H a falsificato la patente, ma lo avrebbe fatto soltanto per amore della figlia gravemente ammalata. È finito sotto processo, ma il suo difensore ha sollecitato l'assoluzione. È il dramma di un giovane padre di Gonnesa (del quale non pubblichiamo le generalità a tutela della piccola) emerso, ieri mattina, in tribunale davanti al giudice Paolo Pes. L'operaio è accusato di falsificazione del permesso di guida e guida senza patente. «Sì, la patente è falsa», aveva risposto con candore ai carabinieri che nel novembre del 2008 lo avevano fermato alla guida del mezzo comunale per la pulizia delle strade. Un'ammissione fatta con candore e seguita da una giustificazione: «L'ho fatto per necessità, perché la mia bambina è gravemente ammalata, ha continuamente bisogno di essere sottoposta a visite mediche e nessun altro può accompagnarla».
IL PROCESSO Il suo legale di fiducia, l'avvocato Giovanni Raimondo Serra, ha prodotto la documentazione medica dalla quale si evince che la bambina è cerebrolesa e ha realmente bisogno di essere sottoposta a frequenti accertamenti nelle strutture sanitarie. Partendo proprio da questa circostanza il legale ha basato la sua arringa difensiva, dopo che il pubblico ministero Gloria Ligas ha chiesto la condanna a una pena minima di 4 mesi e 15 giorni di reclusione e la sospensione della patente che, nel frattempo, il giovane padre ha conseguito. «Ci troviamo di fronte al caso di un uomo il cui intento non era certamente quello di violare alcun precetto giuridico - è stata la tesi dell'avvocato - il mio assistito non lo ha fatto certo per poter andare a spasso o in discoteca, bensì per motivi che hanno una particolare rilevanza sociale, ha agito spinto dalla necessità».
IL PROCESSO Il suo legale di fiducia, l'avvocato Giovanni Raimondo Serra, ha prodotto la documentazione medica dalla quale si evince che la bambina è cerebrolesa e ha realmente bisogno di essere sottoposta a frequenti accertamenti nelle strutture sanitarie. Partendo proprio da questa circostanza il legale ha basato la sua arringa difensiva, dopo che il pubblico ministero Gloria Ligas ha chiesto la condanna a una pena minima di 4 mesi e 15 giorni di reclusione e la sospensione della patente che, nel frattempo, il giovane padre ha conseguito. «Ci troviamo di fronte al caso di un uomo il cui intento non era certamente quello di violare alcun precetto giuridico - è stata la tesi dell'avvocato - il mio assistito non lo ha fatto certo per poter andare a spasso o in discoteca, bensì per motivi che hanno una particolare rilevanza sociale, ha agito spinto dalla necessità».
Cinzia Simbula
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