sensibilizzazione con conferenze stampa e iniziative pubbliche. «Si sta vendendo un pezzo di storia e una fetta di territorio che è un paradiso naturale» ripete. A fargli eco anche altri rappresentanti delle associazioni che per il 30 giugno hanno deciso di realizzare una manifestazione di protesta davanti al villaggio minerario di Masua. La protesta comunque continua.

Infattti secondo ultime news

CAGLIARI. La scadenza del 3 luglio potrebbe essere prorogata per ragioni tecnico-politiche: le società interessate a partecipare al bando della Regione per la vendita delle aree minerarie stanno infatti ponendo numerosi quesiti agli uffici regionali perché si tratta di una normativa inedita. Il suggerimento della proroga viene dagli uffici, la giunta di Renato Soru potrebbe pronunciarsi martedì.
La decisione sul rinvio del termini non è affatto certa. Tutto dipenderà dall’eventuale relazione dell’ufficio tecnico che si sta occupando del bando internazionale. Non ci sono indiscrezioni né sulle pratiche già formalizzate (sinora pochissime) né sulle società che hanno presentato i quesiti per avere spiegazioni su molti aspetti del bando. Dato che la scadenza del 3 luglio non è sulla partecipazione alla gara ma sulla manifestazione di interesse da parte dei gruppi imprenditoriali, la giunta - proprio per favorire il massimo del coinvolgimento - potrebbe decidere di dare più tempo a disposizione.
Ma c’è anche chi pensa che la proroga sia inopportuna. Sulla vendita delle aree minerarie del Sulcis-Iglesiente, infatti, sono già state numerosi e forti le polemiche sul giro in elicottero di Soru con alcuni imprenditori, sulla recente visita di Barrack (a gara aperta) alla Regione, sulla decisione di passare dalla concessione pluriennale alla vendita, sui fondi per la bonifica dei territori inquinati. E la giunta, probabilmente, non vuole dare altri motivi alle opposizioni e a diversi settori degli ambientalisti di sferrare nuovi attacchi.
Polemiche non mancano neppure sul Piano paesaggistico. E’ al lavoro da alcune settimane la commissione Urbanistica del consiglio regionale, presieduta dal diessino Giuseppe Pirisi, che deve esprimere il parere sul documento «adottato» dalla giunta. Dopo aver ricevuto il parere, non vincolante, la giunta potrà approvare il Piano in via definitiva. La commissione, secondo quanto si è appreso, non sta valutando la situazione nelle singole zone, per verificare il giusto grado di tutela. Ma intende dare suggerimenti sulle aree da vincolare ulteriormente. L’obiettivo principale dell’organismo consiliare, ha spiegato Pirisi, è quello di «realizzare una norma che sia invulnerabile rispetto a qualsiasi ricorso». Perché eventuali debolezze farebbero correre il rischio di far crollare tutto l’impianto, così come era successo con i Piani territoriali paesistici. Un aspetto che la commissione sta verificando è quello delle cosiddette «norme discrezionali»: si vuole in sostanza evitare che la tutela delle singole zone non dipenda da un quadro generale di insieme ma da scelte soggettive della giunta regionale o delle amministrazioni locali.
La stessa esigenza - anche nella lotta all’abusivismo - è stata formulata, però, anche dall’assessore all’Urbanistica Gian Valerio Sanna. Il quale, in un confronto con i vertici di Legambiente, ha lamentato il fatto che gli Uffici del Paesaggio fanno spesso scelte non condivisibili anche perché ’’l’attuazione delle leggi è troppo discrezionale’’.



 INIZIATIVE DI LOTTA


  • l'appello  del sito http://blog .libero.it/admetalla/view.php è stato pubblicato un appello ed è possibile sottoscriverlo ed automaticamente alla Regione.più precisamente qui

  • i vari articoli dello stesso sito







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