La prima canzone citata ad inizio post , testimonia la sofferenza ed anche il prezzo da pagare di chi vuole provare a fare a meno ( non vuol dire con questo non tenerne conto anzi il contrarioperchè sia che le usi acriticamente \ passivamente sia che usi criticamente o tenti di rimuoverle devi sempre tenerne conto se vuoi sapere chi sei e dove stai ed andrai andando ) dell'eredità e le esperienze dei tuoi genitori ed usare la tua che chi ti costruisci cadendo ed rialzandomi , sbagliando e imparando , creandoti ferite e cicatrici ed andando avanti con le .... perchè : << c'è un gioco da fare e una ruota che riparte E un vagabondo sa che deve andare avanti >> (seconda canzone ) .
Infatti è quello che mi è capito oggi quando ho commentato cosi su fb
non c'è nulla di male dell'omosessualità, ma perché non dirlo prima... Mi sa che la vera confusione c'è la ha lui.... Non si prende in giro una persona solo per egoismo personale o per paura del giudizio.... Ma soprattutto mettere al mondo un figlio nella menzogna..... Assolutamente non corretto.... Io non contesto affatto il suo genere sessuale, contesto l'onesta della persona
Questo è quello quando si giudica a caldo ( cioè usando l'istinto ) e non a freddo ( cioè usando la razionalità .
Ma poi leggendo si le osservazioni, in particolare queste due
Mario SattaCaro Giuseppe, di fondo le tue parole sono giuste, ma ricordati che viviamo in una società, che inizia solo oggi a vedere la normalità in una condizione di apparente e ostracizzata diversità. Il primo muro, spesso, si trova in famiglia e nei contesti sociali in cui si vive. Non conosco il caso in questione, ma non generalizzerei le motivazioni di in comportamento che in ogni caso ferisce profondamente sempre qualcuno nel metterlo in atto o nel subirlo. Quando il.Nostro Paese, riuscirà davvero a rendere quotidiano e "normale" (odio questo termine assolutamente relativo), ciò che per la nostra società indottrinata, appare "diverso" e da emarginare, il nostro Paese farà un grande balzo in avanti verso la CIVILTÀ.
Debora Bobo DemontisE magari pensare che per anni abbia combattuto con sé stesso e sofferto? Perché parli di prendere in giro? Giudicare sulle dinamiche interne ad una famiglia non mi pare mai saggio.
Gianpi Veg Paolo ScolafurruSe hai letto l'articolo Giuseppe Scanolui ha detto che ad un certo punto l'amore per la moglie è diventato amicizia, dunque all'inizio era amore, non ha preso in giro nessuno, a mio avviso, anzi è stato molto onesto e leale. Poi la figlia rimarrà comunque sua figlia, l' amore verso i figli è forse l'unico sentimento ad essere in una botte di ferro
Mena PennacchioDoveva continuare la commedia? L'animo umano è insondabile, non puoi giudicare, magari la sua scelta è stata sofferta... Perché questo giudizio così superficiale...!?
Giuseppe ScanoMena Pennacchio e Titti Casula è per l'educazione retrograda da cui faticosamente (anche se ancora sopravvivono delle scorie e questa è una di essa ) liberando. Come giustamente mi ha fatto notare , vedi sotto il commento di Mario Satta
Dopo tanti anni di matrimonio, lo chef Marco Bianchi ha trovato il coraggio di portare a galla il suo vero io, e ha confessato alla moglie di essere gay.
Un buon lavoro, che lo ha portato a realizzare i suoi sogni di ragazzo, una moglie bellissima e innamoratissima, una figlioletta tanto desiderata: la vita, per Marco Bianchi, sembrava essere ormai completa. Ma lo chef aveva qualcosa dentro che lo stava tormentando, e non poteva rimandare ancora. Dopo 13 anni di fidanzamento e 9 di matrimonio con Veruska, l’uomo ha finalmente trovato la forza di guardare dentro se stesso e ammettere la verità, per quanto difficile potesse essere.
Marco è gay, e non se l’è più sentita di tenere in piedi una relazione che, oramai, sarebbe stata solamente di facciata. E così ne ha parlato con sua moglie e sua figlia, trovando ampio e incondizionato sostengo da entrambe.
La storia di Marco Bianchi, emersa solo qualche giorno fa grazie a un’intervista che egli stesso ha concesso al Corriere della Sera, è una storia di coraggio e di determinazione. Lo chef avrebbe potuto scegliere la via forse più facile, continuando a tenere per sé la verità e ad andare avanti con il suo matrimonio. Invece ha voluto a tutti i costi darsi la possibilità di una seconda vita, nonostante il grande dolore che sapeva avrebbe potuto causare.
Marco è un uomo dalle grandi passioni: sin da ragazzino ha sempre amato la cucina, ma anche le scienze. E così, grazie al suo carattere e a una notevole forza di volontà, è riuscito a coniugare entrambe le cose. Oggi è uno chef famoso in televisione, ma si occupa anche di divulgazione scientifica.
Per lo chef non è stato facile, ma alla fine di un lungo percorso interiore è riuscito a far emergere il suo vero “io”. Nell’intervista al Corriere, ha rivelato come tutto ciò gli abbia cambiato la vita:
“Esiste un cerchio della sicurezza che conquisti quando hai messo insieme tutti i tuoi pezzettini di vita: l’acquisto di casa, un lavoro sicuro, il matrimonio, l’arrivo di un figlio… Allora, emerge una forza con la quale puoi buttare giù un muro o, finalmente, ammettere di essere omosessuale. Io ho capito che il Marco Bianchi etero che mi hanno fatto credere di essere non era quello vero”.
Uno degli scogli più duri, per Marco e Veruska, è stato quello di affrontare la verità con la figlioletta di appena 4 anni. Prima o poi avrebbe dovuto sapere quello che stava accadendo, così hanno deciso di giocare d’anticipo:
“Ci siamo consultati con il pediatra, le maestre, la psicologa… Poi, le ho raccontato la verità. Le ho spiegato: ‘Io voglio tanto bene a mamma e sei nata tu, ma ho scoperto che il mio cuore batte più forte con Luca accanto. Prima, batteva forte, ora batte a mille’. Lei è una bimba straordinaria, solare, e l’ha accettato con naturalezza. Dopo un primo incontro finto-causale con lui, l’ha visto per un gelato, una pizza e, ora, è il ‘suo’ Luca. E, ora, io so che una seconda vita esiste
Anche parlarne con sua madre e suo padre è stato un passo difficile da compiere. I genitori di Marco, fortemente cattolici e da sempre convinti che l’omosessualità “non fosse una cosa giusta”, hanno avuto un momento di shock. Ma il grande affetto che hanno sempre avuto per il loro figlio li ha portati a capire quanto importante fosse per lui che i suoi genitori lo sostenessero:
“Papà si è ricreduto, a suo modo. Mi ha detto: ‘Bene, l’importante è che non stai seguendo una moda’. Mamma è scoppiata a piangere e ha confessato che certe cose le percepiva, ma non sapeva affrontarle. È successo l’anno scorso, Luca era già nella mia vita. Poi, la prima cosa fatta da papà, quando l’ha conosciuto, è stata abbracciarlo”.
Dopo aver confessato a sua moglie di essere omosessuale, Marco ha potuto ricominciare da zero e si è costruito la sua seconda vita. Ha conosciuto Luca, un influencer
amante dell’ordine e della pulizia, che su Instagram dispensa consigli di economia domestica. Tra di loro è scattato qualcosa, e oggi insieme sono felicissimi.
visto l'indirizzo del sito da cui ho tratto la storia d'oggi credevo fosse uno di quelli acchiapalike pieni pubblicità o con news sensazionalistiche o inventatre . invece : alla fine dell'articolo compare questa scritta
Poi ho fatto varie ricerche . ed ecco che ho trovato conferma .
oltre all'articolo di commentimemorabili che trovate sotto ecco cosa dice
Non vengono mai ricordate, ma le ragazze che morirono a causa del radio durante la prima guerra mondiale sono le anticipatrici dei diritti dei lavoratori
Durante la prima guerra mondiale, centinaia di giovani donne andarono a lavorare nelle fabbriche di orologi, dipingendone i quadranti con della vernice luminosa al radio. Ma presto le ragazze, che letteralmente scintillavano nel buio dopo il proprio turno, cominciarono a sperimentare effetti collaterali spaventosi. Per loro ebbe infatti inizio una lotta tremenda contro la giustizia. Una lotta che però cambiò per sempre la legge sul lavoro negli Stati Uniti d’America.
Il 10 aprile 1917, una ragazza di 18 anni, Grace Fryer, iniziò a lavorare come pittrice di quadranti presso la United States Radium Corporation (USRC) di Orange, New Jersey. Ciò avvenne esattamente quattro giorni dopo che gli Stati Uniti erano entrati in guerra. Con due fratelli soldati, Grace voleva fare tutto il possibile per dare una mano agli sforzi bellici. Non aveva idea del fatto che il suo nuovo lavoro le avrebbe cambiato la sua vita per sempre. E con essa anche i diritti dei lavoratori americani.
Le ragazze fantasma
Con la dichiarazione di guerra, centinaia di donne si trovarono a lavorare per dipingere orologi e quadranti con il nuovo elemento del radio, scoperto da Marie Curie poco più di 20 anni prima. La pittura dei quadranti, considerata “il lavoro elitario per le ragazze povere”, veniva pagato il triplo rispetto al lavoro medio in fabbrica. Le donne che erano impiegate in questo tipo di lavorazione potevano quindi considerarsi fortunate. Il lavoro dava infatti alle donne la propria libertà finanziaria, in un momento di grande crescita del lavoro femminile.
Molte di loro erano ancora adolescenti, con le piccole mani perfette per il lavoro artistico. Le ragazze diffondevano il messaggio del loro nuovo lavoro attraverso l’amicizia e le reti familiari. Spesso, in questo modo, molte donne della stessa famiglia si trovavano a lavorare insieme nella medesima fabbrica.
La luminosità del radio faceva parte delle sue caratteristiche. Tanto che le “pittrici di quadranti” presto vennero chiamate le “ragazze fantasma“.
Esse infatti si illuminavano letteralmente al buio dopo la fine di ogni turno. Grace e le sue colleghe seguivano pedissequamente la tecnica che gli era stata insegnata, ovvero la minuziosa mansione di dipingere i minuscoli quadranti degli orologi. Alcuni di questi erano grandi solo 3,5 centimetri. Le ragazze si impegnavano a dipingere i quadranti con solerzia. E ogni volta che alzavano i pennelli usati in vicinanza delle loro bocche, inghiottivano un po’ della vernice verde brillante.
Verità e bugie
“La prima cosa che abbiamo chiesto era: fa male questa cosa?“. Mae Cubberley, che insegnò a Grace la tecnica di pittura, raccontò più tardi quanto segue. “Naturalmente non volevamo mettere niente in bocca che ci avrebbe fatto male. Il sig. Savoy [il direttore della fabbrica] ci disse che il radio non era pericoloso. Non dovevamo avere paura“. Ma questo non era vero. Fin dal primo momento in cui l’elemento incandescente era stato scoperto, esso fu noto anche per i suoi potenziali danni. Marie Curie stessa aveva subìto delle ustioni da radiazioni del radio.
Altra gente era morta per avvelenamento del radio prima ancora della vicenda di queste ragazze. Ecco perché gli uomini che maneggiavano il radio indossavano grembiuli di piombo e manipolavano il materiale con delle pinze d’avorio. Tuttavia le pittrici di quadranti non ebbero mai tali protezioni, né nessuno le avvertì che ne avrebbero potuto aver bisogno. A quel tempo si riteneva infatti che una piccola quantità di radio, come quella che le ragazze si trovavano a manipolare, non era ritenuta dannosa, ma anzi quasi salutare. Si beveva acqua al radio come tonico e si compravano anche cosmetici, burro, latte e dentifricio contenenti tale elemento. I giornali riferivano addirittura che il suo utilizzo avrebbe “aggiunto anni alla vita!”.
Ma questa credenza era fondata sulla base di ricerche condotte dalle stesse imprese di radio che avevano costruito l’industria lucrativa attorno all’elemento. Esse ignoravano del tutto i segnali di pericolo che riguardavano tale elemento. Quando gli fu chiesto, i dirigenti di tali fabbriche dissero alle ragazze che la sostanza avrebbe “messo rose nelle loro guance”.
La prima vittima del radio
Nel 1922 una delle colleghe di Grace, Mollie Maggia, dovette uscire dalla fabbricaperché si sentiva poco bene. Quello che sarebbe diventato il suo tremendo travaglio iniziò con un dente dolorante. Il dentista glielo tirò via, ma un altro dente cominciò a cariarsi e dovette essere anch’esso estratto. Al posto dei denti mancanti, la povera Mollie fu dilaniata da ulcere agonizzanti con sangue e pus. La ragazza iniziò poi a soffrire di atroci dolori alle gambe, talmente forti da renderla incapace di camminare. Il medico pensava che fossero reumatismi e la mandò a casa prescrivendole della semplice aspirina.
Nel maggio del 1922 Mollie era completamente disperata. A quel punto aveva già perso la maggior parte dei suoi denti e la misteriosa infezione si era diffusa. Tutta la mascella, la bocca e anche alcune delle ossa del cranio erano infette. Ma il peggio doveva ancora venire. Quando il dentista toccò delicatamente la sua mascella, con il suo orrore vide che essa di spezzava sotto le dita. In pochi giorni, Mollie perse l’intera mascella inferiore. La ragazza stava letteralmente scomparendo. E non era nemmeno l’unica. Anche Grace Fryer aveva problemi con la sua mascella e provava dolori sofferenti ai piedi, così come altre ragazze.
Il 12 settembre 1922, la strana infezione che aveva afflitto Mollie Maggia in meno di un anno si diffuse ai tessuti della gola. La malattia attraversò lentamente la sua vena giugulare. Alle 5 del pomeriggio di quello stesso giorno, la bocca della ragazza era inondata di sangue, con una emorragia così forte che non poteva essere fermata. La povera ragazza mori all’età di soli 24 anni. Erroneamente sul certificato di morte fu riportato che era morta di sifilide, in modo che la sua ex azienda avrebbe potuto in seguito utilizzare la cosa contro di lei.
La copertura
Il datore di lavoro delle giovani donne negò ogni responsabilità per tutte le morti avvenute nel corso di quasi due anni. Dopo una crisi economica causata da quello che sembrava un semplice pettegolezzo, nel 1924 egli incaricò un esperto per esaminare la connessione tra la loro mansione in fabbrica e la morte delle giovani donne.
Quando l’esperto confermò il legame tra il radio e le malattie, il presidente dell’azienda venne oltraggiato. Invece di accettare i risultati, pagò nuovi studi che giunsero alla conclusione opposta. Egli mentì anche in merito al verdetto della relazione inviata al Dipartimento del Lavoro, che aveva iniziato a indagare sui fatti. Denunciò pubblicamente le donne additandole come speculatrici che tentavano di affibbiare le loro malattie alla ditta.
Fu Grace a dare inizio alla lotta, decisa a trovare un avvocato anche dopo le numerose infamie che non credevano a quanto raccontato da lei e dalle altre donne. Tutti i legali a cui si erano rivolte scappavano spaventati a causa delle potenti implicazioni che poteva portare il caso. Non volevano infatti prepararsi a combattere una battaglia legale che richiedeva il ribaltamento della legislazione esistente. A quel tempo, l’avvelenamento del radio non era una malattia comprensibile. Non era neppure stata scoperta, fino a quando appunto le ragazze non si ammalarono. Le donne stesse furono bloccate dagli statuti di legge, che stabilivano che le vittime da avvelenamento professionale dovevano presentare i loro casi legali nel giro di due anni a partire dai primi sintomi della malattia.
Intanto l’avvelenamento del radio risultava sempre più insidioso. La maggior parte delle ragazze manifestarono i primi sintomi da avvelenamento anche cinque anni dopo aver iniziato a lavorare nella fabbrica di orologi. Si trovavano quindi intrappolate in un circolo giuridico vizioso. Ma Grace era figlia di un delegato sindacale ed era determinata a tenere teste a una società chiaramente colpevole.
La luce che non mente
La sfida più grande delle donne avvelenate dal radio stava dunque nel dimostrare il legame tra le loro misteriose malattie e l’elemento incriminato. Quello stesso elemento, appunto, che avevano ingerito centinaia di volte al giorno durante le ore di lavoro. Le ragazze si trovarono a combattere anche contro la diffusa convinzione che il radio fosse sicuro. Solo quando il primo impiegato maschio della ditta morì, gli esperti cambiarono finalmente opinione. Nel 1925, un brillante medico di nome Harrison Martland elaborò un test che dimostrò una volta per tutte come il radio avesse effettivamente provocato l’avvelenamento delle donne.
Martland spiegò anche cosa stava accadendo all’interno dei loro corpi. Già nel 1901 era evidente che il radio poteva danneggiare gli esseri umani quando veniva inalato. Pierre Curie stesso aveva dichiarato di non voler restare in una stanza con un chilo di radio puro, perché questo gli avrebbe bruciato tutta la pelle dal corpo, distrutto la vista e “probabilmente ucciso”. Martland scoprì che quando il radio veniva usato internamente, anche in piccole quantità, il danno era migliaia di volte maggiore.
Il radio ingerito dalle lavoratrici si era quindi insediato nei loro corpi. Ed emetteva radiazioni costanti e distruttive per le loro ossa. Vi erano letteralmente dei buchi all’interno delle loro ossa mentre erano ancora in vita. Il radio attaccò le donne in tutto il corpo. La colonna vertebrale di Grace Fryer risultava “schiacciata” e la donna dovette indossare una gabbia contenitiva in acciaio. La mascella di un’altra ragazza fu divorata come un pezzo di legno al fuoco. Anche le gambe delle donne si ridussero spontaneamente e si fratturano.
I bagliori al buio
Spesso le donne si rendevano conto di essere state avvelenate dal radio perché vedevano il loro bagliore riflesso in uno specchio al buio. Come delle ragazze fantasma, esse si rifletteva brillando con una luminosità innaturale. Martland aveva capito che l’avvelenamento da radio era fatale. Ora che l’elemento era stato assorbito dal loro organismo, non c’era modo di rimuovere il radio dalle ossa dalle ragazze.
Nel 1938, Catherine Wolfe sviluppò un tumore a una gamba. Come Mollie prima di lei, anche lei perse i denti e pezzi della mascella. Era costretta a tenere un fazzolettino sulla bocca per assorbire il pus che continuava a sgorgare. Aveva anche visto che altre sue colleghe stavano morendo davanti ai suoi occhi e decise di fare qualcosa. Quando Catherine iniziò la sua lotta per la giustizia, si era intorno alla metà degli anni ’30. L’America era alle prese con la Grande Depressione. Catherine e le sue colleghe venivano evitate dalla comunità per aver denunciato una delle poche aziende rimaste ancora in piedi nonostante la crisi.
Sebbene ormai vicina alla fine quando il suo caso entrò in tribunale nel 1938, Catherine ignorò i consigli medici e fece dichiarazioni anche dal suo letto di morte. In tal modo, e con l’aiuto del suo avvocato Leonard Grossman, finalmente la donna ebbe giustizia. Non solo per sé stessa, ma per tutti i lavoratori. Se le altre donne non morirono in modo tremendo come successe a Mollie, esse comunque soffrirono di micidiali sarcomi.
L’eredità del caso
Il caso delle ragazze del radio è stato uno dei primi in cui un datore di lavoro fu ritenuto responsabile della salute dei dipendenti della propria società. Il caso ha portato alla costituzione dei regolamenti nei luoghi di lavoro. In ultimo, diede il via anche alla costituzione dell’Amministrazione per la Sicurezza sul Lavoro. La quale ora opera a livello nazionale negli Stati Uniti per proteggere i diritti di tutti i lavoratori.
Prima dell’istituzione dell’OSHA, ogni anno 14.000 persone morirono sul posto di lavoro. Oggi tale numero ammonta a poco più di 4.500 persone all’anno. Le ragazze del radio hanno lasciato un’eredità alla scienza davvero preziosa.Nonostante ciò, non leggerete spesso i loro nomi nei libri di storia. Perché oggi le ragazze del radio sono state dimenticate. Attraverso le parole delle donne ricavate dai loro diari, dalle lettere e dalle loro testimonianze in tribunale, il libro The Radium Girls tenta di rimediare a questo torto. Perché è attraverso la loro forza, la sofferenza e il sacrificio di queste giovani vite che i diritti dei lavoratori sono stati presi in considerazione. Tutti, in fin dei conti, beneficiamo del loro coraggio.
Grace Fryer e Catherine Donohue, per citarne solo due, sono donne che dobbiamo onorare e salutare come eroine senza paura. “Brillano” nella storia per tutto quello che hanno realizzato nella loro vita troppo breve. E brillano anche in altri modi… Perché il radio ha un’età media di 1.600 anni … ed è ancora incorporato nelle loro ossa. Le ragazze fantasma luccicheranno ancora nelle loro tombe per un bel po’ di tempo…
Conoscerete di certo la triste vicenda dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl.
Che abbiate o non abbiate visto la serie televisiva omonima, saprete tutti di cosa parliamo quando nominiamo la radioattività. Potrebbe non essere qualcosa di preciso, nelle vostre menti. Potrebbe essere un’idea nebulosa, figlia di disinformazione, nozioni espresse in maniera confusa ed una sinistra luminosità scintillante.
È forse per questo che la storia ha cercato di archiviare una delle faccende più oscure che siano mai capitate, oltre i disastri avvenuti in pompa magna. Perché se una centrale nucleare esplode, nonostante i tentativi di sminuire la faccenda, prima o poi si verrà a sapere. E non solamente per la nube tossica che macinerà chilometri tutto intorno.
Ma se il radio piano piano si insinua nella vita delle donne, sponsorizzato come prodotto di bellezza, elemento affatto tossico ed anzi, un toccasana, la situazione può facilmente sfuggire di mano e viaggiare sul confine del detto/non detto per decine di anni. Ovviamente mietendo vittime tutt’intorno.
È questa la storia delle ragazze del radio, le operaie che durante la prima guerra mondiale gestirono a loro insaputa un materiale altamente radioattivo con davvero non troppe precauzioni. Per moltissime “Radium Girls” non vi fu un domani. Le povere malcapitate iniziarono a morire come mosche prima di rendersi conto del filo del rasoio su cui stavano passeggiando.i abbiamo già raccontato in un paio di articoli (questo uno tra tutti) di come persino la celeberrima Marie Curie fosse inizialmente ignara dell’estrema tossicità dell’elemento chimico da lei stessa scoperto. È noto infatti che la donna usasse girovagare con barre di radio in tasca, non sapendo che proprio tali barrette luminescenti l’avrebbero condotta ad una tragica e prematura dipartita.Per le ragazze del radio la questione non andò tanto diversamente. Dopo la scoperta, da parte dei Curie, nel 1898, il loro apprendista Sabin von Sochocky una quindicina di anni dopo, insieme al medico George Willis, sperimentò il radio creando una sorta di vernice luminescente in grado di far luce nell’oscurità.I due erano probabilmente ignari del fatto che la strabiliante vernice luminosa avrebbe distrutto migliaia di vite negli anni a seguire. All’epoca però la questione era promulgata come innocua ed il radio veniva addirittura inserito all’interno di creme per il viso e prodotti di bellezza.
Le operaie di cui andiamo a raccontarvi, però, lavoravano tutti il giorno all’interno di una fabbrica di orologi. Il loro compito era quello di dipingere di vernice luminosa e radioattiva i quadranti, insieme ai loro fidati pennelli a cui aggiustavano la punta con l’uso di mani nude e lingua.
Quello che avvenne tra la comunità scientifica, i media e le persone comuni fu particolarmente confuso e controverso. Sochocky e Willis parevano essere piuttosto consapevoli del fatto che il radio fosse tossico. Il primo dei due pare addirittura si sia tagliato un dito in seguito ad un graffietto intercorso con il materiale radioattivo.
Ma le informazioni a riguardo, tra la gente comune, non trapelarono per anni. I media, poi, elogiarono il radio come quella sostanza miracolosa in grado di curare praticamente ogni malattia. Pilloline contenenti la sostanza mortale venivano distribuite come fossero vitamine e la gente ne buttava giù a manciate, ignara del fatto che, se ingerito, il radio finisce per entrare direttamente nelle ossa.
Ma tutto questo i media non lo raccontavano e il veleno mortale era rintracciabile ovunque in commercio. Ma torniamo alle ragazze del radio. Le operaie in questione lavoravano all’interno della fabbrica US Radium Corporation, attiva tra il 1917 ed il 1926. Il posto di lavoro sembrava un vero paradiso per una donna. Lavoro onesto, piuttosto semplice e ben pagato. Ma, come abbiamo detto, per molte fu l’ultima esperienza della propria vita.Perché orologi?, vi starete domandando. La Us Radium Corporation si occupava di diverse cose. Una tra tutte l’estrazione del radio dal minerale di provenienza, la carnotite. La vernice radioluminosa creata da Sochocky e Willis viva commercializzata dalla ditta Undark, appaltatrice del Ministero della Difesa Americana. Praticamente qualsiasi militare possedeva un orologio con quadrante e lancette radioilluminate.Come abbiamo detto, alcuni conoscevano i rischi per la salute, ma la questione non venne a galla prima di un certo periodo. D’altro canto, i chimici che maneggiavano il radio, ad esempio per estrarlo dalla carnotite, erano pesantemente equipaggiati. Schermi in piombo, maschere e tenaglie, oggetti salvavita che gli ignari operai addetti alla verniciatura degli orologi neppure si sognavano.
Anzi, centinaia di lavoratori furono incoraggiati ad affusolare i pennellino con le labbra, cosa che a moltissimi costò la vita. Alcune donne, poi, per divertimento ed ignoranza, finivano per dipingersi unghie, denti e vestiti di quella vernice luminosa. Un’aura di sfavillante gioia mortale che però servì a qualcosa di molto più grande.Mentre i fondatori dell’azienda si riempivano di piombo per aggirare il problema, nessuno si preoccupò mai di informare le ragazze sui rischi della sostanza maneggiata quotidianamente. Tagliare i costi era diventato più importante di espandere radioattività a macchia d’olio. Come vi abbiamo accennato, le donne erano felici del proprio mestiere. I residui splendenti si attaccavano ai loro vestiti, marchiandole indelebilmente.Cosa dici però loro facevano un vanto. Le “dee luminose”, felici e soddisfatte, invitarono famiglie ed amici negli stabilimenti, andando ad aumentare ancor di può il giro di infetti al momento presenti solo in Illinois. Fino al 1922 tutto scorse tranquillo, fino a quando morì Mollie Maggia. La donna semplicemente visitò il dentista per un mal di denti. Il medico le rimosse ascessi dolorosi, ulcere pulsanti che le avevano compromesso le gengive.In poco tempo le infezioni si diffusero agli arti, rendendola incapace di camminare. Nei mesi seguenti la donna venne invasa da ulcere purulente, le furono rimosse mandibola e mascella e la poverina, appena ventiquattrenne, ad un certo punto si spense. I medici, però, insabbiarono la faccenda attribuendo la morte della povera Mollie alla sifilide. Nell’arco di due anni dozzine di giovani avevano subito lo stesso destino.
Visto che mi s'accusa di dire ..... o amenità quando dico che , anche dai noi in molte regioni d'italia fino agli anni 1960\80 in particolare al sud e in sardegna si portava come gli islamici ( almeno quelli non integralisti ) la testa coperta con scialli e fazzoletti , riportoqui a sinistras questa foto di Vittoria Pes - Sotgiu di #calangianus( 1829-1901 )
Mia quadris nonna da parte paterna con in grembo tris nonna . Vogliamo scommettere che se anche voi ,specificamente mi rivolgo ai fans di#Salvini, andate a frugare nel baule dei nonni ne trovate parecchie d foto del genere.
A chi mi chiede :
1) Cosa centra il fatto del fazzoletto con l'arrivo di migliaia e migliaia di persone in italia , con il fatto che stanno anche 10 giorni davanti a Lampedusa quando nello stesso tempo li portano in un altro stato, in quanto si parla di tratta di uomini perché si sa che viene fatto per soldi. Stiamo scherzando non centra il razzismo riguardante la testa coperta. Mia nonna lo ha sempre portato il fazzoletto per quanto mi ricordi.
2) Gli uomini portavano la berritta, le donne lo scialle. Cosa piffero c’entrano Salvini e l’Islam?
Nei paesi del mediterraneo l'origine è comune risale
a culti bizantini quindi pre islamici . poi il significato il modo d'intenderlo e d'interpretarlo è diventato ed si è arrivati ad interpretazioni fondamentaliste ed fanatiche come le varie forme di velo islamico in particolare il burqua che non c'entrano niente con la prescrizione originaria .
I salvinisti e i loro seguaci i più reazionari cattolici
non distinguono il velo ( quello comune con l'occidente e la chiesa cristiana ) Hijab [ foto a destra ] , dagli altri tipi in particolare il burqa interpretazione fuorviante del corano qui maggiori dettagli E inducono all'odio e alla paura del diverso la gente dicendo : << gli islamici ci voglio imporre il velo ed obbligarci ad usarlo ) >> quando le donne lo mettono perchè in alcuni paesi dove c'è ancora a differenza dell'occidente l'equazione potere temporale =potere religioso cioè mancano istituzioni politiche laiche oltre che per come il forte fattore culturale . come le nostre antenate venivano mal viste se ti toglievi il velo o il fazzoletto dalla testa
concludo con questo video in cui Quando Paolo Villaggio diede una lezione di storia a Matteo Salvini e alla Lega attraverso l’ironia.
Riporto quello che ho scritto per la pagina e l'account di fb , visto che molti nei commenti e in messanger mi reputano strano ne approfitto per rinnovare ed aggiornare le FAQ
trovate nei post continua qui nel blog oppure clicca sopra per poter continuare a leggere ) e nella sua appendice https://www.facebook.com/compagnidistrada/ ) non raccontiamo e non riportiamo le solite favole, ma storie vere, storie di persone, di paesi, di città ai margini dei media ufficiali o d'esse
strumentalizzate \ usate politicamente per scopi elettorali e di propaganda . Ma anche Storie che stanno sbiadendo nelle nebbie della memoria o che anche resistono al martellare costante degli avvenimenti quotidiani che cancella immediatamente la memoria del giorno precedente. Infatti molto spesso n on sappiamo più da dove veniamo, quale è stato il nostro passato e lentamente la nostra storia si cancella. Queste pagine parleranno di persone comuni che nel loro piccolo hanno contribuito a costruire la nostra società. Perché è vero la storia è fatta dai grandi personaggi, ma è altrettanto vero che la storia siamo noi con le nostre piccole o grandi scelte scelte.
Storie che stanno sbiadendo nelle nebbie della memoria. Non sappiamo più da dove veniamo, quale è stato il nostro passato e lentamente la nostra storia si cancella. La storia siamo noi con le nostre piccole o grandi scelte nel bene e nel male , con rimpianti e sensi di colpa .