4.8.17

la realtà fa ancora paura agli ambienti ecclesiastici e non solo . Il caso della fotografa irene picozzi che è costretta a scrivere al pontefice


L'artista   Irene Pigozzi  non  è  nuova  " agli scandali  "  e  alle provocazioni   (  ovviamente  non volgari  )  artistiche   ecco   lla  sua precedente    provocazione  

ecco una  delle    foto in questione

L'immagine può contenere: una o più persone, matrimonio e spazio al chiuso

Ora  vedendo  questa  foto   sono della stessa  considerazione    espressa  in merigto  al fato prima citato      da 

 [.....]   Opere semplici, delicate e innocue. Che ritraggono coppie gay nel giorno del loro matrimonio. Due uomini, due donne. Vestiti, vicini, romantici. 
Ora io non mi vergogno per la pochezza altrui. Semplicemente la pochezza altrui mi rende furiosa, perché la censura di un'artista dovrebbe far ribollire il sangue, perché spegnere la voce di un'artista significa impedire il contagio della crescita, della bellezza, del pensiero libero. In una città normale, ci si radunerebbe tutti sotto la questura a chiedere che quel progetto sia di nuovo messo a disposizione di tutti. In una città normale, si dedicherebbe spazio a Egle Picozzi e agli artisti tutti. 

Mi piacerebbe che Oristano venisse nominata da GianLuca Nicoletti della Stampa per altri edificanti motivi e non per questa squallida censura omofoba di qualche misero mentecatto e dei suoi seguaci puritani. A cui dedico tutto il mio disprezzo. Col mio nome cognome e la mia faccia. 
Chissà perché questi stronzi il nome e il cognome non ce lo mettono mai.

  e  soprattutto    come dimostrano alcuni  commenti all'articolo  dell'unione sarda  ( vedere  le  righe  successive  ) )  presenti  sulla pagina fb    del  quotidiano  . dimostrano    come      affermo nel  titolo  come  il descrivere la realtà  crei ancora  scandalo


Andrea Pala il peccato in questo caso sta nella sontuosita' delle chiese, quindi eventualmente doveva essere la fotografa e rifiutare che un gesto così grande fosse fatto in un luogo di discutibile eticità
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Marco Scotto Atti pubblici in luoghi osceni
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Giorgio Tromba ahahah😈
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Walter Sanna che stronzate.......conoscete il significato del rispetto?
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Giannino Bastone Il fatto che un gesto naturale sia forzato in un posto come in Chiesa mi sa tanto di provocazione voluta
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6 hModificato
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Andrea Pala differenza tra una foto ed un dipinto rinascimentale?
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    dopo   questa premesssa     vediamo  , alla   emìn essima  chiusura  mentale  , anche  se  qualcosa  (  e  ci voleva una lettera  al papa  😐😔😓 ) pare  si stia  muovendo .  vi terrrò  informati  


Per   ora   gli  è  stato negato ( e   qui la decisione  di rivolgersi  al Santo Padre )  dalla Commissione d'arte sacra della Diocesi di Oristano, nonostante l'assoluto lirismo e la forte sacralità, forse perché ritenuto "osceno"? ... L'artista scrive a Papa Francesco che, nella Cappella Sistina, non nel Duomo di Oristano, così si rivolse alle mamme e ai loro bambini: “Quando un bambino piange perché ha fame, alle mamme dico: se il tuo bambino ha fame, dagli da magiare anche qui, 
con tutta libertà”.


L'Unione Sarda.it » Cultura » Allattamento, no all'opera che ritrae in chiesa una mamma col bebè
CULTURA » SAN VERO MILIS
Allattamento, no all'opera che ritrae in chiesa una mamma col bebè
Oggi alle 10:06


Egle Picozzi con alcune opere





Papa Francesco lo aveva detto durante un'omelia: «Quando un bambino piange perché ha fame, le mamme possono pure allattarlo in Chiesa». E l'artista Egle Picozzi prende spunto per un progetto che cullava da tempo: fotografare una donna che allatta in una chiesa della città. Un modo per rendere omaggio e al tempo stesso attualizzare la Madonna del latte , opera consacrata nell'arte con tanti dipinti. Ma per ora è stato possibile realizzare solo un fotomontaggio. La Chiesa sembrava aver negato l'autorizzazione, ma l'artista trentasettenne non si è persa d'animo e ha scritto una lettera a Papa Francesco . E adesso si apre uno spiraglio anche da parte dell'arcivescovo Ignazio Sanna.
IL PROGETTO - "Volevo realizzare un omaggio alla Madonna del latte, rendendo questa icona contemporanea e legata ad un concetto molto alto di libertà - spiega Egle Picozzi - e così ho pensato di ritrarre una donna che allatta in chiesa, il luogo ideale per rappresentare una Madonna del latte: è come riportarla al suo luogo originario".
LE RICHIESTE - L'artista si è rivolta a vari parroci, ma ognuno rimandava all'autorizzazione dell'arcivescovo. "Ho inviato una richiesta all'arcivescovo Sanna - racconta - ma la mia proposta non è stata accolta". E così l'artista decide di rivolgersi direttamente al Santo Padre, spiegando le sue intenzioni in una lettera: "Sono sempre stata affascinata da un tema ricorrente nella storia dell'arte con la Madonna che allatta, un'opera dal carattere intimo e materno che esprime la natura umana e divina insita in Cristo". Egle Picozzi ribadisce che si tratta di uno scatto naturale senza alcuna volgarità che ritrae "un gesto dolce e delicato che da sempre caratterizza la vita". In attesa di un segnale dal Vaticano, l'artista ha realizzato un fotomontaggio esposto in pinacoteca nell'ambito della mostra "The Brig", in occasione del festival Dromos.




Il fotomontaggio con la rivisitazione in chiave moderna della Madonna del latte



L'ARCIVESCOVO - L'arcivescovo Ignazio Sanna intanto chiarisce che è necessario coinvolgere la Commissione diocesana per valutare il progetto. "Forse la fotografa ha interpretato la mia risposta come una negazione dell'autorizzazione, per me personalmente non c'è nessun problema se si volesse realizzare questo progetto". Ma serve appunto il parere della commissione diocesana. Anche don Ignazio Serra, parroco di San Vero Milis, sarebbe felice di accogliere un progetto simile. "Se l'arcivescovo lo autorizza, sono d'accordo - spiega - la nostra Madonna di Spagna è una Madonna del latte. Il gesto dell'allattamento è un gesto d'amore". Anche l'insegnante di storia dell'arte Maria Antonietta Motzo ricorda che il tema della Madonna del latte è frequente nella storia dell'arte: "Ne abbiamo tante testimonianze nell'arte spagnola ma anche in quella italiana - osserva - se il progetto vuole far riflettere e lanciare un messaggio sul ritorno alla naturalità ben venga. Del resto il ruolo dell'arte è anche quello di lanciare provocazioni".


e  qui  sotto    tratto  da  

il testo della   sua  bellissima lettera  al pontefice 



LA LETTERA DI EGLE PICOZZI A PAPA FRANCESCO







diAmbrogio Lorenzetti,
 Madonna del Latte, 1324-25,
Egle Picozzi, Madonna del latte, 2017  buil  suo per  ora  fotomontaggio
Alla Cortese Attenzione  Siena, Palazzo Arcivescovile

Sua Santità Francesco

Mi rivolgo a Sua Santità, speranzosa che la mia richiesta venga accolta e valutata positivamente.
Mi chiamo Egle Picozzi, sono una fotografa e sto attualmente lavorando ad un progetto artistico sulla libertà di espressione.
In questo caso, mi rivolgo a Sua Santità, dopo aver tentato di fare richiesta analoga già ai parroci e all’Arcivescovo della mia città, Mons. Ignazio Sanna, ma mi è stata negata la possibilità, con la seguente affermazione:
“La sua proposta non può essere accolta, perché non c’è possibilità di armonica integrazione con l’esistente.”
Mi spiego, l’argomento di mio interesse è l’allattamento materno, esattamente come la storia dell’arte ci insegna, con le sue numerose Madonne del latte.
Sono affascinata dalle raffigurazioni artistiche che parecchi artisti, nel corso dei secoli, hanno dedicato alla Madonna che allatta, opera dal carattere intimo e materno che vuole esprimere la natura umana insita in Cristo assieme a quella Divina, che nel tempo è diventata simbolo di sollievo alle sofferenze delle anime del Purgatorio.
Il mio intento è quello di omaggiare questa importante icona, rendendola contemporanea e legata ad un concetto molto alto di libertà, ritraendo una mamma che allatta il proprio bambino.
Prendendo appunto esempio dalle parole di Sua Santità:
“Quando un bambino piange perché ha fame, donne allattate pure in Chiesa.”
A questo proposito, chiedo il permesso e la possibilità, per questo mio scatto del tutto naturale, privo di volgarità e caratterizzato dall’eleganza del gesto materno, di poter utilizzare come ambientazione l’interno di una chiesa della mia città.
D’altronde non sto violando nessuna legge e nemmeno suscitando atti osceni, si tratta di un gesto dolce e delicato, che da sempre caratterizza il Creato e la stessa Vita.
Il fine di questo lavoro fotografico, è quello di inserirlo all’interno di un contenitore di informazione, sia per quanto riguarda la rappresentazione storica della Madonna del Latte, sconosciuta a molti, sia dal punto di vista contemporaneo della possibilità/libertà di un gesto del tutto amorevole verso il proprio figlio, pubblicandolo nel mio portfolio fotografico.Con la speranza di essere riuscita a spiegare chiaramente il mio intento,non posso che augurarmi in una risposta positiva.
La ringrazio anticipatamente per l’attenzione  e mi scuso se Le ho recato disturbo
Con ogni migliore augurio a Sua Santità.
Un saluto affettuoso,Cordialmente  Egle Picozzi

3.8.17

NON chiamatelo RAPTUS ma FEMMINICIDIO

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Dopo la  lettura  di questo articolo  riportato  da Daniela  Tuscano  sulla  nostra pagina facebook  (  appendice  del blog  )   

Pubblicato il 
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profili-della-violenzaAncora oggi dobbiamo parlare di femminicidio. E questo avviene in  Friuli, zona di buon livello culturale e con ampi contatti con paesi europei. Non possiamo quindi invocare tradizioni arcaiche verso la figura femminile che comunque le leggi hanno cancellato. Oggi la violenza di genere è ritenuta violazione dei dritti umani.Eppure il femminicidio in Italia è aumentato del 15% dal 2013 ad oggi.
Perché avviene questo?Perché a fianco di una sempre maggiore evoluzione culturale e professionale della donna, assistiamo a reazioni inadeguate dell’uomo, che percepisce spesso una ferita al proprio narcisismo questi successi. Fate attenzione! Il narcisismo è una caratteristica che abbiamo tutti e ci permette di sviluppare autostima. Ma se degenera nella patologia, dovremo affrontare una totale mancanza di empatia e di autocritica. Non parliamo quindi di raptus, scientificamente inesistente!!! Parliamo di persone che strutturano un’immagine di sé idealizzata e onnipotente  e quindi non possono tollerare un rifiuto.Studiosi di psicologia ( es. Kernberg) legano l’aggressività ed il sentimento di odio alla struttura della personalità narcisistica.Se abbandonati o delusi, mostreranno un’apparente depressione per attirare interesse, ma in realtà provano rabbia e risentimento  con desideri di vendetta  e mai una vera tristezza per la perdita. Questo aspetto è molto importante  se si analizzano i rapporti affettivi  e le conseguenze di eventuali crisi. Perché mi dilungo su questi aspetti? Perché voglio negare parole come “ evento inaspettato e imprevedibile”. Perché queste persone risultano spesso gradevoli e affascinanti, ma se il loro potere nella relazione affettiva viene messo in discussione , la violenza si manifesta immediata.E aggiungo: l’episodio estremo non è mai isolato, spesso è stato preceduto da comportamenti che dovrebbero essere un campanello d’ allarme. E allora vorrei sottolineare; anche in assenza di un evidente danno fisico ci sono motivi per una denuncia. E’ importante rendere noto che i mutamenti che sono stati introdotti nel diritto hanno portato ad attribuire  un nuovo peso ed un nuovo ruolo al danno psichico ed a questo proposito gli articoli del codice penale sono molto chiari nello stabilire quali atti o comportamenti sanzionare.
           (Amelia Alborghetti per SeNonOraQuando?Udine Associazione)
chiedo alle femminste in particolare a Daniela Tuscano E'  vero  che  il termine raptus è abusato dai media e dala mentalità della gente ,  e   che  : <<  Quando parliamo di “raptus”, mettiamo la violenza inaudita, quella imprevista, impulsiva sotto il consenso terminologico.>>   e   che   <<  (...)  È un termine abusato da chi stila perizie, per vanificare la colpa di chi commette azioni di grande violenza. Bisognerebbe spolverare i sussidiari di educazione civica che tanto amavo quando ero bambina e rieducare la civiltà affinché questo non accadesse. Non bisogna giustificare l’efferatezza di un crimine, la prevaricazione contro i più deboli. Giustificare è come avallare l’idea che la violenza si può “accettare” di più se commessa in un momento di pazzia. (... )  da    questo articolo  di   Monica Capizzano preso da http://www.ilcarrettinodelleidee.com/
 ed sono pochissimi 1- 2 % quelli che uccidono o fanno violenze sulle donne per effettivi problemi psichici .Qualora ci fosse un omicidio o tentato omicidio della partner , cosa più unica che rara uno sue un milione , e per mano di tali persone , come descriverlo ?continuare a definirlo raptus o metterlo nella piaga nei femminicidi 

  ecco la  sua  risposta    

Daniela Tuscano Dai, c'è scritto chiaramente. Ancora wui a menarla col raptus? Da anni gli specialisti lo ripetono e poi la dinamica degli assassini fa pensare a tutto tranne che a un raptus. Del resto, se di raptus si tratta, significa che moltissimi maschi hanno una tara nel cervello visto che siamo a 45 donne ammazzate dall'inizio dell'anno. Quindi se i maschi sono vittime di "raptus" significa che non sanno controllarsi e sono più vicini alla bestia che all'essere umano. Vedi tu se è il caso di continuare con questa minkiata del raptus. Sono femminicidi di individui che non sopportano la libertà delle compagne, punto e basta.
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Gestire
Giuseppe Scano ok . era solo un dubbio
Gestire
 oltre  alcuni url  in particolare qullo  citato nelle righe  precedenti  che riporto sopra  
  

Studentessa di Medicina, aveva compromesso la sua salute con 'annoresia ma La promessa di un book fotografico l’ha convinta a guarire

un esempio di  come l'arte  , in questo caso la  fotografia  , possa  aiutarti  e   salvarti la  vita

da http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2017/08/03

Spenta dall’anoressia Francesca “risorge” davanti all’obiettivo


Studentessa di Medicina, aveva compromesso la sua salute La promessa di un book fotografico l’ha convinta a guarire

MONSELICE
Sono passati mesi da quando il fotografo Manuel Favaro, noto per i suoi meravigliosi scatti dei Colli Euganei, ha proposto alla giovane Francesca, in pieno periodo di cura per liberarsi dalla “bestia nera” dell’anoressia, di fare un servizio fotografico “come si deve” solo una volta ristabilita: questo piccolo incentivo alla guarigione ha funzionato e ora la ragazza, bella e solare come non mai, posa sorridente negli scatti che sono il coronamento di un percorso duro e difficile affrontato con forza e determinazione.



Non è stato di certo facile uscire da quel “tunnel” mentale che è l’anoressia ma la ventiquattrenne monselicense Francesca Bertazzo, studentessa di Medicina e Chirurgia, ce l’ha fatta, ha vinto la sua battaglia«Avevo cominciato a mangiare poco» racconta, «nel maggio-giugno 2015 in concomitanza di un esame importante e con la perdita del lavoro di mio padre. Ho iniziato con una banale dieta, iniziando a togliere quegli alimenti che consideravo iù calorici. Utilizzavo un’app conta calorie in cui annotavo ogni cosa e non andavo sopra le 1000 Kcal (il fabbisogno giornaliero è di 2000 Kcal). La cosa è stata piuttosto subdola e lenta e io non mi rendevo conto di mangiare poco e male fino a raggiungere i 42 chili
Tenendo conto che sono alta 1, 70 è poco, avevo un indice di massa corporea di 14, 8 e quindi un sottopeso grave». La salvezza di Francesca è stata rivolgersi al Centro Disturbi Alimentari di Padova, dove è stata seguita sotto il profilo psichiatrico e nutrizionale. «Ho avuto la fortuna» conferma, «di trovare medici competenti ed empatici che hanno saputo “prendermi” nella giusta maniera e con tanta pazienza indirizzarmi verso il riacquistare la salute fisica e mentale e un rapporto sano con il cibo». Le conseguenze dell’anoressia si ripercuotevano su tutto il corpo: «Avevo una pressione bassissima» spiega Francesca, «il mio cuore batteva lentissimo, soffrivo di parestesie, facevo veramente molta fatica a studiare e ricordare le cose perché non avevo energie. Ero diventata apatica, senza emozioni, l’unica mia ossessione era il cibo, come organizzare i miei pasti per non far preoccupare chi mi stava attorno ma al tempo stesso non aumentare le calorie».Francesca aveva notato da tempo gli scatti dei Colli Euganei pubblicati da Manuel nel gruppo social del paese (anche lui è di Monselice), e gli ha chiesto l’amicizia. «A un certo punto del mio percorso ho deciso di non vergognarmi» racconta la ragazza, «e di raccontare la mia storia su Facebook. Manuel mi ha notato in un post dove elencavo una serie di cose che volevo fare prima di morire, tra queste c’era un servizio fotografico. Lui si è scherzosamente offerto e io l’ho preso in parola aspettando di essere guarita, di avere bei capelli ricci - non i quattro peli sfibrati che mi ha regalato l’anoressia - delle forme femminili e soprattutto un sorriso sincero». Adesso Francesca pesa 10 chili in più (è quasi giunta al normopeso) ed è felice, il suo sogno è di diventare psichiatra per aiutare altri ragazzi che vivono condizioni di disagio.

2.8.17

sfruttare le risorse italiane invece di fae come l'imperoromano importare tutto da fuori è possibile Alla scoperta delle saline di Comacchio

  din  quelle  sarde  ne ho parlato  in un post  precedente  (  cercatelo in archivio )  oppure    trovate  qui in questo articolo  dell'anno scorso del corriere della sera   qualcosa

da   http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2017/08/02/


COMACCHIO
Oro bianco in Salina, torna la produzione e rinasce la storia
Dopo più di trent’anni si ricomincia a lavorare Il sindaco: tutela e valorizzazione di un sito davvero unico


Katia Romagnoli
COMACCHIO.
Nell’VIII secolo Comacchio era al centro di un crocicchio di vie commerciali che in tutto il bacino del Mediterraneo smistavano l’oro bianco, il sale, aspetto testimoniato dal capitolare di Liuprando, una preziosissima pergamena del 715 d.C. custodita nel Museo Delta Antico, con cui il re longobardo concede ai milites clomaclenses, in cambio di tributi in natura, il diritto di risalire Po, Mincio, Oglio, Adda e Lambro. Le guerre del sale hanno segnato fortuna e decadenza della salina lagunare che, per passare ai tempi più recenti, dopo la dismissione attuata nel 1984 dai Monopoli di Stato, è tornata a produrre il sale.
«Ringrazio gli enti e le persone che hanno offerto il loro contributo per il recupero delle nostre tradizioni - ha sottolineato il vicesindaco Denis Fantinuoli -, a riprova di un vivere in equilibrio con l’ambiente, riportando in auge, in chiave turistico ambientale, maestranze che stavano andando perdute».
Un percorso ambizioso condiviso con partners istituzionali e con i novelli salinari, reduci da un corso di formazione, che ha beneficiato anche dell'apporto dei colleghi di Cervia. Maira Passarella, neoeletta presidente del Cadf, ha ricordato le tappe della convenzione sottoscritta nel 2015 con il Comune ed il Parco del Delta, nel perseguimento di un obiettivo strategico congiunto, ossia la riqualificazione della salina.


«Le attenzioni del Cadf verso tematiche ambientali e la sua azione si stanno estrinsecando sia sul piano strutturale - ha detto Maira Passarella -, sia attraverso visite guidate in salina, eventi concertistici e di educazione ambientale».








Il Cadf infatti ha provveduto con opere di messa in sicurezza degli argini, con la realizzazione di pompe per la gestione idraulica delle acque nella salinetta. Entusiasta, Franco Verdi, presidente dell’associazione salinari comacchiesi, che conta una quarantina di iscritti: «Grazie al nostro impegno volontario - ha aggiunto -, stiamo ottenendo i primi buon risultati, facendo riscoprire l’antico mestiere del salinaro». Il sindaco Marco Fabbri ha parlato di “rivoluzione culturale” attraverso una «primissima produzione del sale, che ha reso fruibile ed accessibile dopo oltre 30 anni un luogo unico. Tutela e valorizzazione del sito contraddistinguono anche l’opera dell'Ente Parco, «che ha deciso di occuparsi insieme a Comune e Cadf del mantenimento - ha dichiarato Massimo Medri, presidente del Parco del Delta -, dell'equilibrio ecologico di questo comparto».

per evitare chiamate indesiderate o messaggi molesti su whatsapp usate due schede una pubblica ed una privata

  questo post     di  Aranzulla     conferma    il consiglio      che  davo    in un post   (  cercatevelo  nell'archiviuo  dell'ann...