28.9.21

droga di stato e droga popolare il caso d Morisi

È vero che la spaccio soprattutto /cessione della droga o sostanze stupefacenti sia esecrabile sia che lo

faccia il ricco che lo faccia il povero  . Ma  il caso in questione   mi sa tanto di falso moralismo ed ipocrisia  . Infatti 


ma  non eri  buonista   , garantista   ?    
 lo  ero  ed  in parte      lo sono   . Ma  davanti  a  tali   dichiarazioni   ipocrite    di  uno   che  predica bene  ma razzola  male   a  danno  degli altri





“Sono disgustato dalla schifezza mediatica che condanna le persone prima che sia un giudice a farlo. In un Paese civile, prima di sputtanare qualcuno, si aspetta che la giustizia faccia il suo corso.”
Non è uno scherzo.
Lo ha detto Matteo Salvini su Morisi. Lo ha detto davvero.
Lo ha detto uno che ha costruito tutta la sua carriera politica sul mettere alla gogna migranti, ragazzi dislessici, minorenni, che ha condannato esponenti politici e partiti a lui avversi senza attendere neanche le indagini, che incatenerebbe con le palle ai piedi gli spacciatori, che aveva condannato un intero partito a Bibbiano senza processo, che è garantista con gli amici in giacca e cravatta, ma farebbe “marcire in galera” i poveracci, che chiamava Stefano Cucchi un “drogato” e non ha chiesto scusa alla sorella Ilaria neanche dopo la condanna dei suoi assassini.
In un “Paese civile” - come lo chiama lui - dopo dichiarazioni del genere, dopo un tale rovesciamento della realtà, tutti i telegiornali aprirebbero il notiziario ricordando a milioni di italiani chi è Matteo Salvini e i danni immani, irreparabili prodotti dalla Bestia.
Qui da noi rimaniamo zitti, facendoci persino dare lezioni di giornalismo (e di garantismo) da uno così.
Restate voi zitti, tacete voi se vi sta bene, se avete lo stomaco. Io non dimentico nulla, non dimenticherò mai. E nemmeno gli italiani perbene.

  Si  è  forse  doimenticato di quando  Morisi ed  Salvini erano loro  a mettere alla gogna gli avversari politici ?   non era quello che   

Ora  Il problema non è se Morisi usi stupefacenti (sono affari suoi se us a la droga per riempire un vuoto , per uccidere il suo ego , aprire le porte della percezione , evadere dalla realtà , ecc ) o spacci (spetta agli inquirenti stabilirlo).Il problema è che per cinque anni la “Bestia” di Morisi, attraverso i social di Salvini e della Lega, ha contribuito a intossicare sistematicamente il Paese convincendo milioni di persone che:

“La droga è mer**” (ma solo se sei povero ed emarginato).“Gli spacciatori sono assassini e clandestini che devono marcire in galera” (ma non le mafie italianissime che li foraggiano).
Ha abbassato il livello del dibattito sulle droghe a uno scontro tra buoni e cattivi, tra brave persone e “tossici” ( mentre di nascosto la teneva in casa e secondo le ultime notizie ci faceva pur e i festini ).Ha accusato un incensurato di origini tunisine di spaccio su soffiata di una vicina di casa processandolo e condannandolo via citofono in diretta social (salvo poi pretendere garantismo per se stessi). Nessuno della Lega si è mai chiesto quali “fragilità esistenziali irrisolte” avesse, quali drammi (veri), quale condizione di povertà (assoluta) spinga un qualunque migrante a spacciare - sbagliando - nelle mani della criminalità organizzata, per pochi euro e un tozzo di pane.


Nessuno sta dando a Morisi del criminale o dello spacciatore e, per quanto mi riguarda, è innocente fino al terzo grado di giudizio. Come chiunque altro. Perché noi non siamo e non saremo mai come loro.

Lorenzo Tosa


Sono d'accordo con

Solo, se fossi sotto casa di Morisi in questo momento, gli citofonerei per chiedergli cosa si prova, per una volta, ad essere dall’altra parte del filo, ad essere additati, massacrati come per anni ha fatto con chiunque, se ne valeva la pena.Perché gli errori si fanno (e, nel caso, si pagano), ma la vostra , in questo caso , schifosa ipocrisia non si cancella. E la stiamo pagando ancora tutti quanti.


LA SPIGOLOSA VICENDA DELLA SPIGOLATRICE CALLIPIGIA

 di  cosa  stiamo parlando




Il monumento è stato svelato alla cittadinanza domenica 26 settembre, alla presenza delle autorità locali e del presidente M5s Giuseppe Conte. La foto ha subito iniziato a circolare online ed è stata duramente condannata da alcune esponenti politiche (da Boldrini a Cirinnà). Il senatore M5s Castiello: "A chi critica sfuggono le fattezze fisiche delle donne meridionali". L'artista si difende: "Allibito e sconfortato" da il  fatto     quotidiano del  27\9\2021 qui l'articolo   integrale



m'ero promesso,le mie solitecpromesse da marinaio da cui non riesco a stare al larga, di non parlare  ancora ne avevo già parlato nel mio Facebook.  Ma questo post  del  cogito ergo sum Lorenzo tosa  mi ha fatto cambiare idea .



Avrei voluto evitare di parlare della spigolatrice di Sapri.Poi mi sono imbattuto, mio malgrado, in centinaia, migliaia di commenti secondo cui, se non vi piace quella statua, allora “siete come i talebani”, “odiate la bellezza”, “vi fa paura un cu**” o, ancora, “applaudite Victoria dei Maneskin o Chiara Ferragni se si denudano, ma se vedete un sedere su un’opera d’arte allora l’artista è un porco schifoso.” Giuro, ho letto anche questo.E sto sperando ardentemente che siate in malafede, ma tanto. Perché non posso credere che qualcuno davvero non riesca a capire la differenza enorme tra libertà sessuale e sessualizzazione della donna.La differenza tra la scelta
delle donne e la scelta dell’artista (stranamente uomo).
Che non capiate la differenza
tra una donna che, liberamente, sceglie di mostrarsi nuda o svestita senza dover chiedere il permesso a nessun uomo o marito o dover rendere conto a bigotti e bacchettoni e una statua che dovrebbe rappresentare una contadina dell’800 e ideali risorgimentali, e non certo gli stereotipi estetici di un maschio contemporaneo o un catalogo di Victoria’s Secret.
Nessuno si scandalizza per un cu**. Ma è scandaloso che l’unico elemento caratteristico per rappresentare una donna lavoratrice siano due chiappe all’aria racchiuse in un tanga (quale contadina nell’800 non si spaccava la schiena sui campi di grano in tanga?). Esattamente come grideremmo allo scandalo di fronte a una statua che raffigurasse un Premio Nobel per la Fisica con il seno di fuori, una scienziata in completo intimo o un politico del passato con le pudenda di fuori. Non perché sia imbarazzante un seno, vergognoso un intimo o censurabili le pudenda, ma semplicemente perché è l’ultimo modo in cui, per fortuna, decidiamo di rappresentare l’intelligenza, l’ingegno o la cultura.Per dirla in modo chiaro, quella statua non è sessista perché mostra un cu** di donna ma perché il cu** è l’unica idea possibile di donna che rappresenta.L’unica differenza tra voi e i talebani è che loro lo coprono, voi lo ostentate. Ma, per entrambi, non esiste altro. Questo, in una parola, è il maschilismo.



Ora  Lorenzo Tosa   non ha  tutti  i  torti ed   le  sue  osservazioni     sono  condivisibili    e  da non  biasimare . La statua     ha  creato   Immediate le polemiche: “Ma come possono perfino le istituzioni accettare la rappresentazione della donna come corpo sessualizzato? Il maschilismo è uno dei mali dell’Italia”… dichiara stizzita l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini, subito sostenuta da esclamazioni tipo “è diseducativa! Vanifica la parità di genere! Abbattetela!”Benvenuti nel nuovo Medioevo signori e signore (perdonate la distinzione non in linea con la parità di genere) dove il corpo diventa qualcosa da dover nascondere in quanto indicativo del sesso di appartenenza. Dove il proprio aspetto va nascosto perché banalizza la persona. Dove mostrarsi uomo o donna è di per sé inopportuno.Faccio notare che anni fa qualche pervertito ha pensato di esporre nel Museo Nazionale della Magna Grecia due secondo alcune tre secondo altri rivenute a Riace… statue raffiguranti uomini nudi! Vanno rimosse immediatamente!Mi dicono anche che a Firenze capeggia trionfale il pisello di un certo David! Non scherziamo! Censura !!!.
<< [...]Non parliamo poi della Venere del Botticelli… quella è >>come dice Matteo Viviani <<
pura pornografia.Ora… una riflessione: ma se l’intravedere le caratteristiche anatomiche dell’uno o dell’altro sesso diventa, appunto, sessualizzante e quindi inopportuno, forse dovremmo fare un pensierino serio sull’adottare il burka anche in Italia! La stessa boldrini ,dato il suo sdegno, potrebbe dare il buon esempio preferendolo ai suoi tailleur ed ai suoi tacchi così sessualizzanti… no?>> Ecco alcuni commenti riportati da miei contatti femminili su Fb


Ti ricordo che "la spigolatrice" era una donna che lavorava nei campi, cosa c'entra un velo addosso giusto per far vedere il culo?
Certamente non andavano vestite così!
Cattivo gusto e, come sempre, donna oggetto sessuale, anche se si parla di una lavoratrice dei campi!

Una smutandata...E quei quattro politicanti con la mano sul petto pensano, promettiamo solennemente, caro popolo, di lasciarvi tutti così, senza mutande. Neppure quelle vi lasceremo. lustra la vista agli uomini e basta, le contadine non erano da intimissimi, erano donne! Orrore, non c'è niente che riporti alla figura di una spigolatrice. Vergogna!


Ora che sia bella , mediocre secondo me, ovviamente sono un semplice fruitore ed non uno storico dell'arte o un artista di professione o brutta come dice il prof di storia dell'arte all'accademia di Palermo


Col sessismo evocato da qualcuno a poco a che fare perché è proprio brutta. Brutta perché significante di un non significato, brutta perché rigida e inespressiva, brutta perché ha un effetto Pigmalione al rovescio: lo scultore è riuscito ad assemblare il peggio delle formose anni Ottanta con un viso da quarantenne rifatta e un abito vedo-non vedo da mercatino. Insomma una prova più che debole, pessima, che con quelle terga di bronzo da chirurgo plastico di periferia, nemmeno può sollecitare pruriti a chicchessia.

IO  che  penso    che  L'arte  l' arte bella o.brutta che sia è dovrebbe essere Libera interpretazione di un artista.
Ora la statua questione si può essere anche un opera sessista e fuorviante come fa notare anche https://www.gaypost.it/perche-la-statua-della-spigolatrice-di-sapri-non-va-bene-spiegato-facile
Va  bene    avere   pareri  cointrastanti ed  contrari    ma    rimuoverla   mi sembra  inutile faccio mio  l'intervento  di 
“Il maschilismo è uno dei mali dell'Italia.”
L’unica cosa sensata e vera che ho letto nelle dichiarazioni della Boldrini sulla “#Spigolatrice” di Sapri.
Donne…
Sentitevi offese quando gli uomini parlano di noi come oggetti sessuali o esseri inferiori.
Quando diventiamo prede da aggiungere ad una lista di nomi.
Quando per far carriera - dopo essersi fatte “un gran mazzo” - la meritocrazia non serve: si chiede di barattare il proprio corpo, scendendo a compromessi, per andare avanti.
Sentitevi offese quando vi si chiede di attuare il cinico proverbio milanese:”na lavada, na sugada, la par nanca duperada”(“una lavata, un’asciugata e non pare neanche usata”)
Sentitevi offese quando denunciare o rifiutare le avance di un “capo” vuol dire rischiare di perdere il posto.
Sentitevi offese quando inoltrano a terzi screenshot di chat o foto private o ricevete messaggi/commenti inadeguati.
Ma non sentitevi offese nell’esposizione di una “natica scultorea” (ad avercela così #altaesoda !!!)“Nel caso della Spigolatrice, poiché andava posizionata sul lungomare, ho ‘approfittato’ della brezza marina che la investe per dare movimento alla lunga gonna, e mettere così in evidenza il corpo.” (Emanuele Stifano - scultore della statua “Spigolatrice”) Ne hanno chiesto addirittura l’abbattimento (“è una statua diseducativa e fuorviante che banalizza le donne e vanifica ogni comizio in favore della parità di genere urlato dalle poltrone politiche di ogni istituzione”) Ed i contenuti di Instagram - foto quotidiane di donne denudate, piene di filtri che modificano la realtà - non sono “diseducativi e fuorvianti” e vanificano la parità di genere?!Ah, no… sono #influencer! Io non vedo, neanche lontanamente, una “rappresentazione della donna come corpo sessualizzato” ma solo tanta Bellezza femminile nella sua integrità. Vedo una Donna che volge il suo sguardo verso il mare, un simbolo, una sorta di musa.Vedo Arte. Boldrini e Cirinnà… i Bronzi di Riace - con le loro nudità in bellavista - “sono un’offesa” agli uomini?!Dopo “Biancaneve e il bacio non consensuale”, la prossima bufera magari avrà come protagonista Giulietta: palpeggiare il suo seno diventerà violenza sessuale?!

e ell'amico utente

In arte , quella pura , vi è solo interpretazione . L'artista ha voluto , forse ; rimarcare che : le mondine erano il fior fiore della gioventù del momento. Per bisogno lasciavano la propria casa i propri cari per andare nelle risaie dei latifondisti padani e polesine. Venivano trattate allo stremo del rispetto umano . A ricevere maggior < attenzione > erano le più belle, le più avvenenti che loro malgrado ......... dovevano sottostare a ciò . Se oggi si vede in questa rappresentazione la loro bellezza la loro avvenenza : l'artista ha fatto centro. Quanti pollastri li toccheranno il leto bi immaginando.... non so quanti di questi palperanno il membro del davide a firenze .

Bisogna      se  mai    bisogna   " attaccare "   e rimuovere   non la  statua  in se  o l'autore   ma  La perversione  della  gente  o  di certe  persone  . Infatti   non ci è voluto molto perché un tizio si precipitasse a toccare il perfetto e tondo sedere della statua. Poi la foto accompagnata dalla didascalia: “Venite qui a dare una tastata, altro che la tetta moscia di Giulietta” riferendosi alla statua di Giulietta Capuleti a Verona che notoriamente nessuno   palpa sul seno. Si dice porti fortuna in amore.

  concludo   con il  bellissimo intervento  pur  non condividendo il suo elogio della  bellezza    di tale statua    di       Angelo Forgione fanpage
Certo, l'autore della statua della Spigolatrice di Sapri da poco inaugurata tra le accuse di sessismo ed erotismo non mi pare abbia colto esattamente lo spirito con cui Luigi Mercantini scrisse la famosa poesia risorgimentalista relativa alla vicenda antiborbonica di Carlo Pisacane del 1857, perché l'opera tutto evoca tranne che una consumata spigolatrice dell'Ottocento, e non sembra affatto una donna turbata dalla visione di un massacro.
Massacro che non fu compiuto dai borbonici, come falsamente scritto dal Mercantini, ma delle
popolazioni locali che si opposero ai saccheggi e agli omicidi compiuti da quelli che non erano eroi ma galeotti appena liberati da Pisacane dalle prigioni di Ponza.
Tra retorica risorgimentale e polemiche, bisognerebbe chiedere alla Boldrini, alla Cirinnà e alle donne del PD indignate per il sedere prorompente della suddetta lavoratrice perché non si sono mai indignate per la Venere Callipigia al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che tira su la veste e mostra orgogliosamente le natiche, con intento apotropaico. Quella bimillenaria statua romana, copia di un più antico bronzo greco, è ideale classico di bellezza femminile, e ci dice che la rappresentazione del corpo femminile è variata secondo i valori sociali e culturali di ogni epoca storica e di ogni popolazione. Per i Greci e i Romani è stato un motivo di bellezza. Per il Cristianesimo si è rivelato invece fonte d'estremo d'imbarazzo. Per il femminismo moderno è oggettivazione della donna che confermerebbe il dominio dell'ideologia patriarcale nella società occidentale.

26.9.21

anche i pornodipendenti hanno una dignità ed sono contro la pedopornografia e gli stupri ed la prstituzione minorile

Infatti da   fruitore prima fisso ora ocassionale di pornografia lo rimuovero pornohub dalle mie ricerche e dei miei preferiti . Un conto è uno stupro simulato o BDm e simili ( fantasie
al limite con la depravazione che non condivido e non guardo neppure , non riesco a ...... ci siamo capiti🙄😛😜 ) che sono simulate e consensuali un altro è quello vero soprattutto quando ripreso . Ha aveva ragione il capitolo dedicato alla pornografia di ( trovate sotto a sinistra l'immagine della copertina ) economia canaglia di loretta Napoleoni . Infatti secondo quuest'articolo di https://www.telejato.it/cronaca/

Trentaquattro donne portano in tribunale la più nota piattaforma pornografica al mondo: nonostante già il titolo chiariva che la ragazza aveva solo tredici anni per mesi è rimasto online.

È la «piattaforma per adulti più sicura al mondo». Così diversi mesi fa due dirigenti della società che gestisce Pornhub, la più conosciuta piattaforma web al mondo di contenuti pornografici, definì il portale. L’inchiesta del New York Times aveva già avviato l’onda di indignazione e indagini su quanto viene quotidianamente, nel


silenzio interessato dei gestori, pubblicato e squarciato il velo di abusi e violenze. Anche pedofile. Ma tutto questo ai multimilionari detentori non sembrava interessare minimamente e hanno continuato ad esprimere arrogante sicumera.La stessa che li ha portati, davanti a nuove denunce e a possibili nuovi processi, a definire le recenti nuove accuse «false» ed «infondate». Parole che non scalfiscono minimamente, e non poteva essere altrimenti, la notizia proveniente dagli Stati Uniti di recente. Ovvero la denuncia da parte di 34 donne di quanto pubblicato, e mantenuto online almeno per mesi, video che le ritraevano mentre subivano stupri e abusi sessuali. Quattordici donne erano minorenni all’epoca dei crimini. Una ragazza, Serena Fleites, l’unica che non ha scelto di rimanere anonima, ha scoperto l’esistenza di un video in cui già il titolo chiariva la sua minore età. Tredici anni. Eppure è sempre rimasto online finché lei non l’ha scoperto e si è attivata per chiedere la rimozione. Che è avvenuta solo diverso tempo dopo.Gli avvocati delle trentaquattro donne hanno evidenziato che Mindgeek, la società proprietaria di Pornhub, è proprietaria di oltre cento piattaforme e case di produzione che ogni mese totalizzano almeno 3.5 miliardi di visualizzazioni.Il 14 giugno Andre Garcia, produttore della società «GirlsDoPorn», è stato condannato dal tribunale federale californiano a 20 anni di carcere. «Traffico di persone a fini di sfruttamento sessuale» l’accusa per cui è stato processato e condannato, perpetrato «tramite coercizione e frode». A dicembre dell’anno scorso quaranta donne, vittime dei traffici di «GirlsDoPorn», hanno denunciato che video in cui erano ritratte erano rimasti pubblicati online e promossi anche dopo la rivelazione che erano video di stupri. La piattaforma web al centro delle loro denunce era, ancora una volta, PornHub.Il 9 giugno Lauren Kaye Scott, ragazza 27enne al centro di un numero sterminato di video caricati su Pornhube, è stata trovata morta in un camper di Los Angeles. Secondo alcune fonti, ha riportato il New York Times, Kaye Scott stava lottando con alcune dipendenze, alcol e fentanyl, e stava cercando di uscire da un ambiente familiare difficile. «Lauren era il prodotto di una famiglia altamente disfunzionale che coinvolgeva droghe, alcol, abusi fisici, emotivi, verbali e sessuali», ha detto al Sun una zia. Sono innumerevoli le ragazze i cui video sono stati pubblicati su queste piattaforme, o diffusi tramite altri canali, che denunciano dopo anni traumi e devastazioni psicologiche. Inchieste giornalistiche, come quella del New York Times, hanno documentato come sono innumerevoli – probabilmente almeno diversi milioni – i video che concretizzano la più depravata e criminale «cultura dello stupro».Aggressioni a donne anche svenute, donne torturate, video di soffocamento, l’elenco è drammatico quanto vario. E di questi video migliaia se non milioni vedono al centro minori di qualsiasi età vittime di ogni abuso. Come denunciò Meter nei mesi scorsi esistono anche video in cui bambini sono stati stuprati da cani. Una «cultura dello stupro», l’oggettificazione più perversa e ripugnante possibile, che in Italia abbiamo visto anche per esempio nei più recenti casi divenuti noti di stupro. Nell’onda di rivittimizzazione secondaria e colpevolizzazione delle vittime, davanti il fatto che sul banco degli imputati sono finiti personaggi noti e loro familiari, emerge – silenziato in una vasta puzza di omertà e maschilismo – quanto gli uomini accusati hanno concretizzato quello che quotidianamente viene pubblicato su ogni piattaforma online pornografica odierna.ornHub è infestato da video di stupri. La piattaforma incassa ogni giorno quasi tre miliardi in pubblicità e lucra senza scrupolo su stupri di minori, revenge porn, video di telecamere che spiano donne sotto la doccia, video razzisti e di donne imprigionate rischiando il soffocamento in sacchetti di plastica. La denuncia è del premio Pulitzer Nicholas Kristof nell’articolo del New York Times che nel dicembre scorso  ha squarciato il velo su cosa si nasconde dietro il fiorente business della più nota piattaforma pornografica al mondo. Tra le raccolte video scovate da Kristof alcune erano titolate «meno di 18 anni», «la migliore collezione di ragazze giovani» e «minorenni».«Pornhub è diventato il mio trafficante» ha dichiarato al New York Times una donna di nome Cali. La sua testimonianza è stata pubblicata nell’inchiesta che ha travolto PornHub nei mesi scorsi. Adottata in Cina era stata costretta a girare video pornografici dai 9 anni. Video publicati anche su PornHub. «Vengo ancora venduta, anche se sono cinque anni fuori da quella vita» ha denunciato al New York Times Cali. La ragazza ha oggi 23 anni, è una studentessa di Giurisprudenza eppure quei video esistono ancora: «Potrei avere 40 anni con otto figli» ma quei video potrebbero ancora essere pubblici.

«Hanno fatto soldi con il mio dolore e la mia sofferenza» la testimonianza di una ragazza, Taylor. «Sono andata a scuola il giorno dopo e tutti guardavano i loro telefoni e me mentre camminavo lungo il corridoio» ha raccontando piangendo a Kristof.

La ragazza, riporta il giornalista, ha tentato due volte il suicidio per il trauma subito. «Stanno guadagnando soldi dal momento peggiore della mia vita, dal mio corpo» è la testimonianza di una ragazza colombiana, filmata quando aveva 16 anni. «Era una delle tante sopravvissute di Pornhub che mi hanno detto di aver pensato o tentato il suicidio – ha scritto nell’articolo Kristof – Negli ultimi giorni, mentre stavo completando questo articolo, sono stati pubblicati due nuovi video di ragazze in età prepuberale aggredite, insieme a un video di sesso di una ragazza di 15 anni che si è suicidata dopo essere finita online».«Sarà sempre online – le disperate parole di una ragazza britannica, i video che la ritraggono sono stati girati quando lei aveva 15 anni – Perché i miei video di quando avevo 15 anni e sono stata ricattata, pornografia infantile, vengono caricati continuamente? Non finirà mai, stanno ottenendo soldi dai nostri traumi». Jessica Shumway, vittima della schiavitù sessuale, è stata filmata e i video sono stati caricati da uno stupratore a pagamento.Guardate «il nostro dolore e non ve ne rendete conto; ma io, che sono entrata nel porno a 21 anni dopo 8 anni di abusi in casa, posso dirvelo: non ho mai conosciuto una modella porno felice. All’epoca avevo denunciato la donna che aveva abusato di me; non potevo credere che invece fui io a essere umiliata e allontanata dai miei amici e dalla mia famiglia, come una vergogna, come se io bambina non fossi stata la vittima – è la testimonianza di una ragazza pubblicata dal sito web di Fight the New Drug





e diffusa in Italia solo da una pagina facebook che si pone l’obiettivo di far conoscere i drammi dietro le donne vittime della schiavitù sessuale online  In tribunale mostrarono ai giudici le foto dei miei genitali abusati, e per me fu un doppio trauma. Mi convinsi di essere così brutta da non poter venire mai accettata, non essere degna di amore; ma come tutti avevo bisogno di considerazione, l’abuso era la mia casa, e in qualche modo nel porno mi ero illusa di poter essere vista di nuovo come bella, guardata, e il mio trauma rivissuto controllato, sconfitto».«La violenza era la mia casa, ho vissuto con uomini violenti; prima di entrare nel porno convivevo con un uomo più grande di me che mi picchiò un giorno per quello che aveva letto nel mio diario. Come se mi fossi cercata io tutto questo – prosegue questa testimonianza – Pensavo di essere degna soltanto di quel mondo, e il porno bondage e poi quello sempre più estremo e violento fu quello in cui lavorai per anni.  Ero giovane e completamente plagiata dalla violenza, e i miei abusatori dicevano di amarmi e di essere loro la mia vera famiglia: ora io a voi, che guardate altre ragazze che soffrono come me mentre girano quei film, vi chiedo se secondo voi una vera famiglia farebbe soldi sulla vostra sofferenza, e se voi vi ritenete degni di guardare negli occhi il vostro partner e i vostri figli se poi godete in solitudine guardando altri figli che vengono violentati e distrutti. Se per voi vedere vostra figlia tra feci e urine, ingabbiata in un water, picchiata con lividi che ci mettono mesi a guarire, soffocata quasi alla morte con sacchetti di plastica, se è questo che vi fa godere guardatevi allo specchio e pensate ai mostri che siete. Perchè se non vi fate nemmeno un paio di domande su come fa un essere umano a ridursi in quel modo se non avendo conosciuto violenza fin da un’infanzia che nemmeno voi avreste mai voluto subire, allora siete mostri tanto quanto quelli che mi hanno torturata per anni. E sì, perchè guardarmi sullo schermo mi aveva convinta che il mio unico valore come essere umano consisteva nel livello di piacere sessuale che potevo dare a un altro, qualsiasi fosse il costo per me stessa. Mi ero offerta perchè ero stata già rapita dalla tossicità del mio passato».


25.9.21

come parlare della violenza sulle donne ? il caso Come bisogna parlare di violenza sulle donne? IL «CASO PALOMBELLI» RIPROPONE IL TEMADEL VOCABOLARIO GIUSTO PER AFFRONTARE FEMMINICIDI E NON SOLO

 La televisione  nonostante   sia  sorpassata  dalla  rete    come mezzo   è un posto infido. Ti ascoltano e  leggono   moltissime persone, e spesso ti credono solo per il fatto che parli   seduto dentro casa loro.Per questo, le parole dette in televisione pesano persino più di quelle scritte. La giornalista Barbara Palombelli a Lo Sportello di Forum, introducendo una lite coniugale, ha detto: «A volte è lecito domandarsi se questi uomini erano completamente fuori di testa  se c’è stato un comportamento esasperante, aggressivo, anche dall’altra parte».Il giorno dopo, nella bufera, la stessa giornalista è stata costretta a prendere le distanze da sé stessa: «Non sono quella persona lì», e il giorno dopo ancora ha annunciato querele per diffamazione. Penso che fosse stanca, che fosse distratta, è sempre stata molto vigile sulla violenza contro le donne. Ma quella domanda resta. << E occorre, concordo con Antonella Boralevi scrittrice , io credo,dimostrare perché è sbagliata. Gli uomini che uccidono le donne non sono “fuori di testa”. Sono lucidamente convinti che quella donna lì, la loro,sia un oggettodi loro proprietà. Infatti, questi assassini uccidono quando lei si ribella, quando li lascia. Questo è un fatto. >>E i fatti non si espongono mettendoci dopo un punto interrogativo. La frase di Palombelli, su  cui non mi dilungo ulteriormente  ne  ho  già parlato qui e   qui  nel  blog  , credo, non è una domanda . Ma è una trappola  semantica  . Infatti  contiene ( senza alcuna intenzione  ed  in maniera  involontaria in questo caso   ) uno strumento di giustificazione agli assassini. Fornisce loro un format di comportamento: «L’ho uccisa sì, ma è stata colpa sua». Tanto più adesso, che nella società monta  senza    risulti  concreti   l’insofferenza per un racconto giudicato eccessivo dei femminicidi. Teniamo alta la guardia. Ma sopratutto  agiamo   e  non  limitiamoci solo a parlare  . Perchè di strada ne  bisogna  fare ancora   molto visto che  :



Redazione ANSA TARANTO13 luglio 202015:05
Foto sexy candidata, polemiche  Foto sexy candidata, polemiche E' bufera su scelta comunicazione elettorale candidata in Comune





(ANSA) - TARANTO, 13 LUG - Quel generoso décolleté sul manifesto elettorale e la scritta "contattami, cerco te" fanno ancora discutere. E' bufera sulla scelta di comunicazione elettorale di Caterina Zilio, candidata al consiglio comunale di Laterza (Taranto), nominata il 13 giugno scorso coordinatrice cittadina dei dipartimenti di "Puglia Popolare".
Nel pomeriggio dell'1 luglio scorso, Zilio - che lavora come operatrice socio sanitaria - ha postato su Facebook il manifesto elettorale che la ritrae in décolleté, accostata al logo di Puglia Popolare, con il messaggio "Cerco te! Se hai voglia di cambiare, contattami. Insieme si può" e in minuscolo il suo nome: Caterina. Nel post ha "taggato" Massimiliano Stellato, presidente provinciale del partito guidato dal senatore Massimo Cassano. Il manifesto "sexy" ha scatenato polemiche e reazioni sui social network con battute sessiste da parte degli uomini e aspre critiche soprattutto da parte del mondo femminile. E' una strategia di comunicazione studiata a tavolino? "Personalmente - scrive una donna commentando il post della Zilio - penso che lei abbia fatto un manifesto elettorale sessista, una specie di autogol per se stessa e per tutte le donne che combattono quotidianamente per accedere a qualifiche decisionali per le loro capacità. L'immagine da lei scelta unita peraltro a un linguaggio in linea è sessista, si 'autooggettifica', usa il richiamo sessuale in modo poco equivocabile per invitare a essere votata. Donne evitiamo di farci autogol".

Ogni volta che viene uccisa una donna ( madre , sosa , convivente , ecc ) Insieme allo sconcerto, però, sifa strada l’indignazione per come i media ( a prescindere dalll'orientamento politico culturale ) riportano i fatti, guardandosene bene (salvo rarissime eccezioni!) dall’usare il termine preciso per parlarne e questo termine, piaccia o no, è “femminicidio”. È come se non si riuscisse a far venir fuori dalla gola (o dalla tastiera) questa parola, morsi dal timore inconscio di infrangere qualcosa di malsanamente radicato nella nostra società. Evidentemente, nominando il fatto non come femminicidio bensì come un generico caso di omicidio-suicidio, o un ancor più generico dramma famigliare, ci si mette al riparo dall’ eventualità che il mandante si senta, forse, offeso? Smascherato? E chi è mai questo mandante, se non il patriarcato imperante che governa a piene mani la nostra società che insiste nel considerare le donne come esseri subalterni agli uomini? Ebbene, il termine “femminicidio” lo afferma; tutto il resto sono parole per fare un titolo che una volta ancora neghi l’esistenza di un fenomeno orribile, da curare e da prevenire.
La parola femminicidio non è stata inventata da poche ore. Sulla “Treccani” si legge tra l’ altro che femminicidio “…è un termine forte ma che rende l’idea: è l’olocausto patito dalle donne che subiscono violenza: da Nord a Sud, per aggressioni domestiche o fuori di casa, finendo all’ospedale quando non al cimitero. Per mano di famigliari, compagni, congiunti, per lo più”. Come riporta anche l’Accademia della Crusca, “con femminicidio s’intende non solo l’uccisione di una donna o di una ragazza, ma anche qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”.
I giornalisti e le persone in genere fanno una scelta etica, buona o cattiva, quando comunicano e quando
decidono di tacere, censurare, di non servire la verità dei fatti. E comunque, anche quando tacciono, comunicano - se non altro la loro scarsa aderenza alla verità.Oppure sono intrisechi , salvo rarissime eccezioni , di una detterminata cultura ( vedere foto a sinistra ) . Ecco un estratto da ’articolo a firma di Marina Corradi del 22 maggio 2018 dal titolo “L’ultima battaglia di un uomo” perché descrive il duplice femminicidio avvenuto a Francavilla in modo distorto, santificando l'omicida come un eroe e, per questo, fornendo un’informazione gravemente pericolosa per l’idea di totale mancanza di discredito sociale verso un’azione tanto deprecabile, ma anche perché lo stesso è in aperto contrasto col Manifesto di Venezia e col documento della Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) a proposito di violenza sulle donne, elaborato nel solco della Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1993.
Bisogna  attirare  sempre  , scrivendo lettere   al  giornale  , all'ordine del  giornalisti  , non  comprando  o abbonarsi più a quel giornale  ,  l’attenzione sull’uso di una terminologia vecchia, fuorviante e ingiusta nei confronti delle vittime. È necessario portare un cambiamento nel lessico perché le parole contano, le parole hanno un peso. Basta parlare di “dramma”, “raptus di gelosia”, “omicidio passionale” ed  menate  varie come il titolo riportato sotto   


Per risolvere un problema, per sradicarlo dalla nostra società, bisogna prima nominarlo e riconoscerlo, definirlo. Altrimenti come lo si può combattere e prevenire?
A proposito delle responsabilità dei media, Francesco Pellegrinelli sul Corriere del Ticino del 29 marzo 2021, cita Alessia Di Dio del Collettivo “Io l’8 ogni giorno”, secondo cui “femminicidio” è un termine che costringe a guardare l’accaduto oltre il singolo episodio, inquadrando la violenza di genere come un fenomeno strutturale; in questo caso, sul banco degli imputati ci sarebbe tutta la società con i suoi retaggi culturali e non solamente il carnefice e questo inevitabilmente fa paura.
Potrebbe essere l’inizio della volontà di prevenzione chiedersi infine se il femminicidio sia conseguenza solo del patriarcato, oppure anche di altri fenomeni come un certo maschilismo arrogante, la cattiva educazione, il “machismo”, come una "cultura" nutrita solo di violenza e prevaricazione, come l'immaturità di certi uomini (si può chiamarli così?) che si illudono di imporre la forza e invece smascherano la propria incapacità di controllare i propri sentimenti e le proprie azioni.
Usiamole, le parole che conducono ad un principio di cambiamento. Smettiamola di tentennare per non infastidire, perché la società intera è colpevole di omertà, non facendolo. E in primis i media.
Non solo negli articoli  ma  anche in certe pubblicita da  

https://www.change.org/p/giuseppe-conte-femminicidio-sociale-0a29ae86-96c0-4f94-a53a-b2b32cecb132



Sud Protagonista ha lanciato questa petizione e l'ha diretta a Mario Draghi (Presidente del Consiglio dei Ministri) e a 2 altri/altre


C’è un problema di utilizzo umiliante del genere femminile, che preferirei allargare al genere umano, perché anche gli uomini teoricamente destinatari del messaggio vengono trattati da incivili. Occorre porre dei limiti all’uso del corpo della donna nella comunicazione. A poco poi serve punire i responsabili. Sono proprio questi tipi di pubblicità che contribuiscono a “creare il mostro”. Queste violenze indirette e subdole promuovono una mentalità deviante. La pubblicità, apparsa in questi giorni su un cartellone pubblicitario, che propone di usare la lavatrice a 90 gradi nel giorno di San Valentino con chiari riferimenti sessisti, va vietata cosi come ogni forma di violenza, travestita anche da messaggio pubblicitario.