31.8.16

Gordon Hempton: "Voglio far ascoltare il jukebox della Terra senza rumori umani""Il cacciatore di silenzi" registra i suoni della natura. E in un parco difende un’oasi dai frastuoni

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da  repubblica  del 29.8.2016 

Hempton: "Voglio far ascoltare il jukebox della Terra senza rumori umani"
"Il cacciatore di silenzi" registra i suoni della natura. E in un parco difende un’oasi dai frastuoni


di GIULIANO ALUFFI


IL SILENZIO oggi è una specie in pericolo. In tutto il mondo sono rimasti soltanto una cinquantina di posti dove si possano passare almeno 15 minuti tra cinguettii e sussurri del vento senza sentire alcun rumore provocato dalle attività umane, mentre solo vent'anni fa l'intervallo minimo di silenzio ascoltabile sul pianeta era di diverse ore. È l'allarme lanciato dall'americano Gordon Hempton, che ha già effettuato Hempton, che ha fatto della difesa del silenzio una missione, è un esperto sul tema: ha vinto un Emmy Award per il documentario Vanishing Dawn Chorus (L'evanescente coro dell'alba), che lo segue mentre registra attraverso il globo le mutevoli armonie degli uccelli al sorgere del sole. Oggi Hempton vive producendo effetti sonori presi dalla natura per film e videogiochi. Si è stabilito nell'oasi più silenziosa degli Stati Uniti, l'Olympic National Park, vicino a Seattle, e del parco è diventato il "guardiano del silenzio". In un punto nella foresta pluviale sul fiume Hoh, ha posto una pietra rossa: il suo punto di partenza per cambiare il mondo.

Cosa indica quella pietra, Mister Hempton?
"È il mio "pollice quadrato di silenzio". Se riesco a proteggere questi pochi centimetri quadrati da qualsiasi rumore prodotto dall'uomo, e in particolare da quello degli aerei, di fatto combatto l'inquinamento acustico su un'area molto più estesa".

Quando è nata l'idea?
"Nel 2005, quando ho riacquistato l'udito dopo 18 mesi di disturbi all'orecchio interno che mi facevano sentire un ronzio continuo e invalidante. Ho vissuto, in piccolo, il futuro dell'umanità se continueremo sulla strada del rumore obbligato e invasivo di oggi. Un incubo: dovevo agire per scongiurarlo".

Ma, difendendo dal rumore un pollice quadrato, che differenza può fare?
"Il nostro orizzonte uditivo, la distanza alla quale possiamo udire suoni, nei posti silenziosi sfiora i 30 chilometri. Proteggendo il silenzio in un punto, quindi, difendo dal rumore un'area di 30 chilometri di raggio, ossia oltre 2.800 km quadrati".

E, di preciso, come agisce?
"Torno periodicamente nel posto della pietra rossa, registro i suoni ambientali e quando rilevo rumorose intrusioni da attività umane, indago e scrivo alle aziende o ai privati responsabili. Allego sempre una registrazione dei suoni naturali del parco, con la quiete interrotta dal loro rumore. Tre aviolinee hanno spostato le traiettorie dei loro voli. E a breve un membro del Congresso farà una camminata con me fino al "Pollice quadrato" per parlare di come salvare, almeno nei parchi, il silenzio naturale. Oggi negli Stati Uniti rimangono soltanto 12 luoghi dove, nelle ore del giorno, si possono passare almeno 15 minuti senza intrusioni acustiche umane".

Per chi ama il silenzio, non bastano doppi vetri e tappi per le orecchie?
"Il silenzio da salvare non è la semplice assenza di suoni o rumori. Ma è il silenzio della natura, che in realtà è una presenza. Una voce. Ogni riva, ogni bosco, ogni spiaggia ha un modo distinto in cui una sorgente sonora, come un torrente, una cascata, o la risacca, emette onde sonore che accarezzano le superfici, passano tra gli ostacoli e riverberano alcune frequenze più di altre, così che un insieme di suoni statici diventa un flusso...".

Come una canzone?
"La Terra, in fondo, è un jukebox a energia solare, col massimo dei suoni naturali lungo l'Equatore e il minimo ai due Poli. Disturbato dal rumore umano, che sovrasta quello scambio continuo di canti, versi, ronzii e bisbigli segreti necessari agli animali per trovare partner disponibili o segnalare pericoli. Noi umani non rischiamo la vita ma, anche se riusciamo a ignorare il rumore, questo ci innalza comunque l'ormone dello stress. Perché il corpo è sempre in ascolto".

La nostra, invece, è soprattutto una cultura del vedere.
"Eppure l'evoluzione ci insegna qualcosa: esistono molte specie animali cieche, ad esempio nelle caverne o in fondo agli abissi marini. Ma negli alti vertebrati non abbiamo specie sorde, tanto è cruciale l'udito. E solo il silenzio naturale fa distinguere i rumori più attutiti
e lontani, i più preziosi per gli animali. I rumori forti, in natura, significano che è già troppo tardi per scappare. Contano di più i fruscii, i passi, le conversazioni seminascoste. Sono i segnali che stanno svanendo nel frastuono dell'umanità".

nessuna propaganda in chiesa . il parroco di amtrice fa togliere dall'altare le corone del governo

scannerizzazione da repubblica  d'oggi
finalmente  un esponente   di chiesa   dice no  ala  propaganda   di governo   e all'uso  " politiko " (  da  non confondere  con l'altro termine politico  )  di una  funzione  funebre  . Infatti   ha  fatto levare dall'altare le loro corone lava coscienza . Grande . Questa si chiama umiltà .  atto che   non è+  stato ben accolto da molti

linoalo1
Mer, 31/08/2016 - 12:00
Beata Ignoranza!Come se i soldi risparmiati per i fiori,avessero potuto risolvere qualcosa!!!Quelle Corone,volevano solo essere la Testimonianza della Presenza dello Stato!! I Preti,facciano i Preti e non Politica!!! Della Politica e dei Politicanti,ne abbiamo le PALLE PIENE!!!

Lissa
Mer, 31/08/2016 - 12:04
Ha fatto bene don Fabio, quelle corone rappresentano l'ipocrisia delle cosi dette Istituzione.


 sia  che la pensiate   come me e la  signora   o il signor  Lissa     ecco  le  due  versioni a confronti della news 

La  prima

http://www.ilgiornale.it/news/cronache il  primo 
Gabriele Bertocchi - Mer, 31/08/2016 - 11:45

Amatrice, don Fabio bacchetta Renzi e Boldrini. "I loro fiori in chiesa non possono stare"
Il giovane don Fabio, parroco di Posta e Cittareale, ha voluto far levare le corone inviate dalle cariche di Stato durante i funerali ad Amatrice. La giustificazione: "Soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore?"

"Quelle corone sembravo degli sponsor", così don Fabio Gammarota si è opposto, seppur simbolicamente, alle più alte cariche dello Stato durante funerali rietini delle vittime del terremoto.
La scelta di don Fabio che colpisce Renzi e Boldrini
Gammarota è il giovane parroco di Posta e Cittareale. Nel suo passato ha servito anche ad Amatrice, una della cittadine martoriate dal terremoto del 24 gosto. Il don è intervenuto in maniera durissima contro le composizioni funebri , inviate dal presidente del Consiglio, dal presidente del Senato, dal sindaco di Roma e dal presidente della Regione Lazio, che venivano sistemate nella chiesa-tendone allestita per i funerali. "Queste le portate via, la cerimonia non ha bisogno di sponsorizzazione" ha detto ai militari che le stavano sistemando. Detto fatto,le corone sono state sistemate altrove, lontano dall'altare.
Don Fabio, intervistato da La Repubblica, ha spiegato i motivi del suo gesto: "Toglievano la vista della messa a chi stava dietro, c' erano diversi familiari". Drastico il giovane don, ma come precisa al giornalista: "Il giorno dopo il fiore è già morto, invece i problemi restano. In un funerale come questo il profluvio di corone costa migliaia di euro. Una sola va dagli ottanta ai quattrocento, soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore?".
Una posizione netta. Ed il motivo è chiaro, proseguendo tra le righe del quotidiano fondato da Scalfari: "C' è rabbia pregressa, è indubbio. Nessuna critica ai soccorsi e alle prime azioni del governo, ma va ricordato che la provincia di Rieti è frutto di uno spezzatino. Un po' tolta da Roma, un po' da Ascoli, un po' dall' Aquila. Il risultato è che per arrivare qui non c' è neppure una ferrovia".
Idee chiare e qualche stoccata alla presenza dello Stato in un momento di dolore come i funerali delle vittime del sisma: "Mi piace l' idea che chi viene da fuori e assiste a un dolore di questa portata si accomodi nella sedie in fondo e aspetti che il protagonista di quel dolore gli dica: "Amico, vieni a sederti con noi, davanti".

  la  repubblica del 31.8.2016

Don Fabio Gammarota: "Ho fatto levare quelle corone, sembravano degli sponsor"

Il parroco di Posta e Cittareale ha deciso di far portare via dai funerali ad Amatrice le composizioni floreali inviate dal premier, dal presidente del Senato, dalla sindaca di Roma e dal governatore della Regione Lazio

AMATRICE - Un prete giovane e alto, la barba curata, si volta dall'altare - che la messa deve ancora iniziare - e ai militari dell'Esercito, ai corazzieri dei carabinieri che stanno sistemando sotto la chiesa-tendone le corone di fiori istituzionali, dice: "Queste le portate via, la cerimonia non ha bisogno di sponsorizzazione". Un accenno di applauso, pochi hanno sentito. Le corone tornano indietro, subito. Lontane dall'altare, fuori dalla chiesa. Sono quattro. Del presidente del Consiglio, del presidente del Senato, della sindaca di Roma e del presidente della Regione Lazio. Vengono appoggiate di lato, lontano dalle inquadrature tv. Il giovane prete è Don Fabio Gammarota, da otto anni parroco di Posta e Cittareale, comuni del Reatino a venti minuti dal sisma. Per una stagione è stato sacerdote anche ad Amatrice. E lunedì scorso è stato un protagonista dell'opposizione (vincente) ai funerali da celebrare all'aeroporto di Rieti.

Don Fabio, perché ha rimandato indietro le corone dei politici?
"Toglievano la vista della messa a chi stava dietro, c'erano diversi familiari. E quei fiori non potevano stare in uno spazio liturgico".

Come, non potevano stare? Ogni funerale, in ogni chiesa, ha corone di fiori.
"Dalla mia parrocchia li ho banditi. Solo lo stretto necessario, se proprio i familiari vogliono".

Perché, Don Fabio?
"Il giorno dopo il fiore è già morto, invece i problemi restano. In un funerale come questo il profluvio di corone costa migliaia di euro. Una sola va dagli ottanta ai quattrocento, soldi buttati. Perché chi ha firmato quegli addobbi floreali non ha fatto un assegno di pari valore? ".

Ecco, veniamo al punto: quelle erano le corone delle istituzioni italiane e romane. Non è che ce l'ha con loro?
"Diciamo, intanto, che se uno vuole fare un omaggio, abbellire una chiesa, non deve poi firmare quell'omaggio, mettere il cartello".

E poi?
"Mi piace l'idea che chi viene da fuori e assiste a un dolore di questa portata si accomodi nella sedie in fondo e aspetti che il protagonista di quel dolore gli dica: "Amico, vieni a sederti con noi, davanti"".

Vede che riecheggia la polemica contro lo Stato centrale. La si sente spesso nelle parole del sindaco di Amatrice.
"C'è rabbia pregressa, è indubbio. Nessuna critica ai soccorsi e alle prime azioni del governo, ma va ricordato che la provincia di Rieti è frutto di uno spezzatino. Un po' tolta da Roma, un po' da Ascoli, un po' dall'Aquila. Il risultato è che per arrivare qui non c'è neppure una ferrovia. Roma ha inghiottito la nostra gioventù.
L'unica risposta a questa ingordigia è sul territorio. Oggi dobbiamo lasciare a terra ogni piccola faida di paese e creare una comunità unica, Amatrice, Accumoli, Posta, Cittareale. Una tragedia come questa può essere superata solo qui e insieme".
 
 



30.8.16

la degenerazione dei cretini in seminatori d'odio , bufalisti , populisti porta alla caccia alle streghe e a scambiare uno con la barba lunga per un terrorista

  Certamente  i cretini  ,  i fobici    sono sempre  esistiti   ma   un tempo   quando internet  non era  diventato     il fenomeno  che  è   oggi    , li  si poteva isolare   e  non prenderli in considerazione  o  (  tesi che non mi trova  completamente  d'accordo  perchè mi  sa  tanto di scarticabile   )    fare    quanto dice    sulla  pagina fb di cronaca italiana  



Renzo Alboretti E' vero ,come in ogni luogo anche sul web ci sono ebeti e bisogna dargli il credito che meritano. Altra cosa sono gli ebeti che su trasmissioni TV dicono idiozie ; giornalisti e politici pagati migliaia di euro all'ora da quegli ebeti e non, che seguono quelle trasmissioni.
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 In quanto  i cretini   non muoiono  mai  e sarebbe  bello che  : <<   senza grandi disturbi qualcuno sparirà\saranno forse i troppo furbi\e i cretini di ogni età (..)  .>>  (  cit.lucio dalla  ) . Ma     oggi  purtroppo  , come dicevo dal titolo ,  il fenomeno    è degenerato  oltre   che nell'ampia diffusione   di  bufale  spacciate per  vere   ,  in  situazioni paradossoli  come  questa  qua sotto   presa  da   la  nuova  sardegna  del   30 agosto 2016


Scambiato per un terrorista, sardo arrestato in Austria

L’uomo originario di Cagliari è stato fermato sul treno Klagenfurt-Roma. Una passeggera: «Vuole ucciderci». Ma era disarmato, rilasciato dopo una notte
 



Paura a bordo. A diffondere la notizia sono stati due giornali austriaci, tra cui il Kleine Zeitung, edito in Carinzia e principale quotidiano d’Austria. In Italia la vicenda è stata riportata da Marco Di Blas nel blog Austria Vicina che cura per il Messaggero Veneto del Gruppo Espresso. Il fatto è accaduto dopo che l’Euronight 235, che collega ogni notte Vienna a Roma (unico treno a unire i due Paesi) aveva lasciato alle 23.35 la stazione di Klagenfurt. L’arrivo a Roma era previsto a metà mattina. Ma il viaggio si è interrotto bruscamente subito dopo la partenza. Il giovane originario della Sardegna avrebbe avuto una discussione vivace con alcuni passeggeri. E la donna diretta a Villach insieme ai suoi due bambini, ha avuto paura di trovarsi di fronte a un terrorista islamico. Per questo si è rifugiata nella toilette e ha chiamato la polizia. La telefonata ha fatto scattare immediatamente l’allarme. Dopo l’attacco con ascia sul treno a Wuzburg, l’assalto ai macchinisti in Svizzera e la sparatoria nella scuola di Monaco di Baviera, la polizia ha pensato al peggio.
L’allarme. Si è deciso di intervenire immediatamente alla stazione di Villach. A bordo sono salite 10 pattuglie e gli uomini del reparto Cobra. Per ragioni di cautela, tutti i binari vicini sono stati sgomberati. Il presunto terrorista è sceso senza protestare, i poliziotti lo hanno circondato e accompagnato nel centro di detenzione. Con sè non aveva armi, nessuna pistola o fucile è stata ritrovata sul treno. L’ipotesi è che l’uomo, in preda a un forte stato d’agitazione, abbia pronunciando frasi senza senso terrorizzando gli altri passeggeri.
La denuncia. L’associazione Sportello dei diritti punta il dito contro il clima da caccia alle streghe e invita alla cautela. Il presidente Giovanni D’Agata dice che il giovane originario di Cagliari è stato vittima di un eccesso di xenofobia e sottolinea che «agli italiani capita spesso, molti sono stati maltrattati». Più in generale «lo straniero che per sua sfortuna dovesse andare in giro con abiti e atteggiamenti dimessi o in preda a uno stato di disagio psichico, di questi tempi corre il rischio di essere
scambiato per un terrorista dell’Isis. Non è un azzardo – conclude D’Agata – invitare il nostro governo a prendere posizione». Perché, ribadisce il presidente dell’associazione, «i nostri concittadini devono essere tutelati da possibili soprusi al di là dei confini italiani». (si.sa.)

L'estate sta finendo ed tempo di coserve e di surgelare le verdure


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decrescita  ed economia  di sussistenza

 come  evitare  il botulino  nelle conserve   
 per  i  vegani ed  i vegetariani  ( ma non solo  ) marmellate   e  conserve  





L’estate comincia a sgranarsi, tra giornate impercettibilmente più corte e serate che invitano a coprire le spalle, per ripararsi da un brivido di umidità imprevista. Ed eventuali  ( salvo  clima  impazzito  )  piovaschi .Iniziano  i giorni in bilico   tra  gli. ultimi giorni  di  vacanze  \  ferie ( salvo  quei pochi  snob e lavoratori  estivi   che decidono di prendersele in settembre  ) per  chi  se  lo può permettere e



 la  ripresa    al solito tram tram  scolastico    lavorativo  .
  Solo l’orto sembra non accorgersene, carico com’è di tutto il sole agostano. Certo, le temperature sono state meno spinte dell’anno scorso, tanto che i vignaioli — soprattutto da metà stivale in su — pregano ogni giorno Giove Pluvio di lasciare ancora le briglie sciolte al sole, per far arrivare l’uva a piena maturazione.
Frutta e verdura per fortuna non hanno bisogno di intercessioni metereologiche. Pomodori e melanzane, prugne e nettarine sono ottime — specie se le lasciano maturare sulle piante — e abbondanti, perfette per organizzare il rito delle conserve.
I giorni sono quelli giusti, in bilico tra gli ultimi momenti di vacanza e la ripresa lavorativa, tra l’ennesima lavatrice da caricare e le prime incombenze cittadine. Non esiste regola fissa: c’è chi ama condividere pentole e vasetti e chi preferisce dedicarcisi in beata solitudine. In un caso o nell’altro, senza fretta né ansie da prestazione, approccio per altro impossibile, visto la lentezza del procedimento.
Una volta deciso il cosa e il quanto, diventa dirimente il medium prescelto: sale, zucchero, aceto, olio, sotto vuoto, affumicato.                                  Come in un caleidoscopio gastronomico, i cibi da conservare si combinano in modi differenti, a volte perfino inusuali. I capperi, per esempio, si trovano benissimo con quasi tutto: sale, olio, aceto. Il siciliano Corrado Assenza preserva il profumo prezioso di quelli più piccoli utilizzando addirittura il miele, a patto che sia delicato e fluido per non
prevaricare. Cipolle e cipolline attraversano  per intero lo spettro delle conserve, dalla confettura al sottaceto, a seconda delle dimensioni. I pomodori, invece, diventano confettura o sottoli a seconda del grado di maturazione: la trasformazione di quelli verdi vanta uno stuolo di appassionati entusiasti, esattamente come per la mela cotogna, a metà tra golosità e memoria d’infanzia (ovvero la cotognata).Ma non di soli ortaggi vivono le conserve, se è vero che il tonno è tornato a correre — così l’hanno battezzato, tonno di corsa — nel Mediterraneo. Dopo anni di appelli angosciati e  di conseguente drastica riduzione delle quote pesca, il ripopolamento ha avuto il successo sperato. Così, lungo il Tirreno, tra Toscana e Sardegna e poi giù verso la Sicilia, la rotta obbligata dei bluefin  verso i fondali propizi alla deposizione delle uova in estate ha incrociato con più frequenza ami e tonnare. E visto che il tonno sottolio piace perfino a chi non ama il pesce (magìe delle conserve), forte è la tentazione di metterlo in barattolo. Lavato in acqua salata super bollente per togliere tutto il sangue, poi cotto al vapore e asciugato benissimo è pronto per il tuffo nell’extravergine,
magnifico antipasto di fine estate. In caso la produzione casalinga vi atterrisca, compratelo in latta o vasetto, meglio se conservato in extravergine (gli altri oli sono generalmente pessimi ed è impensabile che non influiscano sul sapore del pesce). E poi occhio ai numeri: secondo le suddivisioni delle aree di pesca stabilite dalla Fao, il Mediterraneo corrisponde al trentasette. E pazienza se non riuscite a tagliarlo con un grissino.

 Jars with vegetables colorful
Certo  conservare il cibo “è ansia   allo stato puro”, ha scritto  il sociologo Girolamo  Sineri. Ma è anche una  scommessa sul domani:  “chi farebbe mai più marmellate se non  avesse la speranza di vivere almeno il  tempo di poterle mangiare?” L'Ansia e fiducia: ecco i primi  ingredienti che alimentano la cultura  della conserva. Elaborare metodi  efficaci per mantenere i prodotti  vegetali e animali, e poterli utilizzare  ben oltre il loro ciclo “naturale” di vita, è stata nei secoli una delle principali  strategie per affrontare il problema della fame  specie    in tempi di povertà  e di  guerra  . Il metodo più usato fu quello dell’essiccazione, praticata al calore del  sole (là dove il clima lo consentiva) o col fumo (nei paesi freddi) ma più  normalmente, e dappertutto, col sale, protagonista di primissimo piano della  storia dell’alimentazione — e della  sicurezza alimentare. Altro  fondamentale protagonista di questa  storia fu l’aceto. Più costosi, più “tardivi”  furono l’olio e lo zucchero. Sostanze, in  ogni caso, che rendono conservabili i  prodotti solo a costo di modificare il loro  gusto d’origine, in modo più o meno  radicale. Lo stesso principio —  manipolare e modificare le qualità  naturali degli alimenti — valeva per la  tecnica della fermentazione, decisiva  dal punto di vista culturale oltre che  nutrizionale, come espressione della   capacità umana di volgere a proprio
vantaggio, controllandolo, un processo  naturale di per sé negativo come quello  della putrefazione.
Da questa capacità nacquero, nel  tempo, invenzioni straordinarie come i  formaggi e gli altri derivati del latte, i  prosciutti e gli altri salumi, le verdure  (crauti, rape e compagnia) che  integrano la fermentazione con la  salatura. Per queste vie i metodi di  conservazione degli alimenti, messi a
punto sotto l’impulso della fame, hanno  ben presto oltrepassato tale dimensione  con una sorta di “trasferimento  tecnologico” che li ha visti applicati  all’alta gastronomia: così sono nati i  prodotti fini destinati al mercato: salumi, formaggi, confetture, tanti prodotti che oggi costituiscono una parte fondamentale del nostro patrimonio gastronomico. Si rivelano in  tal modo legami sottili, forse
insospettabili, fra il mondo della fame e  il mondo del piacere.
L’invenzione non nasce solo dal lusso  e dal potere, ma anche dal bisogno e  dalla povertà — ecco il fascino della  storia dell’alimentazione: scoprire come  gli uomini, con il lavoro e con la fantasia, hanno cercato di trasformare i morsi  della fame e le ansie della penuria in  potenziali occasioni di piacere.

  altri consigli li  trovate  , oltre  che   sui  siti  riportati  all'inizio   del post  ,    sul numero   di domenica  scorsa  dell'inserto la domenica  di repubblica     (   da  cui  è  deliberatamente  tratto  il post  d'oggi )  pagine  10-12  qui  il  file 
 







27.8.16

ritorniamo al passato o meglio integriamolo con il presente ovvero pensiare globale agire locale cioè un economia di decrescita

 canzoni  suggerite
  • 883  - nord  sud ovest est 
  • Edoardo bennato  - l'isola    che non  c'è




 c'è qualcuno che  applica  o almeno ci prova  a  pensare locale  agire locale

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 da  repubblica  del 26\8\2016


Basta consumismo, riappropriamoci del tempo". Budapest festeggia la decrescita
A Budapest sono diverse le iniziative che promuovono uno stile di vita sostenibile. Come Cargonomia, punto d'incontro tra tre piccole imprese “ecocompatibili”, che si occupano di cibo e consegne. O Átalakuló Wekerle, un'associazione di quartiere impegnata  in diverse attività: dall'isolamento delle finestre al compostaggio. Non a caso, dal 30 agosto al 3 settembre, la capitale magiara ospiterà la quinta Conferenza internazionale sulla decrescita Dal 30 agosto al 3 settembre la capitale magiara ospita la quinta conferenza internazionale dedicata al movimento. Un'occasione per riflettere sulla sostenibilità del nostro stile di vita

BUDAPEST - A Cargonomia, punto d'incontro tra tre piccole imprese "ecocompatibili" attive a Budapest, è appena arrivata una cassetta di uova fresche. È stata poggiata a fianco delle particolari bici cargo a tre ruote progettate per scorrazzare in città, consegnando frutta e verdura. "Ce l'ha inviata un amico che sta implementando una cooperativa", dice Vincent Liegey, ricercatore francese ora di base in Ungheria, e uno dei coordinatori del progetto. "In cambio domani potremo offrirgli un servizio di trasporto con le nostre bici, oppure aiutarlo a fare delle riparazioni in fattoria. Difficile spiegare che cosa sia esattamente questo posto se non un'esperienza economica alternativa basata non sul profitto né sullo scambio, ma sulla reciprocità".
"Basta consumismo, riappropriamoci del tempo". Budapest festeggia la decrescita

un anarchico silenzio, all'interno della capitale magiara c'è una città decrescente che, quasi per paradosso, si allarga. Contrasta i messaggi divisivi di Viktor Orbán, attuale primo ministro del paese, ma anche quelli di molti altri leader europei. Perché promuove altri modelli di vita, costruiti sulla collaborazione. Non a caso qui, dal 30 agosto al 3 settembre, si terrà la quinta conferenza internazionale sulla decrescita. L'ultima, a Lipsia, è stata un boom: oltre tremila le persone coinvolte, provenienti da 74 paesi. "Quest'anno sarà particolarmente interessante per due ragioni", prosegue Liegey, che è anche tra gli organizzatori della manifestazione. La prima: "L'Ungheria ha vissuto il violento collasso dell'Unione Sovietica, uno stato centralizzato, implementazione dittatoriale di una buona idea. E dato che anche la decrescita nasce dalla teoria, penso che sia una buona occasione per imparare dagli errori passati e per facilitare il dialogo tra est e ovest. La seconda è che qui non c'è stato lo stesso sviluppo che ha caratterizzato l'Occidente, però ci sono ugualmente molte attività solidali ben funzionanti"





Tutte coinvolte nei due eventi paralleli in programma: in cinquecento parteciperanno alle conferenze pensate più per addetti ai lavori, mentre al festival - con workshop, discussioni aperte, esibizioni artistiche - si aspettano migliaia di curiosi. Pronti ad assaggiare cibo biologico e a imparare trucchetti utili a risparmiare nella vita domestica. L'obiettivo è indurre tutti a porsi delle domande: che cosa sono crescita e sviluppo?; è possibile avere una crescita infinita su un pianeta finito?. Gli stessi quesiti che circa quindici anni fa hanno caratterizzato gli esordi di ciò che Liegey definisce un modo di pensare "interdisciplinare e multidimensionale": "Ci sono tante strade per la decrescita quante persone 'decrescenti'", puntualizza, "infatti, non si tratta un movimento che ti dice cosa fare, bensì ti invita ad abbandonare la logica dell'ottenere sempre di più, a riappropriarti del tempo, come di una stile di vita sostenibile e pieno di significato".






Un mutamento che, secondo l'attivista, è necessario adesso più che mai. "Oggi stiamo fronteggiando il collasso della società occidentale, fondata sulla convinzione che la crescita permetta di risolvere i conflitti sociali. Un falso mito, perché le risorse fisiche sono limitate. Gli effetti sono sotto i nostri occhi: il cambiamento climatico, la perdita delle biodiversità e via discorrendo. Ma c'è anche un limite culturale. Nonostante il consumismo, non siamo più felici: c'è un alto livello di stress, un alto numero di suicidi, di violenza e sfruttamento". Per modificare il corso corrente basta poco. Qualche esempio: si può lasciare il proprio lavoro in banca e investire in una fattoria, fare la spesa in un negozio di prodotti a chilometro zero  o mangiare meno carne. Basta questo a rendere più felici? "A me sì", ribatte Liegey.





A Wekerle estate, nel XIX distretto di Budapest, sono partiti dal cibo buono. Arrivando qui dal centro, sembra di addentrarsi in un villaggio d'altri tempi. Case basse con giardino e biciclette a ogni angolo. "La zona è stata disegnata per accogliere le persone che si sono spostate in città dalla campagna. L'idea era quella teorizzata dall'inglese Ebenezer Howard: un mix proporzionato tra agricoltura, industria e abitazioni", spiega Tracey Wheatley che fa parte di Átalakuló Wekerle, un'associazione di quartiere impegnata a promuovere diverse attività









dall'isolamento delle finestre al compostaggio. "Abbiamo cominciato dal mangiare: perché il pane saporito fatto con grano coltivato senza pesticidi, per dire, è qualcosa che viene capito in fretta da tutti", racconta, "ma, in sostanza, ciò che stiamo facendo è lavorare sulla cooperazione, la tolleranza e l'auto organizzazione. In modo da spingere le persone a guardare fuori dal proprio piccolo mondo, a lavorare insieme e fidarsi degli altri".

  che sia  la  via   da  intraprendere o  per  chi l'applica  sia la  via  giusta   c'è  il fatto che sempre  da  repubblica   online  d'ieri   si legge  questa news


Le birre artigianali mettono alle strette i colossi: 5.500 tagli per AB Inbev

La società belga pianifica uno sfoltimento del 3 per cento della forza lavoro complessiva, nei tre anni successivi alle nozze con SABMiller. I gruppi del largo consumo generalista corrono ai ripari per diminuire i costi
MILANO - Troppi dipendenti nel gigante della birra Anheuser-Busch InBev, che è convolato a nozze miliardarie con la concorrente SABMiller per creare un colosso della bevanda apprezzata in tutto il mondo. La società si aspetta di tagliare il 3 per cento circa della sua forza lavoro complessiva nei tre anni successivi alla fusione, in una mossa mirata proprio a massimizzare le sinergie (più prosaicamente i risparmi) date dall'unione dei due maggiori birrifici al mondo.
Secondo le informazioni dettagliate in un documento pubblicato in merito all'acquisizione, la cura dimagrante dovrebbe esser attuata in maniera graduale, per fasi. Alla fine del processo, però, 5.500 posti di lavoro dovrebbero essere cancellati, secondo quanto ha riportato una fonte anonima a conoscenza della materia alla Bloomberg.
I tagli al personale rientrano in una strategia da 1,4 miliardi di dollari di risparmio annuo che AB InBev si aspetta di riuscire a realizzare, a valle della fusione. Tutti i birrifici che hanno in portafoglio marchi destinati al largo consumo stanno d'altra parte cercando di tagliare i costi di produzione e distribuzione, messi sotto pressione dalla crescita dei piccoli birrifici indipendenti, tanto in Europa che in Nord America. SABMiller soltanto, l'anno scorso, ha raddoppiato il suo obiettivo di risparmi a 1,05 miliardi di dollari entro il 2020.   Secondo AB InBev, che resta il maggior produttore al mondo, the world’s largest brewer, i tagli sono per altro limitati ad alcune aree e non includono ad esempio la divisione delle vendite, dove non sono stati ancora sviluppati piani

di integrazione a causa dei vincoli da parte della Autorità di regolamentazione. La compagnia ha perl specificato che il quartier generale di SABMiller verrà integrato al proprio - che si trova in Belgio, a Leuven - così come avverrà per il management office a New York.




26.8.16

basta con bufale e post xenofobi ed malpancisti sul terremoto del centro italia 2016

 nonostante  il mio  sfogo  ( vedere post precedente  )    ho  cercato  di   fare  cosi anch'io  come  il  mio  compaesano















 

 l'altra  cosa  che mi  fa  incazzare  sono le  bufale   e la  gente che le condivide  senza porsi dubbi  o     peggio  non riconosce  poi l'errore  - eccone  una bella  grossa


La bufala della magnitudo del terremoto "taroccata" per non pagare i risarcimenti colpisce ancora 
 
© Fornito da IBT Italy sismografo

Tra le tante bufale che stanno circolando in queste ore riguardanti il terremoto nel Centro Italia, non ultime quelle dei maghi della "previsione postuma" dei sismi, ce n'è una che racchiude una combinazione di due elementi presenti in quasi tutte le teorie del complotto: i politici brutti e cattivi e gli scienziati corrotti. Stiamo parlando dell'assurda teoria secondo la quale una legge dello stato garantirebbe i risarcimenti solo per i danni causati da terremoti con magnitudo superiore a 6 sulla scala Richter, motivo per il quale la suddetta magnitudo sarebbe stata artificiosamente abbassata a 5,9 per le scosse che hanno colpito Amatrice e dintorni.

Si tratta di una bufala di portata notevole, se non altro perché implica una totale ignoranza delle più basilari nozioni di sismologia (roba da lettura veloce di Wikipedia, non da dottorato di ricerca in geofisica), oltre all'incapacità di effettuare una ricerca su Google che richiederebbe non più di 30 secondi. Come spesso accade, è molto più semplice mettersi a strillare a pieni polmoni: "Condividete prima che lo censurino!". Peraltro, non è la prima volta che questa storia emerge: era già capitato per il sisma emiliano del 2012.Come potete vedere dall'immagine sottostante, la responsabilità di questa presunta alterazione della magnitudo è messa sulle spalle del governo Monti, che avrebbe quindi creato una legge apposita per negare i risarcimenti alle persone danneggiate da terremoti con intensità inferiore a 6 gradi della scala Richter.

 
© Fornito da IBT Italy terremoto centro italia Uno dei massimi esperti mondiali di diritto sismologico all'opera su Facebook Facebook

La cosa curiosa è che questa teoria del complotto mischia due provvedimenti che poco hanno a che fare l'uno con l'altro. Il primo è il decreto legge 39/2009, con il quale venivano stabiliti gli interventi urgenti per il terremoto dell'Abruzzo: a quel tempo, peraltro, il capo del governo era Berlusconi e non Monti. Il secondo testo al quale si fa riferimento è invece il decreto legge n. 59 del 15 maggio 2012, contenente disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile. L'articolo 2 del decreto del governo Monti escludeva "l’intervento statale, anche parziale, per i danni subiti da fabbricati" in caso di terremoti, il tutto "al fine di consentire l’avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali". La cosa non è di alcuna rilevanza, dal momento che l'articolo 2 è stato soppresso all'atto della modifica in legge (100/2012). Assolutamente ridicola anche l'accusa che il provvedimento del governo-Monti sia stato emesso per evitare di pagare i danni del terremoto in Emilia, salvo non voler attribuire all'ex-Presidente del Consiglio doti medianiche: il decreto porta la data del 15 maggio 2012, il sisma si verificò nella notte tra il 19 ed il 20 dello stesso mese.E veniamo al decreto del 2009, che al comma 2 dell'articolo 1 dice effettivamente come gli interventi siano destinati a quei comuni che "hanno risentito un'intensità MSC uguale o superiore al sesto grado". C'è quindi un fondo di verità in questa bufala? Assolutamente no: la scala alla quale si fa riferimento non è ifatti la Richter, che esprime la magnitudo, bensì la MSC (Mercalli-Sieberg-Cancani), comunemente indicata semplicemente come "scala Mercalli". Una differenza che, come vedremo, non è da poco.

© Fornito da IBT Italy terremoto Un'auto distrutta dai detriti derivanti dal crollo di alcuni edifici a Pescara del Tronto REUTERS / Max Rossi

La scala Richter cerca infatti di offrire una misurazione più o meno precisa dell'energia sprigionata dal sisma, ossia della magnitudo. Si tratta quindi di una valutazione oggettiva, che peraltro può essere misurata più o meno da qualsiasi parte del mondo (avendo a disposizione gli strumenti adeguati, ovviamente). Esistono però diversi tipi di magnitudo, che esprimono l'energia di un terremoto basandosi su parametri leggermente diversi e restituiscono quindi un valore che può lievemente differire dagli altri.Nei primi momenti dopo un terremoto, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) diffonde la cosiddetta magnitudo locale (ML), la più veloce da calcolare, che pur non essendo precisissima viene comunicata in modo da permettere a popolazione e soccorritori di avere un riferimento indicativo di quella che potrebbe essere la situazione. Il dato più preciso relativo all'energia liberata nel terremoto è invece quello relativo alla cosiddetta magnitudo momento (MW), un valore definito negli anni '70 (la scala Richter "originale" risale invece agli anni '30). La valutazione della magnitudo di un terremoto sulla scala Richter è quindi unica a prescindere da quale sia la distanza di un determinato punto dall'ipocentro (il punto all'interno della Terra da dove "parte" un terremoto) o dall'epicentro (il punto sulla superficie posto sulla verticale dell'ipocentro). La valutazione con la scala Mercalli può invece variare in base al luogo nel quale ci si trova, visto che si basa sugli effetti del sisma su cose e persone.La scala si muove per l'appunto ta un valore minimo di 1 (scossa avvertita solo dagli strumenti) e 12 (distruzione totale di tutti gli edifici). Com'è facile intuire, una valutazione di questo tipo può variare molto in base alla distanza dall'ipocentro ed in modo quasi indipendente dalla magnitudo. Per esempio, un terremoto di magnitudo 9 nel mezzo del deserto non produrrà alcun effetto su cose e persone e sarà rilevato solo dagli strumenti. Un sisma di magnitudo 5 (quindi relativamente ridotta) in un'area densamente popolata e con edifici di scarsa stabilità produrrà invece grossi danni e sarà classificato con un valore più alto.Il decreto del 2009 non parla quindi di un'erogazione di aiuti in base all'energia del terremoto, ma agli effetti che questo ha prodotto. Nello specifico, quelli definiti dal 6° grado della Scala Mercalli (MSC). E quali sono questi effetti? Quelli di un terremoto che provoca qualche leggera lesione negli edifici. In altri termini, il testo non fa altro che dire che chi ha subito un danno, seppur minimo, sarà risarcito. Ossia l'esatto contrario di ciò che sostiene chi ha creato o fatto circolare questa bufala.
 
 quindi  ecco perchè    concordo con Daniele  .
 
P.s 

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