10.1.11

elogio funebre non retorico per un anniversario



Stamattina tornando dal chinopratico e leggendo le affissioni necrologiche ho buttato l'occhio su questa frase scritta forse da un'amica o ua parente ( ma non ha importanza quello che conta è il pensiero stupendo che trovate sotto e che vorrei * ovviamente scherzo* come mio epitaffio sulla mia lapide ) per il decennale di una giovane concittadina morta per tumore o cancro . Solo due canzoni " la strada " dei Mcr e morte per una amica sia di Guccii sia come il video sotto dei nomadi





N.b
per rispetto e per la privacy ( non è questione d'ipocrisia o censura , o se volete pensarla cosi fate pure , ma di buon senso e rispetto . Non tutto il privato specie quello altrui può essere pubblico . infatti non c'era --- almeno in quelli dell'unione sarda , la nuova il lunedì è solo sport e quindi evito di comprarla la leggo a scrocco al bar-- nelle pagine del giornale ) non metto nè nomi nè foto e cancellerò dal cell la foto fatta giusto per riportare questo testo

Ecco cosa riportava .

il pensiero di te m'accompagna e a volte penso che la vita trascorra in attesa di te . Ma so che non è più possibile . Passo intere notti a pensare e m'addormento solo all'alba quando i miei occhi sono stanchi . Se in una vita futura avremo la fortuna d'incontrarci mi fermerò stupita a guardarti e riconoscerò nei tuoi occhi quel cielo lontano
ciao *******


M.O.: niente nozze per sposa siriana, Israele nega passaggio nel Golan

Credevo  fosse   solo una  storia  di fantasia  quella del film  ( da me  precedentemente recensito vedere  l'altro nostro blog  )  invece  è successo realmente purtroppo

Cercando   in rete   (  per  fare un regalo di compleanno  alla ragazza  del mio amico  appassionata  , infatti  si è laureata e specializzata  in arabo , di tale cultura ) nome  del  regista  del film  La sposa Siriana , ho trovato su    http://www.adnkronos.com/IGN/ questa news 


M.O.: niente nozze per sposa siriana, Israele nega passaggio nel GolanQuneitra, 28 dic. - (Adnkronos/Aki) -

Niente matrimonio per Samar Salman Khayal, giovane sposa siriana che doveva convolare a nozze con il fidanzato residente nel Golan occupato da Israele. Lo Stato ebraico ha negato alla donna il rilascio del nulla osta necessario per oltrepassare la frontiera e raggiungere il futuro sposo, Nabih Farhat, che l'attendeva nel villaggio nelle alture sotto il controllo israeliano dal 1967.

Poi  ho approfondito ed  ecco da  repubblica onine   e  tempi.it  la news   e  le foto


IL PERSONAGGIO
La sposa siriana non è solo un film
il sogno di Samar: sconfigge la guerra
Lei è drusa come Nabih, l'uomo del quale si è innamorata. Vive nel versante del Golan controllato dalla Siria. Lui, invece, sta dalla parte israeliana. Dopo anni di attesa si sono sposati al confine. Come nella storia raccontata al cinema 
di ALIX VAN BUREN
La storia parte da lontano, da tre anni fa e cioè da quando Nabih, 40 anni, in viaggio incontra Samar, 25 anni, nel villaggio di Hadhar sulle alture del Golan. "È stato amore a prima vista", racconta un testimone alle nozze, Ali Al Aour.
Per capire i mille garbugli burocratici, mentali, emotivi venuti a complicare l'incontro, conviene però fare prima un balzo all'indietro nel tempo. Ripassare un capitolo dell'eterno conflitto mediorientale: quello del Golan, un fertile altopiano incastonato nel Sud Ovest della Siria, abitato nei secoli dai drusi - popolo fiero, seguace di un culto esoterico - conquistato per i due terzi da Israele nel 1967.
La guerra, come spesso accade, scompaginò la geografia come le famiglie: due terzi dei drusi catapultati sotto amministrazione israeliana, separati dall'altro terzo nella patria d'origine siriana. Una parte delle alture fu riconquistata nel 1973 dalla Siria, che ne rivendica l'intera restituzione. Da allora una forza di pace dell'Onu vigila sulla
striscia demilitarizzata di terra che corre lungo la linea del cessate il fuoco. Ed è proprio quella striscia il formidabile ostacolo frapposto all'unione fra Samar e Nabih.
"È stato un matrimonio davvero emozionante, una copia del film di Riklis, però questa è realtà", riassume Marco Succi, delegato dalla Croce rossa internazionale a scortare i due promessi al confine. "Dal 2007 aspettavano il permesso delle autorità israeliane perché la sposa passasse dal Golan siriano a quello amministrato da Israele: permesso ogni volta negato". Finché ieri il veto è caduto.
Lei s'è accostata, col candido abito della sposa, ai nugoli di fili spinati dal versante siriano, con l'enorme codazzo della famiglia estesa, genitori, nonni, zii, cugini, nipoti, festanti fra cori arabi e i tradizionali ululati delle donne, cariche di viveri per il banchetto. Lui l'aspettava con la sua tribù di piccoli e anziani al di là del chilometro di sbarramenti sotto i vessilli di Israele, vestito all'occidentale in giacca e cravatta.
Da anni, ricordano gli amici, "Nabih e Samar si gridavano il proprio amore attraverso i megafoni fra il rombo delle jeep militari israeliane oltre quelle reti spinate, nel punto in cui la distanza è minore". Lei si recava al villaggio di Ain El-Tineh, lui a Majdal Shams. Le linee telefoniche fra i due Paesi, tecnicamente in guerra, sono interdette.
Non è la prima volta che Samar s'agghinda a nozze: l'aveva fatto già il 28 dicembre, i capelli raccolti alla maniera delle star nei film del celebre druso Farid al-Atrash. Il timbro negato da Israele, le famiglie erano state respinte. Non sorprende perciò che ieri, all'alzata delle sbarre, "si sono corsi letteralmente incontro, da entrambi i versanti", dice Sooade Messoudi, della Croce rossa dal lato siriano. "I più anziani si vedevano dopo decenni, i più giovani per la prima volta". Nel mezzo della zona cuscinetto Onu, hanno imbandito il banchetto.
"Però, è una gioia agrodolce", riflette Sooade. "La sposa non ha mai sorriso, anzi piangeva come la madre". Una volta superato il confine, non potrà tornare indietro. Nel cielo livido ai 5 gradi del Golan in pieno inverno, riprende Ali Al Our, "l'allegria ha ceduto al silenzio. Samara ha raccolto lo strascico per avviarsi, sola, lungo la linea di demarcazione. Uno sguardo ai suoi, lasciati alle spalle".
Ma per completare la storia, non può mancare la voce di chi, il regista Eran Riklis, s'era già fatto affascinare dalle tante Samar, le Spose siriane in lista d'attesa. Al telefono da Israele, Riklis commenta: "La realtà mi aveva commosso, ho fatto del mio meglio per trasporla sullo schermo. La mia parte di regista è osservare e raccontare con obiettività. Eppure", conclude, "non riesco a essere obiettivo davanti alla sofferenza umana. Lascio al pubblico il privilegio di decidere da che parte stare nella storia eternamente triste, ma sempre ottimista, dei popoli del Medio Oriente".  
(06 gennaio 2011)
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Per sposarsi varca il confine tra Siria e Israele scortata dall'Onu


Samar Salman al-Khaya, ventiseienne che ha sempre vissuto in Siria, scortata dalle Nazioni Unite e dalla Croce Rossa, con l'abito bianco da sposa, ha varcato il confine per maritarsi con l'israeliano Nabih Farhat e andare a vivere con lui nelle montagne di Golan
di Elisabetta Longo Sposarsi è forse uno dei momenti più importanti della vita di una persona, e in certi paesi più che in altri. Per esempio in Siria, dove due giorni fa Samar Salman al-Khayal ventiseienne sposina siriana-israeliana ha varcato il confine con l'abito da sposa bianco, accompagnata dal fidanzato israeliano Nabih Farhat, originario delle montagne di Golan.
Per cominciare una nuova vita insieme, innanzitutto, il futuro marito ha avuto bisogno di un permesso di immigrazione, rilasciato dopo sette anni. In secondo luogo, i due sono stati scortati da un gruppo di pace delle Nazioni Unite, da soldati israeliani e dalla Croce Rossa attraverso il confine. In bocca al lupo per questa nuova vita cominciata in un modo così difficile.







9.1.11

Bella e perduta

"Guarda Nissa". Così mi spiegava nonna Santina ogni volta che a Sanremo, al termine di corso Imperatrice, c'imbattevamo nel monumento a Garibaldi. Non si trattava d'un refuso, "Nissa" era proprio l'antico nome della città che aveva dato i natali all'eroe, e che l'aveva inscritto nel destino: all'anagrafe del 1807 Peppino Garibaldi era infatti stato registrato come cittadino francese, per un complicato rito di cessioni e riacquisizioni attorno alle località portuali e frontaliere. Già straniero in patria, quindi, colui che sarebbe entrato nel mito, anzi, nell'agiografia civile e civica, uno dei rari "santi laici" del nostro Paese. Non poteva, d'altronde, andar diversamente per chi sarebbe stato definito "eroe dei Due Mondi". Ma avrò modo in seguito di analizzare più approfonditamente la sua figura. Adesso, a pochi giorni dall'inizio delle celebrazioni per il 150° dell'Unità d'Italia, voglio soffermarmi su quel monumento, capolavoro Art nouveau realizzato nel 1908 da Leonardo Bistolfi. Che Garibaldi "guardasse Nissa" non mi sentivo di metterlo in discussione; mia nonna ne era troppo convinta, e lo pronunciava con quel tono di ruvida reverenza tipica dei liguri. Ciò nonostante a me pareva che gli occhi fossero rivolti piuttosto a est, sulla spianata baia sanremese di cui, nel 1860, Garibaldi era divenuto cittadino onorario, e più in generale sulla penisola italiana, ormai quasi compiuta, e abbracciata con un sospiro smagato. C'è una gravità rodiniana nel monumento di Bistolfi, che ritrae un Garibaldi ormai anziano, ancor ritto e fiero, ma realistico e quasi espressionista nelle massicce e tozze gambe da marinaio, elevato e però già sofferente, artritico, remoto. Ai suoi piedi, i grossi piedi, sei bassorilievi scandiscono i momenti più alti della sua vicenda umana e nazionale; l'eroe non vi compare mai, sostituito dai compagni d'armi o piuttosto da quelle divinità femminili e decadenti che avrebbero abbellito l'arte ufficiale del giovane Stato italiano, nato monarchia contro la volontà di Peppino. La maestria di Bistolfi ha saputo cogliere l'intimità dell'uomo d'azione, la corporeità e la ricchezza del suo pensiero, quel rammarico per chi e cosa avremmo potuto diventare, e non siamo stati, mirabilmente spiegato da Piero Gobetti. Garibaldi il marinaio, il mazziniano "eretico" ("La mia idea di democrazia diverge da quella di Mazzini, essendo io socialista", ebbe a dire al termine della sua vita, nel corso di una delle numerose schermaglie politiche che contrapposero i due uomini), il massone, il libertador ma anche l'operaio per Antonio Meucci, Garibaldi mitizzato all'inverosimile in quel capolavoro di blasfemia popolare che recitava: "Figli d'Italia, se asciugar volete/di Venezia e di Roma il lungo pianto/poco v'importi se non canta il prete:/queste son le candele e questo è il santo". E l'epigrafe compariva sotto una stampa dove l'eroe era raffigurato su un altare, con tanto di aureola, e contornato da ceri-baionette. Troppo? Decisamente troppo. Ma vi facevano da contrappunto il massacro di Bronte e quel racconto, atroce e bestiale, di Luigi Pirandello, L'altro figlio, dove per colpa dei soldati di "Canebardo" a una madre in gramaglie nere spettava una sorte spaventosa... Unici graffi terrosi che quel mondo primordiale e assetato di viscerale giustizia subirà, scaraventato fuori da qualsiasi storia, condannato a una fissità plebea e furibonda.

Il monumento pare ancora sospirare, adesso. Chissà se avrebbe immaginato gli sberleffi dei leghisti e, prima ancora, dei ciellini, eredi di quei seguaci di Pio IX che l'eroe definì "un metro cubo di letame"? Già, perché a precedere la penosa paccottiglia padana sono venuti i meeting di Rimini in cui si cercava di riscrivere il Risorgimento rivalutando il brigantaggio in quanto "popolare e cristiano" ("il brigante Gasparone ama la mamma e la religgione"), con la stessa virulenza del reazionario Principe di Canosa. E confinando Garibaldi tra i terroristi atei e senzadio.

Il gesto provocatorio della signora Lucia Massarotto che per anni, a Venezia, ha esibito il tricolore sfidando i raduni leghisti.

Si aspettava tutto questo, Garibaldi? Secondo me sì. O almeno lo immaginava. Quel melanconico monumento testimonia la sofferenza d'un uomo che lottò, sì, per amore, un amore maturo (anziano), perciò deluso e imperfetto, largo, come quel suo sguardo verso oriente, protratto sulla lunga e sterminata penisola aurea e tremenda, donna infedele, amante mediocre, ma unica e irrinunciabile.







8.1.11

Il pittore della musica

Io ho conosciuto tardi Ziggy Stardust, nel senso che i primi scatti di David Robert Jones in arte Bowie non furono quelli dell'androgino e sublime ragno spaziale dal linguaggio complicato e allusivo, bensì la lunare marionetta di Heroes, dalla copertina essenziale e rétro, anni '40. Ma bastava: evocava Marlene Dietrich anche se ignoravo si trattasse del secondo album della "trilogia berlinese". Arrivava accompagnato da un gran chiasso, di voci, di rumors, nelle aule scolastiche sorgevano interminabili discussioni sui suoi dischi, portati di nascosto (e con gran fatica, vista la dimensione) da un compagno che conosceva a memoria tutti i suoi brani. E che pochi giorni dopo si presentò con il lp precedente, quel Low dalla sfacciata copertina arancione e il cui titolo mi sedusse per il suono, la brevità e l'intraducibilità: in Italia un album non avrebbe mai potuto chiamarsi Basso, o Profondo. Low era semplicemente Low e i colori vivaci non smorzavano un clima freddo, anzi, glaciale e spietato; erano spennellate di Munch, o dei fauves; eppure Low rimandava pure a qualcosa di serico e fumogeno, decaduto. Insomma, tiepido. Celestiale. E fu subito amore per Sound and Vision, un'incompiutezza geniale, dalla grammatica futurista, assolutamente priva di metrica, ancorché di logica: solo introduzione, con la voce che si affacciava timida e sballata nella parte finale, soffogata dai suoni (e visioni). E all'apparenza, del tutto accessoria, ininfluente. Un trionfo di tecnologia, l'assorbimento dell'uomo nella macchina. Eppure vi pulsavano tentacoli di vita imperiosi e potenti. Già elaborati dai monumentali e "anonimi" Pink Floyd. Dietro c'era Eno e anche in quel caso ero ignara di tutto. Eno lo avrei racchiappato, o meglio divorato, soltanto a 16-17 anni, anch'egli a ritroso: prima My life in a bush of ghosts, il frutto maturo; poi le radici, Before and after science, Another green world. Ma per tornare a Bowie, Ziggy mi apparve solo in seguito, e scattò il tripudio per la studiata raffinatezza di quello che pensavo un aristocratico dandy e invece proveniva da famiglia proletaria, con fratellastro pazzo, poi morto suicida. Ah, ecco, all'origine era rock'n'roll. E il rock'n'roll di Ziggy era davvero insuperabile. Una scatola visiva. Bowie era una proprio una macchina, una di quelle escavatrici - o centrifughe - che maciullano e condensano tutto. Ricco di citazioni e auto-citazioni. Da Lindsay Kemp (quello di Flowers, soprattutto, ma anche del sulfureo Sebastiane) ai Who, e naturalmente a Lester Bowie da cui prese il nome. E qui, lungi dall'artificio e dalle glaciazioni, eravamo davvero al calor bianco.

1972: David Bowie/Ziggy, 64 anni oggi, in una tipica posa.


L'intero linguaggio dell'arte e dell'espressività umana ne risultava stravolto e i confini esplodevano, rinsaldandosi poi in un bislacco mosaico inatteso e spaventevole. Così accadeva che il protagonista del Budda delle periferie di Hanif Kureishi si prendesse una solenne scuffia per il vaporoso amico nordico che si presentava a casa sua con le gambe infinite sugli stivali a fiore. Non solo fremiti d'adolescente, ma piuttosto risvegli di cacce ancestrali, rivalse di colonizzati, giochi d'istinto con impagabili prede. Kureishi avrebbe ammesso molto più tardi che per quella figura di amico si era ispirato a Bowie.
Già troppo attore nel viso per essere un grande anche nel cinema, Bowie, nella sua voracità così succulenta, conservava però un fondo ("low", appunto) troppo oscuro, sublime, tedesco - berlinese - per avvincermi del tutto. Era un gentiluomo, l'avrei visto passeggiare in Riviera alla fine dell'Ottocento assieme alla moglie (la prima, Angie) e sarebbe stato un pittore, avrebbe realizzato tele squisite dai colori rovesciati, ma come un alieno, sempre a qualche centimetro dal suolo, il suolo mattinale e cattolico delle terre italiane. Io avevo bisogno di lucori, fratellanza e mestizie, in cui dolcemente cullarmi.

il mio 27 gennaio giorno della memoria




Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo.
Come una rana d'inverno
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

incipit di se questo è un uomo Primo Levi

Con il cd " divenire " di Ludovico Enaudi sullo sfondo mi accingo cercando ovviamente di giocare d'anticipo sulle celebrazioni del 27 gennaio ( il prossimo anno ne parlerò dopo , tanto la memoria non ha date fisse , anche se corretrò l rischio d parlare al vento e che nessuno\a o pochi mi ascoltino assuefati come sono a parlarne solo prima o addirittrta il giorno della celebrazione ) , onde evitare di cadere \ confondermi con le solite celebrazioni ritualistiche , spesso strumentalistiche ed a senso unico , ipocrita visto che a festegiarlo sono magari quegli stessi apparrtenenti a quelle vecchie ideologie che hann coltivato o contribuito con il loro silenzio alla loro diffusione .
Ogni volta che leggo libri , fumetti , ecc o guardo un film storici o meno su tale argomento. Ma anche sulle brutture e genocidi del secolo scorso anzi del millenio scorso perchè anche se non si arrivo ai crmini dei Nazi\fascisti,in questo caso,furono gettare le basi ( vedre a proposito il libro di Stella , copetina adestra ) per la loro realizzazione su larga scala. E mi faccio le solite seghe mentali \ elucubrazioni e domande destinate a perdersi nel vento o a diventare fiore appassito nel lezzo dei tuguri o peggio ad essere approfondite da pochi coraggiosi studiosi che affrontano la gogna mediatica\ culturale e nuove caccie all'untore e alle stereghe ( leggi accuse d'Antiamericanismo o anti occidentalismo , di comunismo ,miscredente ecc ) . del tipo :
1) Come mai se gli alleati ( Usa , Inghilterra , Russia ) e Vaticano sapevano che nei territori in mano ai tedeschi si praticava il genocidio ( non solo , anche se fu il più numeroso , ebraico ) su larga scala non presero la decisione come avvenne ( vedere la puntata di Impero di massimo Manfredi gi scienziati dell'atomica ) di cercare di togliere \ fare terra brucia , con bombardamenti alle strutture , infiltrazioni spionistiche , sottraendoli soienziati e studiosi , ecc. onde evitare che gli studi sull'atomica del regime di Hitler progredissero e si arrivasse alla costruzione e le v2 ( url ) non potessero essere usate su larga scala .
2) Collaborazionoismo e silenzio assenso , dei libri di storia sill'aiuto detterminante secondo alcuni delle milizie dela Rsi (url ) in trentino e nella ex Jugoslavia nel rastrellamento e e prigionia di ebrei e non solo ., sul il sienzio ( e non apertura o apertura parziale degli archivi sono passati 60 anni e che c... nn solo vaticani e stupide leggi che sulla privacy che debbano passare 70 anni per aprire documenti cosi i testimoini muoiono e o parenti d'essi e quel pezzo di storia non si può ricostruire più ) del vaticano sui collaborazionisti dei nazisti nei Balcani , i famigerati Ustacia ( url ) o sempre del vaticano alla deportazione dela comunità ebraica romana nella notte 15\16 ottobre del 1943 . 




 Dove  << La grande razzia nel vecchio Ghetto di Roma cominciò attorno alle 5,30 del 16 ottobre 1943. Oltre cento tedeschi armati di mitra circondarono il quartiere ebraico. Contemporaneamente altri duecento militari si distribuirono nelle 26 zone operative in cui il Comando tedesco aveva diviso la città alla ricerca di altre vittime. Quando il gigantesco rastrellamento si concluse erano stati catturati 1022 ebrei romani. Due giorni dopo in 18 vagoni piombati furono tutti trasferiti ad Auschwitz. Solo 15 di loro sono tornati alla fine del conflitto: 14 uomini e una donna. Tutti gli altri 1066 sono morti in gran parte appena arrivati, nelle camere a gas. Nessuno degli oltre duecento bambini è sopravvissuto. (F. Cohen, 16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma) >> Ovviamente questa vine attenuta da sapere che esistono anche degli  italiani  fra  i  giusti delle nazioni : << cioè Il termine Gentile giusto è utilizzato nella tradizione ebraica per indicare i non ebrei che hanno rispetto per Dio. Nella tradizione ebraica, infatti, le numerose norme e precetti contenute nella Torah, nella Mishnah, nella Gemara e nelle Halacha, devono essere rispettate esclusivamente dagli ebrei, che sono tenuti a rispettare il patto che i loro antenati hanno stipulato con Dio. Al confronto delle 613 mitzvot che gli ebrei devono rispettare, i non ebrei sono tenuti a rispettare i principi etici contenuti nelle leggi noachiche: non uccidere, non commettere adulterio, avere un tribunale (un ordinamento legislativo e giudiziario), e così via.>>
 Nel significato moderno   <<  Il termine Gentile giusto è utilizzato  >>--  sempre  secondo la  voce  wikipediana  (  vedere  collegamento sopra  )  --- <<  nella tradizione ebraica per indicare i non ebrei che hanno rispetto per Dio. Nella tradizione ebraica, infatti, le numerose norme e precetti contenute nella Torah, nella Mishnah, nella Gemara e nelle Halacha, devono essere rispettate esclusivamente dagli ebrei, che sono tenuti a rispettare il patto che i loro antenati hanno stipulato con Dio. Al confronto delle 613 mitzvot che gli ebrei devono rispettare, i non ebrei sono tenuti a rispettare i principi etici contenuti nelle leggi noachiche: non uccidere, non commettere adulterio, avere un tribunale (un ordinamento legislativo e giudiziario), e così via. Per svolgere il proprio compito la Commissione segue criteri meticolosi ricercando documentazione e testimonianze che possano avvalorare il coraggio ed il rischio che i salvatori hanno affrontato per salvare gli ebrei dalla Shoah.
Nel 1962, una commissione guidata dalla Suprema corte israeliana ha ricevuto l'incarico di conferire il titolo onorifico di Giusto tra le nazioni. La Commissione - di 35 membri - è formata da personalità pubbliche volontarie, professionisti e storici, molti dei quali sono essi stessi dei sopravvissuti. La Commissione è presieduta da un ex giudice della Corte Suprema: Moshe Landau (dal 1962 al 1970), Moshe Bejski (dal 1970 al 1995), Jakov Maltz (dal 1995). >>
La Commissione segue criteri meticolosi ricercando documentazione e testimonianze che possano avvalorare il coraggio ed il rischio che i salvatori hanno affrontato per salvare gli ebrei dalla Shoah.( qui l'elenco degli italiani che hano ricevuto tale onorificenza e a cui si aggiungera anche quella del ciclista Bartali --- foto a destra  che   nel 1944  aveva nascosto   a Firenze in   una sua  proprietà   una famiglia  d'ebrei    qui maggiori news   )
3)  Mi chiedo  Come può un uomo uccidere in quel modo un altro uomo  parafrasando come dicono le   tre  versioni   ( sua ,  triste ma nel finale  piena  di speranza .,  nomadi bella  ma troppo sempre  nel  pessimista  equipe84  fotocopia  )    di Auschiwitz  canzone per un bambino ne vento )scritta da Guccini    in canna nell'ipod . Ma  qui  riporto  in video  la  versione  di Alice   che  ho trovato mentre cercavo  materiale per  post  e  che  sto ascoltando con le lacroime  agli occhi   vista  l'intensità con cui la reinterpretata . 



4) che fecero a fare il processo di Norimberga  se poi soprattutto Usa e vaticano fecero fuggire la maggior parte i loro nelle Americhe o li usarono in chiave anticomunista creando Gladio e altre strutture paramilitari in funzione anticomunista  che  usarono la  violenza più  becera  pur  di dare la colpa  ai comunisti    ?
Anche  questa  ma  elucubrazione mentale  vine attenuata  da  quel che disse  nel suo diario  : <<  È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo>> Anna Frank
Concludo il mio pensiero  con quest'altra frase  di Levi : <<  se comprendere è impossibile  conoscere  è necessario >>  che  giustifica  cià che  sto per  proporvi  nelle  righe successive  
  
Scusate se a differenza degli altri anni non mi dilungo in news storiche , ma poichè ho deciso di coltivare 'umiltà e voglio perdere la vecchia abuitudne del saccente o del tutto so io , ecc , insomma evitare nel cadere nela mia spocchia intellettuale e del lodarmi e quindi imbrodarmi , lascio tale compito ai siti e riferimenti che trovate sotto


                                                        A definizioni
Poichè e parole sono importanti per parafrasare Palombella rossa ( se non ricordo male  )  un famoso film di Nanni Moretti .ecco alcune definizioni tratte http://www.binario21.org/ilsignificato.htm

Genocidio = dal greco génos – stirpe – e dal latino caedere – uccidere – (cfr. omicidio). Riferito alla metodica distruzione di un gruppo etnico o religioso, compiuto attraverso lo sterminio fisico sistematico e l’annullamento dei valori e dei documenti culturali. Questo termine inizia a essere impiegato proprio dopo i tragici eventi che determinarono lo sterminio degli ebrei d’Europa durante la Seconda guerra mondiale. Oggi viene adoperato con una tale leggerezza, che non solo ne dissacra il significato, ma che contribuisce a offuscare il giudizio su molti conflitti in atto e a falsarne pericolosamente la sostanziale portata.
Olocausto = dal latino holocaustum, che è il greco holòkauston, da hòlos “tutto” e kaustòs “bruciato”, dal verbo kaìein “bruciare”. Per estensione, Sacrificio, soprattutto della propria vita, ispirato da una dedizione completa al proprio ideale. Questa parola è stata impropriamente adottata per definire lo sterminio degli ebrei europei durante la Seconda guerra mondiale. Come si capisce dall’etimo, infatti, non definisce correttamente l’evento. Implicherebbe cioè una volontà delle vittime nell’offrirsi in sacrificio per un ideale, cosa ovviamente impensabile. Ecco perché si preferisce l’uso della parola ebraica Shoah.
Shoah = voce biblica che significa “desolazione, catastrofe, disastro”. Questo vocabolo venne adottato per la prima volta nella comunità ebraica di Palestina, nel 1938, in riferimento al pogrom della cosiddetta “Notte dei Cristalli” (Germania, 9-10 novembre 1938). Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d’Europa, perpetrato durante la Seconda guerra mondiale.
Pogrom = dal russo pa’grom. Sommossa animata da volontà distruttiva, con particolare riferimento alle violente rivolte popolari russe di fine 1800 – primi del 1900, contro gli ebrei, tollerate e favorite dalle autorità dello zar.

Poichè è fuorviante chiamamrlo genocidio ( vedi sopra ) e shoah http://it.wikipedia.org/wiki/Olocausto#Shoah è  limiitativo al popolo ebreo il più colpito fra quelli massacrati nei Lager \ campi d concentramento preferisco , visto che furono sterminati anche non ebrei ed altri popoli il termine olocausto http://it.wikipedia.org/wiki/Olocausto

                            B storia
 non dimentichiamo che in Italia durante i periodo della 2 guerra mondiale specie dopo l'8 luglio del 1943 con la formazioe dela Rsi ( governo fantoccio inmano ai tedeschi ) furono destinati come il caso di fossoli ( trieste ) furono ujsati come campi di prigionia e di transito per gli ebrei e non solo che venivano destinati a Lager e ai campi di sterminio

  Libri ( storici e letterari , fumetti ecc )

Storia della Shoah. La crisi dell'Europa, lo sterminio degli ebrei e la memoria del XX secolo 5 volumi, 3 DVD Video. Pp. 2.800 (2005)





La più completa e articolata opera sulla Shoah del panorama editoriale internazionale:
4 volumi con 70 saggi inediti e 15 saggi iconografici
un volume di documenti
3 DVD video con filmati d’epoca in parte inediti

Storia della Shoah, attraverso il contributo di alcuni dei massimi specialisti, fornisce il quadro più aggiornato dello stato delle conoscenze e del dibattito critico e storiografico sull’Olocausto, affrontando la Shoah come espressione di una più generale crisi dell’Europa iniziata nell’Ottocento, accelerata con la Prima guerra mondiale e precipitata con l’avvento dei fascismi. Inquadrato all’interno di un più ampio panorama storico e geografico, l’Olocausto non è visto semplicemente come un fenomeno circoscritto al nazismo e alla Germania, ma come un evento emblematico della radicale trasformazione della politica e della società nel XX secolo, oltre che come uno degli eventi più cruenti della storia dell’umanità. Nei saggi viene dato ampio risalto al contesto generale, alle premesse ideologiche, agli antefatti storici che sfociarono tragicamente nella “Soluzione Finale”. Ma oltre alla storia dell’Olocausto quest’opera per la prima volta documenta la storia della memoria e delle rappresentazioni della Shoah nell’arte (cinema, letteratura, teatro, fotografia, ecc.), nel dibattito storiografico dagli anni ’50 ad oggi, nei luoghi e negli eventi commemorativi.

L’opera si distingue inoltre per la presenza dei saggi fotografici che ripercorrono i temi affrontati nei testi documentandone gli eventi più emblematici.

Gli autori

I curatori dell'opera sono Marina Cattaruzza, Marcello Flores, Simon Levis Sullam, Enzo Traverso. All’opera hanno contribuito oltre 50 studiosi italiani e stranieri sotto la direzione di un prestigioso Comitato Scientifico: Omer Bartov, Philippe Burrin, Dan Diner e Saul Friedländer

  qui ulteriori dettagli 

Il diario di Anna frank
racconto, in lingua olandese, della vita di una ragazza ebrea di Amsterdam, costretta nel 1942 ad entrare in clandestinità insieme alla famiglia per sfuggire alle persecuzioni e ai campi di sterminio nazisti. Nel diario da lei tenuto, Anna racconta la vita e le vicende di tutti i giorni, scrivendo le proprie impressioni sulle persone che vivono con lei.Nell'agosto del 1944 i clandestini vennero scoperti e arrestati; furono condotti al campo di concentramento di Westerbork (lo stesso in cui era stata deportata Helga Deen, giovane studentessa autrice del diario Kamp Vught, poi uccisa nel 1943 assieme alla famiglia nel campo di sterminio di Sobibór); di qui le loro strade si divisero, ma ad eccezione del padre di Anna tutti quanti morirono all'interno dei campi di sterminio nazisti. Anna morirà di tifo a Bergen-Belsen, campo di concentramento situato in Germania, nel marzo del 1945, insieme alla sorella Margot, dopo essere prima stata deportata nel settembre 1944 ad Auschwitz.
Alcuni amici di famiglia che avevano aiutato i clandestini riuscirono a salvare gli appunti scritti da Anna all'interno dell'alloggio segreto, consegnandoli poi al padre, che ne curò la pubblicazione avvenuta ad Amsterdam nel 1947, col titolo originale "Het Achterhuis" (il retrocasa). Dopo una accoglienza iniziale fredda, a mano a mano che il pubblico veniva a conoscenza dei fatti della Shoah, il libro ebbe svariate traduzioni e pubblicazioni (ad oggi è pubblicato in più di quaranta paesi) e rappresenta una importante testimonianza delle violenze subite dagli ebrei durante l'occupazione del nazismo.

Se  questo è un uomo , la tregua  , i sommersi ed i salvati    di Primo Levi  


Il primo racconta tutta vicenda dalla cattura ala liberazione dal campo cioè da quando Nel 1942 si trasferì a Milano, avendo trovato un impiego migliore presso una fabbrica svizzera di medicinali. Qui Levi, assieme ad alcuni amici, venne in contatto con ambienti antifascisti militanti ed entrò nel Partito d'Azione clandestino.Nel 1943 si inserì in un nucleo partigiano operante in Val d'Aosta. Poco dopo, nel dicembre 1943, venne arrestato dalla milizia fascista nel villaggio di Amay, sul versante verso Saint-Vincentdel Col de Joux (tra Saint-Vincent e Brusson), e trasferito nel campo di transito di Fossoli presso Carpi, in provincia di Modena.Il 22 febbraio 1944, Levi ed altri 650 ebrei vennero stipati su un treno merci (oltre 50 individui per vagone) e destinati al campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Levi fu qui registrato (con il numero 174.517) e subito condotto al campo di Buna-Monowitz, allora conosciuto come Auschwitz III, dove rimase fino alla liberazione da parte dell'Armata Rossa, avvenuta il 27 gennaio 1945. Fu uno dei venti sopravvissuti fra i 650 che erano arrivati con lui al campo.


L'ingresso al campo di concentramento di Auschwitz in inverno

L'avventuroso viaggio di ritorno, descritto nel romanzo La tregua, da Auschwitz aTorino.
Levi attribuì la sua sopravvivenza a una serie di incontri e coincidenze fortunate. Innanzitutto, leggendo pubblicazioni scientifiche durante i suoi studi, aveva appreso un tedesco elementare. Di rilevante importanza fu parimenti l'incontro con Lorenzo Perrone, un civile occupato come muratore, il quale, esponendosi a un grande rischio personale, gli fece avere regolarmente del cibo. In un secondo momento, verso la fine del 1944, venne esaminato da una commissione di selezione, incaricata di reclutare chimici per la Buna, una fabbrica per la produzione di gomma sintetica di proprietà del colosso chimico tedesco IG Farben. Insieme ad altri due prigionieri (entrambi  poi deceduti durante la marcia di evacuazione) ottenne un posto presso il laboratorio della Buna, dove svolse mansioni meno faticose ed ebbe la possibilità di contrabbandare materiale con il quale effettuare transazioni per ottenere cibo. Nel far ciò si avvalse della collaborazione di un altro prigioniero a cui era molto legato, Alberto, anch'egli italiano.
Infine, nel gennaio del 1945, immediatamente prima della liberazione del campo da parte dell'Armata Rossa, si ammalò di scarlattina e venne ricoverato nel Ka-be (dal tedesco Krankenbau, in italiano "infermeria del campo"), scampando così fortunosamente alla marcia di evacuazione da Auschwitz (nelle quali sarebbe morto Alberto, cui Primo non aveva potuto trasmettere la scarlattina, che il compagno aveva già contratto in età infantile).
IL secndo Il viaggio di ritorno in Italia, narrato nel romanzo La tregua, sarà lungo e travagliato. Si protrarrà fino ad ottobre, attraverso Polonia, Bielorussia, Ucraina, Romania, Ungheria, Germania ed Austria. ( foto e  news prese da   wikipedia alla  voce  primo levi  )
Il terzo I sommersi e i salvati è un saggio Scritto nel 1986, ultimo lavoro dell'autore, è un'analisi dell'universo concentrazionario che l'autore compie partendo dalla personale esperienza di prigioniero del campo di sterminio nazista diAuschwitz ed allargando il confronto ad esperienze analoghe della storia recente, tra i cui i gulag sovietici(  utile a chi li  mette  o per  strumentalizzazione  o per  ignoranza    sulla  stesso piano  )La narrazione descrive con lucidità e distacco - nonostante l'averne vissuto l'esperienza diretta - i meccanismi che portano alla creazione di "zone grigie" di potere tra oppressori e oppressi, la corruzione economica e morale delle persone che vivono nei sistemi concentrazionari, gli scopi e gli utilizzi politici e sociali di tali sistemi, la replicazione di analoghe dinamiche comportamentali nelle realtà quotidiane odierne
Dylan Dog n. 83  Doktor Terror 
Soggetto e sceneggiatura: Tiziano Sclavi Disegni: Gianluigi Coppola Copertina: Angelo Stano
Scivolano fuori dalle fogne, tornano dal passato Ma non sono ratti sono fantasmi. Sono incubi che soltanto chi è ben sveglio può vedere.(... continua qui ) 
Nel fumetto della Sergio Bonelli Editore Dylan Dog numero 83 dell'aprile 1993, dal titolo "Doktor Terror" i personaggi di origine ebraica sono rappresentati con i volti di topi mentre i nazisti con le fattezze dei maiali. Inoltre uno dei personaggi principali che contatta Dylan dando il via all'episodio si chiama proprio Anja ed è appunto una giovane ragazza ebrea. Nella storia lei e la sua famiglia vengono imprigionati nel lager di Auschwitz come gli Spiegelman autore di Maus





Maus (Maus: A Survivor's Tale)



è un graphic novel di Art Spiegelman, ambientato durante la seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell'Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell'autore, un sopravvissuto ad Auschwitz.
« Un impressionante documento visivo. Le minuscole figure animali che si muovono, si vestono e parlano come esseri umani diventano una metafora dell'esperienza ebraica. »
(Il curatore capo del Jewish Museum) « Maus è una storia splendida. Ti prende e non ti lascia più. Quando due di questi topolini parlano d'amore, ci si commuove, 

quando soffrono si piange. A poco a poco si entra in questo linguaggio di vecchia famiglia dell'Europa orientale, in questi piccoli discorsi fatti di sofferenze, umorismo, beghe quotidiane, si è presi dal ritmo lento e incantatorio, e quando il libro è finito, si attende il seguito con disperata nostalgia di essere stati esclusi da un universo magico. »(Umberto Eco)
qui uno studio approfondito sul'opera in questione e le pagine seguenti e qui  altre news 

                                                    




 Persone 


anna frank ( vedi sopra )
http://it.wikipedia.org/wiki/Primo_Levi

Non so  più  che altro dire  fra le  lacrime  a gli occh  e un nodo al petto  oigno volta  che vedo è parlo di  queste  cose  . Quind  pbuna lettura  e  non dimenticate   questo è  stato 

LA LIBERTÀ È . . . (The freedom is . . .) © Severino Verardi

Melissa p letteratura o marketing ?

           
Dopo   la  fuoriuscita  dei sassolini dalla  scarpa  dell'ex editore   del libro  "cento colpi di  spazzola.... "  di Melissa p è  un ulteriore  conferma  che la strada   da me  imboccata   sulla non mitizzazione ( ma  considerarli come     gente  comune  come noi  comuni mortali )  delle persone   o sul non  rispondere  quando mi chiedono chi  è il tua  attore  \ attrice   , cantante  , preferito . Infatti ecco perché  nik ho scelto Ulisse   ( vedere post precedente  )  e non  baso o almeno ci provo  ,come fanno  i media e la maggior parte della  gente ,  su persone  ancora in vita  o morte  da poco  o  da molto .
Infatti basta  un  onda  più   o meno piccola perché la loro barca   sia  capovolta  e  l'onda  di ritorno   coinvolge  anche  noi  , facendoci sbandare  nel  già equilibrio  instabile  che  è il nostro navigare  nel mare della vita  .
Premetto che non ho letto  , se  non  qualche  stralcio su  io donna  di qualche mese  fa  quando era appena  uscito il libro    inserto   del pompiere.... ehm.... corriere della sera e  non era male , ma  questo è un giudizio  sommario e parziale  perché  per sia  completo    dovrei  leggerlo tutto . Solo cosi potrò confermare   . Ma avendo   letto  il primo romanzo  comprato , credendo fosse  un best-seller  erotico  ed  in parte lo   sarebbe   se : 1 )  non si  fa  il confronto  ,cosa che provai  a fare  nella   recensione (  vedere  archivio del blog  di splinder  )  quando  usci il libro mettendo alcuni link  in proposito  e ( peccato non avevo la digitale   con  video camera   per  poter  riprendere il suo sguardo  di fuoco e la  sua risposta  ) se lei avesse  risposto in maniera  meno  vaga , evanescente   e sfuggente  alla mia domanda   a  bruciapelo : << ma l'hai scritto realmente  tu  ? >> fattagli   durante la presentazione nel mio paese    del  su libro    .
Ora  tale  analisi   impossibile ---- almeno  che  se non si  è abile  segugi nelle ricerche informatiche  o meno ----  visto che  a distanza  d'anni le tracce   
lasciate   se  non raccolte  subito   diventano  più  rade  e\o scompaiono  , fra le fotocopie  che circolavano anche in rete , nei forum , specie  quello poi fatto chiudere dall'autrice stessa  presente sul  suo ex  ( ora  chiuso  )  sito ufficiale  http://www.melissap.org ,  dello  scritto originale  trovato in rete  e non quello ripulito dall'editing  della casa editrice  mi pare sempre  sullo stesso  forum del sito prima citato    o su altri forum o siti   ., 2)  se l'editore Fazi , verità , gelosia visto  che è passata  ad  un'altra casa editrice , o  ( anche se  a questa ipotesi viste   forti   e velenose polemiche  fra  due  vedere  link più avanti  )   trovata  pubblicitaria   per far  ritornare alla  fazi  Melissa  o farsi pubblicità se ne  parli male  purché se ne parli 
Ora   sfogliando   ,  nel decidere cosa tenere  o  buttare  \  riciclare  per far posto nella mia libreria ormai piena  ,sia :  il suo  primo romanzo  sia    ed il secondo  un romanzo  scritto  forse   troppo in fretta per sfruttare  l'onda emotiva suscitata  dal primo  e metabolizzare  subito  la  fine de suo rapporto  con  il figlio dell'editore  ., sia le parodie   che sono state fatte al romanzo  in particolare quella che secondo me è la meglio riuscita   "  Cento colpi di spatola  prima doi andare  a ..  scritta   sotto lo pseudonimo  Melissa q  ( foto  fatta  da me  a   sinistra )  di cui è ancora online anche se  non più attivo  blog  e  sito (  http://melissaq.atspace.com/  )posso concondare almeno per  ora   con  quanto dice l'ex  editore Elindo   Fazi   a  dagospia  di de Agostino : <<  (  ....)

Fazi, racconti dall'inizio.
La verità?
Un giorno Caltabellota, un editor che si eccita per tutto, purchè ci sia di mezzo il sesso, mi porta un romanzetto pornografico, in terza persona.
Definisce così l libro che ha venduto tre milioni di copie?
(Sospiro) Non tre milioni di copie. Forse due con l'estero".
Era sulle fascette editoriali.
(Sorride) "Si scrivono cose...".
55 edizioni in lingua estera
Falso. A me risultano 40...
Ma col libro, lei che fece?
Simone dice: "C'è del talento". Il personaggio c'era. Non so se erano cose scopiazzate su internet o vissute davvero.
Cosa fate?
Convochiamo lei e il padre. Lavoriamo sul manoscritto per un anno: nasce un libro nuovo.
Insinua che non scriva bene?
(Quasi grida) Ma come? Che Melissa non sappia scrivere è un fatto certo. Do-cu-men-ta-bi-le
Come?
Il suo ultimo libro fa schifo.
(...) >>  su  suo stile . * ovviamente  sono  solo pareri personali  che   baso  su  quanto  ho appreso  dagli esami di letteratura   all'uibversità  ,  Poi magari chi sà uno\a  può essere  migliorata  o peggiorata  o  è rimasta  tale  come  sembra  dire   l'ex  editore  che in 3 mesi ( anche se  la  qualità  di un opera  non si dovrebbe giudicare solo   dal numero di vendite )  su 250 mila  copie fatte pubblicare  ne ha  vendute  solo 6 mila  se  ciò  visto  che  come   dice  l'autrice  stessa  ( vedere  link sotto )  : <<  Non sapevo, inoltre, che il dottor Fazi, oltre che illustre uomo di lettere e di marketing, fosse anche un veggente: quando sostiene che il mio ultimo libro, “Tre”, ha venduto 6mila copie non ha alcun dato a suo sostegno, poiché il romanzo è stato distribuito in 24mila copie in libreria e grande distribuzione, e i dati delle vendite devono ancora pervenire sia a me che al mio attuale editore.>>
Sui retroscena  o sul passaggio alla mondadori non so che dire  visto  visto  che è  almeno da quello che  ho letto  al 90 % gossip o  beghe personali  che poco  hanno a che fare   con i romanzi in se   , preferirei non commentare  ma  chi   volesse approfondire   trova  qui sul blog dell'autrice il  collegamento all'articolo di Melissa  sul fatto e la risposta  di Fazi sul fatto ,e  qui l'articolo citato  di  dagospia   e la   replica   di Melissa ale  sue dichiarazioni     e  rimanere  nel  dubbio  ( parzialmente  sviscerato in questo  post )  espresso dal titolo  del post  d'oggi : << Melissa p  marketing  o  letteratura  ? * ovviamente  intendendo   non come persona in se  , ma come  autrice  . cosa  che  sono  nettamente   separate*  >>  a voi l'ultima parola 

7.1.11

Marmilla, dove crescono le launeddas

Alla scoperta delle canne del suono ricercate dai maestri 
dall'unione sarda del Venerdì 07 gennaio 2011



DAL NOSTRO INVIATO
LELLO CARAVANO ( 



TUILI Le launeddas crescono sulle pendici della Giara, all'ombra degli oliveti millenari che disegnano il paesaggio al confine con i campi di grano. Sono gialle, piene, canne che suonano, che frusciano al vento. La raccolta è appena cominciata. Da gennaio a marzo: è il periodo propizio, prima che maturino i germogli. Dopo una stagionatura di diversi mesi saranno pronte per comporre le melodie ancestrali della musica dei sardi. Si trasformeranno in quel prodigioso e magico strumento, probabilmente il più antico a fiato del Mediterraneo, capace di produrre note e accordi inconfondibili. Allieteranno feste e sagre, faranno ballare danzatori e gruppi folk, accompagneranno processioni e riti religiosi, matrimoni e funerali. 
IN MARMILLA LE MIGLIORI Le migliori nascono qui, nella Marmilla dei nuraghi-
fortezza costruiti tremila anni fa, a Tuili, Turri, Villamar, Barumini, Gesturi. Il destino è già scritto nel nome: cannisoni , canne del suono. Un segreto conosciuto dai maestri delle launeddas, anche quelli del Sarrabus e dell'Oristanese. Il grande Giuseppino Lara trapiantò le radici delle canne da Gesturi nella sua Villaputzu. Il risultato fu deludente: la sonorità non era la stessa. La vera canna del suono, quella che fa grande e unica la launedda, nasce qui, tra la giara dei cavallini e le colline-mammelle, nei campi già verdi grazie alla pioggia autunnale caduta abbondante. «È un mistero, forse l'aria del mare non fa bene alle canne, modifica la sonorità. I grandi suonatori del Sarrabus, maestri indiscussi delle launeddas, da Efisio Melis ai fratelli Lara, si rifornivano in Marmilla, hanno sempre utilizzato le nostre cannisoni », dice Franco Melis. Cinquantuno anni, Melis è uno dei più apprezzati costruttori e suonatori di launeddas. Nato e cresciuto a Tuili, a 16 anni si è trasferito a Villaputzu per apprendere i segreti da uno dei più grandi maestri del suono, Aurelio Porcu: per quasi due anni ha vissuto nella sua casa, imparando le melodie del tumbu (la canna più lunga), della mancosa e della mancosedda , i tre tubi delle launeddas che insieme formano su cunzertu . 
CANNE SELEZIONATE A Bia 'e Ortali, a ridosso degli oliveti millenari, le canne crescono spontanee e sane, sono quasi pronte. In un altro terreno, a Rio Porcus, sotto la Giara, Melis ha seminato le pertiche sonore più preziose. Le ha raccolte vicino al ruscello che scende dall'altopiano delle sughere e trapiantate nel suo tancato a fianco degli olivi di 60-70 anni. Un esperimento riuscito, quasi una selezione per far crescere le launeddas perfette, quelle che garantiranno le giuste melodie. Qui l'artigiano-suonatore coltiva le sottili canne da cui ricaverà l'imboccatura con le ance, quella linguetta vibrante che custodisce il segreto dello strumento a fiato. «Ho fatto diversi esperimenti, ho girato tutta la Marmilla, sono arrivato alla conclusione che qui sono ottime». 
I SEGRETI Ogni costruttore, ogni suonatore, ogni maestro ha i suoi segreti. E i riti da seguire per ottenere un buon risultato: «In genere le raccolgo quando hanno due anni, sono piene, polpose, ovviamente in inverno, quando la linfa non si è ancora formata. Mi piacciono quelle di collina, le trovo più metalliche e più resistenti. Questo per esempio - aggiunge Melis indicando il folto del canneto - è un bel basso, lo taglierò a metà gennaio, mi sembra ideale per una mancosa . Il momento migliore? Quando c'è la luna calante». Misteri di uno strumento a fiato che si perde nella notte dei tempi, vecchio di almeno tremila anni, a quell'era lontana risale la forgia del famoso bronzetto di Ittiri (esposto al Museo archeologico di Cagliari), che celebra il suonatore di launeddas. Misteri anche di un nome, svelati anni fa dal linguista Giulio Paulis. Il termine campidanese deriverebbe da ligulella , diminutivo della parola latina che indica l'ancia della tibia romana (strumento della stessa famiglia delle launeddas):ligula , cioè linguetta. «È importante ricordare che le launeddas sono sarde, di tutta la Sardegna, perché si suonavano dappertutto - aggiunge Melis - i grandi maestri vengono dal Sarrabus, le canne migliori crescono in Marmilla».


EMOZIONE NEL MONDO Franco Melis gira il mondo, come altri grandi suonatori, a portare la musica antica dei sardi. Si è esibito in Germania, Scozia, Francia suscitando l'emozione della melodia delle tre canne. Ha suonato a Sant'Anna Arresi con un maestro del jazz del calibro di Ornette Coleman, costruisce le canne del suono anche per le scuole di Orlando Maxia a Maracalagonis e di Stefano Pinna a Cabras. Con altri nove suonatori della Marmilla e della Trexenta ha formato il gruppo Sonos antigus, a Tuili ha la sua scuola privata, ha curato l'esposizione delle launeddas nel museo di Villa Asquer dedicato all'olio e agli strumenti musicali sardi (accoglie i visitatori raccontando la storia de su cannisoni e suonando le melodie più celebri, fiorassu, punto d'organo, mediana 'e pippia). Nella vecchia casa e fattoria padronale dovrebbe nascere la scuola civica musicale promossa dalla Provincia del Medio Campidano. «Costruire e suonare le launeddas è un lavoro che non cambierei per niente al mondo. Aurelio Porcu me l'ha insegnato, è giusto che anch'io tramandi i segreti».
UN'ARTE ANTICA Fabbricare, creare le launeddas è un'arte. Vanno selezionate, scelte una ad una, raccolte al momento opportuno. Quindi la realizzazione vera e propria: la pulizia all'interno eliminando i nodi, i fori alla giusta distanza per dare le tonalità alle canne, l'intaglio della delicata linguetta dell'imboccatura («è il motore»), l'accordatura, che si esegue aggiungendo cera vergine nei fori e nell'ancia. Segreti e prodigi di uno strumento semplice che gli uomini-orchestra fanno vivere e vibrare. Dietro ogni launedda c'è un lungo lavoro di sperimentazione che ha portato alla perfezione costruttiva. C'è la storia dei maestri suonatori, immortalati nelle registrazioni, nei filmati e nelle fotografie realizzati negli anni Cinquanta da un giovanissimo antropologo danese, Andrea Weis Bentzon, che, innamoratosi delle ancestrali melodie sarde, girò in lungo e in largo l'Isola dei suoni, diventando il primo studioso a occuparsi organicamente del mondo delle launeddas. Uno straordinario lavoro recuperato 30 anni fa a Copenaghen dal musicologo Dante Olianas e trasformato in un prezioso ed emozionante documentario di Fiorenzo Serra.
Franco Melis, insieme con gli altri suonatori, porta avanti una tradizione millenaria. Nel segno del più grande di tutti, quell'Efisio Melis di Villaputzu che a Tuili impiantò il primo mulino elettrico del dopoguerra: «Era uno scienziato delle launeddas. Tutti hanno cercato di imitarlo, ma è come imitare Maradona».
Tuili con il suo museo propone un itinerario delle melodie sarde, degli accordi e delle combinazioni creati dall'uomo nuragico utilizzando semplici canne. Ma il viaggio nella musica degli antenati dovrebbe cominciare dalle campagne della Marmilla, per scoprire dove crescono e maturano le migliori launeddas.


Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

  credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogno donna   è libera  di  fare  quello che ...