23.6.07

Senza titolo 1908
















da  avvenire  22 Giugno 2007 
MATTUTINO
AMARE E ODIARE








Gli uomini amano in fretta, ma odiano con tutta calma.


Molti lettori che mi inviano i loro suggerimenti per la nostra comune riflessione quotidiana rimangono delusi perché raramente adotto i loro testi. In verità, se alcune citazioni sono suggestive, esse però di solito mancano di una dote indispensabile, la brevità. Ecco, perché oggi accolgo la frase del famoso poeta inglese George G. Byron (1788-1824) che mi ha inviato un lettore reggino. Essenzialità e icasticità rendono questo monito di facile intuizione e di semplice memoria. Un po' meno immediata ne è, invece, l'applicazione. Sì, perché come già diceva sant'Agostino, «la collera è un'erbaccia, ma l'odio è un albero». Con una variante, potremmo affermare, sulla scia di Byron, che l'amore è un fiore che presto appassisce, mentre l'odio è una gramigna sempre verde che attecchisce nel cuore e si ramifica nell'anima e persino nel corpo.
Non per nulla lo stesso Byron iniziava la frase citata dal nostro lettore (al quale dirò che essa si trova nel poema satirico Don Giovanni) con queste parole: «L'odio è di gran lunga il più durevole dei piaceri». Sì, purtroppo si riesce a distillare questo vizio radicale quasi come un'essenza preziosa o un liquore che si deve poi gustare goccia per goccia. E nella vita qualcosa di questo terribile sentimento si è deposta nello spirito di ciascuno di noi. Anzi, ci sono persone - bisogna riconoscerlo - che non riescono quasi a vivere se non ce l'hanno con qualcun altro. Forse dovremmo più spesso pensare a questa considerazione: quando odiamo qualcuno, probabilmente detestiamo qualcosa che abbiamo dentro di noi e che non osiamo confessare.


Gianfranco Ravasi



Nessun commento: