10.10.08

Vajont 9.10.1963-9.10.2009

 Le polemiche  ( almeno per me  che  vedo un etica   e m'indigno e  nel mio piccolo cerco  di porvi rimendio   cosa  che la maggior parte  della gente  ha  smesso di fare ) per  il tentativo  cdi colpo  di spigna  chiamato  legge salva  manager   ( qui maggiori dettagli  ) mi  fà venirte in mente  una  storia italiana  ( conclusasi  come sempre   nessun  colpevole  e  nessuno ha  pagato  qui tutta  la storia
e  in questo video qui Servizio trasmesso da "Le Iene" l'11 ottobre 2007, in occasione del 44° Anniversario del disastro del Vajont.
 



avvenuta    quasi  50  anni  fà 
Lo so che  è un post  non mio , ma  ,  cut -past  da  una  nostra  utente  ( o ex  visto che  non  scrive  più nonostante  sia registrata  ed iscritta  al  nostro blog ) , preso  da  un  altro blog  cdv  blogfriens
  ma   fra lavoro  e ultimi esami e la  tesi  , e  altri impegni non ho moltotempo per scrivere  io un articolo . Questo post  è dedicato  a le persone citate  nel video  ivi riportato 




Una foto di scena del film di Renzo Martinelli
' Vajont '  tratta  dalla galleria  fotografia  di sky tg24  dedicata  a tale evento

adesso  dopo questa  intro   veniamo  all'articolo in questione  pubblicato da  blogfriends  da Rossafata giovedì, 09 ottobre 2008, 13:07 in per non dimenticare

<< Una settimana prima della tragedia i tecnici in servizio sulla diga manifestano apertamente, ai dirigenti, la loro preoccupazione. Sordi boati e scosse del terreno sono all’ordine del giorno. I tecnici parlano del pericolo anche con gli amici, tramite il filo del telefono: «Qui da un momento all’altro si va tutti in barca»; «Sto mangiando e la scodella balla». Tre giorni prima del disastro l’ing. Caruso dell’ENEL, viene delegato a seguire in permanenza l’andamento della frana. Il geometraqui tutta  la storia Ritmajer che era stato trasferito a Venezia viene bloccato sulla diga. Gli operai addetti ai servizi non vogliono più andare a lavorare. Il vice-sindaco di Longarone, Terenzio Arduini, telefona al Genio Civile di Belluno per essere rassicurato sulle voci di grave pericolo che circola nella zona. Viene rassicurato. Nel pomeriggio del 9, fino alle ultime ore prima della tremenda valanga d’acqua, partono per Venezia, sede dell’ENEL-SADE, drammatiche telefonate dai geometri sulla diga, annunciando l’imminente pericolo. «Mi lasci vedova» grida la moglie del geometra Giannelli, inutilmente tentando di convincere il marito a non tornare al suo posto di lavoro. Alle ore 21 si risponde al geometra Ritmajer, che tempesta di telefonate la direzione di Venezia, di «dormire con un occhio aperto» ma di stare calmo, che a Venezia non si prevede tanto pericolo. Sempre alle 21 si mandano due carabinieri a Longarone nei villaggi sotto la diga per avvertire la popolazione di non allarmarsi «se dalla diga uscirà un po’ d’acqua». Alla stessa ora l’ing. Caruso chiede ai carabinieri di far bloccare il traffico sulla statale d’Alemagna, senza preoccuparsi che la strada passa proprio in mezzo al centro abitato di Longarone. Nessuno pensa di far evacuare i paesi. Probabilmente si si fidava fin troppo della prova sul modello effettuata dia grandi professori, equivalente al gioco dei bambini che buttano sassi in un catino d’acqua.Alle 10,45 il Toc frana nel lago, sollevando una paurosa ondata d’acqua. Questa si alza terribile un centinaio di metri sopra la diga, tracima dalla stessa e piomba di schianto sull’abitato di Longarone, spazzandolo via dalla faccia della terra. A monte della diga, un’altra ondata impazzisce violenta da un alto all’altro della valle, risucchiando dentro il lago interi villaggi. Oltre 2.500 vittime in tre minuti d’apocalisse." (Tratto da Tina Merlin, Sulla pelle viva" , edito da CIERRE Edizioni, Verona, e parzialmente pubblicato su http://www.tinamerlin.it )  >>

 >>

 ed  edito, ma  ormai esaurito   dal  quotidiano  l'unita  )

  concludo con citando lo  speciale  di sky  (  ecco  qui  le pagine  )  altro  che la  rai 



“Si ricordi bene. La diga terrà perché è fatta a regola d’arte, ma la montagna cederà e voi farete la fine dei topi”. Queste parole furono dette durante i lavori da uno degli ingegneri della diga del Vajont ad una donna del luogo. E la notte del 9 ottobre 1963 divennero realtà. A quarantacinque anni di distanza History Channel racconta la storia della tragedia del Vajont, dando voce ai sopravvissuti con Vajont, l'immagine dell'orrore. Scritto da Andrea Prandstraller e Michele Barca per la regia dello stesso Prandstraller, il documentario che è stato realizzato da VeniceFilm Production per Fox Channels Italy con il contributo della Regione Veneto e del Comune di Longarone, andrà in onda in versione integrale venerdì 10 ottobre alle 21:00.
Si tratta di molto materiale inedito, come i filmati girati da una mini troupe dei Vigili del Fuoco, che voleva documentare le operazioni di soccorso: immagini molto dure, che ci trasportano direttamente a Longarone la mattina del 10 ottobre 1963 e svelano l'enormità del dramma. Ma è soprattutto il racconto corale dei testimoni, di chi perse la propria famiglia e la propria casa.   ecco l'url del video

3 commenti:

degiorgioblog ha detto...

Con la Tragedia del Vajont è risaltata nitida una pennellata sul quadro di quell'Italietta da "piano Marshall" che l'eredità del Fascismo andava costruendo...

Quel che ricordo in contemporanea,sono le cento lire che il maestro(anzi,il Signor Maestro,come eravamo obbligati a chiamarlo...)ci incaricò di chiedere ai nostri genitori per inviare aiuti

ai poveretti che avevano perso tutto,tranne la vita,s'intende...

Ho conosciuto poi successivamente gente che pare avesse in quell'occasione trafugato gli aiuti(anche le mie cento lire?),così come chi si è immediatamente trasferito nella ricostruita Longarone,attratto dalla prospettiva di non pagare tasse per i venti anni successivi...

Il Vajont è stato,in definitiva,un monumento al pressapochismo(per essere buoni,nonostante tutto...)umano...

Saluti.


Marcello De Giorgio.

compagnidiviaggio ha detto...

grazie dela tua preziosa testimonianza . mi ha fatto molto piuacere , in quanto non l'ho vissutta perchè sono del 1976 , se non tramite ricordi indirtetti dei miei nonni e dei miei genitori

anonimo ha detto...

Ciao.


Cercalo in libreria, è l'unico su questo TEMA (il "dopo"):

http://deastore.com/libro/vajont-l-onda-lunga-quarantacinque-anni-lucia-vastano-ponte-alle-grazie/9788879289702.html#top



IL LIBRO



Dell’onda alta duecento metri che la sera del 9 ottobre 1963 si abbatté su Longarone, Erto e Casso, Castellavazzo e altri comuni fra Veneto e Friuli, sappiamo quasi tutto. Lucia Vastano prende le mosse da quella notte e in questo libro racconta cosa ne è stato delle tante persone che l’onda non uccise ma sconvolse per sempre, decimandone le famiglie, distruggendone le ragioni di vita, le tradizioni, i pochi beni.


Racconta della loro rabbia e del loro dolore, della loro speranza di giustizia continuamente delusa; racconta le indecenti trame che grandi potentati industriali come piccole cricche del malaffare hanno ordito alle loro spalle, gestendo i colossali finanziamenti per la ricostruzione; racconta le complicità della politica locale e nazionale; racconta le truffe ai danni della povera gente, indotta con le minacce o l’inganno a firmare tregue con l’ENEL in cambio di pochi spiccioli; racconta degli attentati continui alla sensibilità dei sopravvissuti e alla corretta memoria storica della tragedia.


Una tragedia che non è mai finita, una tragedia che è l’emblema di tutte le tragedie ecologiche e industriali, causate dall’avidità e dalla cecità dell’uomo.





I GIUDIZI



"Questo libro-inchiesta restituisce la parola alle vittime: i morti e i sopravvissuti; l’umanità ferita, traumatizzata, umiliata. Lucia Vastano racconta una storia di vinti, da mettere vicino a quelle scritte da Nuto Revelli. E, come quelle, a permanente monito contro i soprusi, l’arroganza, la violenza del potere."

dalla prefazione di Paolo Cacciari


Petizione Vajont online: http://www.petitiononline.com/vajont05/


Tiziano Dal Farra, Udine.

Ma sono di Belluno, e quel giorno avevo sei anni.


Ciao

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