3.4.21

la nuova dittatura quella del politicamente corretto

     canzone   in sottofondo     Another Brick In The Wall - Pink Floyd 


 Per     questo mio post      e  risposte   date  ai  commenti     



dopo il precedente una vignetta del libro Rossofuoco di Ardea Editore,nel settembre scorso per una vignetta del libro Rossofuoco di Ardea Editore, destinato alle prime tre classi di scuola primaria. Tra le pagine del testo appariva un bambino che si avvicina a una bambina dalla pelle scura e le chiede: «Sei sporca o sei tutta nera?». Adesso c'è il caso dell'edizione giunti . Ciò pone degli interrogativi . 1) sono leghisti e destra radicale \ extra parlamentare ., 2) si stanno abituando al nuovo corso cioè all'Ur-Fascismo £ sono addormentati e quindi non conoscono la multietnicità delle classi scolastiche 4) lo fanno apposta per farsi pubblicità ( cioè uso la tecnica del marketing \ promozione indiretta cioè basta che se ne parli per poi scusarsi \ fare mea culpa ) e promuovere le loro opere editoriali
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sono stato accusato oltre  che di buonismo   anche di   praticare la  dittatura    del politicamente  corretto  .   Cosa  lontana  da me   perchè   se  è vero che   : <<  le  parole sono importanti >>( cit  cinematografica)  la  cosa non è vera  . In quanto   anche   se  non sempre  ci  riesco   <<  Io al "Buon viso a cattivo gioco" preferisco la faccia di merda che gioca a carte scoperte.>>  ( Francesca  Alleva )
Infatti  

<< Quella del politicamente corretto è una maniera per spingere chiunque ad aver timore di esprimere un giudizio, una opinione diversa, oppure più semplicemente a confermare molto di quello che pure è stabilito dalla natura; basterebbe pensare alla famiglia naturale tra un uomo e una donna. Oltretutto, proprio sul concetto di famiglia nella sinistra  [ e  non solo  aggiunta mia    ]  si evince la più eclatante delle ipocrisie, perché se da una parte si è martellato il cervello della gente sulla discriminazione femminile, sulle quote rosa, sulla giusta e fondamentale importanza della donna, sulla famiglia per la sinistra non è così. Non è così perché se ci si azzarda a dire che la famiglia naturale si basi sulla indispensabilità di un uomo e di una donna in modo ovviamente paritetico, in questo caso la donna passa in secondo piano, perché non si ritiene che sia centrale; insomma, nella famiglia si può anche fare a meno della donna perché non è detto che serva. Ma quello che è insopportabile non è certo il fatto che il libero intelletto possa “pensare” appunto di considerare come famiglia unica e naturale quella tra un uomo e una donna, ma che non si possa dire, guai insomma, perché al solo annuncio da sinistra scatta l’inquisizione per manifesta discriminazione. [...  segue  qui ]>> 
                                       da   http://opinione.it/politica/  del 10\11\2020


 Sono d'accordo   , eccetto  l'ultima riga  ,  perchè  tali   fenomeni si trovano anche  nelle  parole    sia  dirette   che  quelle  edulcorate  \ politicamente  corrette    com  Umberto Brindani  su   Oggi 1 Apr 2021    ( lo cito   interamente    perchè  è difficile  oltre  che     da sintetizzare   \ riassumere  )    

IL POLITICALLYCORRECT? «NON RIUSCIREMO PIÙ A PARLARE SENZACHIEDERE SCUSA A QUALCUNO»

Ve lo ricordate il piccolo Arnold, l’attore della celebre serie tv degli Anni 80? Il suo vero nome era Gary Coleman ed è morto nel 2010 in seguito a un incidente domestico. Non era un bambino: recitava quella parte ma era un adulto affetto da nanismo. Qualcuno, sbrigativamente, avrebbe potuto definirlo un «nano di colore». Be’, oggi non potrebbe più. Secondo le ultime indicazioni della Direzione generale del Parlamento europeo, avrebbe dovuto dire: «Persona con acondroplasia proveniente da un contesto migratorio». Per i burocrati di Bruxelles non va bene neanche la parola «sordo»: si deve dire «persona con disabilità sensoriale» (ma, chissà perché, «sordi» al plurale è lecito). L’espressione «cambio di sesso»? Orrore! La terminologia corretta è «chirurgia affermativa di genere». Non si può più dire «lesbiche» o «gay», ma bensì «persone lesbiche» e «persone gay» (scopri la differenza). Vietato parlare di «adozione gay»: è accettabile solo «adozione successiva». E se per caso a uno viene in mente di definire un individuo «sano, normale, normodotato»? Non si può più: vale soltanto «persona senza disabilità ». L’altro giorno mi ha scritto una lettrice: «Sto leggendo un bel saggio di Richard Ovenden che si intitola Bruciare libri. All’inizio, dove parla dei Sumeri o dei papiri egiziani, l’autore usa continuamente l’espressione “a.e.v.”. Per esempio: “Nel 400 a.e.v.”. Non sono scema, ho capito che si riferisce al 400 avanti Cristo. Mami domando: perché?». Confesso che mi ha colto impreparato, così sono andato su Wikipedia a controllare. E in effetti pare che adesso si debba utilizzare la dizione «a.e.v.» («avanti era volgare») «onde evitare riferimenti a una particolare religione». È ammessa anche l’espressione «a.e.c.», cioè «avanti era comune». Dal che si evince che da oltre 2 mila anni viviamo in un’era volgare o comune (e prima cos’era? Raffinata e singolare?). Poco importa che il riferimento sia sempre la nascita di Gesù: l’ipocrisia del politicamente corretto (anzi, in questo caso del religiosamente corretto) impone che non potendo far scomparire Cristo perlomeno si eviti di citarlo. Intanto Capitan America, la massima espressione del machismo americano, diventa un supereroe gay. La multinazionale Unilever toglie dal commercio lo shampoo con la dicitura «per capelli normali», perché discriminerebbe coloro che i capelli li hanno secchi, grassi, ricci o altro, in ogni caso «non normali». La modella Emily Ratajkowski è sotto accusa sui social perché ha osato postare una foto in cui allatta al seno suo figlio (operazione considerata «inappropriata» in pubblico) e, peccato capitale, lo chiama «beautiful boy». Come si permette di anticipare la scelta di genere? Sarà Sly (il piccolo si chiama così) a decidere se sarà maschio o femmina... In Oregon, Stati Uniti, vogliono «debellare il razzismo in matematica, poiché essa non è oggettiva, e farlo credere è un pensiero tipicamente suprematista, imperialista e razzista». Alcuni degli specialisti incaricati di tradurre le opere di Amanda Gorman, la poetessa diventata famosa il giorno dell’insediamento di Joe Biden, hanno dovuto rinunciare perché «ritenuti troppo bianchi per interpretare le poesie di un’autrice afro americana ».Devo proseguire? Capite che stiamo esagerando? Come dice il pedagogista Franco Nembrini, «tutto oggi è diventato politicamente scorretto: finirà che non riusciremo più neppure a parlare senza chiedere scusa a qualcuno». Quasi trent’anni fa Robert Hughes scrisse il saggio La cultura del piagnisteo, e pochi anni dopo uscì il mitico La versione di Barney di Mordecai Richler: due capisaldi della ribellione al politicamente corretto. Eppure, soprattutto negli ultimi tempi, è diventato chiaro che la battaglia è persa. Bisogna stare attentissimi a quello che si dice e come lo si dice, le parole vanno pesate e ripulite, il rischio di offendere una minoranza è sempre in agguato, anche se ormai il pericolo più concreto è quello di offendere la maggioranza. L’altra sera guardavo su Sky un bellissimo documentario su Quentin Tarantino ( The first eight), un regista che non è mai andato per il sottile trattando di neri, ebrei o qualsiasi altra categoria umana “sensibile”. Anche su di lui ci sono state polemiche. Ma ho capito una cosa: il razzismo, l’intolleranza, il fanatismo e la faziosità non sono nelle parole, ma negli occhi di chi le pronuncia.


  Sia chiaro, questi  sono   solo uno degli infiniti esempi del politicamente corretto che va adottato, pena il patibolo mediatico e l’accusa di reato, perché la dittatura di questo paradigma oramai si è estesa a tutto, dalle parole pronunciate, alle scelte preferite, alle soluzioni indicate, ai giudizi espressi, insomma il politicamente corretto è diventato una sorta di porta dell’inferno, se si supera e non rispetta si finisce bruciati ed  ai margini   oppure  come  spesso  mi succede,  ma  me ne   frego , derisi  o presi in giro    oppure   sparlano   di te  e  non con   te ed  spalle    .  Infatti    , permettetemi un altra   , l'ultima citazione   diretta     

 

LIBERTÀ E PAURA
Lizze James: "Penso che i fan dei Doors ti vedano come un Salvatore, il leader che li renderà tutti liberi. Che sensazione provi al riguardo? È una specie di pesante fardello, non è vero?"
Jim Morrison: "È un assurdo. Come posso liberare chiunque non abbia il fegato di sollevarsi da solo e di affermare la propria libertà? Penso che si tratti di una menzogna, quella della gente che afferma di voler essere libera - tutti insistono a dire che la libertà è ciò che vogliono di più, la cosa più sacra e preziosa che un essere umano possa avere. Ma queste sono stronzate! La gente è terrorizzata dall'idea di essere liberata - loro stessi serrano le loro catene, combattono chiunque cerchi di spezzare quelle catene. Sono la loro sicurezza... Come possono aspettarsi che io o chiunque altro li liberi se in realtà non vogliono essere liberi?"
Lizze: "Perché pensi che la gente tema la libertà?"
Jim: "Penso che la gente faccia resistenza alla libertà perché ha paura dell'ignoto. Ma è singolare... che l'ignoto una volta fosse davvero ben noto. E ciò a cui appartengono le nostre anime... L'unica soluzione è di confrontarsi - confrontare il proprio Io - con la più grande paura immaginabile. Di a te stesso le tue paure più profonde. Dopo di ciò, la paura non ha più potere, e la paura della libertà si restringe e svanisce. Tu sei libero".
Lizze: "Cosa intendi quando dici "libertà"?"
Jim: "Ci sono diversi tipi di libertà, e ci sono parecchi equivoci in proposito... Il genere più importante di libertà è di essere ciò che si è davvero. Si baratta la propria libertà per un ruolo. Si barattano i propri sensi per un atto. Si svende la propria capacità di sentire, e in cambio si indossa una maschera. Non potrà esserci alcuna rivoluzione di massa fino a che non ci sarà una rivoluzione personale, a livello individuale. Prima deve avvenire all'interno... Si può privare un uomo della sua libertà politica e non lo si ferirà - finché non lo si priverà della sua libertà di sentire. Questo può distruggerlo".
Lizze: "Ma come è possibile privare qualcuno della sua libertà di sentire?"
Jim: "Alcune persone rinunciano volentieri alla propria libertà - mentre altre sono costrette a rinunciarvi. L'imprigionamento comincia con la nascita: la società, i genitori, si rifiutano di lasciarti vivere la libertà per la quale sei nato. Ci sono modi sottili di punire una persona per metterne alla prova la capacità di sentire. Puoi ben vedere che chiunque attorno a te ha distrutto la sua vera natura emozionale. Si imita ciò che si vede".
Interviste a Jim Morrison, a cura di Lizze James,1968.


 con questo  è tutto  vilascio  allla colonna  sonora    e  gli approfondimenti 


 Colonna  sonora

il matto - Modena  city  ramblers
 Another Brick In The Wall - Pink Floyd


Approfondimenti  \    siti  consultati   



 https://www.nonsolocontro.eu/nsc2/in-piu/attualita/6027-ha-senso-parlare-di-una-dittatura-del-politically-correct.html


https://thevision.com/attualita/politicamente-corretto-satira-idiozia/


Fonti e approfondimenti

https://www.quasidi.com/senza-categoria/la-dittatura-del-politicamente-corretto/

Una società civilissima e balcanizzata, Daniele Lo Vetere, Le parole e le cose http://www.leparoleelecose.it/?p=33518

La lingua imbrigliata: a margine del politicamente corretto, Massimo Arcangeli, Italianistica online  http://www.italianisticaonline.it/2004/politicamente-corretto-01/

Come l’odio per il politicamente corretto ha sdoganato il fascismo verbale, Chiara Palumbo, The Vision https://thevision.com/attualita/fascismo-verbale/

http://acoma.it/sites/default/files/pdf-articoli/Acoma%2017%20def_0.pdf 
https://arxiv.org/abs/1812.03899
https://harpers.org/a-letter-on-justice-and-open-debate/
https://www.ultimavoce.it/la-dittatura-del-politicamente-corretto-cose-e-perche-se-ne-parla-tanto/
https://www.ilpost.it/flashes/premio-cesar-roman-polanski-attrici-adele-haenelhttps://www.nonsolocontro.eu/nsc2/in-piu/attualita/6027-ha-senso-parlare-di-una-dittatura-del-politically-correct.html




 




 

2.4.21

storie dalla sardegna i nuovi sardi , sardegna e continente , OLTRE LA CRONACA


per gli amici della penisola continentali come gli chiamiamo noi che mi chiedono della Sardegna
Iniziamo con
 
   

la  storia    di   Giuseppe Cugusi che fa il pastore, ma sulla cartà d'identità non si può scrivere. Lo impedisce la burocrazia italiana per cui la professione più vecchia della storia semplicemente non esiste. Il programma automatico dell'anagrafe suggerisce "coltivatore diretto". Un altro modo per cancellare l'identità? Studiato o meno che sia, Giuseppe, non vuole accettarlo.
Scrive di lui Gianni Mura, giornalista di Repubblica: « ...I suoi pecorini si trovano da Pinchiorri a Firenze e da Beck a Roma, e fortunatamente anche nelle mie due tane milanesi. Come il whisky Laphroaig trent'anni fa, il suo pecorino affumicato e stagionato segna il radioso punto del non ritorno

gli altri sono  tratti dalla  nuova  Sardegna 


 

Nicola, il sogno di una vita sulle ali dell’aquila reale


Il giovane falconiere di Gavoi innamorato del volo libero dei rapaci

Locorra è una collina molto panoramica che sovrasta le ultime case di Gavoi. Il paesaggio è aperto, le due cime di Pizzuri sullo sfondo arricchiscono la scenografia. In una radura declinante un giovane snello e vigoroso indossa sulla mano sinistra, tesa verso l’alto, un robusto guantone di cuoio. Sul guantone è posato uno stupendo esemplare di aquila reale, possente e imponente, che urla in continuazione. Il giovane ruota con energia il braccio in avanti, lancia in volo il rapace e l’aria si carica dell’elettricità che accompagna sempre le planate della regina dei cieli. Lei è una giovane aquila reale di nove mesi; lui è Nicola, un gavoese innamorato dei rapaci. Di cognome fa Marcello, sia da parte del padre Raffaele di Sarule che della madre Franca di Gavoi.

E proprio dalla madre, che già da ragazzina raccoglieva ogni animale ferito o abbandonato, ha preso la grande passione per la natura e in particolar modo per i rapaci. Una volta il padre, esasperato dal suo desiderio di vedere l’aquila, lo portò con se nel cantiere forestale sotto Punta la Marmora, dove lavorava e dove il bambino per tutta la mattina avrebbe potuto guardare il cielo sperando di realizzare il suo sogno. Le prime esperienze dirette con i rapaci arriveranno più tardi. Molto intensa quella con un pulcino di gheppio caduto dal nido che mamma Franca allevò a casa, in assoluta libertà.
Al momento dell’involo il giovane gheppio, perfettamente in salute, andò via ma, per almeno un paio di mesi, continuò a frequentare il davanzale dove era cresciuto per cibarsi della carne posizionata lì per lui. Un altro contatto diretto fu con una poiana ardimentosa che si infilò nel pollaio della zia Filomena creando scompiglio e danno tra le galline. La zia, furiosa, entrò armata di un robusto randello decisa a fare giustizia sommaria. Fortunatamente intervenne Nicola che, con una mano parò i colpi della donna mentre con l’altra riuscì ad afferrare e portar via la poiana.
Per ampliare le sue conoscenze Nicola iniziò ben presto a frequentare la locale stazione del Corpo Forestale e l’ambulatorio del veterinario dove si recava ogni qual volta venisse portato un rapace ferito o malandato. Ma si tratta di episodi, pur se di forte coinvolgimento, sempre troppo fugaci. Nicola vuole di più, aspira al contatto diretto con il rapace e pensa alla falconeria. Appena può frequenta un corso organizzato dall’Associazione Falconieri di Eleonorae di San Gavino; pur se il corso dura solo 3 giorni, è tuttavia un primo importantissimo passo. Il resto lo faranno la sua determinazione, la pazienza infinita e la capacità di sperimentare. Dall’Associazione sangavinese prende una poiana di Harris, rapace molto diffuso nel continente americano, che per le sue qualità caratteriali ben si presta all’iniziazione dei falconieri neofiti. Finalmente un rapace sul pugno! Qualche buona lettura specialistica e via con le varie tappe necessarie per instaurare un rapporto di fiducia e di dipendenza col falco. Ma è solo il primo passo. Nicola sogna un futuro di totale convivenza con i rapaci. Chiede ed ottiene l’utilizzo dei locali di un agriturismo in disuso a Zoccai, a poca distanza dal paese, da utilizzare come giardino per tanti rapaci di diverse specie. Parte alla grande con due esemplari di gufo reale, perfetta incarnazione del fascino misterioso dei rapaci notturni, provenienti dall’allevamento austriaco di Markus Plattner. Ed ecco che brucia le tappe e dall’allevamento cecoslovacco di Vojtech Skrba arriva Zulemma (così la battezza) un pulcino di aquila reale della sottospecie daphanea . E la vita di Nicola cambia e prende i ritmi dettati dalle esigenze dell’aquilotta. Ogni momento libero dal lavoro (fa l’operaio in un caseificio) è dedicato a lei per ammansirla, nutrirla, farla salire sul pugno e iniziare a provare a farla volare. Bisogna vederli, lui e Zulemma che si guardano negli occhi, per capire l’affiatamento che li lega. E vedendo la naturale maestria con la quale questo apprendista falconiere lancia l’aquila in volo e come lei ritorna sul pugno, si rimane stupiti pensando come tutto ciò sia stato possibile in così poco tempo.




Per curiosità chiedo a Nicola come si comporta Zulemma con le altre persone. Mi guarda e il volto si trasfigura, colgo lo smarrimento e la fatica di fermare le lacrime. Capisco di aver varcato involontariamente un confine personalissimo, dove ogni parola ha un suo peso preciso. «L’unica persona da cui si lascia accarezzare è comare Maria Laura» mormora con un filo di voce. E vengo a conoscenza di una storia umana che riveste di nobiltà assoluta quanto ho visto sinora. Luigi è un ragazzino vivace, appassionato di rapaci, fan di Nicola. Sognano insieme un’Aquila da far volare. Così è quasi scontato che Luigi scelga Nicola come padrino di cresima. A volte la vita è molto crudele e Luigi muore per un tragico incidente a soli 15 anni. Per Nicola è una sofferenza terribile. E sarà proprio
questa sofferenza a spingerlo ad anticipare i tempi e prendere l’aquila pensando a lui. E quando scopre che Zulemma è nata il 4 maggio del 2020, proprio un anno esatto dal giorno della cresima di Luigi, vede un preciso segno del destino. Racconta, come stesse parlando a se stesso, che quando fa volare l’aquila a Perda Liana, sul Gennargentu o in altri posti di intensa naturalezza, dopo aver lanciato Zulemma, si distende in silenzio in assoluta solitudine e osserva la loro aquila volare; la guarda come se a farlo fossero gli occhi del suo giovane amico e magari pensa, con dolce consolazione «...deo l’isco, ses tue...», incarnando in quel leggiadro librarsi l’anima di Luigi.


31 MARZO 2021


La moglie sarda: «Il mio amore da Oscar con Riccardo, l’altro Fellini»