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11.9.25

11 settembre 2001 una giornata particolare di 24 anni fa che sconvolse il mondo e di cui paghiamo le conseguenze

canzoni suggerite

11 settembre 2001, New York. Una data, un luogo e una tragedia che nessuno può scordare. Lo spartiacque tra vecchio e nuovo millennio. Un evento di portata talmente grande che tutti ricordano dove erano e che cosa stavano facendo quando sono venuti a conoscenza della notizia dell’attentato alle Twin Towers a New York. Di quell’impensabile giorno in cui due aerei si sono infilati in due grattacieli. Di quando la più sfrenata fantasia è uscita dai kolossal hollywoodiani a tema catastrofico-terroristico ed è tragicamente entrata nell’immaginario del pianeta Terra come una incredibile realtà. Quanto accaduto quel giorno ha influito in profondità sulla struttura sociale che, almeno a occidente, si era costruita. Ha colpito tutti nell’intimo  ......  Continua a leggere su Rockol https://bit.ly/32iG2I2

Infatti  ogni anno   quando s'avvicina  l'11  settembre  ,  è sempre  più difficile  parlare, nonostante  sia  passati  24   anni  ,   degli eventi  del  11  settembre  2001     senza  scadere  in  discorsi   retorici , melensi ,  nostagici ,  di  parte  ,  complottisti  . L'unca cos    che  riesco a   dire e  scrivere   è  che  tali eventi  furono    ( e  lo sono  ancora   )  una  giornata  particolare   che  ha  cambiato   (  e    ne  vediamo  ancora  oggi  le  conseguenze  )  la storia  . E'   avvenuta  , dopo  10 anni di   calma  \  pausa  ,   cioè  la fine della  giuerra  fredda  un accellerazione   di  evanti     che  non  si sa  ancora   dove ci porterà . Un evento 
spartiacque nella storia contemporanea . Infatti : << L’11 settembre 2001 è una delle date più significative della storia contemporanea. Quella mattina, gli Stati Uniti furono colpiti da una serie di attacchi terroristici coordinati che avrebbero inciso profondamente non solo sulla politica americana, ma anche sugli equilibri globali, dando inizio a una nuova fase storica.>>  ( da  11 settembre 2001: il giorno in cui il mondo cambiò   di DIRE.it ) E quindi meglio il silenzio . Ma ecco che stavo per chiudere questo post quando ho trovato sui social tre storie che trovate sotto


L’ALBERO CHE NON VOLLE MORIRE  (11 SETTEMBRE 2001 - VOLUME 4)

La mattina che a Downtown New York venne giù tutto, esattamente ventitré anni fa, ci fu una vita che continuò a resistere.La mattina che crollarono i due grattacieli più alti della città, con quasi tremila persone dentro, che crollarono gli edifici circostanti, che bruciò tutto quanto c’era intorno, che si aprì una voragine nel suolo profonda oltre venti metri, la mattina in cui crollarono le nostre stesse sicurezze, e il concetto di libertà non fu mai più quello di prima, ci fu una vita che continuò a resistere.La mattina dell’11 settembre 2001, mentre era morte, terrore e distruzione ovunque, ci fu un albero di pero, proprio sotto alle Torri Gemelle, che prese fuoco come tutti gli altri, ma che alla fine si salvò. Si salvò ed è arrivato sino a noi, e oggi è il simbolo più straordinario, mirabile, incredibile e miracoloso di quella tragedia e di tutto quello che c’è stato dopo, di tutto quello che c’è e che ci potrà essere dopo.
Vennero giù la Torre Sud e poi la Torre Nord, a pochi minuti l’una dall’altra. Vennero giù e trascinarono oltre alle vite umane anche migliaia di tonnellate di cemento, di acciaio, di cristallo, di arredi, di mobilia, di oggetti di ogni tipo. Un’immensa onda nera travolse New York, l’aria fu irrespirabile per settimane, ogni parvenza di vita umana rimase cancellata, eradicata, disintegrata, per decine di isolati.Ogni albero della zona, ogni singolo arbusto venne distrutto, mangiato senza pietà dalle fiamme. Rimase vivo solo un ramo, un solo ramo, un unico ramo di quell’albero di pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle. Era messo malissimo: carbonizzato nel tronco, nelle radici, in tutti gli altri rami sino alla punta. Ma ce n’era uno soltanto, che era rimasto vivo.Se ne accorsero, un mese dopo la tragedia, gli uomini dell’FDNY, il Fire Department of New York, i pompieri eroi dell’11 settembre. Se ne accorsero, che pulsava ancora un briciolo di vita, in mezzo a tutta quella morte, in mezzo a tutta quella puzza di bruciato, di marcio, di putrido, in mezzo alle fredde vestigia di quell’immane tragedia.Se ne accorsero e chiamarono dei botanici: presero visione del pero di Ground Zero e dissero che sì, che era ancora vivo, che non ci si poteva minimamente spiegare come, ma il pero era ancora vivo. Solo che bisognava portarlo via di lì, bisognava metterlo in salvo, bisognava trapiantarlo altrove, nella speranza che potesse guarire.Il pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle venne eradicato e poi ripiantato, nel novembre del 2001, al Van Cortland Park, nel Bronx. Fu questo il suo ‘ospedale’ per nove lunghissimi anni. Nove anni nei quali ci si è presi cura di lui, lo si è visto diventare più forte, giorno dopo giorno, lo si è visto riprendere vigore, riacquistare la corteccia, le foglie, il suo magnifico colore.Poi, la mattina del 22 dicembre del 2010, il pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle è tornato a casa sua, dov’era stato sin dalle sue origini. Proprio sotto al nuovissimo One Wtc. Lo hanno chiamato “Survivor Tree”, e il motivo è facilissimo da capire. Lo hanno chiamato così e quel pero scampato all’11 settembre (e non si saprà mai come) è diventato l’albero più famoso di New York, ma anche il simbolo della vita che riparte, della città che resiste, della pagina che andava comunque svoltata.Chissà che destino, si portava e si porta dentro, quell’albero di pero. Non doveva morire l’11 settembre, non voleva morire l’11 settembre di ventitré anni fa. Non volle morire neppure tredici anni fa, quando fu seriamente compromesso dall’uragano Irene.Oggi è circondato da un recinto, è diventato alto trenta metri dai dieci metri che era nel 2001, ha le radici che devono ancora attecchire perfettamente, ma lo sapete qual è l’aspetto più eccezionale? È che il “Survivor Tree” è l’unico albero della piazza a fare i fiori: dei fiori stupendi, bianchissimi, profumatissimi. Provateci, a passare di fronte a questo prodigio della natura, e a non commuovervi.Io penso che non ci riuscirete.Chiunque ha un cuore, non ci potrà riuscire. Quando passerete da questo luogo, andate di fronte al “Survivor Tree”: ogni singolo fiore di quel pero è una vita umana che ci dice di essere solamente passata dall’altra parte, e chissà che tutte, tutte insieme, non siano proprio ancora qui, dentro a quest’albero.A tenerci compagnia per l’eternità.

Mi ricordo il post, il cui video citato in molti mieri post sul 11 settembre , contenuto in film collettivo 11′09"01 11 settembre - Wikipedia se volete vederlo o rivederlo lo trovate qui , di Sean Penn

Un anziano trascorre la sua vita da solo in un appartamento oscurato dalle Torri Gemelle. L'uomo vedovo sfoga la sua solitudine parlando con la sua defunta moglie come se fosse ancora viva e coltivando il suo vaso di fiori, appassito dalla mancanza di luce. Il crollo delle Torri permette finalmente alla luce di inondare l'appartamento e rivitalizza improvvisamente i fiori. L'anziano, felice per l'accaduto, cerca di mostrare il vaso alla moglie, ma la luce rivela l'illusione in cui viveva fino a quel momento. Tra le lacrime, si rammarica che sua moglie non sia lì per vedere finalmente il vaso rifiorire.


...


non ricordo l'autore di facebook

Un anno dopo la tragedia dell’11 settembre 2001, su un giornale americano apparve un piccolo biglietto.
Non era gridato né drammatico, ma semplice… e indimenticabile.
Diceva così:
“Potresti aver sentito parlare dell’amministratore delegato sopravvissuto perché quel giorno toccava a lui portare il figlio all’asilo.
Un altro uomo si è salvato perché era il suo turno di prendere le ciambelle.
Una donna è arrivata in ritardo perché la sveglia non ha suonato.
Qualcuno è rimasto imbottigliato nel traffico del New Jersey.
Un altro ha perso l’autobus.
Qualcuno si è macchiato la camicia di caffè ed è dovuto tornare a cambiarsi.
La macchina di uno non partiva.
Un altro ha risposto a una telefonata di troppo.
Un bambino ha impiegato più tempo a vestirsi.
E qualcuno, semplicemente, non riusciva a trovare un taxi.
Ma la storia che mi ha colpito di più è quella di un uomo sopravvissuto… perché indossava scarpe nuove.Gli provocarono una vescica, così si fermò in farmacia a comprare una benda.
E per questo è vivo.”
Da allora, ogni volta che resto bloccato nel traffico, perdo l’ascensore, devo tornare indietro a prendere le chiavi o rispondo a una chiamata all’ultimo momento… mi fermo a pensare:
Forse sono esattamente dove dovrei essere.Forse quel ritardo è una protezione che non conoscerò mai.Così, la prossima volta che la tua mattina sembra “storta”—i bambini sono lenti, non trovi le chiavi, o ti fermi a ogni semaforo rosso—non stressarti, non arrabbiarti.  Forse… solo forse… Dio ti sta proteggendo in silenzio, in modi che ancora non puoi vedere.

.......
L’11 settembre 2001, mentre il mondo cambiava per sempre, un eroe camminava su quattro zampe.Michael Hingson era al lavoro, al 78° piano della Torre Nord del World Trade Center. Cieco dalla nascita, non poteva vedere le fiamme che divoravano l’edificio, né i detriti che piovevano giù come piombo dal cielo. Ma sentiva…Sentiva la terra tremare sotto i piedi.Sentiva l’aria diventare pesante.Sentiva la paura, quella cruda, che ti stringe il cuore e paralizza il corpo.Accanto a lui c’era Roselle, la sua cagna guida.Si era appena svegliata da un pisolino. Nessun panico. Nessuna esitazione. Solo calma. Silenziosa, ferma, pronta.In mezzo al caos, quello sguardo tranquillo fu tutto ciò di cui Michael aveva bisogno per credere che ce l’avrebbero fatta.E così, con Roselle a guidarlo, iniziò la lunga discesa.1.463 gradini.Uno dopo l’altro.Tra urla, fumo, sangue, panico.Mentre il grattacielo tremava e ogni secondo sembrava
l’ultimo.Un collega si bloccò, con la disperazione negli occhi.“Non possiamo farcela,” sussurrò.Michael si voltò, stringendo forte il guinzaglio.“Se io e Roselle possiamo scendere, puoi farlo anche tu. Perché lei non si è mai fermata.”Passarono accanto a vigili del fuoco che salivano verso l’inferno, consapevoli che molti non sarebbero mai tornati.Ma Roselle non si fermò. Non esitò. Non indietreggiò mai.Pochi minuti dopo, raggiunsero l’atrio. E poi l’esterno.Un mondo completamente trasformato: buio, fumo, macerie.Per la prima volta, tutti erano ciechi.Ma Michael no. Lui ci era abituato. Sapeva muoversi dove gli occhi non servono, dove contano solo l’ascolto, l’istinto, il legame.Guidato da Roselle tra polvere e distruzione, arrivò a un punto in cui lei si fermò di colpo. Aveva sentito qualcosa.Una scalinata.Una via d’uscita.La salvezza.Quel giorno, Roselle salvò la vita del suo umano.Non con la forza. Non con il rumore.Ma con la calma, la fiducia e l’amore incondizionato che solo un cane può offrire.Eppure, ancora oggi, c’è chi si chiede se gli animali provino emozioni.Chi non riesce a vedere l’anima che si nasconde in quegli occhi silenziosi.Ma Michael sa. E Roselle sapeva.E questa storia lo urla, in mezzo a un mondo che troppo spesso non ascolta. #fblifestyle


con questo è tutto . Per tutti coloro vecchi o nuovi fossero interessati a vedere come ho trattato \ affrontato tale evento dal lontano 2004 ( cioè da quando ho messo su il blog prima in splinder e poi in blogger ) può consultare nelle etichette o nel motore di ricerca del mio nostro blog la voce 11 settembre o 11 settembre 2001

olre l'11 setembre 2001 c'è un altro 11 settembre quello del Cile 1973 di https://www.facebook.com/antonella.salamone.52


 Come dicono i cileni: "Para no olvidar". 11/09/1973 - Quando la mattina del 11/09 Allende arriva alla Moneda il golpe e' gia' cominciato con "L'Operazione Silenzio" bombardando le sedi radio e tv di Santiago. Solo Radio Magallanes, miracolosamente, continua a trasmettere ed e' attraverso i suoi microfoni che il Presidente terra' il suo ultimo discorso al popolo cileno. Ne riporto una parte: "Lavoratori della mia patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento in cui il tradimento pretende di imporsi ...Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!. Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sara' vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sara' una lezione morale che castighera' la vigliaccheria, la codardia e il tradimento". La versione ufficiale vuole che Allende si sia suicidato con un fucile regalato da Castro che riportava la seguente incisione: "A Salvador dal suo compagno d'armi Fidel Castro". Una metafora, se ci pensate, perche' Allende non aveva mai impugnato armi se non quelle della dialettica politica. Mori' crivellato di colpi al petto e all'addome per ordine di Pinochet. Il sovvertimento di una democrazia non lo si organizza in un giorno. Servono uomini, mezzi e soprattutto soldi. Un colpo di stato militare non lo si prepara senza l'accordo di tutti gli apparati Tutto pianificato con il "Piano Condor", Non hanno avuto una gran fantasia. Il Condor e' un uccello rapace tipico della Cordigliera delle Ande e, come tutti gli uccelli...libero di volare. Mi scuso per la digressione. Il regime di Pinochet mise in atto una durissima e sanguinaria repressione. Lo stadio nazionale di Santiago divenne un enorme campo di concentramento e i suoi sotterranei furono testimoni silenziosi di torture uccisioni stupri perpetrati dagli uomini di Pinochet: Le torture avevano nomi insoliti: la piu' comune era la "parilla" poi il "sottomarino asciutto" oppure il "pau de arara"....il dolore estremo come mezzo per disintegrare l’auto determinazione di un individuo. Qui mi fermo e vi risparmio i dettagli.. Nelle prigioni politiche si arrivo' persino a torturare i bambini per costringere i loro genitori a confessare.Nel dossier della Commissione Valech sono stati accertati tanti casi del genere.E' tutto scritto. Nero su bianco. Atti giudiziari. Prove. La lunga "onda nera" in America Latina fu inarrestabile. L'Uruguay, il Guatemala ....qualche anno piu' tardi l'Argentina. Il "Condor" volava in alto e placido controllava......Nixon, Kissinger e la Cia sorridevano.Operazione Condor: i paesi coinvolti furono Cile - Argentina - Brasile - Perù Bolivia - Paraguay - UruguayPinochet: nel 1998 viene arrestato a Londra per crimini contro l’umanità, ma riesce a evitare il processo per altri sei anni. Non ci sarà una condanna. Gli arresti domiciliari scattano solo nel 2004, due anni prima della sua morte, a 91 anni.Salvador Allende: l’altra faccia del Cile che resiste, guidata dalle ultime parole di un uomo pronto a morire pur di non barattare i suoi ideali per avere salva la vita: “La Storia è nostra e la fanno i popoli”.Nota: la conclusioni della Commissione Valech porta a oltre 40.000 il numero delle vittime di violazioni dei diritti umani tra il 1973 e il 1990. Il numero ufficiale delle persone uccise o scomparse è di 3216 mentre quello delle persone che hanno subito detenzione politica e/o tortura è di 38.254. ( I dati presenti nella nota forniti da Amnesty International).

concludo con , sempre dala stessa fonte , questa bellissima Lettera a un cittadino statunitense da parte di Gabriel Garcia Màrquez



Cosa si prova? Cosa si prova quando l’orrore divampa nel tuo proprio cortile e non nel soggiorno del vicino?
Cosa si prova davanti a quella paura che ti attanaglia il petto, a quel panico incorniciato nel rumore assordante, alle fiamme senza controllo, ai palazzi che crollano, a quello spaventoso fetore che trafigge i polmoni, davanti agli occhi degli innocenti che camminano coperti di sangue e di ceneri?
Cosa si prova, quando arriva nella tua casa l’incertezza su quello che potrebbe succedere? Come si esce da questo stato di shock? Lo stesso nel quale deambulavano immersi, nell’agosto del 45’, i sopravvissuti di Hiroshima.
Nulla é rimasto in piedi dopo che il bombardiere nord-americano Enola Gay ebbe scaricato la bomba. Nel giro di pochi secondi morivano 80.000 uomini, donne e bambini. Altrettanti sarebbero deceduti negli anni che seguirono, a causa delle radiazioni.
Ma quella era una guerra lontana e non c’era nemmeno la televisione.
Come ti senti oggi, quando le terribili immagini della televisione ti dicono che quel che sta succedendo non accadde in una terra lontana ma nella tua propria casa?
Un altro undici di settembre, ma di 28 anni fa, fu assassinato un Presidente di nome Salvador Allende, resistendo ad un colpo di stato organizzato dai tuoi governanti.
Furono anch’essi tempi di orrore, ma succedevano in un posto molto distante dalla tua linea di confine, in un’ignota repubblichetta sudamericana.
Queste repubblichette sostavano nel tuo cortile interno e non ti sei mai preoccupato quando i tuoi marines entravano in esse, a ferro e fuoco, a imporre i tuoi punti di vista.
Lo sapevi che tra il 1824 e il 1994 il tuo paese portò a termine 73 invasioni in paesi dell’America Latina? Le vittime furono Puerto Rico, Mèxico, Nicaragua, Panamà, Haitì, Colombia, Cuba, Honduras, Republica Dominicana, Islas Virgenes, El Salvador, Guatemala e Granada.
È da quasi un secolo che i tuoi governanti sono in guerra. Dall’inizio del ventesimo secolo, non c’è stato un conflitto armato nel mondo nel quale il tuo pentagono non fosse coinvolto. Certo, le bombe allora esplodevano sempre al di fuori del tuo territorio, con la sola eccezione di Pearl Harbor, quando l’aviazione giapponese bombardò la settima flotta, nel 1941.
Ma l’orrore è rimasto sempre lontano.
Quando le torri gemelle vennero giù, quando hai visto le immagini dalla televisione o ascoltasti le
grida quella mattina, hai pensato per un solo secondo a quello che sentirono quotidianamente i contadini del Vietnam attraverso quei lunghi anni? A Manhattan la gente cadeva dall’alto dei grattacieli come tragiche marionette. In Vietnam, la gente correva tra urla strazianti perché il Napalm continuava a bruciare la carne per molto tempo e la morte che seguiva era spaventosa, tanto quanto quella di chi si lanciava in un salto disperato verso il vuoto.
La tua aviazione non lasciò una fabbrica in piedi né un ponte senza distruggere in Jugoslavia. In Irak furono 500.000 i morti. (Nella prima campagna. NdT.) Mezzo milione di anime fu il bottino dell’operazione “Tempesta nel Deserto”, incalcolabili i corpi dilaniati in luoghi esotici quali il Vietnam, l’Irak, l’Iran, l’Afganistan, Libia, Angola, Somalia, Congo, Nicaragua, Republica Dominicana, Cambogia, Sudàn, Jugoslavia e, a continuare, la lista sarebbe interminabile.
In ognuno di questi paesi, la gente veniva massacrata da proiettili fabbricati nel tuo paese, sparati dai tuoi ragazzi, da gente iscritta nel libro paga del tuo Dipartimento di Stato, solo e soltanto affinché tu potessi continuare a godere del tuo proverbiale stile di vita americano.
Da quasi un secolo il tuo paese è in guerra col mondo.
Curiosamente, i tuoi governanti scatenano i loro Cavalieri dell’Apocalisse in nome della libertà e della democrazia. Ma dovresti sapere che per molti popoli del mondo (di questo pianeta nel quale muoiono quotidianamente 24.000 persone vittime della fame o di malattie altrove guaribili) gli Stati Uniti non rappresentano la libertà ma un nemico lontano e terribile che semina soltanto guerra, fame, paura e distruzione.
Sono sempre stati conflitti bellici lontani per te, ma per chi lì ci abita sono una dolorosa realtà quotidiana, una guerra nella quale i palazzi vengono molto frequentemente giù e dove la gente va spesso incontro ad una morte raccapricciante.
E le vittime sono sempre, per il 90 per cento, civili. Donne, anziani, bambini.
Effetti collaterali.
Come ci si sente quando l’orrore bussa alla tua porta, anche solo per un istante, per un singolo giorno?
Come ci si sente quando si pensa che le vittime di New York sono segretarie, operatori di borsa o impiegati delle pulizie che pagavano regolarmente le loro tasse e non avevano mai fatto male neanche ad una mosca?
Com’è la paura ?
Come ci si sente, cittadino americano, quando si pensa che la lunga guerra è finalmente sbarcata a casa propria?
Gabriel Garcia Màrquez
Trad. di Milton Fernàndez

10.9.25

«La mia rivoluzione gentile: pulisco la spiaggia ogni giorno» Giampiero Passaro, l’uomo che volontariamente pulisce la spiaggia da 24 anni, racconta la sua avventura.

il mattino
Giampiero Passaro, il volontario che tiene pulita la spiaggia della Favorita Camicia bianca, jeans,
sneakers, un viso dolce che spesso s’apre in un sorriso avvolgente. Quando si presenta alla spiaggetta della Favorita, il popolo di Ercolano si volta e l’abbraccia con lo sguardo e con parole d’affetto profondo e di stima.Giampiero Passaro da 24 anni tiene pulita la spiaggia della Favorita, lo fa da volontario, non ha mai chiesto nulla e rifiuta anche le mance: «Non vengo solo d’estate - dice serio - io sto qui tutti i giorni, anche d’inverno, pure a Natale.





Video

 È la mia dichiarazione d’amore per la mia città, Ercolano». È la rivoluzione gentile, la sommossa silenziosa di un uomo che un giorno del 2001 si guardò intorno e decise che quella spiaggia non doveva essere più abbandonata, sporca, degradata: «All’inizio, come tutti, pensavo che qualcuno dovesse intervenire. Poi mi sono detto “perché aspettare che lo facciano altri? Posso farlo anche io”. E da quel momento è iniziata la mia avventura». 
L’appuntamento quotidiano
Giampiero ha 48 anni, si arrangia con lavori saltuari («che comunque mi consentono di andare avanti», sorride) però c’è un appuntamento fisso al quale non può mancare: nel pomeriggio, ciascun giorno dell’anno, si presenta sulla spiaggia della Favorita della sua Ercolano e inizia a portare via l’immondizia.
D’inverno c’è soprattutto quel che trascina il mare, plastiche ricoperte d’alghe, rami, sacchetti; quando inizia la bella stagione, invece, il lavoro aumenta perché la gente porta pattume, e non tutti vanno a depositarlo nei cestini: «Però pian piano tante persone stanno modificando le loro abitudini, le schifezze sulla spiaggia diminuiscono e questa è la mia soddisfazione più grande».
I bambini danno una mano
Il momento più intenso delle attività di pulizia arriva quando i bambini, dopo aver osservato un po’ a distanza Giampiero che raccoglie immondizia dall’arenile, iniziano a raccogliere roba e a portargliela: «Io innanzitutto chiedo ai genitori se sono d’accordo, poi vado a prendere i guanti che tengo conservati proprio per chi mi vuole aiutare, e li distribuisco ai bimbi, perché la sicurezza è fondamentale».
Così succede sempre più spesso che il momento della pulizia, che inizia verso le 16 durante l’estate, si trasforma in una piccola e festosa processione di bambini che seguono Giampiero e l’aiutano a portare via tutte le schifezze dalla spiaggia.
«Adesso c’è una sensibilità diversa - spiega Passaro - Gli adolescenti sono molto più sensibili al tema e capita raramente che lascino i loro rifiuti sulla spiaggia. Ovviamente durante i week end la pressione antropica aumenta e crescono anche i pirati dell’immondizia, ma io non me ne dispiaccio. Vado a ripulire come faccio ogni giorno e continuo a sorridere».
La rivoluzione contagiosa
Sulle orme di Giampiero, intorno alla spiaggia della Favorita sta crescendo un mondo di sostegno e solidarietà: «All’inizio le persone hanno iniziato a portarmi i sacchi per la raccolta, poi siamo riusciti a mettere insieme una piccola cassetta del pronto soccorso, tutta realizzata con le donazioni delle persone che, una ad una, hanno portato cerotti, alcol, bende, disinfettanti vari».
Poi s’è creata una comunità che ha iniziato a inventare occasioni per stare assieme. Quest’anno ci saranno corsi di Acquagym e corsi di Yoga («Ovviamente tutto gratuito», continua a sottolineare Giampiero), di tanto in tanto le mamme organizzano feste per i bambini, aperte a chiunque vuol partecipare «e succede che arrivano persone capaci di modellare i palloncini e li regalano ai bimbi, ragazzi che fanno bolle di sapone giganti per far emozionare i più piccoli, poi le mamme portano qualcosa da casa, e la spiaggia diventa davvero una festa, per tutti. Sono momenti bellissimi».

9.9.25

Meduna di Livenza Sindaco perde lavoro in azienda, il panettiere del paese lo assume: «Mai abbattersi, mi sono reinventato.,macerata feltria il sindaco in prima persona, dedicando i giorni festivi a ripulire strade e spazi verdi della città.

corriere della sera tramite msn.it
Alle tre di notte Arnaldo Pitton entra in panificio, si mette il grembiule e inizia a impastare. Grissini, pizze, pane con le olive. Finisce a mezzogiorno, si scrolla la farina di dosso, si cambia e va in municipio. È il sindaco di Meduna di Livenza, 3.000 abitanti in provincia di Treviso.



 Ha 57 anni, è al secondo mandato, e da oggi fa anche il panettiere. «Prima di dare buoni consigli - sorride il primo cittadino - devi dare buoni esempi». Motivo per cui, dopo quarantadue anni di lavoro, ha reagito alla cassa integrazione rimboccandosi le maniche.
Fino a pochi mesi fa era responsabile delle manutenzioni in un’azienda trevigiana, ma «l’azienda è
entrata in sofferenza e sono finito in cassa integrazione - racconta-. Sembrava un periodo ponte, invece ho scoperto che la cassa non versava gli oneri contributivi». A quel punto, dopo essersi confrontato con i sindacati, ha dato le dimissioni.

 Una scelta obbligata, «mi manca solo un anno alla pensione - precisa - sarebbe stato un rischio troppo grande restare lì». Con un’indennità da sindaco di circa 8.000 euro lordi l’anno (poco più di 500 euro al mese), sebbene senza lavoro, Pitton non ha avuto accesso all’indennità di disoccupazione. «Quando mi è arrivata la comunicazione dall’Inps, sono trasalito. E ora, che si fa?».
È stato allora che Michele Berti, titolare dello storico panificio del paese, gli ha proposto di lavorare al forno. «Ho accettato subito - ammette-. E oggi, 9 settembre, ho iniziato. Mi sono presentato alle 3 del mattino, mi ha spiegato le basi, mi ha dato l’armadietto, gli attrezzi. E ho cominciato a impastare: sono talmente orgoglioso di questo nuovo lavoro, che ho fatto un video dei miei primi grissini». Li ha postati perfino sui social, con l’ironica didascalia “boss in incognito”. «Ora imparerò un mestiere. E mi piace. Posso essere un esempio per i giovani: perchè ci si può reinventare, a ogni età». In paese, ovviamente, è molto conosciuto e apprezzato. Il cognome Pitton è parte della storia di Meduna: «Mio nonno è stato sindaco e podestà nel primo Novecento, mio padre vicesindaco, mio zio responsabile dell’anagrafe. Siamo un po’ i Kennedy del paese» ride.
Ben noto per i suoi gesti pratici, come aver pulito personalmente la piazza e i marciapiedi con l’idropulitrice, Pitton è attivo da sempre nel volontariato e nelle associazioni locali. «Nella giornata di oggi ho ricevuto centinaia di messaggi. Soprattutto da giovani. Alcuni mi dicono che ho avuto coraggio. Ma per me non è questione di coraggio: è buonsenso. Se una strada si chiude, se ne cerca un’altra». Il contratto al panificio scade il 31 dicembre. Nel frattempo, Pitton porta avanti il suo ruolo di sindaco: gestisce la macchina comunale, presenzia alle sagre, lavora con le associazioni. «Prima di dare buoni consigli, devi dare buoni esempi» ripete. E Arnaldo Pitton, sindaco-panettiere, l’esempio ha scelto di darlo con le mani in pasta. Letteralmente.


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gaeta.it tramite msn.it

Sindaco in tuta da lavoro: la pulizia del weekend


A Macerata Feltria, piccolo comune in provincia di Pesaro-Urbino, le risorse per la manutenzione urbana non bastano mai. Per questo il sindaco ha deciso di mettere mano in prima persona, dedicando i giorni festivi a ripulire strade e spazi verdi della città.
Nei giorni di festa, il sindaco lascia l’ufficio e indossa tuta e guanti, armato di scopa e sacco per i rifiuti. Si occupa di raccogliere spazzatura, pulire marciapiedi e controllare mozziconi di sigaretta abbandonati. Non lascia nulla al caso: ogni angolo del paese, ogni aiuola, riceve la sua attenzione. Spesso lavora per ore sotto il sole. L’idea nasce dal fatto che le cinque persone incaricate della manutenzione non riescono da sole a gestire tutto il lavoro necessario per mantenere il paese pulito.
Il gesto del sindaco va oltre il semplice ruolo istituzionale: è un modo per far capire ai cittadini quanto sia importante prendersi cura degli spazi pubblici. In questo modo, il primo cittadino si fa carico di una responsabilità concreta, andando oltre la rappresentanza politica.
Anche gli altri amministratori scendono in strada
Non è solo il sindaco a darsi da fare. Consiglieri comunali e alcuni assessori si uniscono a lui nei fine settimana. Armati di attrezzi per la raccolta dei rifiuti e la cura delle aree verdi, girano per strade e piazze del centro. Questi momenti aiutano a mantenere il paese pulito e a evitare situazioni di degrado.
Essere presenti sul territorio, lontano dai banchi degli uffici, crea un rapporto più diretto con i cittadini e con i problemi concreti della manutenzione urbana. Vedere gli amministratori al lavoro aiuta a far crescere una maggiore consapevolezza collettiva sulle esigenze del paese. Questo impegno condiviso tra varie figure segnala la volontà di collaborare per superare limiti e carenze nel personale addetto alla pul
lizia pubblica.
Perché gli amministratori si mettono in gioco direttamente
Garantire una manutenzione costante di verde e strade è una sfida comune a molti piccoli comuni come Macerata Feltria. Cinque addetti non bastano a coprire tutte le necessità, soprattutto nei weekend, quando arrivano più visitatori e la presenza di residenti aumenta. Tra risorse limitate e qualche problema organizzativo, sindaco e amministratori hanno scelto di farsi carico personalmente di queste attività.



Questa scelta mostra la volontà di non lasciare il problema in sospeso, trasformando la responsabilità politica in un’azione concreta. In momenti delicati, i cittadini vedono l’amministrazione non solo come un ente burocratico, ma come un gruppo pronto a intervenire per mantenere ordine e pulizia. Non è certo una soluzione definitiva, ma dimostra un impegno reale nella gestione quotidiana del territorio.
Macerata Feltria e le sfide di chi amministra piccoli comuni
Macerata Feltria è un esempio di come nei piccoli comuni spesso manchino personale e fondi per gestire l’ambiente urbano. Tenere pulite le aree pubbliche richiede risorse costanti, che non sempre ci sono. Il fatto che gli amministratori si mettano a pulire in prima persona mette in luce queste difficoltà, mostrando come la carenza di personale specializzato influisca sulla qualità dei servizi.
L’impegno del sindaco e della sua squadra è una risposta immediata a queste lacune, ma apre anche interrogativi sull’organizzazione e sul futuro della manutenzione comunale. La situazione di Macerata Feltria racconta come, in alcune realtà, il legame tra amministrazione e territorio si traduca in azioni pratiche, dove ruoli istituzionali e lavoro operativo si intrecciano. Il risultato è un impegno concreto per tenere pulito il paese e mantenere un ambiente vivibile per tutti.

Laureata e programmatrice, svolta hard di "Queen" Valentina D.: "Scelta di libertà, al 100% la mia strada

Unione sarda 9\XI\2025
                                                  Francesca Melis




N.B L’intervista completa nell'articolo sotto e per chi volesse saperne di più ancora più sotto trovare una video intervista sempre dell'unione sarda


 Cagliaritana, laureata in architettura, un lavoro come programmatrice informatica in una grande azienda. Valentina D. ha deciso di cambiare vita: dai contenuti per adulti su OnlyFans ha deciso - senza lasciare la piattaforma - di entrare nel mondo del porno  ha  deciso di cambiare vita: dai contenuti per adulti su OnlyFans ha deciso - senza lasciare la piattaforma - di entrare nel mondo del porno. Perché? «La risposta in realtà è molto semplice, anche se può sorprendere: ho solo seguito me stessa. Io ho sempre avuto un lato esibizionista, ma anche una marcata creatività che ho utilizzato tanto nel mio lavoro come programmatrice informatica, cercando soluzioni, creando e così via. Ma sentivo che non era la mia strada».
Da qui la decisione del cambio di rotta radicale: «Alla fine ho fatto questa scelta, che per tanti potrebbe essere un crollo di moralità o potrebbe essere considerata una perdita di dignità: sono entrata nell'industria dei contenuti per l'intrattenimento per adulti. E qui ho trovato al 100% la mia strada».
Valentina D., in arte “Queen”, ne fa una questione di emancipazione: «Io credo fermamente che noi donne possiamo davvero scegliere di essere tutto ciò che vogliamo: di non essere madri o di non avere figli. Sono frasi che ci ripetiamo di continuo, ma io ci credevo davvero. Possiamo essere imprenditrici, ma anche delle attrici porno, non perdendo la nostra intelligenza, la nostra dignità e il nostro modo di essere». Si tratta di «lotta per la libertà, non solo delle donne, ma del singolo individuo, e per me questo è semplicemente un piccolo passo».L’intervista completa nell'articolo sotto e per chi volesse saperne di più ancora più sotto trovare una video intervista sempre dell'unione sarda
  

con questo è  tutto 

Cavani salva la vita alla figlia di un giornalista: manda i soldi in una scatola e paga l’operazione

da fanpage tramite msn.it 



A volte il calcio riesce a regalare storie che vanno ben oltre i gol e i trofei. È quello che è accaduto nei giorni scorsi quando Edinson Cavani, il “Matador” che ha fatto sognare tanti tifosi, si è trasformato in un vero e proprio eroe fuori dal campo. Non con una prodezza sportiva, ma con un gesto di generosità che ha letteralmente salvato la vita a una bambina.
L'ex attaccante di Palermo, Napoli, PSG e Manchester United, che attualmente veste la casacca del Boca Juniors, ha pagato l’operazione al cervello della figlia di un giornalista e le ha salvato la vita: Cavani ha inviato i soldi in contanti in una scatola e grazie a questo intervento i medici hanno potuto operare la ragazzina.
Cavani salva la vita alla figlia di un giornalista
La protagonista di questa vicenda è Ema, figlia del giornalista uruguaiano Rafa Cotelo. La bambina convive fin da piccolissima con una grave malattia cerebrale simile all’idrocefalia, che l’ha già costretta a più interventi: quando le sue condizioni sono peggiorate, la famiglia non ha avuto scelta ed è partita di corsa per Buenos Aires, dove in passato la bambina era già stata operata. Una corsa contro il tempo, segnata dall’angoscia dei genitori e dalla speranza che i medici potessero ancora una volta fare il miracolo.
Arrivati in ospedale, i dottori hanno confermato la necessità di intervenire subito. Ma proprio nel momento più drammatico è comparso un ostacolo assurdo e ingiusto: per dare il via all’operazione serviva il pagamento immediato e in contanti. Cotelo si è trovato davanti a un muro insormontabile. Non c’era tempo, non c’era modo. La vita di sua figlia rischiava di restare sospesa in un limbo burocratico.





Cavani salva la vita alla figlia di un giornalista: manda i soldi in una scatola e paga l’operazione
È qui che entra in scena Cavani. Cotelo, disperato, lo ha contattato chiedendo aiuto. E Cavani non ha esitato un istante. Da lontano, senza clamore, ha trovato la soluzione. Ha incaricato un amico, gestore di una tanguería a Buenos Aires, di portare all’ospedale il denaro necessario. Poco dopo, un uomo si è presentato con una scatola piena di contanti. Ha guardato negli occhi il giornalista e gli ha detto soltanto: "Me l’ha mandato Edi". Tre parole semplici, ma cariche di speranza.
Grazie a quei soldi i medici hanno potuto operare immediatamente la bambina. L’intervento è stato delicatissimo e il chirurgo, appena uscito dalla sala, ha detto al padre: “Starà bene tra tre o quattro ore”. Solo in seguito ha confessato quanto fosse grave la situazione: “Signore, come avrei potuto dirle la verità in quel momento?”. Senza quel tempestivo intervento, senza quel gesto di Cavani, il destino di Ema sarebbe stato molto diverso.
"Me l’ha mandato Edi": la scatola piena di contanti consegnata a Cotelo
La storia è stata raccontata con emozione dallo stesso Cotelo in televisione, al programma ‘Polifonía' condotto da Alejandro Fantino: il giornalista ha ringraziato pubblicamente Cavani che ha dimostrato di avere un cuore enorme, agendo in silenzio e senza farsi pubblicità.
Quello che colpisce di più in questa vicenda è la discrezione. Cavani avrebbe potuto limitarsi a una donazione ufficiale, magari pubblica, con tanto di fotografie. E invece ha scelto la via più umana, quasi clandestina, come se non fosse nulla di straordinario. Ma straordinario lo è, eccome. Perché mentre tanti parlano di solidarietà, lui l’ha messa in pratica in silenzio, restituendo a una bambina e alla sua famiglia la speranza di un futuro.
Edinson Cavani, che tanti tifosi ricordano per i suoi gol spettacolari, verrà ricordato anche per questo: non solo come il Matador del campo, ma come l’uomo che, con una scatola di soldi e un gesto semplice, ha dimostrato che la grandezza non si misura soltanto con i trofei.

8.9.25

Reportage la mia esperienza da organizzatore classe76 festa,di sant isidoro

Come ogni anno l'8 settembre    con Maria bambina ( fiaccolata + fuochi d'artificio ) si concludono le 
da  mara  ricciu 
steste dell'estate :  San paolo e madonna del buon camino, San Isidoro , Maria bambina appunto . Allo stesso tempo finisce  il nostro anno di preparazione ( vedere post precedente )   di preparazione  culminanti nei tre giorni della festa di S Isidoro . Una festa molto sentita, un momento in cui fede, tradizione e senso di comunità si intrecciano.  
Per me anche se con po' di dispiacere , ma ci sta fa parte degli imprevisti della vita ,  gli ultimi avvenimenti preparatori in particolare il faber festival ( quest anno spostato ad agosto per lutto cittadino per la morte della povera Gaia Costa vedere link precedente ) per problemi alla caviglia , ho potuto fare quello che potuto fare  dopo aver saltato gli eventi do agosto due giorni su tre giorni della festa e non completi . Ma pazienza mi sono diverto lo stesso nel vedere l'affiatamento che ancora resiste a quasi 50 anni fra coetanei della stesa generazioni e rapporti le classi generazioni precedenti . Infatti , lo sforzo titanico , degli ultimi due giorni : mini processione cioè bandiere dal casa del presidente   della  classe   alla chiesa , concerto canti tradizionali e concerto gruppo più panini con carne arrosto , dolci ( nel nostro caso  anche frittelle ) preparati da noi , bibite e patatine ., il 3 giorno messa grande con processione con carro a buoi con sopra la statua del santo e gruppi di contadini , cori , e


 






gruppi folk  compreso   quello  cittadi , più pranzo per  loro e per il  pubblico della  processione   , poi di sera giochi e attività per bambini e secondo concerto \ spettacolo + panini ,patatine e bibite è stato possibile grazie alla collaborazione come tradizione dalle classi : 80 ( festa di san paolo e sant isidoro fra 4 anni ) 81 ( san paolo l'amno prossimo ) l' 77 ( sant isidoro dopo di noi cioè l'anno prossimo ) , 79 ( c'erano partner dei fidali dei fidali del 76 ) e 75 che hanno fatto già fatto tutte e due le feste . E' stata un esperieza bellissima e formativa . Infatti Le emozioni di un anno in particolare questo ultimi 3 giorni e una notte ansionsa non bastano a descrivere i bellissimi momenti : il paternalismo cazziatoni compresi e burle du cui una al limite della pesantezza ( erano anni che non ne ricevevo così tanti ) ma anche tanta generosità e pazienza , aiuto / suggerimenti per le mie cazzate e gesti irrazionali e inconsulti  istintivi, in particolare a prescindere dall'ordine cronologico
 Gianni, Giovanni A. Mara e pasqualino , fabrizio, Luigi, Matteo, Mario, Alessandro, Davide, Gianfranco e Armando Elide, Fabiana Veronica ,michela,  massimo m , marcello ,Valentina c e Valentina r ,  Tiziana , in particolare lo sanno di cosa parlo sono cose che ti restano dentro e ti aiutano per migliorati . Solidarietà e vicinanza nel dolore per questioni di salute e I problemi fisici alla caviglia . Sono cose che ti rimangono dentro e saranno tra gli elementi fondamentali del mio percorso e della mia opera che è la vita . Grazie di ❤️🥳 onorato di aver fatto in pezzo strada di vita importantissimi . Grazie d'esistere e dell'arricchimento ciascuno con il suo viaggio diverso. Ho trovato ancora  una volta una


A confermare sono questi  mesaggi     di  un  fidale  e  una  fidale  e il terzo  un  fidale 

  Cari amici, perché quello siete e resterete, è stato un anno fantastico, lavorando in armonia e sintonia. Non trovo le parole per descrivere le sensazioni che provo e che ho provato lavorando al vostro fianco. Siete stati( e lo sarete) dei compagni di viaggio unici, dove lo scorrere del tempo al vostro fianco non pesa. Ringrazio di cuore veramente tutti, dai compagni del direttivo con i quali abbiamo affrontato tante difficoltà, a voi del gruppo, tutto il gruppo. Siamo una classe che ha dimostrato veramente che 20 persone che lavorano in armonia, riescono a mettere su qualcosa di unico, anche in mezzo a tante difficoltà, abbiamo dimostrato, e superato tutti gli ostacoli. Veramente grazie di cuore. E scusate se molte volte ho scantonato, ma la pressione per quel che mi riguarda era tanta. Vi voglio bene. Grazie ancora per tutto.






di Gianfranco Dettori 


 

 Il giorno è finalmente tramontato e porta con sé i miei pensieri di oggi: ho avuto la fortuna di vivere momenti che difficilmente dimenticherò. Voglio dirvi grazie, uno ad uno, per gli auguri, le parole, gli abbracci, le risate e la vostra presenza vera. È stato tutto incredibilmente bello, ogni istante mi ha ricordato quanto sia importante avere accanto persone capaci di comprendere, di sorridere con delicatezza e di restare. La festa è stata il mio compleanno, il mio compleanno è stata un’immensa festa, è stata molto più di un semplice evento: è stata un concentrato di vita, di legami, di emozioni sincere. Mi porto dentro tanta gratitudine e una consapevolezza forte: con persone come voi accanto, ogni momento – anche quello meno perfetto – diventa parte di qualcosa di autentico e profondo. Grazie per ogni momento vissuto insieme quest’anno, la vita regala tanto amore ed io mi sento fortunata. Grazie, di cuore. ❤️


 l'ultimo è di un fidale che per un gravissimo lutto familiare non potuto fare gli ultimi 3 giorni . Anche se è passato il secondo giorno a salutare e ringraziare ed a contribuire acquistando panino e bibita .

Cari fidali, vi ringrazio tutti per l’affetto, la vicinanza e le parole di conforto che questi ultimi giorni mi avete dedicato. Mi avete reso orgoglioso di far parte di questa meravigliosa classe. Un abbraccio a tutti

non so  che  altro aggiungere      se   mostrare  le  foto e  video      non mie  ma   dei  due presidenti ,  e di  due  membri esterni  

Nb le foto ed i il video  senza  nome      sono  le  mie   . le altre  foto     sono    o degli altri  della  classe o  d0esterni   per gentile concessione dei  rispettivi autori  citati 

preparazione  chiesa     e  bandiera   della  festa   casa   presidente    e  rinfresco  prima della     min  processione    casa  chiesa  ( Michela Addis e  Pasqualino )











 in chiesa   





 processione Mariella  classe76  Laura   pintus  e    Paolo Paniccia  

processione  bandiere   comitati   delle altre  feste  ( non patronali  ma  di  santi  e  chiese  di campagna  )  sentite lo  stesso    














   concludo     questa rassegna     fotografica      con  alcune      foto  dal il
reportage   foografico di Fabrizio Carta   autore   di quest  altro  articolo sulla  festa  




 e  con il reel della  dottoresa ed  artista       Laura   pintus


 

e  per  ultimo   , scusate ma mi  è  arrivato in  quanto  : <<   Quest'anno tutte le feste sono capitate una sopra all'altra, a quanto ricordo non era mai successo, l'interessante che le cose più importanti siano state fatte...Le messe e le processioni, nell'ambito religioso ,non si ci può lamentare anche su quei civili ... >>    di Piero Deperu  e  suo  figlio Gianni   con la  loro  catestella  rs   meglio nota  
 https://www.youtube.com/user/Sardegnaterramia    , con i video    di san  Isidoro 


 che     come  potete  vedere  dal  suo profilo  fb   ha documentato egregiamente    anche  le  altre diue  San paolo e  madonna  del buon cammino e  Maria  bambina  .  con questo  è tutto    al passaggio   delle bandiere   cioè fine  ottobre    tra  noi   è  la  classe77  

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