27.5.08

SPUTI E BOMBE NEL DESERTO

dal  cdv calciinculo.splinder.com/ pubblico  volemntieri questo toccante post 



Sputi e bombe nel deserto






This I leave as my last message to those who I leave behind. I know you think Im a coward for this but in the face of existing as I am now I have no other choice. As the 1st Sgt said all I have to look forward to is a butt-buddy in jail, not much of a future.
I dont want to know what you people think I have going for me to think I should want to live, trust me, I have nothing. I have done nothing but bring dishonor to this unit, myself, but most importantly my family. I wanted one last chance to say goodbye to them but that was taken away like everything else.
Id like also to say goodbye to (blacked out) and (blacked out) the two people that have held me together until now. Split my things up amoung the platoon, after all that why people tolerated me, it's funny how getting your things taken away brings out the truth in people.
Maybe finaly I can get rid of these demons, maybe finaly I can get some peace.



Il veterano dell'Iraq Jason Scheuerman si toglie la vita. Nelle poche parole scritte di suo pugno, non accenna alla patria, alla nazione, alla guerra, alle armi di distruzione di massa, all'islam, allo scontro di civiltà, all'Amministrazione, all'Esercito... No. Parla del suo piccolo minuscolo mondo. La famiglia in cui è nato e che non gli è concesso di abbracciare per l'ultima volta.
Non è un soldato che lascia il mondo per l'insensatezza di una guerra. Lascia il mondo per l'insensatezza di continuare a vivere.



La desolazione dell'anima è totale. Insieme alle bombe cadono sputi sulla sabbia del deserto. Sputi, imprecazioni e lettere di addio: ma Jason Scheuerman non ci lascia parlando di Dio, come vorrebbero Bush e McCain; dice invece che sparandosi, forse, riuscirà a liberarsi dai Demoni.
E per i molti soldati che realizzano sul proprio corpo il desiderio di morte concepito altrove, ci sono molti soldati che invece si esaltano. Come se quella fosse la loro vita. E non fosse concepita altrove.
Provate a vedere il video seguente. " Honor ". " Courage ". " Commitments ".



L'orripilante identificazione con la morte.
Il Deserto avanza... nel soldato che si suicida come nel soldato che celebra le proprie scariche di mitragliatrice. Nell'uno come nell'altro caso, il Deserto avanza e rende gli uomini sempre più prigionieri.


La gloria e il disonore



Com'è andata? Al solito. Cioè ottimamente.Anche perché, stavolta (e non era il primo caso, in verità), abbiamo fatto le cose in grande. All'appello, sostenuto da Mondo Senza Guerre, contro lo scudo spaziale hanno risposto in molti, e non proprio di secondo piano, come si dice: Lidia Menapace, Alex Zanotelli, Nichi Vendola, Luisa Morgantini, Giulietto Chiesa e moltissimi altri, fra cui associazioni e partiti.


Un'adesione tanto più significativa se si considera che, tranne "L'Espresso", NESSUN grande media ha informato del presidio, né della campagna. NESSUN grande media ci ha ragguagliato circa gli scioperi della fame che, in Italia e in Europa, numerosissimi attivisti stanno praticando per protestare contro lo scudo. Ampie pagine, con relativi commenti entusiastici, sono state invece dedicate alle dichiarazioni pro-nucleare Scajola, ché ormai tutti concordano, da destra e da "sinistra" - a parte blandi distinguo meramente di facciata da parte di quest'ultima - sul ritorno delle centrali, nuove e potenti, e trionfanti. E l'opinione pubblica è ormai orientata a dovere: il tempo dei "sogni" è terminato, quello della pace pure. Campo libero quindi all'atomo, ma anche al riarmo e alla giustizia fai-da-te. In nome della sicurezza, s'intende. Sicurezza, questo il nome del nuovo feticcio. dell'attivissimo ministro
Il successo della manifestazione di ieri - dove non è mancato un minuto di raccoglimento in memoria di Giovanni Falcone - dimostra però che l'"opinione pubblica" è in realtà molto più variegata di quanto vogliano farci credere. E che fra l'illusione di chi non si accorge della complessità dei problemi attuali e la volontà di costruire un mondo diverso, più ampio e orientato al futuro, non soffocato nello spazio angusto di una impaurita logica da struzzi, la differenza è abissale.

Un motivo di vanto - permettetecelo - per noi, e un'ulteriore tassello di vergogna per un'informazione asservita e feroce, che però non è ancora riuscita a negarci l'esistenza, né la presenza. Non ci avrete.         Ricordiamo a tutti che la petizione contro lo scudo è ancora aperta. Si puo aderire a questo indirizzo email : adesioninoscudo@gmail.com .




Senza titolo 577

  28 / 05 / 2008 / SANTO EMILIO E SANT'ERCOLE ! SIMPATICI AUGURI DA LUCKY !  :-)


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Senza titolo 576

  L'AVETE LETTO IL LIBRO IL RICHIAMO DELLA FORESTA ?  :-)


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Senza titolo 575

L


L'alba di un nuovo giorno è come la voce del presidente della assemblea dei vescovi che detta leggi ai politici.....

La mia africa

 












CINEMA: USA; MORTO REGISTA SYDNEY POLLACK

NEW YORK - Il regista americano premio Oscar Sydney Pollack è morto a 73 anni di cancro nella sua casa di Los Angeles. Pollack aveva diretto 21 film e 10 show televisivi, recitato in oltre trenta tra film e show tv e prodotto oltre 44 pellicole. Aveva vinto un Oscar come miglior regista per Out Of Africa nel 1985. Tra gli altri film da lui diretti, Tootsie (1982), Tre giorni del Condor (1975), e da ultimo L'Interprete con Nicole Kidman girato dentro le Nazioni Unite nel 2005.
La carriera di Pollack ha definito un'epoca in cui grandi star come Robert Redford, Barbara Streisand, Warren Beatty e cineasti che sapevano come trattarle (oltre a Pollack, Barry Levinson, Mike Nichols) avevano cambiato i meccanismi di Hollywood raggiungendo successi di cassetta senza abdicare alle ambizioni artistiche. Hollywood aveva ricompensato Pollack: oltre all'Oscar per 'Out of Africa' aveva avuto la nomination per 'Non si uccidono cosi' anche i cavalli' del 1969 e 'Tootsie' del 1982. Verso la fine della sua carriera Pollack era diventato produttore di film indipendenti: con il partner Anthony Minghella, aveva creato la casa di produzione Mirage Enterprises, da cui era uscito 'Cold Mountain' e l'anno scorso il documentario 'Sketches of Frank Gehry', l'ultimo film diretto da Pollack.Ansa







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Senza titolo 574

  VI PIACEVA IL TELEFILM UN MEDICO IN FAMIGLIA ?  :-)


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Küng, le sfide d'un

dalla cdv esterna  Daniela Tuscano ( dimelaltra.blogspot.com/ )



Ha compiuto ottant'anni lo scorso 19 marzo, Hans Küng. Ma il piglio vivo e alacre con cui affronta la platea dell'Università della Bicocca sgombera subito il campo da equivoci: il primo volume della sua monumentale autobiografia, La mia battaglia per la libertà (Diabasis), non è un punto d'arrivo, e lui non intende "ricapitolare" nulla. "Mettere al centro l'idea di libertà - spiega l'illustre teologo - significa guardare avanti". La vita, continua Küng, scrive sempre le storie più interessanti. E per questo le vicende che racconta sono vere. Uno scorcio manzoniano in queste parole e, forse, non potrebbe essere altrimenti. Squarci d'una religiosità severa, vissuta con austera passione, ma esigente mistica.Libertà, verità: per Küng l'una non sussiste senza l'altra. E gli è stato chiaro fin dalla giovinezza, pur se la libertà è crescita e sviluppo: "All'inizio, per me svizzero di famiglia conservatrice, la libertà si declinava necessariamente con la lotta contro il fascismo e il nazismo". In seguito si è configurata come libertà interiore, ossia della coscienza. Più oltre ancora, è divenuta la libertà del Concilio Vaticano II - "l'evento più significativo nella storia della Chiesa non solo contemporanea, la cui portata dirompente oggi si cerca di ridimensionare" - e infine la libertà della teologia e della Chiesa.
Per comprendere il dono e la successiva banalizzazione del concetto di libertà, Küng ha osservato che le giovani generazioni, alcune delle quali affascinate da nostalgie temporaliste, non si rendono conto di come realmente fosse la cristianità occidentale prima del Concilio. "Era ancora il Medioevo", commenta lapidario.
Medioevo che si concretizzava nel gelo d'una liturgia ingessata e immutabile, nei "fedeli" del tutto passivi, ridotti a gregge nel senso deteriore del termine, con un sacerdote-sciamano portatore di un insegnamento incontestabile, cui bisognava solo obbedire tacitamente. L'esaltazione del laicato contro una Chiesa clericale, il dialogo tra le diverse culture e religioni, l'apertura al "mondo" sono passi irrinunciabili che, malgrado i tentativi in tal senso, nessuno potrà mai cancellare. Non dimentichiamo, in questo senso, che anche il papa Pio XII aveva in mente un Concilio: ma, secondo lui, la costituzione La Chiesa nel mondo contemporaneo avrebbe dovuto recare un titolo leggermente ma significativamente diverso: al posto della preposizione, una congiunzione, però con significato disgiuntivo. La Chiesa "e" il mondo contemporaneo, a siglare una differenza e una distinzione incolmabili, un confine tra le due sfere, tra la città di Dio e la città dell'uomo, l'una perfetta e irriformabile, l'altra incompleta e fragile, soggetta al peccato. La Chiesa del Sillabo.


C. Urbino, La Pentecoste (sec. XVII), Milano, chiesa di San Marco.



Giovanni XXIII fu
l'apparizione inaspettata che sovvertì una Chiesa museale e asfittica. Ma le resistenze al rinnovamento, pur minoritarie, si sono rivelate forte e potenti. "Hanno abolito l'Indice dei libri proibiti, ma quest'ultimo funziona in modo indiretto nella condanna dei teologi e dei pensatori che osano affrontare temi considerati tabù: celibato dei preti, elezione dei vescovi, ruolo del papato. Le questioni irrisolte restano così le stesse di quarant'anni fa: il controllo delle nascite, la validità del matrimonio, la riforma della curia romana, i rapporti con le altre religioni, l'infallibilità papale. E tutto ciò ha un effetto pratico devastante, perché questa concezione autoritaria si riflette sull'azione della gerarchia ecclesiastica nella politica interna e mondiale. Küng, autore qualche anno fa d'un severo documento sul pontificato di Wojtyla, non esita ad additare come responsabile indiretta della fame e della diffusione del virus dell'Aids la lotta contro i metodi anti-concezionali portata avanti con pertinacia dal Vaticano.


In ogni caso, Küng tiene a specificare di non sentirsi un "teologo dissidente", come spesso l'hanno definito; in lui vibra la stessa preoccupazione che già aveva agitato un temperamento pur molto diverso dal suo, don Milani. Entrambi tengono a sottolineare di non essere "cristiani sui generis", ma cristiani e basta. "Sono rimasto nella Chiesa cattolica, e non intendo uscirne", ripete Küng. E alla provocazione di Giancarlo Bosetti di "Repubblica", secondo cui il timore della dissoluzione ha tuttavia permesso alla Chiesa la sua sopravvivenza (e quindi la sua testimonianza) nel mondo, il teologo replica che non si tratta di scardinare la struttura: "La quale presenta anche caratteristiche importanti. La figura del Papa è un utilissimo fattore di coesione. Un Bin Laden cristiano oggigiorno non potrebbe nascere: una scomunica lo priverebbe subito di qualsiasi autorità".
Nemmeno il Protestantesimo, a cui Küng ha pure dedicato molta attenzione, è il suo modello: "Anche presso quella confessione sussistono problemi: talora troppe divisioni interne, poca sostanza". Non si tratta, insomma, di denunciare solo i propri mali, o di considerare perfette altre confessioni o credi. Rimarcare le differenze può essere salutare: Küng dice no a inutili e sincretisti sensi d'inferiorità, ma si oppone pure a un'autosufficienza perniciosa. "Credo che, col famoso discorso di Ratisbona, Ratzinger intendesse più che altro dimostrare la validità delle differenze. Ma, per operare in tal modo, occorre un'informazione politica seria: non si può portare come teste un imperatore bizantino, e ridimensionare le violenze operate dai cristiani. La reazione dei musulmani, comunque, è stata equilibrata: hanno creato una commissione di 138 saggi in dialogo col Vaticano e il mondo moderno, di recente anche gli sciiti hanno inviato a Roma una delegazione esplorativa. Ratzinger ha almeno dimostrato una capacità di correggersi cui gli va dato atto".


Ma la "dissoluzione" proviene solo dai cosiddetti "dissidenti", o non alligna piuttosto in seno al Magistero stesso? I ripetuti viaggi e allocuzioni di Wojtyla non hanno sortito alcun effetto: le vocazioni hanno continuato a diminuire, la liturgia resta poco frequentata, il prestigio dell'episcopato, soprattutto negli Stati Uniti dopo i ripetuti scandali per pedofilia, è crollato. E non si può ignorare - ha accusato Küng - che spessissimo la curia romana ha insabbiato i casi dei preti pedofili.


Non sono pertanto, secondo Küng, la discussione e la critica le cause prime della crisi della Chiesa, ma nella paura e nella mancanza di fede. Quasi una visione profetica. Un Vaticano III? Da tempo Küng lo chiede. Come "contadino cosmopolita", secondo un suo icastico autoritratto, che ben riassume il senso d'una vita ancora in movimento perché legata alle vere radici.

26.5.08

omaggio jazz a de andrè

E' uscito il 23 maggio con il settimanale l'espresso il live "Casa del Jazz All Stars -
Omaggio a Fabrizio De Andrè".
é con alcune delle più grandi sdar del jazz italiano: Stefano Di Battista ( sax alto e soprano ) Rita Marcotulli ( piano ) Fabrizio Bosso ( tromba ) Giovanni Tommaso( contrabasso ) e Roberto Gatto ( batteria ) straordinari musicisti riuniti sotto il nome omonimo “Casa del Jazz All Stars” ( trovate sotto a fine post alcuna scelta di loro dischi solisti ) tenuto con il patrocinio morale della Fondazione Fabrizio De Andrè, il 30 aprile alla Casa del Jazz di Roma . Tale disco è un buono , di notevole fattura da regalare e regalarsi , per chi incomincia l'ascolto de jazz o per chi è " seguace " di tale genere musicale .
Rimane la sensazione come ha ricordato Nicola Piovani << De Andrè non è mai stato di moda . E infatti la moda effimera per definizione passa >> cosi come è passata ormai nel dimenticatoio la versione di Georgie di da discoteca ( chi sa per quale insulso e recondito motivo gli eredi di de andrè abbiano concesso i diritti ) << le canzoni di Fabrizio restano >> In esso ci sono le canzoni più significative e più belle ( anche se è difficile scegliere in un repertorio cosi intenso e prondo come quello di i De Andrè) Ora vado come è mio solito analizzare le singole canzoni una per una nell'ordine in cui vengono riportate nel cd in questione .
1)La canzone di Marinella Versione molto bella,sensuale e struggente, che sembra quasi scritta da De Andrè ; 2)Don Raffaè pezzo bello dinamico troppo elucubrato da snaturare la canzone : 3) Inverno toccante da non riuscire a trovare le parole per descriverla . Malinconico l'attacco al pianoforte e l'accompagnamento al sax . In secondo piano,quasi assenti, per poi farsi sentire in crescendo dopo i primi 2 minuti gli altri strumenti per " accordarsi " con il piano e ìil sax . Buono la fusione fra i due stili tipici del jazz quello freddo ( Cool jazz ) e quello caldo ( hot jazz )
e il sax ; 4) Ho visto Nina volare Un raro esempio di cover che coglie il pensiero dell'artista dell'opera originale , uno ( almeno dai dischi comprati , regalati o dei genitori che ho ascoltato e conosciuti in quanto mi sono avvicinato da poco a tale genere musicale ) dei rari esempi del jazz di sincronia fra i vari elementi di una band .Ottima l'idea della vedova di Faber di aver messo a disposizione la traccia originale del brano .Cosi sembra che il gruppo suoni davvero con De Andrè ; 5) Creuza de ma ottima l'interpretazione , azzeccati gli interventi della Matcotulli e di Gatto e di Battista . Un po' elucubrato in alcuni tratti Di Battista , ma ciò passa in secondo piano grazie all'intensa affinità fra i componenti del gruppo ;6) Ballata dell'amore cieco o della vanità Senza parole . pezzo molto dinamico un pezzo jazz caldo ( hot jazz ) e poco di jazz freddo ( Cool jazz ) funzionale all'assolo di Gatto ; 7) Via del campo bella più malinconica e struggente dell'originale ; 8) La colina " più movimentata " dell'originale . Un pezzo privo di egocentrismi e voli pindarici tipici di hot Jazz uno dei pochi ( almeno in base alla mia esperienza in tale genere musicale ) esempi "scorrevolezza" del coll jazz .Una interpretazione che non snatura la che stravolge la canzone originale , anzi la rafforza ulteriormente , tanto da invitare ad ascoltare o riascoltarsi l'originale.Ottimo l'affiatamento del gruppo ;9)IL pescatore Versione dinamica e allegra di una canzone triste , un bel pezzo di hot jazz . si riusciti a portare una speranza in una canzone che è triste e molto pessimistica oltre che profetica sulla situazione del nostro bene-amato paese

Guida all'ascolto


* Rita Marcotulli

2002 Koinè, Anders Jormin,Andy Sheppard,Palle Danielsson,Jon Cristensen,Anja Garbarek,Lena Willemark
2006 The light side of the moon, Rita marcotulli

* Stefano di Battista

2004 Parker’s Mood /Blue Note
2007 Trouble Shootin’ /Blue Note

* G.TOMMASO


con Rava LA DOLCE VITA " 2000

con il suo quintet
"SECONDO TEMPO" special guest JOE LOVANO

* Roberto gatto

2007 Roberto Gatto "Traps" (CAM Jazz)

origine di uno stereotipo sulle donne e i fornelli

N.b
prima  d'iniziare  il post  d'oggi ci tengo a precisare che  il titolo del post  d'oggi  è un satirico  ed ironico ed intende prendersi gioco  dei luoghi comunai  e degli stereotipi  culturali e sociali ormai jurassici  ma che ancora resistono. Questa precisazione  è dovuta  al  fatto  che ogni volta  che faccio un titolo ironico o una  battuta  la maggior parte della gente ( salvo pochi   )  compresi  a volte  i genitori e miei amici più cari  ,  mi  prendono sul  serio, dimenticando  o non sapendo o per  causa loro o causa del sistema scolastico che   la  cultura  e la letteratura italiana  è [ era ]   ricchissima d'ironia  e di satira   .

Dopo questa precisazione ( spero di non doverci più ritornare  )  veniamo al post  in questione

Come tutti i mestieri di successo anche quello di chef è declinato al maschile. L’Italia non fa eccezione ma può vantare la pattuglia di cuoche pluri stellate più folta d’Europa. Ora due libri raccontano le storie di volontà e sacrificio
di chi è riuscita a rompere con la catena di montaggio alimentare casalinga
e a tradurre il suo talento in piatti griffati

dall'ultimo inserto la domenica del quotidiano  repubblica

LICIA GRANELLO
«Quando la gastronomia sarà una religione, con il suo calendario, i suoi santi e i suoi confessori le sue vergini e i suoi martiri, la Mère Fillioux sarà canonizzata e diventerà una delle patrone della cucina francese». Scriveva così, adorante e mistico, monsieur Curnonsky — alias Maurice-Edmond Sailland — principe dei gastronomi francesi negli anni Trenta. Oggetto di tanta devozione, Francoise Fayolle sposata Filloux, una de “Le Mères”, le Madri della cucina francese, piccolo gruppo di indomabili donne dei fornelli che a cavallo tra le due guerre riscattarono generazioni di cuoche silenziose e dimenticate, conquistando il Gotha dell’haute cuisine internazionale a colpi di Tre Stelle Michelin. Solo pochi mesi fa, Anne Sophie Pic è riuscita a rinverdirne i fasti, conquistando la terza stella e il titolo di migliore chef di Francia.
Due libri e un pranzo di piazza celebrano in questi giorni gli splendori dell’alta cucina al femminile, movimento a lungo trascurato e misconosciuto in nome di una superiorità maschile tradotta in premi, stelle e classifiche gourmand. Da una parte, Le cuoche che avrei voluto diventare, (Roberta Corradin
Enaudi
all’altra Eugénie Brazier e le altre, di Alessandra Meldolesi 
Le Lettere.
In entrambi i casi, scrittrici-gourmand e cuoche provette pronte a riannodare il filo con le radici del proprio savoir-faire: ovvero dire,fare, raccontare cucina e dintorni. «Gli uomini sono dei geni, ma noi siamo la storia», ama ricordare
Nadia Santini, chef tristellata da una dozzina d’anni, considerata la più grande cuoca italiana. Non è la sola, se è vero che, unico caso al mondo, la guida Michelin attribuisce il massimo dei giudizi possibili a ben tre donne dello stesso Paese (Annie Feolde, pur nata in Costa Azzurra, vive a Firenze da oltre trent’anni). A loro, vanno aggiunte altre tre super-cuoche con due stelle Michelin: come dire che in nessun altro posto la cucina femminile viene riconosciuta, apprezzata, amata come da noi.
Eppure, quando si parla di cucina d’autore, facce, nomi e indirizzi sono tutti declinati al maschile. «Questione di fatica, di orari, di sacrifici», sostengono i critici gastronomici (uomini), svelando solo una parte di verità. Perché le donne cucinano da sempre, coniugando come possono il meglio e il peggio della quotidianità alimentare, dalla necessità di variare i menù ai pochi soldi con cui realizzarli, accontentando bimbi svogliati e adolescenti a dieta, mariti ipertesi e anziani diabetici. Così, nella maggior parte dei casi, le donne lasciano il palcoscenico all’artista di turno, ritagliandosi ruoli esterni al cono di luce della celebrità, diventando sous-chef,executive, capi brigata. In quanto alle nostre Magnifiche Sei Pluristellate, le loro storie sono storie di straordinaria volontà: spose con mariti eredi di trattorie e locali, supportate da suocere disposte a passare i loro saperi, assemblando amore, passione lavorativa e vita famigliare.
Ma le più giovani non ci stanno. Rivendicano una professionalità svincolata dal passaporto matrimoniale. Vogliono essere cuoche come sarebbero medici, insegnanti, avvocate, artigiane. Se nonavete tempo e modo di fermarvi in uno dei tanti indirizzi di alta cucina femmina sparsi per l’Italia, regalatevi una sera a teatro a Bologna. A luglio, dopo uno degli appuntamenti che fanno ricco il cartellone dell’Arena del Sole, potrete godervi una meravigliosa cena nel chiostro annesso, curata dagli chef stellati dell’Emilia Romagna.Scoprirete il talento di Aurora Mazzucchelli, stella Michelin a Sasso Marconi: giovane, sveglia, bravissima. Perfino senza avere un marito accanto.


TRE STELLE MICHELIN (Italia)


Annie Feolde
ENOTECA PINCHIORRI
Via Ghibellina 87
Tel. 055-242757
Firenze




Nadia Santini
DAL PESCATORE
Località Runate
Tel. 0376-723001
Canneto sull’Oglio (Mantova)







per le altre protagoniste andate su repubblica e alla pag 15 e 16 del pdf troverete le altre foto

Senza titolo 573

  VI PIACCIONO LE CANZONI DI GIANNI MORANDI ?  :-)


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origine dello stereotipo le donne devono riomanere a casa a cucinare

Come tutti i mestieri di successo anche quello di chef è declinatoal maschile. L’Italia non fa eccezione ma può vantare la pattuglia di cuoche pluristellate
più folta d’Europa. Ora due libri raccontano le storie di volontà e sacrificio
di chi è riuscita a rompere con la catena di montaggio alimentare casalinga
e a tradurre il suo talento in piatti griffati

dall'ultimo inserto la domenica di repubblica

LICIA GRANELLO
«Quando la gastronomia sarà una religione, con il suo calendario, i suoi santi e i suoi confessori le sue vergini e i suoi martiri, la Mère Fillioux sarà canonizzata e diventerà una delle patrone della cucina francese». Scriveva così, adorante e mistico, monsieur Curnonsky — alias Maurice-Edmond Sailland — principe dei gastronomi francesi negli anni Trenta. Oggetto di tanta devozione, Francoise Fayolle sposata Filloux, una de “Le Mères”, le Madri della cucina francese, piccolo gruppo di indomabili donne dei fornelli che a cavallo tra le due guerre riscattarono generazioni di cuoche silenziose e dimenticate, conquistando il Gotha dell’haute cuisine internazionale a colpi di Tre Stelle Michelin. Solo pochi mesi fa, Anne Sophie Pic è riuscita a rinverdirne i fasti, conquistando la terza stella e il titolo di migliore chef di Francia.
Due libri e un pranzo di piazza celebrano in questi giorni gli splendori dell’alta cucina al femminile, movimento a lungo trascurato e misconosciuto in nome di una superiorità maschile tradotta in premi, stelle e classifiche gourmand. Da una parte, Le cuoche che avrei voluto diventare, di Roberta Corradin (Einaudi); dall’altra Eugénie Brazier e le altre, scritto da Alessandra Meldolesi per Le Lettere. In
entrambi i casi, scrittrici-gourmand e cuoche provette pronte a riannodare il filo con le radici del proprio savoir-faire: ovvero dire,fare, raccontare cucina e dintorni. «Gli uomini sono dei geni, ma noi siamo la storia», ama ricordare
Nadia Santini, chef tristellata da una dozzina d’anni, considerata la più grande cuoca italiana. Non è la sola, se è vero che, unico caso al mondo, la guida Michelin attribuisce il massimo dei giudizi possibilia ben tre donne dello stesso Paese (Annie Feolde, pur nata in CostaAzzurra, vive a Firenze da oltre trent’anni). A loro, vanno aggiunte altre tre super-cuoche con due stelle Michelin: come dire che in nessun altro posto la cucina femminile viene riconosciuta, apprezzata, amata come da noi.
Eppure, quando si parla di cucina d’autore, facce, nomi e indirizzi sono tutti declinati al maschile. «Questione di fatica, di orari, di sacrifici», sostengono i critici gastronomici (uomini), svelando solo una parte di verità. Perché le donne cucinano da sempre, coniugando come possono il meglio e il peggio della quotidianità alimentare, dalla necessità di variare i menù ai pochi soldi con cui realizzarli, accontentando bimbi svogliati e adolescenti a dieta, mariti ipertesi e anziani diabetici. Così, nella maggior parte dei casi, le donne lasciano il palcoscenico all’artista di turno, ritagliandosi ruoli esterni al cono di luce della celebrità, diventando sous-chef,executive, capi brigata. In quanto alle nostre Magnifiche Sei Pluristellate, le loro storie sono storie di straordinaria volontà: spose con mariti eredi di trattorie e locali, supportate da suocere disposte a passare i loro saperi, assemblando amore, passione lavorativa e vita famigliare.
Ma le più giovani non ci stanno. Rivendicano una professionalità svincolata dal passaporto matrimoniale. Vogliono essere cuoche come sarebbero medici, insegnanti, avvocate, artigiane. Se nonavete tempo e modo di fermarvi in uno dei tanti indirizzi di alta cucina femmina sparsi per l’Italia, regalatevi una sera a teatro a Bologna. A luglio, dopo uno degli appuntamenti che fanno ricco il cartellone dell’Arena del Sole, potrete godervi una meravigliosa cena nel chiostro annesso, curata dagli chef stellati dell’Emilia Romagna.Scoprirete il talento di Aurora Mazzucchelli, stella Michelin a Sasso Marconi: giovane, sveglia, bravissima. Perfino senza avere un marito accanto.

TRE STELLE MICHELIN (Italia)

Nadia Santini
DAL PESCATORE
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Canneto sull’Oglio (Mantova)







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Firenze





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Senza titolo 572

  VE LA RICORDATE QUESTA TARGA PUBBLICITARIA DEI GELATI CHIAVACCI ?  :-)


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Oscar Wilde


ROMA - Il tribunale Old Bailey di Londra ha reso pubbliche oltre 110mila pagine con le trascrizioni di storici processi inglesi. Tra queste anche quelle degli atti che portarono alla condanna per "grave immoralità" del famoso  scrittore Oscar Wilde.
Le trascrizioni sono consultabili gratuitamente sul sito Oldbaileyonline.org
,pubblicato da Humanities Research Institute in un progetto congiunto tra le università britanniche di Sheffield e Hertfordshire e della Open University."Finora gli atti erano accessabili solo a un ristretto numero di storici" ha detto il co-direttore del progetto Tim Hitchcock. Ma d'ora in poi tutti potranno leggere e studiare quelle carte. Dalle storie di omicidi alle violenze, dai piccoli furti ai borseggi, sarà possibile conoscere i dettagli su ogni tipo di crimine passato davanti alla corte di Old Baley dal 1674 al 1913. Il sito è già stato definito come la più ampia fonte di informazioni sulla vita degli inglesi mai pubblicata.Notizia in rete

Una notizia che mi mi ha fatto alzare dal letto. Troverete un picco massimo di  violenza  a bambini di dieci anni nel 1800 (che se ritardavano, di due ore a lavoro, dovevano scontare un mese di prigione).Quante cose sono nascoste,  finiranno mai le angherie le crudeltà  sui bambini? Continuerò a cercare, per capire di che razza è l'uomo.

Franca Bassi

Senza titolo 571

Viviamo nel domandare...nell`interrogare.
Viviamo nell`incertezza,sospesi al filo del domani
ignari se siamo o non siamo davvero
incapaci di vita autentica
o solo di una risposta.
E` la domanda.
Siamo domanda.
Eppure esistono le verità.
Quelle che lui non cercò,
quelle che noi troveremo.
Autenticamente.

25.5.08

Senza titolo 570


DELIRIO!


Il ponte sullo stretto di Messina.
    Delirio.
Le centrali nucleari.
    Delirio.
L’esercito in Campania.
    Delirio.
I nuovi inceneritori.
    Delirio.
I condannati in Parlamento.
    Delirio.
Il 95% dei reati impuniti grazie alle leggi ad personam.
    Delirio.
Testa d’Asfalto presidente del Consiglio grazie alle concessioni televisive di Craxi.
    Delirio.
La legge elettorale porcata.
    Delirio.
Le elezioni politiche incostituzionali.
    Delirio.
La volontà popolare ignorata con la cancellazione dei referendum sulla legge elettorale, sul finanziamento pubblico ai partiti e sul NO al nucleare.
    Delirio.
L’Italia senza libera informazione, tra il Botswana e l’Iraq.
    Delirio.
Campania, Calabria e Sicilia in mano alle mafie.
    Delirio.
I roghi contro i campi Rom.
    Delirio.
Bassolino e Iervolino non si dimettono.
    Delirio.
Topo Gigio non li licenzia.
    Delirio.
Ignorata la sentenza della Corte di Giustizia Europea contro la legge Gasparri.
    Delirio.
Rete 4 ci costa 350.000 euro di multa ogni giorno dal primo gennaio 2006.
    Delirio.
Amanti, segretarie, avvocati di fiducia, portavoce e tirapiedi sono senatori e deputati.
    Delirio.
E’ assente solo il cavallo di Caligola.
    Delirio.
L’allargamento delle basi americane in Italia.
    Delirio.
Andreotti prescritto per mafia e senatore a vita.
    Delirio.
I miliardi di euro della Comunità Europea scomparsi per magia in Campania.
    Delirio.
La moratoria per gli ingressi dalla Romania applicata in quasi tutta Europa dal primo gennaio 2007, ma non in Italia.
    Delirio.
22.000 imprese italiane in Romania con i finanziamenti della Comunità Europea (le nostre tasse) e la disoccupazione in Italia.
    Delirio.
Il prezzo del petrolio sale, le bollette e la benzina aumentano, ma ENEL e ENI fanno più utili.
    Delirio.
Geronzi, plurinquisito, capo di Mediobanca.
    Delirio.
Scaroni
, condannato, capo dell’ENI.
    Delirio.
Sei milioni di precari.
    Delirio.
Lo sviluppo più basso e i costi dello Stato più alti d’Europa.
    Delirio.
350.000 firme per un Parlamento Pulito abbandonate nella cantina del Senato.
    Delirio.
1.636 miliardi di euro di debito pubblico e 70 miliardi di interesse ogni anno, pari a tre finanziarie.
    Delirio.
Emma Marcegaglia esperta di energia nucleare
e Rubbia in Spagna.
    Delirio.

Il Paese è entrato in un nuovo stato: il delirio.
“Uno stato di alterazione e confusione mentale, con agitazione motoria e allucinazioni, dovuto a accessi febbrili acuti e malattie mentali” (Il Nuovo Zingarelli).
L’Italia ha avuto la febbre per troppo tempo, adesso è seguito il delirio. Delirio vuol dire uscire dal solco. Noi abbiamo deragliato. La nave è in mano al cuoco di bordo e il capitano è profondamente addormentato sotto coperta. In democrazia il capitano è la volontà popolare.
Le fragoline di bosco vanno raccolte.
Ripeto: le fragoline di bosco vanno raccolte.



Senza titolo 569

Le tue labbra


 


Ai nostri occhi


cosa sarebbe la rosa


i prati in fiore


quest’azzurro cielo


senza la luce


sono un dolce mistero


le tue labbra


hanno il rosso della ciliegia


il profumo della pesca


e il paradiso insieme


anche al buio


risplendono


per me


senza bisogno di luce


le tue labbra


 


Pietro Atzeni


 

Senza titolo 568

leggo non ricordo che  giornale  online  questo articolo lo trovate sotto  sul come gli Usa io maggiori  dipendenti  di petrolio e grandi utilizzatori del nucleare  stanno producendo  il 30 per cento della potenza installata viene dall'eolico In attesa dei reattori di quarta generazione il contributo dell'atomo scenderà


 Ma  perchè non inventiamo qualche strumento che  ci permetta  di utilizzare  l'energia  di  detterminati  Gas  che  vengono  prodotti dai bovini e  anche   come dimostra questo video  dal nostro corpo 




Nel 2007 tutti e due i dati a favore del vento. E tra il 2008 e il 2012la produzione effettiva sarà di due volte e mezza superiore


Nuovi impianti ed energia prodotta
L'eolico ha sorpassato il nucleare






<B>Nuovi impianti ed energia prodotta<br>L'eolico ha sorpassato il nucleare</B>



ROMA - Il 2007 è stato l'anno del sorpasso: a livello globale, dal punto di vista dei nuovi impianti, l'eolico ha battuto il nucleare. L'anno scorso sono stati installati 20 mila megawatt di eolico contro 1,9 mila megawatt di energia prodotta dall'atomo. E' un trend consolidato da anni e destinato, secondo le previsioni, a diventare ancora più netto nei prossimo quinquennio. Ma non basta. Per la prima volta l'eolico ha vinto la gara anche dal punto di vista dell'energia effettivamente prodotta. I due dati non coincidono perché le pale eoliche funzionano durante l'anno per un numero di ore inferiore a quello di impianto nucleare e dunque, a parità di potenza, producono meno elettricità.


GUARDA LA TABELLA

"La novità è che, anche tenendo conto di questo differenziale di uso, nel 2007 l'eolico ha prodotto più elettricità del nucleare", spiega Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club. "E gli impianti eolici che verranno costruiti nel periodo 2008 - 2012, quello che chiude la prima fase degli accordi del protocollo di Kyoto, produrranno una quantità di elettricità pari a due volte e mezza quella del nuovo nucleare. Se poi nel conto mettiamo anche il solare fotovoltaico e termico possiamo dire che, tra il 2008 e il 2012, il contributo di queste fonti rinnovabili alla diminuzione delle emissioni serra sarà almeno 4 volte superiore al contributo netto prodotto dalle centrali nucleari costruite nello stesso periodo".
La tendenza è consolidata anche dal risveglio del gigante americano. Il 30 per cento di tutta la potenza elettrica installata durante il 2007 negli Usa viene dal vento e il dipartimento federale dell'energia prevede che entro il 2030 l'eolico raggiunga negli States una quota pari al 20 per cento dell'elettricità creando un'industria che, con l'indotto, darà lavoro a mezzo milione di persone. E' un dato in linea con l'andamento di paesi europei come la Danimarca (21 per cento di elettricità dall'eolico), la Spagna (12 per cento), il Portogallo (9 per cento), la Germania (7 per cento).
Nonostante le scelte dell'amministrazione Bush, che ha incentivato con fondi pubblici la costruzione di impianti nucleari, negli Stati Uniti l'energia dall'atomo resta invece ferma, sia pure a un considerevole livello, da trent'anni: l'ultimo ordine per una nuova centrale risale al 1978. Nell'aprile scorso sono stati annunciati impegni per 38 nuovi reattori nucleari, ma è molto probabile che il numero scenda drasticamente, come già è avvenuto in passato, nel momento in cui si passa alla fase dei conti operativi: le incertezze legate ai costi dello smaltimento delle scorie, ai tempi di realizzazione e allo smantellamento delle centrali a fine vita hanno rallentato la corsa dell'atomo.
In attesa della quarta generazione di reattori nucleari, che però deve ancora superare scogli teorici non trascurabili e non sarà pronta prima del 2030, le stime ufficiali prevedono una diminuzione del peso del nucleare nel mondo. La Iea (International Energy Agency) calcola che nel 2030 la quota di elettricità proveniente dall'atomo si ridurrà dall'attuale 16 per cento (è il 6 per cento dal punto di vista dell'energia totale) al 9-12 per cento.

Senza titolo 567

  26 / 05 / 2008 / SAN FILIPPO !  TANTI AUGURI DA PARTE DI LUCKY !  OLIVE DOLCI !  :-)


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scempio di tuvixessu la pompei sarda





Quei 50 palazzi tra le tombe della storia



CAGLIARI - Cinquanta palazzi di sei piani, duecentosessantamila metri cubi di cemento, minacciano la necropoli punica di Tuvixeddu, nel cuore di Cagliari. Duemila tombe, rarissima testimonianza di una civiltà scomparsa, potrebbero finire assediate da un nugolo di edifici ed essere mortificate più di quanto non lo siano già: oltre quattrocento sepolcri, infatti, resteranno per sempre sovrastati da una mezza dozzina di casermoni tirati su negli ultimi anni, tutti autorizzati e con il visto della Soprintendenza archeologica. La partita che si gioca nel capoluogo sardo è decisiva per questo intreccio struggente di antichi reperti e di paesaggio: il 30 maggio il Consiglio di Stato deve decidere su un vincolo che la Regione ha imposto su tutta l' area, un vincolo che impedirebbe la lottizzazione, ma che il Tar dell' isola ha bocciato, sollecitato dal Comune e da un gruppo di costruttori. La tesi del Comune è che i vincoli esistenti sono sufficienti  continua  qui


Il secondo     dello scrittore  Marcello Fois   che  ....


Sfoderiamo il nostro orgoglio per difendere quel tesoro'



La constatazione più grave e triste per qualunque sardo di buona volontà è che, dietro la questione Tuvixeddu, c' è il peccato capitale isolano: quello di non rendersi conto del patrimonio che si ha sotto gli occhi. Le comunità colonizzate da un capitalismo malinteso e da un malinteso affarismo, che ha radici nella bassissima considerazione di se stessi, spesso preferiscono il guadagno a breve termine al patrimonio a lungo termine. La necropoli punica di Tuvixeddu non è un patrimonio di Cagliari, è un patrimonio dell' umanità che la Storia ha affidato a Cagliari. Certo i padri punici hanno avuto il cattivo gusto di occupare aree appetitosamente edificabili, e questo secondo alcuni grossolani palati rende quel patrimonio di tutti poco più di una discarica. La corrente degli interessi può cercare di ridurre la bellezza e la ricchezza in bruttezza e povertà, ma non può certo negare quanto è assolutamente evidente: per molto tempo si è detto di tutelare un' area che non era affatto tutelata. Che ciò sia accaduto per malafede o, peggio, per incompetenza, poco importa al momento. Quel che conta è non arrendersi. Quel che conta è mettere in campo quell' orgoglio positivo che, troppo spesso folkloricamente, diciamo di voler affermare come sardi, come cittadini del mondo. È una storia di ordinaria superficialità, ma anche la metafora di un deficit di interesse che dipende da un deficit di autocoscienza, esattamente come capita per i discorsi sull' identità e sulla lingua. Tutti sono virtualmente orgogliosi, ma praticamente servi di logiche sostanzialmente economiche. Il paesaggio, il patrimonio archeologico, la natura, sono il nostro codice genetico, ma anche, paradossalmente, la più importante fonte di ricchezza che abbiamo a disposizione, quello che può apparire conveniente oggi diventerà la nostra rovina domani. In un mio romanzo questa sarebbe una storia di affarismo in cui pochi loschi individui tramano nell' ombra perché non venga alla luce un tesoro di tutti, facendo così in modo da preservare un tesoro per pochi. Ci sarebbero amministratori corrotti e avidi, accondiscendenti, sovrintendenti. Ci sarebbe un ambiente distratto e poco sensibile, ma, per quanto sia uno scrittore di gialli e gli scrittori di gialli, si sa, fanno galoppare la fantasia, non so se, nel mio ipotetico romanzo, ci sarebbe un eroe senza macchia e senza paura pronto a rischiare tutto per tutto perché trionfi la bellezza. - MARCELLO FOIS

Caso Is Arenas


  •  www.verdinrete.it/oristano/dossier.htm la  storia  dagli anni 1970\80 al 2005  news purtroppo non aggiornate  dopo il 2005  perchè  il proprietario  del sito  dopo aver  affrontato 3  cause penali  ( tutte  e tre assolto  )  sta ancora subendo  un processo civile  .

  •  Per  gli ultimi aggiornamenti fra con un imminente processo Ue pler  violazione  sulla legge dei Sic  lo  trovate   fra  i miei post [1 2 ] sul forum di su  www.ammazzatecittutti.org



Caso  tuvixeddu 


per saperne di più




  • www.patrimoniosos.it

  • www.legambientesardegna.com

  • www.regione.sardegna.it 




la lotta fra speculatori e regione , fra regione e tar sardo dalla nuova Sardegna ( giornale regionale del gruppo al repubblica )



clima politico in cui si sviluppa tale scempio





cosa è tuvixeddu e la sua importanza non solo a livello regionale  e  italiano ma mondiale



Senza titolo 566

  VE LO RICORDATE IL FILM FRONTE DEL PORTO ?  :-)


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omaggio jazz a De Andrè



E' uscito il 23 maggio con il settimanale l'espresso  il live  "Casa del Jazz All Stars - Omaggio a Fabrizio De Andrè".  Il quintetto -- formatosi  appositamente per l'occasione  ---  è costituito    straordinari musicisti  ( trovate  sotto a fine post  alcuna  scelta  di  loro dischi solisti   )  del  jazz  italiano :

Stefano Di Battista ( sax alto e soprano ) Rita Marcotulli ( piano ) Fabrizio Bosso ( tromba ) Giovanni Tommaso( contrabasso )  e Roberto Gatto ( batteria  )   tenuto con il patrocinio morale della Fondazione Fabrizio De Andrè, il 30 aprile alla Casa del Jazz di Roma  . Tale disco  s'interpreta  con rispetto , misura  , ma soprattutto con libertà ed  improvvisazione  proprie del jazz  , alcuni   dei brani più importanti  e conosciuti del Cantautore genovese   . Esso è un buono ,  di notevole fattura  da regalare  e regalarsi per chi  incomincia  l'ascolto de jazz o per  chi è " seguace " di tale genere musicale  . Unico neo inevitabile  quando si fanno dischi omaggio o  di cover  , è  quello    di  scegliere  ed eseguire   pezzi  noti e stra noti  ( ma  questo discorso  è riduttivo per  artisti del calibro di   De  Andrè )   e  non pezzi poco noti  o rari  di un artista  .
Comunque  ascoltando  tale disco  rimane dopo averlo ascoltato  la sensazione come ha ricordato Nicola Piovani <<  De Andrè non è mai stato di moda  . E infatti la moda  effimera  per definizione passa 
>>  cosi come  è passata  ormai nel dimenticatoio  la versione di Georgie di  da discoteca (  chi sa per quale insulso  e recondito  motivo gli eredi di de andrè  abbiano concesso i diritti ) << le canzoni  di Fabrizio  restano >> In   esso ci sono  le  canzoni più significative e più belle  ( anche se è difficile scegliere   in un repertorio cosi intenso   e prondo come quello  di i De Andrè) Ora vado come  è mio solito analizzare  le singole canzoni una per una nell'ordine  in cui vengono riportate nel cd in questione  .  


1)La canzone di Marinella Versione molto bella,sensuale e struggente, che sembra  quasi  scritta  da De Andrè ; 2)Don Raffaè  pezzo  bello  dinamico  troppo elucubrato  da  snaturare  la canzone : 3) Inverno toccante  da non riuscire  a trovare le parole  per descriverla . Malinconico l'attacco al pianoforte e l'accompagnamento al sax . In secondo piano,quasi assenti, per poi farsi sentire in crescendo  dopo i primi 2 minuti  gli altri strumenti per " accordarsi "  con il piano e  ìil sax . Buono  la fusione fra  i due stili tipici del jazz quello  freddo ( Cool jazz ) e quello caldo (   hot jazz  )
e il sax  ; 4)  Ho visto Nina volare Un raro esempio  di  cover che  coglie il pensiero  dell'artista  dell'opera  originale , uno  ( almeno dai dischi comprati , regalati o dei genitori  che ho ascoltato  e  conosciuti in quanto mi sono avvicinato da  poco  a tale genere musicale  )   dei rari esempi del  jazz di sincronia   fra  i vari elementi di una band  .Ottima l'idea   della vedova  di Faber  di aver messo  a disposizione  la  traccia   originale  del brano   .Cosi sembra  che il gruppo suoni  davvero con De Andrè ; 5) Creuza de ma ottima l'interpretazione  , azzeccati  gli interventi  della Matcotulli   e  di Gatto e di Battista . Un po'  elucubrato in alcuni tratti Di Battista , ma  ciò passa in secondo piano grazie all'intensa  affinità  fra  i componenti del gruppo ;6) Ballata dell'amore cieco o della vanità  Senza parole . pezzo molto dinamico un pezzo  jazz  caldo (   hot jazz  ) e  poco di jazz freddo ( Cool jazz )  funzionale all'assolo di Gatto ; 7) Via del campo  bella  più malinconica  e struggente   dell'originale ; 8) La colina  " più movimentata " dell'originale . Un pezzo privo  di egocentrismi  e voli pindarici tipici di  hot Jazz  uno  dei pochi ( almeno in base  alla mia esperienza in tale genere  musicale )   esempi  "scorrevolezza" del  coll jazz .Una interpretazione  che non snatura  la  che stravolge la canzone originale , anzi  la rafforza ulteriormente  , tanto  da  invitare  ad ascoltare  o riascoltarsi l'originale.Ottimo l'affiatamento del gruppo ;9)IL pescatore Versione dinamica e allegra   di una canzone triste  , un bel pezzo di  hot  jazz  . si  riusciti a portare  una speranza in  una  canzone che  è triste  e molto pessimistica  oltre  che profetica  sulla situazione del nostro bene-amato paese 

Guida  all'ascolto 
 


  • Rita Marcotulli


2002 Koinè, Anders Jormin,Andy Sheppard,Palle Danielsson,Jon Cristensen,Anja Garbarek,Lena Willemark
2006 The light side of the moon, Rita marcotulli



  • Stefano di Battista


2004 Parker’s Mood /Blue Note
2007 Trouble Shootin’ /Blue Note



  • G.TOMMASO



con Rava LA DOLCE VITA " 2000

con il suo quintet
"SECONDO TEMPO" special guest JOE LOVANO



  • Roberto gatto


2007 Roberto Gatto "Traps" (CAM Jazz)








24.5.08

Senza titolo 565

Alberi 

 


Me l’ha scritto Giulia, fra i commenti, qualche giorno fa. 


La sua bambina  vede un albero sulla fronte della mamma.


Una nuvola scura, un pensiero a grinze, una piega improvvisa mettono radici e rami, agli occhi di chi sa guardare.


 


Mi ha intenerito questa immagine vegetale che ferma, diventandone stampo, uno stato d’animo di passaggio.


 


Ho pensato, allora, a quante volte alberi, maternità e infanzia percorrano insieme un tratto di significato e stringano un patto.


Così, senza preavviso, è risalita in superficie una poesia, che se ne stava annidata a far granaio da qualche parte.


E’ di Sergei Esenin.


 


Là dove il sole sorgendo innaffia


con acqua rossa le aiuole di cavoli,


un minuscolo acero succhia


la verde poppa della madre.


 


C’è un acero minuscolo là”, in un punto senza nome e senza estensione, un punto che riassume l’orizzonte e annoda cielo e terra, due "maxima" spaziali, senza soffocare ciò che è infinitamente piccolo ed esile.


Compendiati in un unico ciclo vitale, tornano tutti gli elementi della natura, che rinuncia all’abito da festa per essere soltanto campagna, orto di cavoli, luogo-casa di cura e nutrizione.


E qualcosa accade, infatti.


Arrivano i colori, a rafforzare il senso delle cose.


Il sole presta il suo rosso, ovvero la sua luce.


La terra presta il suo verde, e quindi la morbidezza dell'erba.



Delicati, amorevoli transiti.



Nel dono il sole diventa acqua, la terra diventa madre.


 


Il “minuscolo acero” entra nel gioco e si fa lattante che succhia dalla “verde poppa” questo fluido passaggio delle qualità, questo cedevole trasmutare degli aspetti.


 


Assorbono la scioltezza del cambiare, gli alberi.


Sanno essere crocevia di mondi e di scambi.


Come i bambini. 


Per questo da loro si lasciano riconoscere, anche su una fronte.


  

Stand-by

Mi sono fermat*
per vederti andare
respiro di vita
che si esala dentro
nel momento del     d    i    s    t    a     c    c    o


Rimango sospes*
nell'attimo preciso
in cui nel silenzio
URLA LO STRAPPO
che mi spenge il respiro


Apnea dell'anima
che conosco da tanto
[ma non so vincere]
e resto immobile
nel mio tempo spezzato


Nel vuoto mi domando
quale colpa debba [ancora] espiare
per questo tutto [vita, colore, sogno]
che non posso sfiorare
mentre lo guardo andare


 

tristezze italiane coppie di fatto solo al cimitero

Ricevo ed  pubblico  dal cdv  papaboysajo.splinder.com/



Salve!
Vi progongo questo articolo interessante che potrete consultare e postare: Si alle coppie di fatto, ma nel cimitero. Mi  piacerebbe  sapere  le Vostre riflessioni e opinioni in merito
Grazie ! Con Amicizia e Rispetto  Gentleman - (Morris)







STOP ALLA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DI TOM FORD. TROPPO SESSO

leggo  sul sito del cdv esterno  www.censurato.splinder.com queste due news

la prima

[tratto da Repubblica.it]



Una campagna troppo trasgressiva. Tanto da meritare la censura dell'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. È quella realizzata da Tom Ford per il lancio della sua collezione primavera-estate. Le foto che per alcuni giorni sono state pubblicate liberamente sui settimanali italiani, sono state ritenute troppo esplicite. In particolare a scatenare polemiche è stato uno scatto in cui una donna morde il dito medio di una mano maschile. La notizia della censura italiana ha fatto il giro del mondo: molti giornali stranieri si sono meravigliati per la decisione dell'istituto. Non è la prima volta che accade, in passato era toccato adue diverse  pubblicità : 1) una pubblicità di Dolce&Gabbana e  2 ) a quella di Rocco Siffredi per una marca di patatine.

 

 

 

ulteriori news 


mi sono posto  ( cosa che mi pongo davanti a certi spot ) : la stessa domanda   fata  da << Ho visto il video. E' molto veloce, ma se provi a fissare i fotogrammi ... il dito in bocca è simbolico, altre immagini (velocissime, quasi subliminali) molto sgradevoli. Sono contraria alla censura, in genere. Ma è legittimo utilizzare certe immagini solo per vendere qualcosa ? Associare la violenza al glamour ? >> nel commento dall'utente del blog  asfodelodivetro.splinder.com/
a  cui aggiungo   vista la quantità  di erortismo, talvota  esplicito  che sconfna nela pornografia   tanto da nonnessere distinto  , presente  nelle copertine  dei giornali   e  nelle pubblicità televisive  più  comuni e banali   ci aggiungo,modiificandola  e  aattualizzandola ,  questa  battuta  di Elekappa  : << - Mamma, cosa fanno i maniaci sessuali ?- Ultimamente le copertine dell'Espresso, dell'Europeo e di Panorama, mediaset  e rai  >>


la seconda


Censure londinesi


Non mi va di far passare la linea che la censura e una concezione distorta di decenza esistano solo in Italia (della serie: “Ah, che bella l’America, evviva il Regno Unito, ecc. ecc.”). Per questo racconto di quello che è accaduto al nuovo numero di “Diva“, rivista lesbica con sede a Londra (e dove lavora un italiano de Roma), il cui numero di aprile, in vendita dal 6 marzo, è stato censurato. Nella versione originale, sulla copertina erano raffigurate due donne, un omaggio ad uno scatto analogo di Leibovitz a John Lennon. Ma, siccome nella foto (vedi in basso) si intravedeva “troppo” seno, i vertici della metropolitana londinese - dove sarebbe stata diffusa la rivista - hanno detto di “no”. Così si è corsi ai ripari, piazzando una striscia nera sul corpo (foto in alto). Tra l’altro, il numero in questione è dedicato al sesso.


La copertina originale                                                 La copertina censurata