23.3.09

la volpe e la bambina di Luc Jacquet


la volpe ela bambina ilo trailer italiano





Lo so che non dovrei recensire libri e altre opere d'arte e dare quindi ragione ad Adele parillo soprattutto negli ultimi 3 punti di questo suo post  e  dovrei fare  come fa  ( vedere i suioi post  )  il nostro  cdv  lesploratore ma    questo  è  uno   di  quei  film che  diventano parte  di te  . Era    da  tempi di ET   e  di Navigator

e la storia  infinita  ( l'edizione   del 1984  non pedisegui  o quasi sguel   del 1990  e del 1994 ) e le scene    dell'amicizia  uomo-lupo   di  Zanna bianca  e  del film Balla con i lupi  (  uno dei miei primi nik  internettiani   e  della mia  prima  email   su  yahoo,,poi chiusa   perchè perdetti la password   yahoo  )   che  non vedevo   film  per bambini   cosi  belli  e  poetici  , molto  toccanti.
 Bellisime le fotografie  sembra  di vedere   un documentario  .
 L'intento dell'autore .<< L' 'idea del film, l'amicizia tra una volpe e una baLmbina, nasce da un ricordo prezioso della mia infanzia. Ho avuto la fortuna di vivere una fanciullezza libera e spensierata, i miei nonni mi regalarono le "chiavi" dei boschi e mi lasciarono libero di sperimentare la bellezza della natura sulle montagne dell'Ain. Fu proprio durante una passeggiata tra gli abeti che incontrai la "mia" volpe. Era talmente impegnata a cacciare che non si accorse di me. Desideravo osservarla, studiarla ma poi mi prese il desiderio irrefrenabile di avvicinarmi. Fu così che la volpe si accorse di me e per un attimo, brevissimo ma indimenticabile, i nostri sguardi si incrociarono, poi fuggì via spaventata. Non ho mai scordato quella volpe e la domanda che mi feci da bambino: "Perché gli animali temono l'uomo e fuggono lontani da noi?". La volpe e la bambina cerca di rispondere a questo interrogativo e di restituire allo spettatore l'emozione e l'intensità di quel mio incontro.
Quando ho scritto la  sceneggiatura de La volpe e la bambina ho pensato principalmente ai racconti per bambini che mi era capitato di leggere nell'infanzia e in età adulta. In quelle storie si narra con parole semplici del rispetto della natura e del rispetto dell'altro. Ho costruito il mio film come una favola, perché mi permetteva di eliminare le cose reali: la scuola, i genitori della bambina, le case. Il cuore del racconto doveva essere la relazione tra la bambina e la volpe, tutto il resto soltanto suggerito. Come fonte d'ispirazione potrei citare anche " IL piccolo principe " di Antoine Saint-Exupéry, un libro meraviglioso che descrive una volpe simbolica e dotata della parola, io invece volevo che la volpe del mio film restasse un'animale selvaggio, una creatura assolutamente reale. (  .... )  >> qui  le altre pagine   dell'articolo da  cuoi  ho tratto   questa  foto  è stast   a mio avviso realizzato  appieno  .
Un   film godibile  , emoziante  , tocccante  , libertario   alla faccia di mia madre   che diceva  che  er a un film  per  bambini   e  : <<  forse  va nbene   a  Elena  ( mia  nipote  acquisita   figlia  di  una figlia  di un cuginbo di mio padre che  ha  3  a<nni    )  e  volendosi vedere un altro film   mi ha  costretto ad andare  a vedermelo   nella gelida mansarda    dove   c'è  il  pc   . Infatti   e  qui coincludo  concordo con   :  <<  (   (....)  
In definitiva un film incantevole, genuino e con una piccola protagonista da ammirare per il suo vestito sempre uguale e il suo zainetto a spalla, che ci ricorda Pippi Calzelunghe e il suo amore per gli animali, realizzato con dolcezza e maestria da un perfetto conoscitore dell'argomento che lo rappresenta sullo schermo in maniera perfetta, lasciandoci il ricordo di una natura che ha preso vita di fronte ai nostri occhi con sentimento e non solo documentaristica. Un film di piccoli protagonisti (per età e dimensione) adattissimo a tutte le età. >>(  qui l'
articolo integrale  di Pietro signorelli su   it.movies.yahoo.com/ 


Percorsi
 sito ufficiale  ( in francese  )
www.lerenardetlenfant.com/
Recensioni   dei media

http://www.mymovies.it/recensioni/?id=46900
scheda del film  e speciali vari
filmup.leonardo.it/sc_lavolpeelabambina.htm


Senza titolo 1395

  VE LO RICORDATE L'AUTOCARRO FIAT 50 ?  :-)


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Senza titolo 1394

  L'AVETE LETTA LA FIABA PERCHE' L'ELEFANTE E' COSI' GRANDE ?  :-)


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22.3.09

Kabul

GABBIANI2                                                                    Immagine di franca bassi "gabbiano"


kabul


I miei occhi di gabbiano
sono stanchi di vedere
tanto odio...tante guerre.
M'appaiono schegge
di luce azzurra,
bagliori di lampi gialli...poi rossi,
nelle orecchie un grande fragore,
poi il silenzio! una grande pace.
Una paura sottile  m' avvolge,
stringo la mia vita e torno a dormire.
Un rumore sordo mi sveglia!
vedo come un film la mia vita.
Nel cielo torna il chiarore,
da dietro nuvole di fumo acre
silenziosa la luna appare
sull'antica torre,
sembra la luce di un faro amico,
che illumina con amore
lo specchio di mare
e aspetta  il ritormo dei suoi figli.
Prima di riposare le mie ali stanche,
ritrovo tra i pensieri
frammenti di volti  amici,
cuori spezzati dal dolore,
giovani sorrisi spenti appena nati.
Intorno un immane flagello.
Odo  ancora il pianto
di una giovane madre alla ricerca
di un figlio che non c'è più.
Provo nelle mie ali
dolore di carni strappate,
vedo nella polvere
brandelli di tela insanguinata,
solo una terra bagnata di lacrime amare.
Ricordo... per le strade polverose
il correre dei  bambini ormai soli
alla ricerca di una mano,
come  in un sogno li vedo mentre
vagano per i vicoli... corrono
dietro un aquilone colorato
diventato solo un gioco
di un sogno ormai strappato.
Cerco per le strade di Kabul
i frammenti di note di una  voce,
il volto di un amico che non c'è più!
Ma loro Vivranno per sempre dentro di me.


franca bassi

NOI

Quanto stupore, pensare di poter creare un mondo e capire che non c'è!


Non si può creare il nulla, non esiste.


Solo i sogni galoppano, come nuvole create da poeti sciocchi, pieni solo di se stessi.


Ricordi?


Progetti fatti su "se" e "ma",  parole magiche che ci aprivano porte immaginarie, fatte da noi.


Noi, parola legata a catena attorno a noi!


Come ci piaceva urlare al mondo NOI!


Noi saremo, noi faremo NOI SIAMO,


si amore mio,


NOI siamo la casa del nostro amore.


Siamo un castello di vita e sogni, basta solo a NOI crederci,


anche se la vita ci dirà sempre di no,


NOI, amore mio continueremo ad amarci,


solo questo in fondo conta...


vero?

I mali della scuola italiana

I MALI DELLA SCUOLA ITALIANA


 


Se possibile, vorrei riassumere in una sorta di compendio, non “manualistico” ma demistificante, quelli che, dal punto di vista di un insegnante, costituiscono i problemi più urgenti e assillanti che pregiudicano e condizionano molto negativamente la vita e il funzionamento della scuola pubblica italiana.


Probabilmente, nell’immaginario collettivo la scuola è recepita e considerata in modo fallace e distorto a causa di insulsi e banali clichè, ovvero sulla base di facili e comodi luoghi comuni estremamente diffusi tra le persone, ma che in effetti corrispondono a false leggende metropolitane che bisognerebbe provare a sfatare con argomentazioni razionali e persuasive.


 


Riforme e controriforme


 


In genere si ciarla molto degli annosi “mali” che opprimono la scuola italiana, ma le autorità istituzionali deputate a rispondere non si adoperano minimamente a risolvere le questioni in modo concreto ed incisivo, ma soprattutto corretto e tempestivo. In ambito politico, ogni tentativo di soluzione non può essere efficace se non è anche giusto e tempestivo: le ingiustizie  finiscono per diventare conseguenze peggiori delle cause. Per la serie “quando il rimedio è più nocivo del male”. In politica il decisionismo e l’efficientismo devono essere aggiustati e calibrati mediante criteri di equità e di equilibrio sociale, altrimenti rischiano di essere profondamente deleteri arrecando danni difficilmente riparabili, che inevitabilmente si sommano e si sovrappongono ai guai preesistenti.


Negli ultimi 15/20 anni i vari ministri che si sono avvicendati a capo del dicastero della Pubblica Istruzione (qualcuno ha persino deciso di derubricare l’aggettivo "Pubblica", tradendo in tal modo le proprie intenzioni) hanno provveduto solo a progettare e varare la propria ipotesi di “riforma scolastica” per apporre la propria firma, lasciando un segno (inevitabilmente infausto e negativo) nella storia.


Insomma, la scuola pubblica italiana è diventata una vera e propria cavia istituzionale, soggetta ai continui e reiterati esperimenti di riforme e controriforme che si sono rivelate assolutamente devastanti in quanto applicate in modo improvvido e sconsiderato.


 


“Fannulloni” e “supermanager”


 


Restando al livello delle alte sfere istituzionali notiamo come, periodicamente, si affacciano schiere di "zelanti" moralisti, predicatori e sputasentenze che, come tanti Soloni saccenti e presuntuosi, sono disposti a crocifiggere i presunti “lavativi” e “perditempo” che imperverserebbero nel comparto della Pubblica Amministrazione, quindi anche nel settore della scuola pubblica. Come se i "fannulloni" e lo "scarso rendimento" degli insegnanti fossero la principale causa dei mali che affliggono la scuola pubblica italiana. Nel contempo si vorrebbe far credere che in quella privata si lavora e si produce senza sosta e senza sprecare tempo e soldi: forse questo spiega le ragioni per cui i finanziamenti statali, invece di essere destinati alle scuole pubbliche vengono dirottati a vantaggio di quelle private?


Come non sembra essere un “infingardo pelandrone” il neoministro Renato Brunetta. Il quale, appena insediatosi al vertice del proprio dicastero istituzionale, evidentemente ossessionato dal mito stacanovista, si è prontamente attivato per promuovere una vasta e martellante campagna anti-fannulloni. Richiamandosi ad una teorizzazione (rivisitata) di Mao Tse Tung che ha influenzato ed ispirato la rivoluzione culturale cinese, il "neomaoista" Brunetta ha affermato in tono solenne che "bisogna colpirne uno per educarne cento". Bene.


Allora, si inizi a dare l’esempio al vertice dello "Stato-azienda", a partire proprio dai quadri dirigenti più elevati che hanno dimostrato di essere assolutamente inefficienti ed improduttivi. Se non addirittura fallimentari. Penso, tanto per citare il primo esempio che mi viene in mente, ai dirigenti pubblici che hanno affondato e rovinato la compagnia di bandiera dello Stato italiano, l'Alitalia.


Questi “solerti supermanager” ricevono uno stipendio annuo che si aggira intorno ai 500 mila euro, vale a dire oltre 1300 euro al giorno! Tale cifra è pari, se non superiore al salario mensile (non giornaliero) percepito da un insegnante qualsiasi o un operaio medio.


Lascio a voi giudicare (liberamente e onestamente) l’estrema iniquità e la sperequazione di questa forbice tra i redditi più alti e quelli più bassi. Un divario scandaloso che è destinato non a ridursi, ma ad allargarsi progressivamente. Come è già accaduto negli ultimi anni.


 


Dopo queste considerazioni preliminari, voglio provare ad esporre nel dettaglio le singole questioni problematiche da me ipotizzate. Sulle quali propongo di ragionare senza quelle ingombranti difficoltà generate da sciocche prevenzioni e rozzi pregiudizi mentali, come possono essere i soliti, vuoti e sterili discorsi ricorrenti nei bar e tra la gente. Si tratta di frasi fatte derivanti da grossolane persuasioni comuni che circolano diffusamente nell’opinione pubblica nazionale a proposito dei lavoratori statali.


 


I peggio pagati in Europa


 


Anzitutto, specie dopo la precedente riflessione, ritengo che il personale docente non sia adeguatamente “valorizzato”. Con tale espressione intendo riferirmi non solo allo scarso rilievo morale e al basso prestigio sociale che ormai la mentalità comune riconosce alla professione docente, bensì mi richiamo anche e soprattutto al temine “valore” inteso in senso marxiano, vale a dire sotto il profilo squisitamente economico-monetario. Insomma, occorre attingere al budget ministeriale per incrementare e migliorare gli emolumenti mensili assegnati agli insegnanti italiani, che risultano i peggio pagati in Europa. E non si tratta di un facile luogo comune.


Infatti, qualcuno mi spieghi come un insegnante che percepisce una retribuzione media che può aggirarsi intorno ai 1200 euro mensili al netto delle imposte trattenute alla fonte, può concedersi il "lusso" di pagare corsi di formazione e di aggiornamento professionale, come può permettersi di acquistare libri, materiali didattici e vari sussidi tecnologici quali cd multimediali, programmi ed altri componenti essenziali al normale funzionamento di un computer (si pensi solo ai costi delle stampanti, delle cartucce per l’inchiostro, ecc.), insomma tutto quanto occorre per informarsi ed aggiornarsi sul piano culturale e professionale.


Ho citato un caso abbastanza dozzinale ma emblematico, che tutti possono valutare facendo un calcolo matematico approssimativo, per far comprendere cosa significhi realmente, quante spese effettive comporti lo studio e l’aggiornamento in un campo professionale come l’insegnamento. Un impegno che non è solo assai difficile e faticoso sul piano mentale, ma è altresì oneroso sotto il profilo economico. Per cui non è più alla portata della maggioranza degli insegnanti italiani. I quali sono notoriamente i meno pagati in Europa.


 


Progettifici scolastici


 


Un altro problema molto serio avvertito (non solo) dal corpo docente, è senza dubbio quello delle cosiddette “attività aggiuntive” a carattere non obbligatorio, vale a dire gli impegni e le iniziative progettuali di tipo extra-curricolare. Mi riferisco in modo particolare ai progetti cosiddetti P.O.N. e P.O.R. finanziati con fondi e sovvenzioni di provenienza europea, nazionale e regionale.


Nel campo della didattica e dell’istruzione scolastica i criteri di quantità e qualità sono in genere difficilmente compatibili tra loro, nel senso che l’una esclude l’altra. In genere la quantità di tipo "industriale" rischia di inficiare e compromettere la qualità di un progetto. Ciò è vero a maggior ragione in un sistema scolastico-educativo, laddove i progetti sono prodotti in serie, praticamente standardizzati. In tal modo le singole istituzioni scolastiche rischiano di diventare vere e proprie "fabbriche di progetti", ossia “progettifici scolastici”. Con inevitabili ripercussioni negative sulla qualità e sul successo della formazione dei giovani.


Personalmente non sono contro i "progettifici" per rivendicazioni ideologiche astratte, schematiche e semplicistiche, ma per ragioni concrete legate alla mia esperienza diretta. Nulla mi impedirebbe di essere favorevole ai progetti di qualità, purché siano attuati sul serio, ma nel contempo sono cosciente che i casi virtuosi sono eccezioni molto rare. Invece, i "progettifici scolastici" si caratterizzano negativamente per vari motivi, anzitutto per una scarsa intelligenza creativa e un’insufficiente trasparenza non solo formale o procedurale, per un livello di inefficacia e inadeguatezza degli interventi, per un’esigua e debole rispondenza alle reali esigenze psicologiche, formative, culturali e sociali degli studenti, mentre obbediscono solo ad una logica affaristica e aziendalistica.


Per non parlare dei continui, imbarazzanti strappi alle regole, delle reiterate violazioni di norme e diritti sanciti dalla legge, delle frequenti scorrettezze commesse all'interno delle singole scuole, derivanti da invidie, gelosie e rivalità individualistiche, ovvero da altre meschinità e grettezze di origine piccolo-borghese.


 


Trasparenza e democrazia collegiale


 


Veniamo alla questione della scarsa trasparenza nella gestione politico-amministrativa ed economico-finanziaria delle scuole e al tema della democrazia collegiale che ormai versa in condizioni estremamente fragili, critiche e decadenti.


Dall’emanazione nel 1974 dei Decreti Delegati che istituirono varie forme e strumenti di democrazia collegiale nella scuola, la partecipazione alla vita e al funzionamento degli organi collegiali si è progressivamente ridimensionata e deteriorata, fino ad essere sancita solo sulla carta. Oggi il potere decisionale detenuto ed esercitato all’interno degli organi collegiali (Consigli di Istituto, Collegi dei docenti, Consigli di classe, interclasse e intersezione) esclude sempre più la maggior parte delle famiglie, degli studenti, del personale docente e non docente. In pratica l’esercizio del potere politico-decisionale nelle singole realtà scolastiche è riservato ad una ristretta cerchia oligarchica formata dal Dirigente scolastico e dai suoi più stretti e fidati collaboratori.


Esaminiamo il caso emblematico di un organo collegiale come il Collegio dei docenti.


Un tempo il Collegio dei docenti era la sede deputata a discutere gli argomenti più elevati, tematiche psico-pedagogiche e didattiche, per cui gli insegnanti, specialmente i colleghi più aperti, curiosi e motivati, culturalmente preparati e coscienti, avevano modo di confrontarsi e maturare sotto il profilo intellettuale e professionale.


Oggi i Collegi dei docenti sono stati ridotti a centri di ratifica puramente formale delle decisioni assunte dai Dirigenti scolastici e dai loro collaboratori. Tale avallo avviene in genere attraverso modalità procedurali assolutamente acritiche ed esautoranti, che negano ed umiliano la dignità e la sovranità dei Collegi stessi. 


In pratica i Collegi dei docenti (o, volendo ricorrere a una formula dissacrante ma efficace, intrisa di amaro e osceno sarcasmo, i "Collegi degli indecenti") sono diventati il luogo più alienante e passivizzante in cui al massimo si dibatte di questioni di ordine prettamente economico-finanziario, ma senza la necessaria e dovuta trasparenza informativa, ovvero senza fornire tutte le informazioni e i dati relativi al budget effettivo di spesa delle scuole. Insomma, i Collegi dei docenti avallano senza neanche conoscere fino in fondo l'oggetto reale sottoposto all'attenzione degli organi collegiali, vale a dire somme, fondi e finanziamenti, in alcuni casi cospicui, che vanno a beneficiare e sovvenzionare un'esigua minoranza di colleghi, coincidente quasi sempre con la ristretta cerchia composta dal cosiddetto "staff dirigenziale".


 


Dall’autonomia scolastica alla “controriforma Moratti”


 


Da oltre 15 anni la scuola pubblica italiana assiste ad un graduale e inarrestabile declino e indebolimento della democrazia partecipativa, in modo particolare dell’agibilità democratica e sindacale e degli spazi di libertà e legalità vigenti al suo interno.


Tale processo di logoramento e di involuzione in senso autoritario e antidemocratico, è dovuto ai colpi letali inferti, senza soluzione di continuità, dai governi sia di centro-sinistra che di centro-destra. Nel caso specifico, le principali responsabilità politiche di tale decadimento sono da rinvenire in due momenti storico-legislativi assai importanti e determinanti: l’istituzione della legge sulla cosiddetta “autonomia scolastica” e l’applicazione della legge n. 53/2003, meglio nota come "riforma Moratti".


Negli ultimi anni è stato possibile sperimentare come l’avvento della tanto decantata "autonomia scolastica" e l’attuazione della succitata "riforma Moratti", non hanno sortito  esiti apprezzabili in termini di apertura della scuola verso le reali esigenze del territorio.


La mera formulazione giuridica della "autonomia" non ha stimolato le singole scuole ad esercitare un ruolo davvero incisivo e trainante, di intervento critico-costruttivo e di promozione culturale rispetto al contesto socio-economico e politico di appartenenza.


In molti casi, le istituzioni scolastiche ribattezzate come "autonome", hanno assunto una posizione subalterna verso i centri di potere vigenti nelle realtà locali, e mi riferisco anzitutto alle Pubbliche Amministrazioni, assolutamente incapaci o restie a supportare finanziariamente un arricchimento della qualità dell’offerta formativa delle scuole.


A tutto ciò si aggiunga un progressivo imbarbarimento dei rapporti interpersonali, sindacali e politici tra i lavoratori della scuola, in quanto questa è diventata il teatrino di sempre più estese e laceranti conflittualità. Questi fenomeni di disgregazione sono una conseguenza prodotta proprio dalla tanto osannata "autonomia", nella misura in cui tale provvedimento normativo non ha generato un assetto organizzativo stabile, equo ed efficiente, ma in moltissimi casi ha generato solo confusione, contrasti, assenza di certezze, violazione di regole e diritti, sia sindacali che democratici, favorendo e incentivando comportamenti furbeschi, autoritari ed arroganti, esasperando uno spirito di arrivismo e di accesa competizione per scopi prettamente venali e carrieristici.


 


Dal “ciclone Moratti” all’“uragano Tremonti-Gelmini”


 


Per illustrare in modo chiaro ed efficace il mio punto di vista critico sull'azione “terapeutica” esercitata dal ministro Gelmini potrei ricorrere ad una metafora molto semplice ed eloquente: penso che la Gelmini stia operando come quel medico che per "rianimare" un paziente quasi agonizzante decide  di sferrargli il colpo letale.


Oggi la scuola è un organismo quasi cadaverizzato, ma non sarà certo la Gelmini, e tanto  meno il super-ministro Tremonti, a farla rinascere, specialmente con interventi di mera amputazione  chirurgica. Al massimo potranno far risorgere, dalle ceneri del passato dove è rimasto  sepolto per decenni, la figura (obsoleta) del "maestro unico".


Un anacronismo storico e metodologico-educativo che continua a sopravvivere nell’odierna società, malgrado l’abrogazione legislativa e il superamento da parte delle più aggiornate ed avanzate teorie nel campo psico-pedagogico e didattico.


Il “maestro unico” ha continuato ad esistere attraverso la televisione-spazzatura, nell’impero globale delle merci e dei consumi, nel pensiero unico dell’ideologia edonistica e consumistica trasmessa dalla pubblicità commerciale, nell’omologazione e nell’appiattimento culturale imposto alle giovani generazioni degli ultimi anni dal “Grande Fratello” televisivo, un potere economico-ideologico asceso stabilmente al governo della nazione. Un dominio totalitario che include ed oltrepassa il fenomeno del berlusconismo, avendolo assimilato ed inglobato nella propria sfera di influenza.


Il pensiero unico, oggi dominante, si è dunque diffuso in modo subdolo e capzioso, come un virus pernicioso ed insidioso, frutto di un crescente degrado culturale della società italiana (ed occidentale in genere), un degrado antropologico di cui il berlusconismo è solo uno degli effetti (il più evidente e clamoroso, forse) ma non la causa.


Le radici storiche di tale degrado affondano in un’epoca relativamente recente.


Le origini del degrado vanno ricercate più indietro nel tempo rispetto all’avvento di Berlusconi e dei suoi network televisivi privati. Vanno indagate in quella fase storica di transizione che sono stati gli anni ’60, gli anni del “boom” economico-consumistico, gli anni della scolarizzazione e dell’acculturazione (e dell’omologazione) di massa.


Anni intensi e convulsi, segnati da grandi mutamenti socio-culturali, economici e strutturali, anni in cui il “Potere occulto” del mercato e dei falsi bisogni indotti, di cui parlava Pier Paolo Pasolini nei suoi “Scritti corsari”, si imponeva in modo profondo  e duraturo, quasi definitivo, affossando la millenaria cultura contadina, una cultura statica ed immobile, in cui era rimasto chiuso ed immerso gran parte del popolo italiano.


Oggi questo degrado è come un’affezione tumorale causata da una contaminazione originaria risalente a diversi anni addietro, ma che esplode improvvisamente, degenerando in una metastasi cancerosa irreversibile e conducendo irrimediabilmente allo stadio terminale. L’ultimo stadio della società tardo-capitalista.


 


Lucio Garofalo

mio tormentone ....

 che  mi fà   stare meglio con il mio passato amoroso





Coincidenze oniriche



Come potete vedee da titolo a volte per strane( anzi stranissime ) e inspiegabili coincidenze della vita capita che i nostri sogni ( in questo caso ) \ incubi si incrocino e a volte s'identificano in un'opera lettera ria , un fumetto nel mio caso .                        Infatti  qualche giorno fa ho fatto un sogno che è quasi uguale a Topolino e il nuovo


°Nuovo Mondo presente nel n°2631   (  copertina presa  dall'ottimo portale  papersera.net  più precisamente   qui nella  galleria    delle   copertine. La   bellissima  e toccante   storia   (  una delle mie preferite  di topolino  )  è   giustamente secondo questo   utente  e questo post   di topoforum   : << Una bella storia sotto diversi punti di vista. Bella innazitutto perchè arriva da un buon soggetto, poi perchè è una bella storia lunga (52 tavole) mentre attualmente si vedono solo storie brevi o non lunghissime e in una storia di venti tavole non si può raccontare granchè. Il soggetto in sè per sè è buono: Topolino e Pippo i due inseparabili amici vanno alla ricerca del nuovo Nuovo Mondo per la loro regina. Questo mondo è stato scoperto da uno scienziato che poi ha scritto tutto in un suo libro prima di morire. Molti sono alla ricerca di questo nuovo Nuovo Mondo, ma non tutti vogliono cederlo alla regina. Infatti Macchia Nera e Gambadilegno si alleano per sottrarre quel mondo appena lo troveranno. Fortunatamente grazie ai nostri due eroi il nuovo Nuovo Mondo riesce a restare ancora segreto questo per non distruggere la flora e la fauna di quel bellissimo continente. Anallizzando la storia però si notano alcuni cambiamenti nel ruolo dei personaggi: infatti la coppia Topolino/Pippo e la coppia Macchia/Gamba non è più quella degli anni settanta, ottante. Nel caso della prima, Pippo non è più insicuro e combinaguai mentre è Topolino ora a ricoprire questo ruolo e nel caso della seconda coppia il più furbo, cattivo e spietato è ora Gambadilegno mentre Macchia è solo un semplice ladruncolo. >>

I punti in comnune fra essa e il mio sogno sono sia  lo scritto  che   da  origine  alla  spedizione  e  che trovate  qui sotto 





Questo è   il nuovo mondo  , un luogo nascosto 
alla  vista  eppure   davanti a  gli occhi  del navigatore 
 dove la sabbia  risplende come diamante   e la pace  regna 
sovrana .
Un mondo protetto dai giganti buoni   del mare  , situato la  dove termina l'arcobaleno 




Una delle differenze e che Topolino è troppo impulsivo e poi razionale , mentre io   a parte qualche ricaduta , sto imparando ad usare il cuore ( e quindi l'impulsività\ l'istinto ) con la mente ( la razionalità ) , andche se con mote difficoltà come potete leggere dai post scritti fin'ora  in quetoi  5  anni d'attività . Ora  c'erano , dai ricordi confusi   che  ne   ho e cyhe non riesco  a riordianre  e  d  evito quindi  di proporli   qui  , anche delle altre differenze , ma Sic , a causa  : sia dal dimenticarmi a volte succede di scrivere appena mi sveglio ( anche durante la notte ) ciò che ho sognato., sia per la mia abitudine ( ne parlato qui sul blog da qualche parte ) che mi porto dietro da circa un ventennio ( non hon ancora , o forse non ho voglia \ cotraggio di scandagliare il io passato di dormire per il 90% dele volte con tende o serrande aperte ho perso nelle prime luci dell'alba questo sogno . E quando ho provato a riaddormentarmi e dormire ancora un po' proima dell'inesorbile squillo di sveglia , non sono più riuscito a tornare a tale sogno e n'è subentrato un altro , ma questa è un'altra storia che prima o poi , cioè quando mi ritornerà in mente , vi racconterò promesso . Perchè se è vero che i sogni\ incubi muoiono ( in teoria , poi se come me hai un passato che ancora ti tormenta te li porti dietro ) è vero che a volte ti può capitare di rifarlo e di nripeterlo anche se mai o quasoi ma uguali come prima .


Vi lascio  con   questa   colonna  sonora :   Immmagine - J.Lennon .,  Adriano Celentano - L'arcobaleno ., Czesław Niemen - Somewhere Over the Rainbow ., Patty Bravo - era l'arcobaleno 




P.s

Perdonatemi cari amici vicini e lontani e nuovi utenti se sono stato confusionario nell'esporre i fatti  fin dalle elementari ( forse al fretta di raccontare o chi sà cos'altro ) sono sempre stato confusionario e solo adesso sto cercardo ( ma ormai è troppo tardi purtroppo ) di rimediare con risultati ondeggianti come il mio racconto (  che ho pubblicato siaq qui sul questo Zibaldone che è il nostro blog o su questo blog di un nostro cdv   che sta  tentando  di   creare  online un  racconto  a  più mani   Eccovi il mio  ( la seconda  parte    e  in elaborazione   o in word   progres  )  hotelerotika.blogspot.com/2008/12/una-storia-damore-dellerotika-hotel.html








Collegamenti

fenomeno scientifico e storia   del simbolo
it.wikipedia.org/wiki/Arcobaleno


Romanzi ,  poesie , fumetti



  • Dove finisce l'arcobaleno  romanzo   di  Smith Wilbur qui ulteriori dettagli sul libro e sull'autore

  • Dove finisce l'arcobaleno poesia di Richard Rive, poeta sudafricano qui il testo




fumetti


  • le  vie del colore  di  Dylan ( omaggio    del copertinista  a  Claudio baglioni  qui maggiori news

  • i numeri   : 100 (  Di tutti i colori ! 07.1990  )  ., 200 ( lo spettro della luce  11.1998 ) ., 300 ( i  sette signori dell'iride    dicembre  2008\  gennaio  2009   )  di martin ;Mystere   


Film e  , doicumentari  , ecc


Sicilia - Italia il Bello del Mondo!!!!

fotohomeQualche tempo fa mi indignai perchè un amico mio, vinctore di un contratto di ricerca per un college americano insieme al figlio del suo professore (uno dei tanti "baroni universitari") dopo essere  stato per due anni in california a studiare i movimenti della crosta terrestre con successo, era tornato a Palermo sicuro di poter ottenere un posto di ricercatore, credetemi se lo meritava tutto, e continuare il suo lavoro, invece quel posto, senza meritarlo, lo ha ricevuto in dono il figlio del "Barone". Solo a pensare e immaginare questo  mi  indigno, ma non vi sto raccontando una brutta storia. No. Questa in Italia è la consuetudine. Così l'idiota oggi è professore universitario, uno di quelli che fanno fare lezione ai loro assistenti, altra illustre schiera di illusi che spera di avere un ruolo un giorno, ma che non ha alcuna speranza, almeno fino a quando le università sono "Baronati". Il mio amico, invece, che è un ottimo ricercatore, oggi vive in Danimarca. Gli hanno dato un allogio più che dignitoso, un laboratorio e un assegno di lavoro che gli consente di vivere adeguatamente e serenamente con la sua famiglia. Si, dico Famiglia, perchè a Palermo non ci avrebbe pensato mai a sposare la sua amata, in Danimarca ha potuto coronare anche questo suo sogno e così raggiungere quell'equilibrio esistenziale che gli consente di poter andare avanti....  Storia a lieto fine? Si, per il mio amico. Ma per uno che ha la forza di credere nelle proprie qualità e di non fermarsi a Palermo, quanti invece restano a fare i lacchè di tanti insulsi "Baroni"?


Una sera a casa di amici, si gioca a carte, e si parla della crisi che sta preoccupando un pò tutti i genitori, parliamo di un ceto borghese che ha ottenuto qualche posizione buona per vivere, forse sarebbe meglio dire sopravvivere, ma non voglio essere troppo scortese con loro e con me stesso, e si parla dell'avvenire dei nostri figli, quelli che oggi hanno da 16 a 30 anni. Uno dice " mio figlio lavora in Nuova Zelanda"! Ah! dico io, "bello, e di cosa si occupa tuo figlio?". la risposta è: " "Veramente non lo so, ma siccome conoscevo l'Onorevole........lui lo ha infilato in questo gruppo internazionale di lavoro e se ne sta a fare la pacchia sei mesi l'anno in giro per il mondo, ufficialmente si occupa di terremoti, ma lui aveva fatto solo un corso qui a.......per enologo. Ma ti assicuro che di vino ne capisco più io che lui...". Penso che al posto di qualcuno "veramente esperto di terremoti", magari come il mio amico che ora vive in Danimarca, la Regione Siciliana, la grande madre buttana che allatta i delinquenti e scaccia i meritevoli, ha sul groppone anche questo parassita. La domanda è quanto riuscirà a resitere, con più di 15.000 " funzionari" di cui 2.000 (sono ottimista) forse lavorano e gli altri stanno al gioco per sopravvivere in questa carcassa che sta lentamente andando verso uno stadio di "COMA IRREVERSIBILE", l'apparato?


Ditemi voi, c'è da essere sereni o da essere incazzati?


Ugo Arioti 

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SOMMARIO


EDITORIALE                                       P. 3


NEWS FROM…EL ALAM P. 5


KUNG-FU MUSLIM! P. 8


IL FUMETTO CINESE P. 8


TRACCE SULLA SABBIA P. 9


JET LI: NON SOLO ATTORE P. 12


SPECIALE CORTOMETRAGGI PARTE 1- P. 13


LA GIORNATA DEL MUSULMANO P. 14


DENTRO AL DRAGONE P. 15


VISIONI ESOTICHE P. 16


TAJ MAHAL P. 17


CHI ERANO VERAMENTE I FONDATORI DELLE 4 SCUOLE ISLAMICHE P. 18


IL TE’ P. 20


BAB ZUWEILA: LA GIORDANIA P. 21


LE PORTE DELL’ORIENTE: CAMBOGIA P. 22


IL FASCINO DEL MISTERO: IL FANTASMA DI MAE NAK P. 24


ANIME GIAPPONESI: DEATH NOTE P. 24


ANIME GIAPPONESI: VICKY IL VICHINGO P. 25


SHENZHEN P. 26


RADIO NI HAO P. 27


LA LINGUA AFRIKAANER P. 30


FAYE WONG O WANG FEI? P. 31


BREVI APPUNTI DI VIAGGIO IN TUNISIA P. 32


TALIP ALTIN P. 33


MISHARI RASHID ALAFASY P. 33


RISTORANTI ETNICI P. 34


IL RICETTARIO P. 38


BAHA’I P. 40


TASMANIA P. 41


FIUMI DI VITA: RIO DE LA PLATA P. 41


MOSTRE E RASSEGNE P. 42


DAL SOL LEVANTE  P. 44


A RIPOSO SU UN’AMACA P. 45


FESTE MONGOLE P. 45


VOCI DAL NILO P. 46


ETNOSITI  P. 49


METROPOLI MULTIETNICA P. 50


RAMAZAN SAHIN P. 53

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  VI PIACE IL LIBRO I STTE SIGILLI DELL'APOCALISSE ?  :-)


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21.3.09

l'amore non conosce barriere

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  L'AVETE VISTO IL FILM CARI FOTTUTISSIMI AMICI ?  :-)


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che tempi


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Er vernacolo de Roma

                                  

Immagine in rete


Er vernacolo dè Roma


Tanto dè cappello
a li sonetti der sor Belli.
Ma oggiggiòrno pe' scrive
er  vernacolo romano
er Belli lo tròvo  arcaico.
mèjo li sonetti der sor Trilussa.
Ma oggiggiòrno
che  so 'na girannolòna
drento  li vicoli de Roma
dò rètta  a le perzòne
che  parleno pe' la strada
er vernacolo de quest' epoca.
Me piace tanto 'sto parlà fiorito
maricorda:
la panza de sor Ardo che girava
tra li banchi dè Campo dè Fiori
rivivo la figura de  Nannarella
mentre core dietro 'na camionetta
e more pe' corpa de la guera.
Passeno l'anni ma li ricordi so' vivi
ve aricordate l'occhi smariti
der poro carbonaro "Gasperino"
co' 'na capa che sembrava
'nu carciòfolo smarito?
E poi er grugno dispettoso de Arbertone
detto  "sor Marchese der Grillo"
do' so finiti ? e chi se li  scorda!
Amichi mii ce vojo provà  anch'io
scusàteme  se sbajo tanto prima o poi
anche un'asino che raja a forza de  cantà
pò anna  a cantà ar treato dell'opera.


franca bassi