15.7.08

Persone sconnesse per caso


L'ultima che mi è capitata, la magrissima Hilde di Perugia.
Ci siamo conosciute davanti ad un caffé americano, abbiamo parlato di aspirazioni e di canzoni male interpretate; io stavo per ripartire, lei appena arrivata. Lei non vedeva l'ora di iniziare, io di andare, ed in quell'equilibrio precario è nata la nostra amicizia di donne senza padre e nemiche del freddo.
Lei giacca a vento rosa schocking, figlia di una tragedia, capelli fini e naso sottile e rosso; io, piumino blu imbottito, capelli neri, guanti senza dita, sempre di corsa.
Le raccontai la città, le consigliai i cibi più buoni, le feci assaggiare la migliore frutta esotica del posto, le insegnai a girare in taxi, lei così piu giovane di me e con il suo mondo già organizzato e mai prevedibile.
Le presentai la gente che mesi prima era capitata a me e andammo a congressi importanti, lei mi invitò a mangiare pasta al sugo, in una casa di artisti, moquette, e molti gatti che importunavano la mia ovulazione.
Scriveva e fumava, scriveva benissimo e la sua tesi fu pronta in pochi mesi, discussa a Roma ed ora lei è in cima ai suoi sogni a far carriera e si merita gioia.
Dormimmo insieme, l'ultima notte, a casa mia, fatta di parquet e un giardinetto di aceri.
Provai infinita tenerezza per quella magrezza, per quella morte di cui mi aveva raccontato, per quel fidanzato protettivo e silenzioso che conservava nelle agende e nella rubrica telefonica e che cucinava la salsa nella padella.
Vedemmo un film sull'Africa, poi fu lei a chiamare il taxi e nella fretta mi cadde l'ipod che manco avevo imparato ad usare.
Bevemmo un tè fredddo con pochi gradi fuori e con discrezione ascoltai le sue paure ed io poco riuscii a dire delle mie.
Era invisibile nel mio pigiama rosso di pile, eppure forte e indistruttibile mentre lavava e riponeva la tazza.
Io dormii con la valigia ai piedi del letto, felicemente aperta per poche ore ancora, e poi chiusa per una giornata e mezzo ad attraversare il mondo.
Fu l'ultimo ricordo del posto incantato e il primo di questo tempo sospeso, forse il più nitido e tenero di persona sconnessa.


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