30.9.06

Senza titolo 1462

Un giorno, tanto tempo fa, un orso grande e grosso sentì dire che lo scricciolo era il Re degli uccelli.
Lo scricciolo però è un uccellino così piccolo, ma così piccolo che l'orso non voleva credere che fosse Re.



Decise perciò di ficcare il suo nasone nella reggia del sovrano.

"Puah!" brontolò ad alta voce. "Questa sarebbe una reggia? Lo scricciolo è solo il Re degli straccioni!".
Ma nel nido c'erano i piccolini dello scricciolo, così minuscoli da essere quasi invisibili.

Sentendo le parole dell'orso saltarono su offesi e senza paura si misero a gridare: "Chiedi subito scusa, maleducato!".
L'orso se ne andò sghignazzando.

Poco dopo tornarono Re e Regina scriccioli. I piccoli raccontarono subito che cosa era accaduto.
"Non sia mai detto che i miei piccoli vengano offesi" disse il Re. "Dichiarerò subito guerra all'orso".
E così fece.

Quando l'ambasciatore piccolo piccolo di Re scricciolo andò a dichiarare la guerra, l'orso gigantesco rise ancora più forte e la sua risata soffiò via l'ambasciatore, che era un moscerino.

Intanto l'esercito di Re scricciolo si radunava. C'erano tutti gli animaletti con le ali: uccellini, farfalle, mosche, api...

Anche l'orso radunò il suo esercito. C'erano tutti gli animali più grossi a quattro zampe: lupi, cavalli, elefanti... Il comando supremo era affidato alla volpe, perché era la più astuta.

Prima di partire per la battaglia, la volpe spiegò il suo piano ai soldati: "Seguitemi e vi porterò alla vittoria! La mia coda sarà il segnale. Finché starà ritta avanzate e picchiate sodo. Soltanto se mi vedrete abbassare la coda, vorrà dire che le cose vanno male e dobbiamo scappare, ma questa è un'eventualità da non prendere neppure in considerazione...".

Nascosta nel cespuglio vicino, c'era una libellula del controspionaggio. Subito volò dal Re a raccontare quello che aveva udito.
"Bene" disse il Re. "Quando la volpe verrà avanti, la zanzara vada a pungerla sotto la coda!".

I due eserciti si fronteggiarono. La volpe aveva la coda ben dritta e, dietro di lei, orsi e lupi ironizzavano sui nemici.
Ma la zanzara piccola piccola volò sotto la coda della volpe e cominciò a pungerla e a pungerla finché essa fu costretta ad abbassare la coda per il dolore.
Vedendo la volpe con la coda abbassata, i soldati dell'orso pensarono: "Abbiamo perso!" e fuggirono a gambe levate.

E questa volta risero Re scricciolo e i suoi coraggiosi piccolini.







Se tutti i "piccoli" si unissero.....



Senza titolo 1461

Proprio in questi giorni per  celebrare  il 20° di Dylan Dog è uscita  una  storia in due  puntate   ( io  l'avrei fatta, visto che si tratta  di un evento speciale   e poi   non tutti  i fumetti vista  la crisi che  c'è arrivano a  20 anni,in unico numero ) interamente a colori, di cui  faro una  critica \ recensione appena   finirò di leggere  entrambe  le puntate    perchè  cosi darei un giudizio  globale  su Sclavi che  è  recentemente tornato in "servizio"  . Mi ricordo che incominciai   a leggerlo a scrocco da  amici  collezzionisti ,poi però avendo  litigato  con  alcuni di loro  , un altro ( uno con cui m'ero riappacificato   )  è moto in un  incidente  e l'unico che oltre  a leggerlo lo colleziona   era  partito  a studiare fuori dalla sardegna e non resistendo  tanto tempo   senza leggere   DD mi   sono comparato Zed  il n° 84 . D'allora   non  ho smesso   di comprare   tutte  le uscite regolari e non. Oggi dopo  20 anni  alcuni  numeri   più precisamente  i numeri °74,83 ( regalatimi  da un  mio  amico  che svendeva la collezione essendosi stancato   dopo che era arrivato al  numnero 100   ) ,84,100,200  ---- e altri che  ora non mi vengono in mente ---- sono conservati gelosamente perchè  ricordano  delle mie esperienze   ovvero  percorsi  \ tappe  dela mia opera d'arte  che  è la vita  .Altri sono  finiti persi durante i lavori di ristruturazione della mia palazzina   o regalati perchè  (  poi me ne  sono pentito amaramente  , ma  me rileggo  a scrocco  quando torna  quel mio amico dal continente  )  li ritenevo brutti o poco importantialtri buittati nerlla spazzatura    da mia madre  che non ne può più di fumetti  e continua  nostante  gli ho consigliato di leggere  Capire il fumetto di Scott McLoud edito da Vittorio Pavesio  come  mi   fu suggerito in risposta  ad  un post  sfogo (  di cui  avevo  già parlato  in qualche post  )   di  questo blog   sui  newsgroups  It.arti.fumetti  ( IAF )  e  it.arti.fumetti.bonelli ( IAFB )

Essendo  un tipo bordelaine e alla  ricerca di un centro di gravità permanente  esso   mi ha  atratto   fin dal  primo numero perchè  :  è un uomo moderno: scettico, cinico, annoiato, squattrinato, sfigato.Un uomo che soffre di claustrofobia, di vertigini, che ha paura degli insetti, che è stato alcolizzato (e forse per questo ha perso il suo posto alla polizia ) e che poi è diventato vegetariano e astemio. Che trascorre il suo tempo strimpellando al clarinetto l’unica melodia che conosce (“Il trillo del diavolo” di Tartini) e tentando di completare quel modellino di galeone (comprato assieme allo strumento musicale al negozio paranormale “Safarà”) che mai riuscirà a finire o quando c'è riuscito  si  sono scoperti   elementi  del suo passato  e si  arrivati a dei puntio sdi svolta  com,e il numero 100 .



Ha una casa, al numero 7 di Craven Road, piena di cianfrusaglie mostruose con un ‘campanello-urlo’ che, ad ogni suonata, fa saltare in aria dallo spavento. Dunque, agli antipodi rispetto a un qualsiasi eroe dei fumetti,


Dylan non è imbattibile, non è coraggioso, non è intraprendente (rifiuta inizialmente quasi tutti i casi che gli vengono proposti). Così è definito nel sito ufficiale della Bonelli  qui l'url   della  sua scheda  : «  Dylan è un anti-eroe, dunque? Neanche: soltanto un uomo. Un uomo che, a differenza di tanti, non rifiuta l'ignoto ma tenta anzi di penetrarlo e comprenderlo,[ senza preconcetti e pregiudizi ]  specialmente quando il mistero e l'orrore si celano nel profondo dell'inconscio. Ironico, impulsivo, problematico, pieno di dubbi su se stesso e sul mondo, forte e tenero nello stesso tempo »
E poi c’è Groucho, il suo assistente, ovviamente costruito da Sclavi con le sembianze e le caratteristiche dell’omonimo comico Groucho Marx. Groucho rappresenta la spalla perfetta: ironico, rassicurante, sfacciato e provvidenziale. Le sue barzellette nel corso degli albi pubblicati sono diventati una gamma irresistibile di humor inglese. La saga di Dylan Dog ha conquistato il pubblico anche per la saggezza dei suoi autori nella geniale caratterizzazione del personaggio. Le consuetudini, i tormentoni, i fatti che si ripetono e i personaggi che, episodicamente, ritornano. Come l’ispettore Bloch, un po’ il padre putativo di Dylan, come il dott. Xabaras,forse il vero padre, come Hamlin, lo strambo proprietario del bazar “Safarà”, come Morgana fidanzata di Dylan (o forse la madre ) o come la signora Trelkowski, la medium. E poi ancora i particolari ed il citazionismo che Sclavi si è divertito a sparpagliare quà e là nei vari episodi ("Settimo Sigillo" di Bergman "Fuori Orario" di Scorsese) . Quindi concludo  con gli auguri  di  buon compleanno, Dylan Dog. AntiEroe contemporaneo a caccia dei mostri peggiori: i suoi limit e le  sue paure e  fobie  e quindi anche i nostri continua  a solcare  nel mare dei nostri sogni  o incubi a kentos  annos ( a cent'anni ) mio " compagno di strada " 
















Per chi volesse  approfondire  il personaggio di DD oltre  la complettissima scheda \ voce di  wikipedia e dellla casa editrice Bonelli   riportata nel primo collegamento ipertestuale   può trovare   qui degli altri  Url








P.s 


 se i collegamenti  iipertestuali   non dovessero esere di colore  blu   sono  nero   sottolineato  scusate ancora per i problemi   di conflittualità fra linux   mandriva  e la piattaforma  di  splinder






 


29.9.06

Senza titolo 1460

ricevo  da  una dele tante  ML  e Nw pacifiste   questa  news  anzi appello   chew qui   ritporto

Riteniamo importante far girare l'appello che dalla società civile Congolese è arrivato sino a noi  ci ha visto partecipare alla missione dei beati costruttori di pacein Congo martoriato dalla guerra  come  suporto alle prime elezione democratiche della loro storia.E' necessario ritornare a fine ottobre...se potete/volete,

vi preghiamo di far circolare.


Vittorio


----------------------
Il richiamo del Congo.
Ridesta al suo destino che resta un sentiero minato,
in tutti i sensi.

IL  suo futuro, con lui quello di una buona parte dell'Africa, dipende anche da quanto l'occidente si sforza di renderlo indipendente, da quanto gli occhi rimangono vigili su di una realtà tragica che non possiamo pensare ci è estranea, essendo così tanto inetto l'occidente ad esportare la democrazia, ma abilissimo e tanto navigato nell'istallare e fare affari con le guerre. Facciamo nostro il comunicato di Eugenio Melandri
con noi in Congo nella prima missione come osservatori internazionali volontari, e invitiamo a far correre voce.  fine ottobre c'è in ballottaggio la speranza di milioni di uomini e donne.

Vittorio alias guerrillaradio

approfondimenti:
.
-LA GRANDE SPERANZA DEL CONGO.
-DIARI CONGOLESI: Prologo
-DIARI CONGOLESI 2: la lezione di un'elezione

------------------------------------
Elezioni in Repubblica Democratica del Congo




Il 29 ottobre prossimo ci sarà la seconda tornata elettorale nella Repubblica Democratica del Congo. Si procederà al ballottaggio per le presidenziali e alla elezione dei Consigli delle Province (le nostre Regioni).
Si tratterà di un passaggio particolarmente delicato, anche perché la spinta ideale e la maturità politica espressa dalla popolazione nella prima tornata elettorale non sempre trovano un adeguato riscontro in chi
dovrebbe gestire il potere. Soprattutto a Kinshasa ci sono turbolenze che potrebbero minacciare tutto il processo in atto per la democrazia e la pace, fortemente voluto dal popolo congolese.
Dopo aver sperimentato il 30 luglio scorso, nella prima giornata di elezioni, quanto importante e quanto richiesta da tutti sia la presenza internazionale, come associazioni "Beati i costruttori di pace" e "Chiama l’Africa" rinnoviamo la proposta di partecipare come osservatori internazionali volontari, sempre nelle province del Sud e Nord Kivu al prossimo turno elettorale il 29 ottobre.
Sappiamo che i tempi per l’organizzazione sono strettissimi, chi può diffonda la notizia. Sarebbe molto interessante trovare persone disponibili degli Enti locali; darebbero uno specifico contributo di competenza. I dettagli del progetto verranno costruiti e condivisi assieme con quanti potranno partecipare; dobbiamo da subito però anticipare che ci saranno due fine settimana obbligatori per la formazione:
il 30 settembre - 1 ottobre

il 14 - 15 ottobre.

Per sostenere il finanziamento, la formula usata la volta scorsa ha permesso sia il reperimento fondi che la sensibilizzazione politica. Se ogni partecipante riesce a reperire 1000 euro sensibilizzando enti pubblici e associazioni, riusciamo contemporaneamente a realizzare il progetto, e a fare informazione e politica per l’Africa oltre la giornata elettorale.

Un saluto di pace,
"Beati i costruttori di pace" e Chiama l'Africa
Riteniamo importante far girare l'appello
che dalla società civile Congolese è arrivato sino a noi
e ci ha visto partecipare alla missione dei beati costruttori di pace
in Congo martoriato dalla guerra
come supporto alle prime elezione democratiche della loro storia.

E' necessario ritornare a fine ottobre...

se potete/volete, vi preghiamo di far circolare. ttorio


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Il richiamo del Congo.
Ridesta al suo destino che resta un sentiero minato,
in tutti i sensi.

Il suo futuro,
e con lui quello di una buona parte dell'Africa,
dipende anche da quanto l'occidente si sforza di renderlo indipendente,
da quanto gli occhi rimangono vigili su di una realtà tragica che non possiamo pensare ci è estranea,
essendo così tanto inetto l'occidente ad esportare la democrazia,
ma abilissimo e tanto navigato nell'istallare e fare affari con le guerre.

Facciamo nostro il comunicato di Eugenio Melandri
con noi in Congo nella prima missione come osservatori internazionali volontari,
e invitiamo a far correre voce.

A fine ottobre c'è in ballottaggio la speranza di milioni di uomini e donne.
Vittorio alias guerrillaradio

approfondimenti:
.
-LA GRANDE SPERANZA DEL CONGO.
-DIARI CONGOLESI: Prologo
-DIARI CONGOLESI 2: la lezione di un'elezione

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Elezioni in Repubblica Democratica del Congo




Il 29 ottobre prossimo ci sarà la seconda tornata elettorale nella Repubblica Democratica del Congo. Si procederà al ballottaggio per le presidenziali e alla elezione dei Consigli delle Province (le nostre Regioni).

Si tratterà di un passaggio particolarmente delicato, anche perché la spinta ideale e la maturità politica espressa dalla popolazione nella prima tornata elettorale non sempre trovano un adeguato riscontro in chi
dovrebbe gestire il potere. Soprattutto a Kinshasa ci sono turbolenze che potrebbero minacciare tutto il processo in atto per la democrazia e la pace, fortemente voluto dal popolo congolese.

Dopo aver sperimentato il 30 luglio scorso, nella prima giornata di elezioni, quanto importante e quanto richiesta da tutti sia la presenza internazionale, come associazioni "Beati i costruttori di pace" e "Chiama l’Africa" rinnoviamo la proposta di partecipare come osservatori internazionali volontari, sempre nelle province del Sud e Nord Kivu al prossimo turno elettorale il 29 ottobre.

Sappiamo che i tempi per l’organizzazione sono strettissimi, chi può diffonda la notizia.

Sarebbe molto interessante trovare persone disponibili degli Enti locali; darebbero uno specifico contributo di competenza.

I dettagli del progetto verranno costruiti e condivisi assieme con quanti potranno partecipare; dobbiamo da subito però anticipare che ci saranno due fine settimana obbligatori per la formazione:
il 30 settembre - 1 ottobre
il 14 - 15 ottobre.

Per sostenere il finanziamento, la formula usata la volta scorsa ha permesso sia il reperimento fondi che la sensibilizzazione politica. Se ogni partecipante riesce a reperire 1000 euro sensibilizzando enti pubblici e associazioni, riusciamo contemporaneamente a realizzare il progetto, e a fare informazione e politica per l’Africa oltre la giornata elettorale.

Un saluto di pace,
"Beati i costruttori di pace" e Chiama l'Africa oppure http://guerrillaradio.iobloggo.com/

Dal Blog di paslam

Dal blog di paslam: Alcune riflessioni.....


 


Ciao a tutti, facciamo finta per un momento di essere cattolici.


Proviamo a pensare che esista un dio, un dio che decide la vita, e la morte di tutti noi.


Un bel giorno dio decide di richiamare nel regno dei cieli, qualcuno.


Prima di tutto lo fa ammalare, ma l' intervento dell' uomo, riesce a curarlo.


Secondo, lo fa ammalare di una malattia incurabile, ma l' intervento dell' uomo riesce comunque a limitare il danno, e con macchine speciali, lo tiene in vita.


Sembra proprio che l' essere umano intralci i piani di dio, ammesso che a questo dio ,venga in mente un piano simile.


Ora torniamo alla realta':


Chi siamo noi, per decidere di far soffrire chi non vuole piu' soffrire?


Il clero e' contro la morte, pero' professa che un certo gesu', ad un certo punto della vita, decide di morire in croce, seguendo i piani di dio.


Mi rivolgo a tutti i cattolici: quando gesu' stava per essere crocifisso, dopo tutte quelle frustate e umiliazioni, voi rivisitando questi fatti, avreste sperato in una crocifissione e una morte lenta, oppure optato per la morte immediata,  per porre fine a quella sofferenza?

27.9.06

Senza titolo 1459

Sabato scorso vista la mediocrita per non dire << una cagata pazzesca >> ( ballando con le stelle ) e l'eccessività didascalica ( ulisse il piacere della scoperta di Alberto Angela ) ho noleggiato due film tickets di Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami, Ken Loac 2005 e Goodbye Lenin di Wolfgang Becker 2003 .


TICKETS


Una bella commedia . Tre modi di raccontare dei frammenti di vita attraverso il viaggio . IL film si svolge su un treno che parte dala Germania con destinazione Roma .
Nel primo episodio la storia di un anziano professsore e del suo amore per una assistente ; Nel secondo la storia di un obbiettore di coscienza e della sua accompagniatrice ; nel terzo ( dove si mescola serietà a comicità ) le avventure di alcuni tifosi - ultra scozzezi diretti alla partita di Champions League , intrecciano con la storia di una famiglia Albanese , gia vista negli altri due eepidodi , migrata irregolarmente che va a roma a trovare il padre partito qualche tempo prima .
Esso è divertente fresco nonostante alcuni limiti :in particolare mancanza di collegamento (se non il viaggio in treno ) fra il 2 e gli altri episodi .

Secondo Pero alcuni critici , e sarei d'accordo se la storia del ragazzo e della sua accompagniatrice fossero collegate a quella del professore e degli ultra scozzesi , non è un film a episodi ma un unico film in cui alcuni personaggi via via svaniscono mentre altri stanno ora sullo sfondo ora in primo piano. Il passaggio di mano in mano, da un regista all'altro, non è segnalato: anche se sono riconoscibili le diverse sensibilità, i rispettivi "tocchi".Esso è un inestricabile convivenza di cattiveria e bontà . ma non senza la volontà di gettare qua e là semi di inquietudine, dilemmi morali della vita di tutti i giorni, interrogativi che sono sotto i nostri occhi continuamente anche se la tentazione di girare la testa è prepotente sull'ingiustizia che divide chi - metaforicamente - può permettersi un "biglietto" - un ticket - e chi no.




Goodbye Lennin


un film divertente, toccante, narrativamente impeccabile, che ha ottenuto un notevole successo in Germania ( più di 5 milioni di spettatori) e Blauer Engel alla Berlinale come miglior film europeo . Come evitare di creare dispisceri ad una uscita dal coma e tutto ciò in cui credeva è crollato troppo velocemente ( il muro  di berlino   e  quindi  il governo  comunista   poi traformatosi in dittatura ) ne ha portato alla riunificazione delle due Germanie   ovvero  la ex RFT (  Repubblica Federale Tedesca  ) nota  come  Germania  ovest    che  apparteneva a Gli Usa  e  i suoi alleati  cioè   al patto nato  e la  ex Rdt (  Repubblica Democratica Tedesca ) , informalmente nota come Germania Est, che apparteneva alla ex URss ovvero al  Patto di Varsavia in unico stato
Esso    dimostra  come  provvedere da soli in mancanza dei medici : infatti Gli servirà, perchè� il medico, prima di squagliarsela all'ovest, raccomanda nessuno shock, nessuna notizia traumatica. Ecco quindi c  tale  film è una commedia amara, o se preferite un dramma comico infatti uesto film è un piccolo gioiellino (non per niente ha vinto il premio come miglior film europeo al Festival di Berlino 2003), divertente e, allo stesso tempo, ricco di contenuti. Sempre in bilico fra commedia e dramma, ma mai sopra le righe in nessuna circostanza. Mi sento senz'altro di consigliarne la visione a tutti: ultimamente mi sto avvicinando con interesse a parte del cinema tedesco contemporaneo e devo dire che ne escono ottime pellicole, certo lontane da quelle hollywoodiane (prive ad esempio di quel ritmo e di quegli effetti speciali che tanto colpiscono alcuni spettatori), ma, forse proprio per questo, più vere e profonde.


P.s 
  poichè  ho dei  problemi  tecnici per eventuali conflittualità fra linux mandriva  e  la piattaforma di splinder    se  trovate  delle frasi  nere anziche azzurre   cliccateci sopra  sono   dei collegamenti  ipertestuali  .

26.9.06

Senza titolo 1458

Eutanasia, ecco il kit fai da te


OGGI IN In Olanda e Belgio il kit per la "dolce morte", l'eutanasia, si vende in farmacia, costa 60 euro, non rimborsabili dalla mutua, lo possono acquistare i medici di base. In Olanda l'eutansia, in questo è stato il primo paese al mondo, è prevista dalla legge del 10 aprile 2001, in Belgio del 28 maggio 2002. In Belgio il kit, una scatolina con cinque fiale, qualche siringa usa e getta e un foglietto per le istruzioni, si trova in 250 farmacie del Paese, tutte quella della catena "Multipharma". Nel cofanetto ci sono tre ampolle da 20 ml di Pentothal, potente barbiturico da somministrare, due fiale da 10 milligrammi di Norcuron, paralizzante da tenere come farmaco di riserva e qualche dose di sonnifero.



Eutanasia/ Movimento per la Vita, una follia dibattere sull'onda dell'emotività



Su materie come l'eutanasia o il testamento biologico "non c'è nulla di peggio dell'avviare dibattiti sotto l'effetto di un'onda emotiva". Lo afferma il Movimento per la Vita che in una nota, a firma del presidente Carlo Casini, sottolinea che "sarebbe folle arrivare in Parlamento avendo negli occhi le immagini di Piergiorgio Welby che le televisioni hanno profuso in questi giorni". Casini ribadisce il "no secco ed incondizionato ad ogni forma di
eutanasia", chiarendo che "non è questione religiosa, ancora una volta è in gioco la ragione". 


"La presentazione di un caso particolarmente coinvolgente e capace di commuovere l'opinione pubblica - spiega la nota - è un metodo di azione Radicale ben noto e ripetutamente sperimentato in cui è presente una venatura di violenza perché intende cancellare con il fascino dell'emozione la
lucidità della ragione". Secondo il Movimento per la Vita, "un dibattito serio e costruttivo non può non prendere le mosse dal lavoro fatto dal Comitato nazionale di bioetica che più volte si è pronunciato in materia di eutanasia attiva e passiva. Molto recentemente esso ha valutato la proposta di riconoscimento del cosiddetto testamento biologico, riconoscendone un senso solo nella misura in cui esso consente la continuazione del dialogo medico-paziente senza vincolare scienza e coscienza del medico anche quando il paziente diviene incapace di intendere e di volere". 


"A questo documento - conclude Casini - occorre fare riferimento escludendo che la decisione di farsi uccidere sia un atto di libertà. La libertà infatti suppone la vita e come nessuno può rendersi schiavo vendendo la propria libertà così nessuno può disporre della propria vita se non quando si
tratti di salvare vite altrui".


25.9.06

Senza titolo 1457

 visti  i soliti  pronbelemi che  si  hanno  per chi usa   linux  con la piattaforma  splinder   riporto qui modificato il  post   del  23/09/2006 14:50  che  a differenza   di  qui ha  ottenuto  sia  su blogfriends ( qui  l'url  con i commenti )   sia  benededettaj  ha  ottenuto  molti commenti 


Dopo aver ascoltato nella trasmissione Primo piano d'ieri 22\9\2006 ore 23.15 sull'unica " comunista " della rai ovvero rai tre  la video lettera al Presidente Napolitano di Piero Welby censurata in quanto nessuna delle reti nazionali pubbliche e private ( salvo l'eccezione di rai tre poi ripresa dagli altri ttelegiornali di oggi ) ha dato notizia della conferenza stampa in cui Piero Welby, co-presidentedell’associazione Luca Coscioni, rendeva pubblica la lettera aperta al Presidente della Repubblica in cui chiedeva di poter ottenere l’eutanasia». E’ la denuncia di Marco Cappato (segretario dell’associazione), Marco Pannella (consigliere generale) e Rocco Berardo (vicesegretario), che parlano di «censura inaudita del regime di Rai e Mediaset» sulla lettera di Welby, pubblicata ieri dal Corriere della Sera.
L''unico sito ( almeno secondo le ultime news che ho trovato su gooogle news dell 14.20 che pubblica la lettera integrale è http://passineldeserto.blogosfere.it Sul sito dell'Associazione Luca Coscioni  ( trovate  sotto   nella sezione doocumenti  trovare anche alcuni approfondimenti, nonchè il video messaggio pubblicato sul sito di Repubblica.it )  e alla voce eutanasia dell'enciclopedia free wikipedia.it .  InInoltre  riporto qui   comuinque  per  chi non avesse voglia    d'andarselo a cercare  nei siti elencati  il testo integrale ( scusate  se non ho fatto  rimandio   tlemnatici ma    era  tropo commovente  e struggente  per  riuscire  a  sintetizzartlo   della lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.


<<


Caro Presidente,
scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo anche a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione, ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese.Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da difficoltà non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con l'ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche, incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un baratro da dove non trovo uscita.
La giornata inizia con l'allarme del ventilatore polmonare mentre viene cambiato il filtro umidificatore e il catheter mounth, trascorre con il sottofondo della radio, tra frequenti aspirazioni delle secrezioni tracheali, monitoraggio dei parametri ossimetrici, pulizie personali, medicazioni, bevute di pulmocare. Una volta mi alzavo al più tardi alle dieci e mi mettevo a scrivere sul pc. Ora la mia patologia, la distrofia muscolare, si è talmente aggravata da non consentirmi di compiere movimenti, il mio equilibrio fisico è diventato molto precario. A mezzogiorno con l'aiuto di mia moglie e di un assistente mi alzo, ma sempre più spesso riesco a malapena a star seduto senza aprire il computer perchè sento una stanchezza mortale. Mi costringo sulla sedia per assumere almeno per un'ora una posizione differente di quella supina a letto. Tornato a letto, a volte, mi assopisco, ma mi risveglio spaventato, sudato e più stanco di prima. Allora faccio accendere la radio ma la ascolto distrattamente. Non riesco a concentrarmi perché penso sempre a come mettere fine a questa vita. Verso le sei faccio un altro sforzo a mettermi seduto, con l'aiuto di mia moglie Mina e mio nipote Simone. Ogni giorno vado peggio, sempre più debole e stanco. Dopo circa un'ora mi accompagnano a letto. Guardo la tv, aspettando che arrivi l'ora della compressa del Tavor per addormentarmi e non sentire più nulla e nella speranza di non svegliarmi la mattina.
Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l'amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso - morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita - è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c'è pietà.Starà pensando, Presidente, che sto invocando per me una "morte dignitosa". No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte.La morte non può essere "dignitosa"; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita, in special modo quando si va affievolendo a causa della vecchiaia o delle malattie incurabili e inguaribili. La morte è altro. Definire la morte per eutanasia "dignitosa" è un modo di negare la tragicità del morire. È un continuare a muoversi nel solco dell'occultamento o del travisamento della morte che, scacciata dalle case, nascosta da un paravento negli ospedali, negletta nella solitudine dei gerontocomi, appare essere ciò che non è. Cos'è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: "Ostico, lottare. Sfacelo m'assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m'accerchia senza spiragli. Non esiste approdo". L'approdo esiste, ma l'eutanasia non è "morte dignitosa", ma morte opportuna, nelle parole dell'uomo di fede Jacques Pohier. Opportuno è ciò che "spinge verso il porto"; per Plutarco, la morte dei giovani è un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto e Leopardi la definisce il solo "luogo" dove è possibile un riposo, non lieto, ma sicuro.
In Italia, l'eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non "esista": vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente "terminale" che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di "approdo" alla morte opportuna.
Una legge sull'eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. Anche in Italia, i disegni di legge depositati nella scorsa legislatura erano già quattro o cinque. L'associazione degli anestesisti, pur con molta cautela, ha chiesto una legge più chiara; il recente pronunciamento dello scaduto (e non ancora rinnovato) Comitato Nazionale per la bioetica sulle Direttive Anticipate di Trattamento ha messo in luce l'impossibilità di escludere ogni eventualità eutanasica nel caso in cui il medico si attenga alle disposizioni anticipate redatte dai pazienti. Anche nella diga opposta dalla Chiesa si stanno aprendo alcune falle che, pur restando nell'alveo della tradizione, permettono di intervenire pesantemente con le cure palliative e di non intervenire con terapie sproporzionate che non portino benefici concreti al paziente. L'opinione pubblica è sempre più cosciente dei rischi insiti nel lasciare al medico ogni decisione sulle terapie da praticare. Molti hanno assistito un famigliare, un amico o un congiunto durante una malattia incurabile e altamente invalidante ed hanno maturato la decisione di, se fosse capitato a loro, non percorrere fino in fondo la stessa strada. Altri hanno assistito alla tragedia di una persona in stato vegetativo persistente.
Quando affrontiamo le tematiche legate al termine della vita, non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide, con amore, il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata, desidera la sua guarigione. I medici, resi impotenti da patologie finora inguaribili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tra desideri e speranze, il tempo scorre inesorabile e, con il passare del tempo, le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa desiderio di abbreviare un percorso di disperazione, prima che arrivi a quel termine naturale che le tecniche di rianimazione e i macchinari che supportano o simulano le funzioni vitali riescono a spostare sempre più in avanti nel tempo. Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita, verrà un giorno che dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti-viventi che finiranno a vegetare per anni. Noi tutti probabilmente dobbiamo continuamente imparare che morire è anche un processo di apprendimento, e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza.Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che "di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale". Ma che cosa c'è di "naturale" in una sala di rianimazione? Che cosa c'è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c'è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l'aria nei polmoni? Che cosa c'è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l'ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa "giocare" con la vita e il dolore altrui.
Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente ‘biologica' - io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico.Sono consapevole, Signor Presidente, di averle parlato anche, attraverso il mio corpo malato, di politica, e di obiettivi necessariamente affidati al libero dibattito parlamentare e non certo a un Suo intervento o pronunciamento nel merito. Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le volontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto.Il sogno di Luca Coscioni era quello di liberare la ricerca e dar voce, in tutti i sensi, ai malati. Il suo sogno è stato interrotto e solo dopo che è stato interrotto è stato conosciuto. Ora siamo noi a dover sognare anche per lui.Il mio sogno, anche come co-Presidente dell'Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l'eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.


Piergiorgio Welby


>>


Ora da Laico credente ( cattolico di sinistra o  catto comunista per  chi volesse  etichettarmi  e  denigrarmi   ) sono contrario al suicidio assistito e all'utranasia ( anche se capisco benissimo e comprendo la loro scelta ) preferisco un testamernto biologico. Concordo con questa intervista \ xcommento rilasciata alla nuova sardegna del 23\9\2006 di Luigi Manconi sottosegretario alla Giustizia .<<Nell’appello di Welby c’è un passaggio fondamentale che non deve essere trascurato: lui dice “morire mi fa orrore”. Si tratta di una persona lucida e consapevole che si chiede se in queste condizioni, in cui “nulla è più naturale”, la sua vita meriti di essere vissuta. Trovo che questo interrogativo abbia un alto contenuto morale». Così Luigi Manconi, da sempre impegnato contro l’accanimento terapeutico, commenta il messaggio di Welby Nell’appello si fa anche riferimento al testamento biologico. Fu lei a presentarne quel primo disegno di legge: a che punto è la discussione e che differenza c’è con l’eutanasia ? «Nel giugno 2005 la commissione Sanità del Senato ha approvato un testo e questo è un passo avanti importante. Il testamento biologico è un documento giuridico attraverso il quale una persona lascia disposizioni scritte sui trattamenti sanitari a cui non vuole essere sottoposta, quando non sarà più in grado di intendere e di volere, e indica una persona di sua fiducia che potrà dare le disposizioni che la riguardano. E’ una battaglia contro l’accanimento terapeutico, contro le cure che non garantiscono alcun miglioramento delle condizioni di salute. Ricordo che l’Italia è il penultimo Paese in Europa per consumo terapeutico di morfina. L’eutanasia invece va oltre perchè prevede un intervento attivo del medico».
Secondo lei davanti a situazioni come queste quali principi dovrebbero essere seguiti ? «In primo luogo valorizzare al massimo l’autodeterminazione del soggetto, ovvero la sovranità su di sè e sul proprio corpo, il testamento biologico può essere poi un passo avanti notevolissimo, in particolare per i pazienti non più lucidi. Infine ritengo che in alcune situazioni si possa prendere in considerazione anche l’eutanasia, ma con la massima cautela, vincoli rigorosissimi e solo in condizioni estreme» E’ il caso di Welby ? «Credo che potrebbe esserlo, perchè si tratta di una persona così consapevole, lucida, informata e motivata. Ma soprattutto perchè dice che ha orrore della morte, quindi non banalizza il ricorso ad essa, ma la considera una soluzione estrema. Credo che nel suo chiedere l’eutanasia ci sia appunto un’istanza morale».
Fu sempre lei nel 2001 a sollevare il caso di Eluana... «Eluana Englaro è in stato vegetativo permanente da 14 anni, nel testo approvato in Senato questa condizione non viene esclusa, quindi può essere contemplata nelle direttive anticipate. Questo significa che con un testamento biologico io potrei chiedere che mi venga staccata la spina se dovessi trovarmi nelle condizioni di Eluana. Ma questo sarà certamente oggetto di un conflitto molto aspro». Crede che in Italia si arriverà mai a una legislazione sull’eutanasia sul modello olandese ? «No, ma con il testamento biologico faremo un grande passo avanti». (m.v.) >>
eccovi cosa dice il sito a buondiritto : << [....] Il testamento biologico o testamento di vita, come qualcuno preferisce chiamarlo, traducendo in modo maggiormente pedissequo l’espressione anglosassone living will, è un documento, redatto con ponderazione analoga a quella che è doveroso utilizzare per i testamenti “tradizionali”, e dotato (o almeno così si spera) di altrettanto analoga certezza legale, con il quale il testatore affida al medico indicazioni anticipate di trattamento, nel caso infausto in cui in futuro possa perdere la capacità di autodeterminazione, a causa di una malattia acuta o degenerativa assolutamente invalidante, soprattutto da un punto di vista mentale, o di un incidente eccezionalmente grave. In astratto, il testamento di vita potrebbe limitarsi contenere indicazioni, perché il medico massimizzi gli sforzi di salvaguardia della vita di chi lo ha sottoscritto; ma si tratterebbe evidentemente di indicazioni che non farebbero altro che confermare il dovere deontologico e giuridico del medico di operare sempre e comunque per la salvezza del paziente. Nella realtà concreta delle cose, la redazione di un testamento biologico è auspicato da e per coloro che, prefigurandosi ipotesi tragiche come quelle descritte, ritengono che in situazione patologiche estreme sia un bene per gli uomini morire anziché continuare a vivere e preferiscono quindi essere uccisi che essere curati.[...] >> Oppure cosi rispondo alle accuse   di faziosità e  di  essere  a senso unico    riportnado alcuni estratti  da   quest'altro sito
http://snipurl.com/x5s2 ) di cattolici di destra neoconservatori   o  Teocons   ( per  usare   un a rtrmine  ormai  di moda )
(in parte lo condivido e  in parte no )    di   questo discorso  di  Giovanni Paolo II, del 25 marzo 1995, al n. 66: "Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell’esistenza di chi soffre, l’eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante "perversione" di essa: la vera "compassione", infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. [...] "La scelta dell’eutanasia diventa più grave quando si configura come un omicidio che gli altri praticano su una persona che non l’ha richiesta in nessun modo e che non ha mai dato ad essa alcun consenso. Si raggiunge poi il colmo dell’arbitrio e dell’ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire. [...] "Così la vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone". >>
Quindi  conclu do dicendo  No anche all'accanimento terapeutico a tutti i costi e ala libertà di scegliere o meno come avviene in alcuni paesi Europeri




APPROFFONDIMENTI


Documnenti sul caso


- audiovideo di Piergiorgio Welby (streaming su repubblica.it)
- audiovideo di Piergiorgio Welby (versione real)
- audiovideo di Piergiorgio Welby (versione flash)
- le foto in alta risoluzione (file .zip) 


Film sull'eutanasia



Libri






Collegamenti esterni





24.9.06

Senza titolo 1456

Io stò col Papa

 


NON PUO' ESISTERE UN DIO CHE VOGLIA LA GUERRA


 FARE LA GUERRA E' UN AGIRE CONTRO DIO



 



Ne abbiamo sentite di tutte i colori in questi giorni, da cattolici, cristiani, non cristiani, politici, religiosi... che strazio al cuore!


Ma lo vediamo ogni giorno il volto dei malati, dei feriti in guerra o per attentati, la vediamo la tristezza ed il terrore negli occhi dei bambini dei paesi dove si  spara e si uccide? Lo sentiamo il grido dei poveri, dei soli, di quelli che del terrorismo non gliene frega niente e che del petrolio, della ricchezza e del benessere non sanno neppure cosa farsene sballottati come pupazzi in mano dei potenti e di quattro pazzi scatenati che amano il Dio della distruzione?


E' veramente incredibile come il dio denaro e l'odio abbiano offuscato le menti!


Sì, perché in fondo abbiamo paura che ci vengano a togliere anche un solo fiore dal nostro giardino che ci siamo costruiti con sudore, mentre c'é chi muore e soffre, chi non ha nulla, chi non ha neppure gli occhi per piangere.


Forse é meglio che rispondiamo veramente, alla domanda di Cristo:


"Ma tu, non gli altri, tu, chi dici che io sia? "


Forse é meglio mettersi veramente in contemplazione di Colui che non ha avuto paura di dire la verità, accettandone le conseguenze mortali, trattato come un animale da sacrificio, brutalizzato, calpestato, deriso, umiliato, sputacchiato, crocifisso, dilaniato con la lancia anche dopo morto, abbandonato...


Ci si vergognava di Lui, tutti, eccetto la Madre e Giovanni, erano scappati, e chi non era scappato si era fermato per tirare le conclusioni: "Mah, un altro matto esaltato!"


E noi, di fronte a questo uomo che non assomiglia neppure più ad un uomo, tanto é distrutto nel fisico ed annientato, chi diciamo che sia? E' Dio? Perché se lo é, questa affermazione implica anche accettare la sua volontà, accettare di testimoniarlo, accettare che possa cambiare il nostro cuore per conformarlo a Lui, accettare di seguirlo, fino in fondo, sulla Croce, magari morendo martiri testimoni...


Ci stiamo? Qui non si tratta di dare il proprio giudizio sulle cose e sulle parole, si tratta di dire SI o NO. Accettiamo?


 


"Una candela accesa ha il potere di accenderne mille spente.


Mille spente non accenderanno mai una candela"...



Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.


Beati gli afflitti, perché saranno consolati.


Beati i miti, perché erediteranno la terra.


Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.


Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.


Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.


Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.


Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.


Beati voi quando v’insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,


diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.


Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.


Così, infatti, hanno perseguitato i profeti prima di voi...

23.9.06

Senza titolo 1455

è  talmente  agghiacciante  questa news    , considerata  dai  media  una  non news , ed  emerge solo ora  nella  rubrica  "  Glia altri Noi  storie  d'immigrazione  "  di repubblica  .it ,  che    non riesco a  trovare le parole per   commentarlo  .  Perchè  se una  parola  è  troppo due  sono poche  ( cit  ) 

Derubata e subito arrestata i miracoli della Bossi-Fini



Una ragazza moldava subisce uno scippo, disperata si presenta dai carabinieri e viene arrestata. Come se non bastasse, è anche il giorno del suo diciannovesimo compleanno. E' stata una delle notizie minori dell'estate. E' rimasta schiacciata tra le previste stragi del Mediterraneo, il muro di Padova, le fanfaronate di Calderoli e le tradizionali tragedie di agosto. Eppure, almeno nello schema generale, è una notizia a diciotto carati. Somiglia molto al classico 'uomo morde cane'. Il problema è che appena si va oltre il racconto del fatto, si scopre che era tutto normale. Non è un caso di malagiustizia, né di razzismo: Maria è finita in cella perché la legge è stata applicata correttamente.
Appena dentro la stazione dei carabinieri, ha raccontato lo scippo, e non nemmeno ha perso la pazienza quando le sono stati chiesti i documenti. Con calma ha spiegato: "Erano nella borsa". Poi ha descritto la sua situazione: "Vivo a Roma con i miei genitori e i miei cinque fratelli. Hanno tutti il permesso di soggiorno. In casa sono l'unica irregolare". Infine ha detto il suo nome e il suo cognome.

I carabinieri hanno immesso i dati nel computer e hanno scoperto che all'inizio di quest'anno Maria era stata trovata senza permesso di soggiorno. Come prevede la legge, le era stato notificato l'ordine di lasciare l'Italia. Il computer però non spiegava che immediatamente, d'accordo coi genitori e con l'assistenza di un legale, aveva presentato ricorso. E aveva anche ottime speranze di vederselo accolto: la Corte costituzionale ha, infatti, corretto il rigido meccanismo della Bossi-Fini affermando che se l'immigrato irregolare dimostra di non essere in grado di ottemperare all'ordine di espulsione, il reato non c'è.
Maria si trova esattamente in questa condizione. Era minorenne e tutta la sua famiglia aveva già da tempo lasciato la Moldavia quando la madre, non avendo più nessuno che in patria potesse occuparsi di lei, decise di farla venire in Italia d'urgenza. Per non lasciarla sola.
Ma le cause davanti al giudice di pace hanno tempi lunghi. Così, il giorno dello scippo, Maria era ancora in attesa del giudizio. Consapevole dell'ambiguità della sua condizione teneva, nella borsetta rubata, una copia del ricorso al giudice di pace. Come d'altra parte, in lacrime, ha detto ai carabinieri.
E' stato inutile. Ha trascorso in una cella la sera e la notte del suo compleanno. L'indomani è stata portata al palazzo di giustizia per la direttissima di convalida dell'arresto. Convalida scontata, perché Maria all'ordine di espulsione non aveva ottemperato. Ma lo stesso pubblico ministero ne ha subito chiesto la scarcerazione. E il tribunale, accogliendo la richiesta di termini a difesa avanzata dal legale di Maria, Gianluca Arrighi, ha fissato la prossima udienza per il 20 ottobre. Un bel rinvio per una "direttissima". In realtà un modo per tentare di conciliare la Bossi-Fini col buonsenso.
Ma è molto difficile. Se entro il 20 ottobre il giudice di pace avrà deciso per la revoca dell'espulsione, Maria sarà assolta. Se invece la decisione le dovesse essere sfavorevole, l'assoluzione non sarebbe automatica e, in astratto, potrebbe anche essere condannata. Ovviamente, con tutti i benefici di legge. Inoltre ricorrerebbe in appello. Nell'attesa, non avendo alternative, resterebbe in Italia. E, chissà, dopo qualche mese potrebbe essere fermata per un nuovo controllo (è da escludere che, nel caso sfortunato di un nuovo scippo, vada dai carabinieri). E così via. Fino alla prossima sanatoria, alla Cassazione. O, chissà, alla riforma della Bossi-Fini.

Senza titolo 1454

VIA LOMELLINA. L’ULTIMO SALUTO DELLA CITTA’ ALLE VITTIME



"Sono certa che si farà piena giustizia, ma qualsiasi essa sia non risarcirà il dolore arrecato ai familiari delle vittime". Con queste parole il Sindaco Letizia Moratti ha lasciato la Basilica di Sant’Ambrogio dove si sono celebrati i funerali delle vittime della strage di via Lomellina. Per dare l’ultimo saluto al piccolo Francesco Orlando, a Esmeralda Sfolcini e a Tommaso Giancola anche tanti milanesi che hanno affollato il piazzale della chiesa accogliendo l’invito del Sindaco di stringersi attorno al dolore dei familiari.


Intanto prosegue l’impegno del Comune per offrire assistenza a coloro che sono rimasti senza casa. Da un confronto tra il Sindaco Letizia Moratti e il Vice Sindaco Riccardo De Corato, d'intesa con gli Assessori ai Servizi Sociali, Mariolina Moioli, e alla Casa, Gianni Verga, è emersa l'ipotesi di offrire in via transitoria lo stabile di corso Lodi agli evacuati del civico 5 e 9. A quanti rimanessero ancora senza alloggio e a tutti gli sfollati del civico 7 potranno essere destinati in maniera più omogenea gli spazi nello stabile di piazzale Dateo. Rimangono comunque a disposizione di riserva gli altri alloggi che l'Aler ha offerto al Comune per questa emergenza.


Per chi volesse effettuare una donazione è sempre attivo il conto corrente numero 6152661134/08 ABI: 3069 - CAB: 1783 presso Banca Intesa, Tesoreria del Comune di Milano, via Silvio Pellico 16, filiale 2003. Nella causale va precisato che il versamento è a favore delle vittime di via Lomellina

22.9.06

Senza titolo 1453

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Prima di possedermi

graffio alta tela

Dilatata dal sangue e dal sudore.

Io monile

*

Dovuti ringraziamenti ad Arnyen

per avermi reso.


arnyen.splinder.com

21.9.06

Senza titolo 1452

Dopo un po’ impari la sottile differenza tra tenere una mano e incatenare un’anima. E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza.

Senza titolo 1451

Ecco cosa ci dicono i palestinesi ----

 



Questa la loro versione.....e ci chiedono la difusione..


Prima arrestano Moh'd Saleh, un palestinese di  23 anni. Tutto normale rispetto alla foto!!


 


 Poi lo fanno sedere a terra, sospettando abbia una bomba.  Tutto abbastanza normale, no?


 


 Lui è ancora a terra, loro fanno domande ad un secondo palestinese sulla scena. Sembra che lo abbiano immobilizzato, avendo il completo controllo della situazione.


 


 Non è abbastanza?  OK!! Adesso devono spogliarlo per assicurarsi che non abbia esplosivo addosso. Da quel che possiamo vedere è praticamente nudo a terra, (almeno hanno la decenza di lasciargli le mutande), è ovviamente disarmato ed impotente, non c’è alcun segno di resistenza e tanto meno una bomba. Quindi cosa farebbe un paese democratico come Israele, che afferma di rispettare la vita e la dignità umana??? Lo imprigiona??


 


  L’immagine parla da sola!!!!


 


 La minima cosa che puoi fare, mentre te ne stai seduto comodamente sulla tua poltrona, è di mandare questo documento a tutte le persone che puoi, specialmente agli occidentali, così che possano avere una pallida idea di quello che stanno passando i palestinesi!!


            E invece NO!!!


VEDI SERVIZIO ANTIBUFALA


http://www.elettrosmog.com/orrore/


 


20.9.06

Senza titolo 1450

Lo che  questo  è un post  da soluzioni   ma   causa  dei diversi impegni  preferisco  scriverlo qui  .

 Non solo riporta i collegamenti con  scritti su file  openoffice.org   o openoffice.org witer   ma  quando vado a correggere  cioè a fare modifica   con esplorer  mi riporta  anzi che  all'opzione cjhe richiedo all'opzione scrivi  con sotto  ( senza poterla  correggere  il testo  del post  che  voglio correggere  )

 quindi   anche i teti non evidenziati   alla fine del post  o quellim con  il solo link senza essere sottolineati sono  dei collegamenti ipertestuali  .

Senza titolo 1449






Da oggi , con questo post , inaugurerò una nuova categoria “ miti sfatati “ .per dimostrare che i miti e le leggende metropolitane sono labili ed ingigantiti ( come nel mio caso ne ho già accenato in questo blog ma che prima o poi lo riprenderò perchè mi stanno arrivando email in cui mi si chiede di chiarire e approfondire alcuni aspetti ) lo facciio con due storie .


la prima  è quellla sui Kamikaze Giapponesi che in realtà non erano sempre pronti alla morte
Infatti c'è uno studio di Emiko Ohnuki-Tierney Nata e cresciuta in Giappone, si è trasferita negli Usa e si è laureata in Antropologia. Ora è ricercatrice presso il Dipartimento di Antropologia dell’Università di Wisconsin-Madison. Ora nel suo libro La vera storia dei kamikaze giapponesi ( Kamikaze, cherry blossoms and nationalisms ) dimostra analizando le memorie ( diari , quaderni testimonianze dei familiarti ecc ) e documenti ufficiaòli che essi non volevano morie a tutti costi ma anche quali idee, quali passioni hanno spinto migliaia di giovani universitari giapponesi ad arruolarsi come volontari per le operazioni militari suicide (tokkotai) verso la fine della seconda guerra mondiale anche se la sconfitta del Giappone era ormai segnata? Con una spregiudicata militarizzazione dell’estetica e mediante la scientifica manipolazione di una cultura millenaria, il regime di Tokyo mise in atto un’operazione senza precedenti creando dal nulla una cultura basata su un feroce nazionalismo imperialista. Lettere dei piloti suicidi, documenti segreti, brani poetici e di propaganda ci riportano ad uno dei momenti più drammatici della storia del Novecento. Sull'inserto di Domenica di republica del 17\9\2006 qui per scaricarvi il pdf un ulteriore approffondimento
La seconda ( sempre dalla stessa fonte e sempre dallo stesso link per chi volesse leggersi l'articolo ) è questa :  Piras, l’emigrato mamoiadino, non era Peron  Un film documentario smonta una leggenda nata nel 1951 L’intera storia sarà raccontata dall'inserto della domnica di repullica ( vedere collegameno precedente )
C'è una teoria, sostenuta e argomentata da alcuni studiosi sardi (Peppino Canneddu: Giovanni Piras-Juan Peron : due nomi una persona, Gabriele Casula: Donde Naciò Peron? un enigma sardo nella storia dell'Argentina- 2004 Ed. Condaghes, Raffaele Ballore: El Presidente www.piras-peron.it ) secondo cui Perón sarebbe stato, in realtà, un emigrato
sardo ,tale Giovanni Piras di Mamoiada (  foto  a  destra  )  inventatosi natali argentini per sfuggire alla coscrizione durante la prima guerra mondiale .La notizia del Peron Sardo appare per la prima volta nel marzo del 1951  in un articolo a firma di un avvocato-giornalista di Mamoiada Nino Tola . Data e luogo di nascita sono in discussione anche in Argentina. L'anagrafe è contestata da Hipolito Barreiro che nella sua pubblicazione "Juancito Sosa, un indio Teuelche" del 2000-Buenos Aires sostiene che Juan Peron non è nato a Lobos l'8 ottobre 1895 ma a Roque Perez il 7 ottobre 1893. Recentemente è stato richiesto l'esame del DNA, non dai parenti del Piras (che non hanno mai avuto pretese sulla successione), ma dall'argentina Marta Susana Holgado, che ha promosso una causa presso la magistratura argentina sostenendo di essere figlia di Perón e reclamando una parte della sua eredità.. Ora si scoperta che tale cosa è falsa . La scoperta è stata fatta da una giovane regista, Chiara Bellini, e da uno dei pronipoti di Giovanni Piras, il nuorese Piero Salerno. Essa una lunga storia, cominciata nel 1951 quando su L’Unione sarda apparve un articolo dal titolo “Nato a Mamoiada il dittatore Peron ?”. 



La storia proseguì nel 1984 con la pubblicazione del libro del mamoiadino Peppino Canneddu “Giovanni Piras - Juan Peron, due nomi-una persona” e poi nel 2004 con l’uscita di “Donde naciò Peron?” del tonarese Gabriele Casula. Una storia sostenuta non solo da una serie di coincidenze sorprendenti, ma anche da numerosi testimoni oculari che, negli anni, hanno riconosciuto senza esitazione Giovanni Piras nelle fotografie del capo de los descamisados.
La scoperta è avvenuta durante la realizzazione del film-documentario “Identità - la vera storia di Juan Piras Peron”, realizzato dalla “Morgana srl” del produttore indipendente Francesco Scura che, a fine mese, sarà proiettato in prima nazionale a Nuoro.
Per realizzare il film-documentario, Francesco Scura, Chiara Bellini, Piero Salerno e la giornalista argentina Faustina Hanglin hanno trascorso, nell’estate del 2005, oltre due mesi tra la Patagonia e la Pampa, hanno interrogato decine di testimoni e visitato un’infinità di archivi e di cimiteri. A guidarli, le poche informazioni contenute nelle cinque lettere (le uniche superstiti di un carteggio ben più ampio) che Piras scrisse ai familiari tra il 1911 e il 1912.Il primo a pubblicarle fu Peppino Canneddu. Le prime quattro sono datate San Cristobal e l’ultima Tostado, due piccoli centri della provincia di Santa Fè. Piras scrive ai familiari di essere diventato un “macchinista di macchine” e di essere impegnato nellla costruzione di una linea ferroviaria . E’ stato questo l’indizio decisivo: ha consentito di individuare la compagnia per la quale Giovanni Piras lavorava e di risalire all’archivio storico. È emerso il fascicolo personale (con l’esatta data di nascita: 26 marzo 1891, il nome del padre, Antonio, e della madre, Marianna Massidda) e soprattutto si è scoperto che nel 1955 Piras presentò una domanda per la ricostruzione della carriera a fini pensionistici.
Secondo i sostenitori dell’identità tra l’emigrato e il dittatore argentino, lo scambio di persona doveva essere avvenuto attorno al 1920. Dalla ricerca è invece emerso che nell’anno successivo, cioè il 1921, Giovanni Piras si sposò.
Rientrati in Italia, gli autori del documentario hanno preso contatto con le anagrafi comunali dei diversi centri della provincia di Santa Fè che comparivano nel fascicolo della compagnia ferroviaria e, all’inizio dell’estate, hanno individuato il luogo dove Giovanni Piras visse.Due settimane fa, la conferma definitiva: una telefonata tra Piero Salerno e una delle sue zie argentine.Giovanni Piras non diventò Peron ma condusse una vita agiata ed ebbe tre figlie, tutte viventi, e morì il 15 giugno del 1959. Piero Salerno andrà a incontrare i parenti ritrovati quanto prima e, per questa ragione, mantiene ancora il segreto sul nome della città dove vivono e anche sul luogo dove si trova la tomba del prozio. A La Repubblica ha però voluto manifestare una speranza: «Mi auguro - ha detto - che non fosse peronista». Pero i miti si sa sono difficili da smentire percjhè oltre gli studi di cui parlavo prima c'è soprattutto dal fatto che è molto radicato nefglio abitanti di mamoiada  ( e   come  non dargli torto   vedere questa  foto  di J. Peron  e  confrontarla   con quella  sopra  riportata  di Piras   ) infatti come dice la nuova del 18\9\2006
<<


MAMOIADA.


Il paese respinge la tesi di un nipote-regista del «colonnello» Giovanni Piras I mamoiadini non credono alla rivelazione di un regista che presenterà un film-verità su Peron. Il film smonta la certezza che dietro il colonnello ci fosse Giovanni Piras emigrato dal centro nuorese. Poco conta che a documentarsi sia stato un pronipote di Giovanni Piras.La piccola patria dei mamuthones ha accolto con scetticismo la rivelazione che Giovanni Piras, emigrato in Argentina agli inizi del secolo scorso, e passato poi nella storia locale come Juan Domingo Peron, in realtà non era il capo dei descaminados dell’America Latina.Non vogliono proprio credere che dopo 30 anni di ricerche si sveli improvvisa un’altra verità. «La Nuova» e «La Repubblica» ieri mattina sono andati a ruba per un servizio sulle ultime scoperte fatte da un pronipote di Giovanni Piras, Piero Salerno, in un archivio della compagnia El Ferrocarril General Belgrano, presso la quale il giovane mamoiadino emigrato avrebbe lavorato. «Un ritrovamento emozionante» dicono Faustina Hanglin e Piero Salerno (che hanno realizzato un film sulla vera storia di Juan Peron, in uscita alla fine di questo mese), scrive Bellu. Si tratta della domanda di pensionamento di Giovanni Piras, nato a Mamoiada, figlio di Antonio Piras e Marianna Massidda, sposato con Errera Maria Marenco, dalla quale ha avuto due figlie, tuttora viventi. Tutto coinciderebbe tanto da far crollare tesi precostituite con anni e anni di lavoro sulla vera identità del generale argentino.
 Ma nonostante tutto oggi a Mamoiada si continua a credere alla prima versione dei fatti che vede un loro concittadino salire le scale del potere. E tanto mistero sulla sua improvvisa scomparsa viene giustificato proprio col ruolo che il giovane andò a occupare. «Quando gli altri emigrati sono rientrati in paese - dice Francesco Piras (figlio di un cugino in secondo grado del personaggio), oggi 96 anni - hanno raccontato dell’avventura del loro compagno. Sta bene - avevano detto - meglio di tutti noi. Ma per questioni di sicurezza non avevano potuto andare oltre perchè lo stesso Giovanni Piras avrebbe rischiato grosso già solo per aver dato una identità fasulla. Lui aveva cercato fortuna in “Bona agheras” - aggiunge tziu Franziscu - voleva chiudere con la vita del pastore che rendeva ben poco. Aveva dieci vacche che pascolava nella tanca di Janna e erru, tra Mamoiada e Nuoro, e a 18 anni decise di mollare e partire. La madre gli diede il suo anello in segno di ricordo e di fortuna. Scrisse e mandò pure dei soldi fino ad un certo punto - continua con trasporto l’anziano nipote - poi è sparito. Solo le notizie dei suoi compagni hanno rincuorato i parenti che iniziavano a pensare al peggio. Che motivo aveva Giovanni Piras - si chiede il vecchio - di nascondere la sua identità se non per motivi importanti tali da fargli rischiare pure la galera? Non aveva senso che sparisse perchè era affezionato alla sua famiglia d’origine». A pensarla come tziu Franziscu sono anche altri anziani. C’è chi ha pure parlato di indiscrezione nei confronti di Juan Peron che ha sempre cercato di occultare la propria identità. «Perchè dobbiamo essere noi a cercare di identificarlo, se da sempre lui ha deciso il contrario?». Ma ad essere scettici dopo la lettura dei quotidiani di ieri sono gli stessi ricercatori che da più di trent’anni hanno cercato di svelare il mistero. «Sono tanti gli elementi che portano lontano le due figure tra di loro - dice Raffaele Ballore - e in questa situazione, mi viene solo da sottolineare, che se Juan Peron non è stato il nostro Giovanni Piras è senza dubbio comunque un altro sardo. Il generale ha sempre esternato la sua sardità. Ci sono testimonianze che non si possono ignorare - aggiunge -. Peron parlava bene l’italiano, e nonostante il nonno lo fosse è impossibile che gli avesse insegnato la lingua tanto bene. Non ci resta che aprire un tavolo di confronto con gli storici con la speranza che prima o poi si riesca a chiudere definitivamente questa storia». Ad essere del tutto contrario a questa nuova teoria è il ricercatore Peppino Canneddu, autore del primo libro sul caso. Lui ritiene di aver appreso dell’esitenza delle due figlie di un certo Giovanni Piras dell’Iglesiente però, e non di Mamoiada. «Le ho pure conosciute - afferma Canneddu - e sono state loro ad affermare che la madre del padre era tale Melis e non Massidda. Erano pure rientrate in Sardegna qualche anno fa, erano curiose di conoscere la terra natale del genitore. Il certificato di matrimonio di questo Giovanni Piras e quello di morte parlano chiaro e cancellano ogni dubbio. Forse solo il test del Dna potrebbe dare una svolta alla vicenda». Che dire: un nuovo punto e a capo per tutti. A meno che Piero Salerno, non stupisca con altre scoperte.


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la terza
è invece la sfasamento di uno dei principaali miti degli Stati Uniti più precisamente quello della prima donna immigrata La sua statua, celebrazione dello spirito del pioniere, è vista da milioni di turisti.Ma l'irlandese che inaugurò il centro sull'isola non andò nel W est, andò a New YorNon fu Annie Moore a sbarcare a Ellis Island 114 anni fa: scoperta la vera eroina del Sogno americano. La leggenda smontata attraverso ricerche in vecchi archivi e su internet . Eccovi l'articolo da cui hopreso talòe news



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WASHINGTON - C'è una falsa santa sull'altare del sogno americano. La prima persona che sbarcò a Ellis Island e da lì si incamminò verso il nuovo mondo, non era quella che da un secolo la nazione celebra. Si chiamava Annie Moore ed era una ragazza irlandese di 15 anni. Con il cappellino premuto in testa contro il vento gelido della baia di New York, Annie raggiunse il West, la frontiera, il Texas e la leggenda.
Dal primo gennaio del 1892, quando "l'isola delle lacrime" fu aperta, la ragazza del West è divenuta monumento, letteratura, sillabario, culto, simbolo e soprattutto mito. Dunque, come tutti miti, un falso. La vera Annie Moore, non andò mai nel West, non raggiunse il Texas, non morì a 46 anni sotto un tram a cavalli come vuole l'agiografia ufficiale. Divenne la moglie di un fornaio a New York dove morì anziana e stanca, dopo avere messo al mondo 11 figli e raschiato la vita dell'emigrante senza soldi. Per centoquattordici anni, gli americani hanno venerato la ragazza sbagliata.
Maledetta internet, e maledetti revisionisti della storia, la ballata americana di Annie Moore si è sfarinata quando una ricercatrice di genealogie dal nome impossibile, uno di quei nomi che i bruschi funzionari di Ellis Island avrebbero certamente storpiato e anglicizzato per pigrizia, la signora Smolenyak Smolenyak (non è un refuso, è nata Smolenyak e ha sposato uno Smolenyak) si è voluta divertire a compiere qualche indagine su Annie Moore. Il New York Times, al quale la Smolenyak in Smolenyak ha raccontato la sua scoperta, spiega che molto presto la ricercatrice cominciò a sospettare che nel puzzle della eroina irlandese ci fosse qualche pezzo che non quadrava. Anche nella approssimativa anagrafe della fine Ottocento, soprattutto in quel Texas da poco divenuto Stato, le impronte della "ragazza del West" andavano in direzione diversa da quella celebrata nel folklore ufficiale.Può non sembrare una scoperta sconvolgente questo caso di "identità sbagliata" se non fosse che la vita e le avventure della ragazza di Cork, in Irlanda, che un rude marinaio gentiluomo fece passare avanti a tutti nella fila al marinaresco grido di "ladies first", prima le signore, era diventata un santino della mistica americana, come il tè inglese gettato a mare a Boston, il grido di "Gli inglesi stanno arrivando!" del ribelle Paul Revere, o la difesa disperata di Fort Alamo contro i Federales del generale Santa Ana. La statua di bronzo di Annie, cappellino in testa trattenuto da una mano e borsetta nell'altra dopo settimane di viaggio nella stiva del piroscafo "Nevada", erano vista dai milioni di turisti che compiono il pellegrinaggio della baia di New York sul Ferry, dopo la Statua della Libertà. Era additata ai fanciulli come l'incarnazione dello spirito del pioniere che si avventurava verso il West senz'altro capitale che il proprio coraggio e i propri sogni. Ogni anno, per le feste comandante dell'orgoglio nazionale, i discendenti e pronipoti texani di Annie Moore erano portati a Ellis Island - che nel 1954 chiuse i battenti e dal 1990 funziona soltanto come museo - ed esibiti come gli scrigni del dna che ha fatto l'America. Peccato che fosse la famiglia sbagliata.
Smontare la leggenda è stato facile. La "falsa" Annie Moore già viveva in Texas nel 1880, dunque non poteva essere la "vera" Annie Moore, la prima donna a Ellis Island, e fu inaugurata il primo gennaio del 1892.
La Annie vera aveva avuto un'esistenza assai più lunga, ma anche molto meno glamorous. Non aveva mai attraversato il fiume Hudson, quello che separa Manhattan dal resto del continente verso l'Ovest. Era stata inghiottita da quella New York che risucchiava immigrati per costruire sé stessa, secondo la celebre frase attribuita a un italiano: "Venni in America credendo che le strade fossero lastricate d'oro e ho scoperto che non erano affatto d'oro e che toccava a me lastricarle", mentre le loro donne facevano figli. Annie la cattolica ne aveva fatti 11, dei quali soltanto cinque erano sopravvissuti. Aveva sposato un fornaio nella East Side di Manhattan e morì di vecchiaia, nella propria coraggiosa miseria. Non travolta da un tram a cavalli come l'eroina del melodramma ufficiale, finta e sfortunata.
Naturalmente, è stata la potenza di Internet a infliggere il colpo mortale alla epopea della "fanciulla del West". Quando la Smolenyak, una Ceca di origine, fece appello ad altri curiosi e storici via il Web, in una settimana le arrivarono fotografie, documenti, certificati e reperti che stabilirono senza dubbio l'errore. E' stato un semplice caso di "identità confuse", quali certamente abbondano nel folklore e nella leggende in tutto il mondo? O la vita e i tempi di Annie Moore sono stati volutamente distorti per creare un apologo di propaganda popolare offerto alla mitologia del "sogno americano", come il falso aneddoto del piccolo George Washington "che non diceva mai bugie al papà" o del campione di football Pat Tillman, volontario nella guerra in Afghanistan ucciso dai Taliban, prima che si scoprisse che era stato in realtà abbattuto per errore da un commilitone che gli aveva sparato alle spalle.
Questo della "Annie sbagliata" è probabilmente un errore innocente, un mito gentile e non credo che la statua della ragazza con il cappellino smosso dal vento sarà abbattuta come un falso storico. Non doveva essere poi molto diversa, fisicamente, dalla "Annie vera" e in fondo la sua storia è ancora più bella e commovente dell'altra. Una vita negli slums di New York, tra italiani, irlandesi, polacchi, ebrei dell'est europeo, e 12 milioni di morti di fame che attraversano Ellis Island, richiedeva anche più coraggio che la traversata delle praterie. Tra i pronipoti della "vera Annie", oggi ci sono medici, avvocati, insegnanti e un economista che ha fatto fortuna. Il monumento è falso, ma il sogno americano per la contadina irlandese ha funzionato. Ci sono voluti 114 anni perché funzionasse, ma i poveri devono avere molta pazienza.


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  ( repubblica online del 15 settembre 2006 )


Questa storia mi ha fatto ricordare la storia di un mio lontano parente da parte di amdre che era emigrato per due anni in argentina e che proprio a Ellis Island come dice questo sito globalivision : << Oltre il 40 percento della popolazione americana, circa 100 milioni di persone, è diretta discendente di quei 22 milioni di immigrati che approdarono ai moli di Ellis Island, nella baia di New York, tra il 1892 e il 1924: la più grande migrazione mai registrata nella storia dell’umanita’ sino a che la Grande Depressione prima e l’aereo poi ridussero e diversificarono le modalita’ di ingresso. E tutti sono passati per questa isoletta, gemella di quella sulla quale poggia Miss Liberty, la Statua della Liberta’, oggi in vista di uno splendido panorama delle Torri del WTC e di Downtown Manhattan, e allora alla soglia del Paese del Burro e del Sogno Americano. Ellis Island non era niente più che una stazione di controllo sanitario e di identita’ che rigistrava arrivi alla media di 5mila al giorno con punte che raggiungevano le 10mila teste, una tappa obbligata prima che le masse si spargessero sul Continente. Genti di tutto il mondo che si mescolavano: l’origine del melting pot, il grande calderone della societa' multietnica, è qui. E oggi è anche su Internet all'indirizzo www.ellisislandrecords.com, oltre che sui computer del Center, un archivio di 22 milioni di nomi, appunto, completo di Paese di provenienza, città di partenza, nome della nave, e altre indicazioni personali. Tutto questo è il frutto del lavoro di centinaia di volontari Mormoni che hanno impiegato 5,6 milioni di ore per listare tutti i passeggeri arrivati in quegli anni.>> ( contiunua qui ) . Infatti è pèer questo c che essa sia “un antenato” di quello che oggi sonoi i Cpt per i migranti, istituiti i [ sic ] dal centro sinistra e e resi ancora peggiori con la Bossi-Fini del centro destra , come dimostra la storia di Ellis Island per chio fosse interessato la può leggere nel primo link riportato ala fine di questo post
Ora dopo avervi raccontato queste tre storie mi rendo conto che è sempre frustante e trista quando ti mettono indiscussione un mito o una leggenda ( come Babbo Natale o il topolino per denti che ti cadono ) ma è la vita e poi d'altronde eè meglio cosi perchè nella vita nulla è eterno e definitivo altrimenti si finisce come una barzelletta degli anni '70 \ 80 : << Pierino e la sorela : Nonna dove siamo nati ? Nonna ; i maschi sotto un cavolo e le femmine sotto una rosa . Pierino ( rivoolto ala sorella ) senti gli la diciamo al veriità o la lasciamo morire idiota ? >> . Inoltre tutto questo mi fa venire in mente : 1) il film “ il figlio di bakunin di Gianfranco Cabiddu del 1997 ; 2) un episodio della serie tv i Simpsons più precisamente
Lisa l'iconoclasta" qui ( in inglese ) e qui ( in italiano ) potete trovare dele news su questa puntata










APPROFONDIMENTI


Prima Storia



Seconda Storia



Terxza storia






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